Laragazza troppo bella - Parte 3
di
Judicael Ouango
genere
bisex
Il ragazzo di cui non sapevo il nome andò via lasciandomi riposare. Ero felice per lo specchio. Riposai un paio di ore prima di alzarmi. Dopo una breve doccia, tirai fuori le buste dello shopping che feci con Elena e provai le scarpe dapprima ovviamente, e poi i vestiti. Optai per un vestito verde in base ad un paio di scarpe col laccio che avevo deciso di mettere. Vesti il mio piede, poi il mio corpo, e rimasi davanti allo specchio cercando i difetti. Ogni donna lo fa. Si vede imperfetta, si vuole migliore. Non si tratta del brufolo, del seno troppo piccolo o troppo grande, del sedere floscio o tosto, ma si tratta di noi nel nostro intimo. L'insicurezza prende il sopravvento, e poi subentra la competizione... Di giunta, gli uomini, troppo banali per essere sofisticati, preferivano l'ovvio, non andavano oltre il sovrappeso, non perdonavano una ruga. È una regola che vale per ogni donna che cerca di valorizzarsi. Non esiste la moglie o madre che si lascia andare, lasciarsi andare è segno di abbandono, di distacco, di delusione ed amarezza. Il corpo è tempio, bisogna venerarlo fino alla morte. Cercavo di mettermi in posizioni per far risaltare il mio lato migliore, lo specchio, se potesse, avrebbe riso, e piuttosto tanto. Forse, tutti gli specchi, se potessero parlare, sarebbero stati una barzelletta generale. Tuttavia, mi trovavo bene alla fine, raccolsi le mie ultime cose e scesi quando il portiere mi avvisò che c'era il tassi ad attendermi.
Il tassista passò tutto il tempo a guardarmi nello specchietto retrovisore mentre rispondeva a dei messaggi. Era sconveniente, non raro. Arrivammo a casa di Elena che come al solito ci fece aspettare un quarto d'ora. Quando scese, era sfavillante. Un vestito dorato che calzava il suo corpo a meraviglia. Il trucco, come sempre esagerato plasmava la sua bellezza trasformando il suo viso in una statua extraterrestre, un aliena. Vaporosa, abbondante nel sorriso, regale nel portamento. Il tassista diventò rosso. Raccontai ad Elena il mio pomeriggio e l'episodio col ragazzo di cui non ricordavo il nome. "Tu sei pazza. Io me lo sarei scopato." fu la sua riflessione. Poi tutta eccitata cominciò a dirmi quali sarebbero le personalità presenti alla cena quella sera. Pagammo il tassi e scendemmo davanti al lussuoso ristorante dove ci accolse un uomo elegante che ci accompagnò e ci fece accomodare. Eravamo state invitate da uomini che sarebbero arrivati dopo, come ogni persona importante. Non si sarebbero seduti con noi. Avrebbero fatto il loro show, mostrato il loro potere, bevuto spumante millesima e fatto battute banali e cretine. Ci tenevano a mostrare che mangiavano caviale e bevevano champagne a cena, dimostrare la grandezza dei loro attributi in un mondo che sapevano molto esclusivo. E quindi, eravamo li, amanti e corteggiate, a guardare senza vetrina la normalità della ricchezza, a toccarla con le nostri mani, ad assaggiarla con i nostri palati, a viverla per un istante, prima di tornare al margine. È come una droga il mondo ricco. Crea dipendenza. Il ristorante che era molto grande si riempi in poco tempo. Victor, l'amante di Elena che ci aveva invitate insieme al suo amico del parlamento arrivò mezz'ora dopo. Contrariamente a quanto previsto, era con la moglie. Non ci salutò nemmeno. La moglie guardava ogni donna che non conosceva, ossia ogni donna che non provenisse da una famiglia ricca come probabilmente lo era la sua in cagnesco. Era una guerra aperta, tutti sapevano, e ci si mordeva a vicenda. Le donne di quei uomini ricchi odiano quelle come noi. "Pervenute" ci chiamano. Paradossalmente, soffrono piu della condivisione del denaro dei loro compagni con le loro amanti, che della condivisione dei loro corpi stessi. Non di rado, esse stesse avevano amanti. Ma la donna è piu intelligente dell'uomo, o meglio, è piu assoggettata. L'uomo in un modo o nell'altro si sente in diritto di tradire, è poco attento, molto prevedibile. La donna no. La donna è matematica e logica. Analizza e programma come un computer, se vuole tradirti, probabilmente, non lo saprai mai. Comunque Elena rise di questa improvvisa situazione. Non si arrabbiava quasi mai. Aveva la facoltà di cambiare in corso, di modificare i suoi piani da un istante all'altro, non permetteva a nessuno di cambiarle il destino o l'umore. La ammiravo tanto per quella sua forza che per me era innaturale. Elena adocchio un giovane deputato che sembrava perso li in mezzo. Probabilmente veniva da una piccola provincia e non aveva mai vissuto tantomeno pensato di vivere tale genere di situazioni. Si sfregava le mani l'un l'altro e veniva ignorato dagli altri che lo consideravano un "provinciale". Erano uomini soli, al disagio, e prede facili...
