La vendetta di un impiegato, da vittima a carnefice – Capitolo 12
di
duke69
genere
dominazione
Per Ilenia fu una notte tormentata. Si rendeva conto che non poteva non accettare la proposta oscena di Simone: solo attraverso quell’ultimo sacrificio lei e sua madre potevano uscire da quella difficile situazione! Il fatto di partecipare ad un’orgia non creava grossi problemi ad Ilenia, in fin dei conti doveva solamente ignorare che l’altra donna fosse la madre. Ma c’era qualcos’altro che iniziava a turbarla…e la voce di Simone continuava a ronzargli in testa.
Erano le dieci del mattino quando, dopo aver fissato l’orologio con lo sguardo perso nel vuoto, si decise a premere il tasto per avviare la chiamata.
“Buongiorno Ilenia! Dormito bene?”
“Fanculo Simone!”
“Allora cosa hai deciso?”
“ok, accetto”
“Non ho capito, puoi ripetere?”
“ACCETTO! Farò quanto mi hai chiesto e …non ti deluderò!”
Il tempo di pronunciare quelle parole e Ilenia si morse la lingua: “non ti deluderò…ma che cazzo mi è saltato in testa!!!”. Era chiaro che la risposta fosse arrivata di botto, senza nessun filtro, ma la ragazza doveva ancora decifrare quanto le era scappato di bocca.
“Wow!!! Sono compiaciuto del tuo entusiasmo da zoccola!”
“Non si tratta di entusiasmo, solo… eseguirò quanto mi obbligherai a fare, con la certezza che facendolo nel migliore dei modi uscirai definitivamente dalla vita di mia madre!”
“Bene! Ti chiamerò nei prossimi giorni per definire i dettagli…”
Simone chiuse la telefonata mentre Ilenia si chiedeva ancora se avesse fatto la scelta giusta.
(Il racconto ritorna nella narrazione di Simone)
Dopo tanti anni ho quasi portato a termine la mia vendetta. Una soddisfazione difficile da spiegare a chi non ha vissuto quel tipo di umiliazioni ad opera di un capo sadico: la dottoressa Valli.
In realtà avevo pianificato quella giornata da tempo, quando ancora non ero sicuro che Ilenia potesse accettare la mia proposta indecente. Dopo la sua telefonata fui pervaso da una strana gioia, finalmente avrei potuto mettere quella ciliegina sulla torta, perché l’umiliazione di Monica Valli sarebbe stata sublime quando al termine dell’orgia avesse visto che a partecipare c’era anche la figlia, ridotta peggio di una squallida puttana di strada, pronta ad esaudire la più sudicia perversione, compresa quella di incularsi la madre.
Il mio compito doveva essere quello di garantire la presenza contemporanea delle due donne fino alla fine. Mi rifornii on line di alcuni accessori BDSM, tra cui una maschera da far indossare a Monica per quel giorno, almeno dal momento in cui fosse arrivata Ilenia: le avrebbe coperto gli occhi in presenza della figlia. Invece per la ragazza, pensai a dei trucchi per nascondere il viso e a un bel taglio di capelli per farle cambiare aspetto e non essere riconosciuta dalla madre; una ball gag speciale che le tenesse la bocca aperta avrebbe completato il camuffamento, voce compresa.
Per gli altri tre ragazzi non c’era alcun rischio che potessero rivelare la cosa durante l’orgia, non essendo a conoscenza della relazione parentale delle due donne, diversamente con Esteban avrei dovuto parlare la sera prima per prepararlo ed evitare rivelazioni che avrebbero potuto far saltare tutto.
Durante la settimana contattai Monica e le ordinai di raggiungermi presso il parcheggio di un centro commerciale; così, mentre eravamo seduti in macchina, con lei intenta a farmi un pompino, le spiegai che la domenica successiva avremo fatto quella che sarebbe stata l’ultima sua orgia, almeno come mia schiava, e che dal lunedì seguente, lei e la figlia sarebbero state libere da ogni costrizione.
Mi resi immediatamente conto che lo stato di euforia, che le avevo fatto raggiungere in seguito alla comunicazione di quella notizia, aveva generato in lei un trasporto tale da farle ingoiare completamente il mio cazzo: lo teneva costantemente fin dentro la gola tossendo e vomitando saliva. L’intensità con cui me lo stava lavorando mi aveva fatto esplodere l’uccello in un orgasmo strepitoso, accompagnato da un urlo liberatorio…fortuna che avevo parcheggiato ben lontano dalle altre auto. Praticamente mi aveva masturbato ininterrottamente con le labbra, senza l’ausilio delle mani, partendo dalla cappella fino a far sbattere il mento sulle palle. Le avevo riempito la gola, provocando ulteriori colpi di tosse e conati di vomito, senza che le sfuggisse nemmeno una goccia di sperma: una ulteriore conferma di come fossi riuscito a sottometterla e plasmarla a mio piacimento tirandole fuori tutta la sua troiaggine.
Contattai Ilenia il venerdì pomeriggio e mi raggiunse la sera stessa presso la casa al mare; le illustrai quello che sarebbe accaduto la domenica, soprattutto dal momento in cui fosse entrata in gioco lei. In particolare, le dissi quali erano, per filo e per segno, tutti i suoi compiti, attivi e passivi, dove in svariate occasioni avrebbe interagito