Eravamo al terzo drink mentre sul palco si alternavano i politici che si facevano elogi a vicenda. Il cibo era buono. L'alcol ci aveva rese gaie. Il giovane deputato aveva bevuto anche lui ed era ora piu sciolto. Elena gli rifece la cravatta sfiorandogli il collo con le unghie. Il ragazzo istintivamente riportò la amo al colo... per allentarsi il nodo. Ma non era il nodo. Elena mi fece un occhiolino e rise. Victor ogni volta che passava vicino a noi ci guardava di sbiecò provocando ilarità di Elena. Sapeva essere crudele quando voleva...
All'ennesima portata, Elena spari dopo che il giovane deputato, proveniente da Avellino chiese il permesso per una telefonata. Non passò nemmeno un minuto che un uomo quasi anziano chiese il permesso di sedersi al mio tavolo. Glielo permisi per curiosità. Ma dopo due minuti, mi ero gia infastidita. Parlava della sua collezione di macchine, delle sue ex mogli, della sua villa al mare. prospettava, gettava la rete sperando di acchiappare un pese: me. Passarono altri dieci minuti in cui non riuscivo a mandar via l'uomo e cosi decisi di andare a cercare la mia amica. La sala era affollata, una baraonda che gettava luce ovunque attraverso i riflessi delle Rolex, dei pendenti di diamanti, die rubini e delle perle. Tanti piccoli soli che risplendevano cercando di portar luce ad un mondo spento dalla sua stessa ricchezza. Al bar, non la trovai, cercai per un po in sala, e poi mi recai in bagno. Nemmeno in bagno c'era. C'era un giardino dietro il ristorante che in realta era un vecchio casale. Piu di un giardino, un spazio verde immenso con degli Olivetti e delle viti oltre ad un boschetto antistante. C'era più gente li fuori a fumare ed a flirtare. Qualcuno mi chiese una sigaretta ma non la avevo. Fumavo molto poco. Decisi di chiamare Elena. Il suo cellulare squillo ma lei no rispose. Cosi, mi avviai nel giardino. La conoscevo, era... come dire, spigliata. Per un quarto d'ora non la trovai, poi mi avvicinai al bosco, ed allora la vidi.
Erano poco oltre il bosco. La pelle lattea di Elena rifletteva la luce e la si vedeva aggravata al tronco di un albero, la gonna alza, il vestito sceso oltre i seni, la testa riversata dietro. Il giovane deputato di Avellino era dietro di lei. Si muoveva con frenesia e sbuffava forte. Elena rantolava. Il luccichio sul membro dell'uomo era il proseguo del luccichio del vestito di Elena, cosi sembrava almeno. Incuriosita, mi avvicinai usando precauzioni. Calpestai un ramo mentre mi nascondevo dietro un albero e li senti fermarsi. "Hai sentito?" chiese il ragazzo. "No tesoro, sentivo solo te, non ti fermare, continua". Il ragazzo riprese allora ma si guardò attorno. Elena faceva spesso l'amore con più persone, era stata costretta da piccola, non la scandalizzava. Ma il giovane deputato era in una situazione diversa. Era un uomo in vista, doveva attenersi a delle regole, star attento alla sua immagine, e quell'immagine di quel istante preciso avrebbe potuto rovinargli la carriera. Si muoveva in Elena ma si guardava attorno guardingo. Dopo un minuto o piu, si rassegnerò e riprese a concentrare la sua attenzione sulla mia amica. Ripresero i rantoli, sentivo la voce di Elena " più forte... più forte....", l'uomo che disperatamente tentava di arrivare ancor piu in fondo di quanto potesse. Le natiche dell'uomo si muovevano con decisione, sagoma bianca nel buio, le cosce di Elena, quasi brillavano. Ad un certo punto, Elena urlò senza ritegno. Pur se eravamo lontani dalla tenuta, credo qualcuno che stava fumando fuori abbia sentito qualcosa. L'uomo continuo con dei movimenti frenetici soddisfatto di essere riuscito a partir Elena all'orgasmo ed infieriva nella vagina gonfia e stretta di sussulti di piacere. Elena si ritrasse e si girò. Se sedette come se volesse fare pipi e prese il membro dell'uomo in bocca. I suoi movimenti erano fluidi. La bocca andava di concerto con la mano, sputò copiosamente nel palmo della sua mano e riprese con piu vigore. L'uomo ci mise un secondo. Prima che venne, Elena si ritrasse e dirottò il cazzo dell'uomo verso i suoi seni. Il getto le copri il petto al primo colpo e per ben tre volte il deputato di Avellino le schizzò addosso rantolando. Senza che me ne resi conto, mi stavo toccando. Fu in quel preciso momento che venni reprimendo me stessa per non far rumore. Fu fulminante e breve, mi lasciò senza forse. Elena ed il deputato si stavano gia rivestendo. Lasciai che andassero e dopo cinque minuti presi anch'io la strada per il casale.
Era il momento del dessert. Molti erano ubriachi. pure le moglie antipatiche dei nostri "amanti" erano piu sorridenti. Come dei crotali in un arena... "Ti ho cercata" dissi ad Elena quando li raggiunsi al tavolo. Si avvicinò al mio orecchio, e piano mi sussurrò: " Guardona ..." poi rise, e si mangio ben tre fette di caprese.
Tornando a casa, chiesi ad Elena quando si era accorta che c'ero. "Da subito" rispose. E mi diede un bacio in bocca. Era un bacio affettuoso, sapeva bene che non amavo le donne. Un discorso su cui spesso mi prendeva in giro dicendomi che nessun uomo potrebbe mai leccare una donna e procurarle piacere quanto un altra donna per evidenti ragioni. Sia, ma a me piaceva il cazzo. E forse l'occasione giusta non si era mia presentata. Non mi immaginavo al letto con Elena. Per noi a Napoli l'amicizia va al di sopra di tutto. C'era un qualcosa di dolore nella mia amica russa che si esprimeva in gioia, in felicità. Amava quel suo lato, ne approfittavo, ero subdole del suo umore. "Escort?" "Mantenuta?", "E chi se ne frega! Ci sono meccanismi secolari che non cambieranno mai, cose sapute ma non dette, fatte ma mai svelate, un ipocrisia evidente che tocca ogni essere di questo mondo. Dovresti piuttosto preoccuparti se mai venissi ignorata, non vista.". Era il suo ragionamento. Il mio era che il corpo non è un oggetto in vendita. Il suo era che la bellezza era una cosa rara e come ogni cosa rara doveva avere un costo. Pensavo che non fosse una cosa dignitosa. Lei pensava che non era degno non poter mangiare, abitare, dormire. Insomma, mi sentivo colpevole di essere entrata in un certo giro. Non saprei definirlo. Un giro dove la bellezza ha un valore, esso deciso dalla bellezza stessa. Elena riteneva normalissimo tutto questo giro. "Nessuno viene forzato, proprio nessuno...". Non aveva torto. Gli uomini che spesso frequentavamo erano uomini che sceglievano di tradire le loro moglie per emozioni e sensazioni nuove. Per questo, per compensare il fatto che avevano famiglia, pagavano, e piu tenevano a te, piu pagavano. Ero allibita da quanti soldi si potessero fare non facendo nulla. Lo stipendio di un operaio di un anno era la cifra che spendevamo ogni due settimane. Il tenore di vita era pari alla richiesta della società. Accessori e moda, più è alta la società, piu sono alti, e piu costano. Ma fin quando la barca va...
Elena venne a dormire a casa mia quella notte. Ci addormentammo abbracciate dopo aver parlato per ore. Il deputato le aveva mandato un messaggio chiedendo di vederla il giorno dopo. Anche Victor. Elena non avrebbe visto nessuno dei due, aveva un altro appuntamento.
Il tassista passò tutto il tempo a guardarmi nello specchietto retrovisore mentre rispondeva a dei messaggi. Era sconveniente, non raro. Arrivammo a casa di Elena che come al solito ci fece aspettare un quarto d'ora. Quando scese, era sfavillante. Un vestito dorato che calzava il suo corpo a meraviglia. Il trucco, come sempre esagerato plasmava la sua bellezza trasformando il suo viso in una statua extraterrestre, un aliena. Vaporosa, abbondante nel sorriso, regale nel portamento. Il tassista diventò rosso. Raccontai ad Elena il mio pomeriggio e l'episodio col ragazzo di cui non ricordavo il nome. "Tu sei pazza. Io me lo sarei scopato." fu la sua riflessione. Poi tutta eccitata cominciò a dirmi quali sarebbero le personalità presenti alla cena quella sera. Pagammo il tassi e scendemmo davanti al lussuoso ristorante dove ci accolse un uomo elegante che ci accompagnò e ci fece accomodare. Eravamo state invitate da uomini che sarebbero arrivati dopo, come ogni persona importante. Non si sarebbero seduti con noi. Avrebbero fatto il loro show, mostrato il loro potere, bevuto spumante millesima e fatto battute banali e cretine. Ci tenevano a mostrare che mangiavano caviale e bevevano champagne a cena, dimostrare la grandezza dei loro attributi in un mondo che sapevano molto esclusivo. E quindi, eravamo li, amanti e corteggiate, a guardare senza vetrina la normalità della ricchezza, a toccarla con le nostri mani, ad assaggiarla con i nostri palati, a viverla per un istante, prima di tornare al margine. È come una droga il mondo ricco. Crea dipendenza. Il ristorante che era molto grande si riempi in poco tempo. Victor, l'amante di Elena che ci aveva invitate insieme al suo amico del parlamento arrivò mezz'ora dopo. Contrariamente a quanto previsto, era con la moglie. Non ci salutò nemmeno. La moglie guardava ogni donna che non conosceva, ossia ogni donna che non provenisse da una famiglia ricca come probabilmente lo era la sua in cagnesco. Era una guerra aperta, tutti sapevano, e ci si mordeva a vicenda. Le donne di quei uomini ricchi odiano quelle come noi. "Pervenute" ci chiamano. Paradossalmente, soffrono piu della condivisione del denaro dei loro compagni con le loro amanti, che della condivisione dei loro corpi stessi. Non di rado, esse stesse avevano amanti. Ma la donna è piu intelligente dell'uomo, o meglio, è piu assoggettata. L'uomo in un modo o nell'altro si sente in diritto di tradire, è poco attento, molto prevedibile. La donna no. La donna è matematica e logica. Analizza e programma come un computer, se vuole tradirti, probabilmente, non lo saprai mai. Comunque Elena rise di questa improvvisa situazione. Non si arrabbiava quasi mai. Aveva la facoltà di cambiare in corso, di modificare i suoi piani da un istante all'altro, non permetteva a nessuno di cambiarle il destino o l'umore. La ammiravo tanto per quella sua forza che per me era innaturale. Elena adocchio un giovane deputato che sembrava perso li in mezzo. Probabilmente veniva da una piccola provincia e non aveva mai vissuto tantomeno pensato di vivere tale genere di situazioni. Si sfregava le mani l'un l'altro e veniva ignorato dagli altri che lo consideravano un "provinciale". Erano uomini soli, al disagio, e prede facili...
Eravamo al terzo drink mentre sul palco si alternavano i politici che si facevano elogi a vicenda. Il cibo era buono. L'alcol ci aveva rese gaie. Il giovane deputato aveva bevuto anche lui ed era ora piu sciolto. Elena gli rifece la cravatta sfiorandogli il collo con le unghie. Il ragazzo istintivamente riportò la amo al colo... per allentarsi il nodo. Ma non era il nodo. Elena mi fece un occhiolino e rise. Victor ogni volta che passava vicino a noi ci guardava di sbiecò provocando ilarità di Elena. Sapeva essere crudele quando voleva...
All'ennesima portata, Elena spari dopo che il giovane deputato, proveniente da Avellino chiese il permesso per una telefonata. Non passò nemmeno un minuto che un uomo quasi anziano chiese il permesso di sedersi al mio tavolo. Glielo permisi per curiosità. Ma dopo due minuti, mi ero gia infastidita. Parlava della sua collezione di macchine, delle sue ex mogli, della sua villa al mare. prospettava, gettava la rete sperando di acchiappare un pese: me. Passarono altri dieci minuti in cui non riuscivo a mandar via l'uomo e cosi decisi di andare a cercare la mia amica. La sala era affollata, una baraonda che gettava luce ovunque attraverso i riflessi delle Rolex, dei pendenti di diamanti, die rubini e delle perle. Tanti piccoli soli che risplendevano cercando di portar luce ad un mondo spento dalla sua stessa ricchezza. Al bar, non la trovai, cercai per un po in sala, e poi mi recai in bagno. Nemmeno in bagno c'era. C'era un giardino dietro il ristorante che in realta era un vecchio casale. Piu di un giardino, un spazio verde immenso con degli Olivetti e delle viti oltre ad un boschetto antistante. C'era più gente li fuori a fumare ed a flirtare. Qualcuno mi chiese una sigaretta ma non la avevo. Fumavo molto poco. Decisi di chiamare Elena. Il suo cellulare squillo ma lei no rispose. Cosi, mi avviai nel giardino. La conoscevo, era... come dire, spigliata. Per un quarto d'ora non la trovai, poi mi avvicinai al bosco, ed allora la vidi.
Erano poco oltre il bosco. La pelle lattea di Elena rifletteva la luce e la si vedeva aggravata al tronco di un albero, la gonna alza, il vestito sceso oltre i seni, la testa riversata dietro. Il giovane deputato di Avellino era dietro di lei. Si muoveva con frenesia e sbuffava forte. Elena rantolava. Il luccichio sul membro dell'uomo era il proseguo del luccichio del vestito di Elena, cosi sembrava almeno. Incuriosita, mi avvicinai usando precauzioni. Calpestai un ramo mentre mi nascondevo dietro un albero e li senti fermarsi. "Hai sentito?" chiese il ragazzo. "No tesoro, sentivo solo te, non ti fermare, continua". Il ragazzo riprese allora ma si guardò attorno. Elena faceva spesso l'amore con più persone, era stata costretta da piccola, non la scandalizzava. Ma il giovane deputato era in una situazione diversa. Era un uomo in vista, doveva attenersi a delle regole, star attento alla sua immagine, e quell'immagine di quel istante preciso avrebbe potuto rovinargli la carriera. Si muoveva in Elena ma si guardava attorno guardingo. Dopo un minuto o piu, si rassegnerò e riprese a concentrare la sua attenzione sulla mia amica. Ripresero i rantoli, sentivo la voce di Elena " più forte... più forte....", l'uomo che disperatamente tentava di arrivare ancor piu in fondo di quanto potesse. Le natiche dell'uomo si muovevano con decisione, sagoma bianca nel buio, le cosce di Elena, quasi brillavano. Ad un certo punto, Elena urlò senza ritegno. Pur se eravamo lontani dalla tenuta, credo qualcuno che stava fumando fuori abbia sentito qualcosa. L'uomo continuo con dei movimenti frenetici soddisfatto di essere riuscito a partir Elena all'orgasmo ed infieriva nella vagina gonfia e stretta di sussulti di piacere. Elena si ritrasse e si girò. Se sedette come se volesse fare pipi e prese il membro dell'uomo in bocca. I suoi movimenti erano fluidi. La bocca andava di concerto con la mano, sputò copiosamente nel palmo della sua mano e riprese con piu vigore. L'uomo ci mise un secondo. Prima che venne, Elena si ritrasse e dirottò il cazzo dell'uomo verso i suoi seni. Il getto le copri il petto al primo colpo e per ben tre volte il deputato di Avellino le schizzò addosso rantolando. Senza che me ne resi conto, mi stavo toccando. Fu in quel preciso momento che venni reprimendo me stessa per non far rumore. Fu fulminante e breve, mi lasciò senza forse. Elena ed il deputato si stavano gia rivestendo. Lasciai che andassero e dopo cinque minuti presi anch'io la strada per il casale.
Era il momento del dessert. Molti erano ubriachi. pure le moglie antipatiche dei nostri "amanti" erano piu sorridenti. Come dei crotali in un arena... "Ti ho cercata" dissi ad Elena quando li raggiunsi al tavolo. Si avvicinò al mio orecchio, e piano mi sussurrò: " Guardona ..." poi rise, e si mangio ben tre fette di caprese.
Tornando a casa, chiesi ad Elena quando si era accorta che c'ero. "Da subito" rispose. E mi diede un bacio in bocca. Era un bacio affettuoso, sapeva bene che non amavo le donne. Un discorso su cui spesso mi prendeva in giro dicendomi che nessun uomo potrebbe mai leccare una donna e procurarle piacere quanto un altra donna per evidenti ragioni. Sia, ma a me piaceva il cazzo. E forse l'occasione giusta non si era mia presentata. Non mi immaginavo al letto con Elena. Per noi a Napoli l'amicizia va al di sopra di tutto. C'era un qualcosa di dolore nella mia amica russa che si esprimeva in gioia, in felicità. Amava quel suo lato, ne approfittavo, ero subdole del suo umore. "Escort?" "Mantenuta?", "E chi se ne frega! Ci sono meccanismi secolari che non cambieranno mai, cose sapute ma non dette, fatte ma mai svelate, un ipocrisia evidente che tocca ogni essere di questo mondo. Dovresti piuttosto preoccuparti se mai venissi ignorata, non vista.". Era il suo ragionamento. Il mio era che il corpo non è un oggetto in vendita. Il suo era che la bellezza era una cosa rara e come ogni cosa rara doveva avere un costo. Pensavo che non fosse una cosa dignitosa. Lei pensava che non era degno non poter mangiare, abitare, dormire. Insomma, mi sentivo colpevole di essere entrata in un certo giro. Non saprei definirlo. Un giro dove la bellezza ha un valore, esso deciso dalla bellezza stessa. Elena riteneva normalissimo tutto questo giro. "Nessuno viene forzato, proprio nessuno...". Non aveva torto. Gli uomini che spesso frequentavamo erano uomini che sceglievano di tradire le loro moglie per emozioni e sensazioni nuove. Per questo, per compensare il fatto che avevano famiglia, pagavano, e piu tenevano a te, piu pagavano. Ero allibita da quanti soldi si potessero fare non facendo nulla. Lo stipendio di un operaio di un anno era la cifra che spendevamo ogni due settimane. Il tenore di vita era pari alla richiesta della società. Accessori e moda, più è alta la società, piu sono alti, e piu costano. Ma fin quando la barca va...
Elena venne a dormire a casa mia quella notte. Ci addormentammo abbracciate dopo aver parlato per ore. Il deputato le aveva mandato un messaggio chiedendo di vederla il giorno dopo. Anche Victor. Elena non avrebbe visto nessuno dei due, aveva un altro appuntamento.
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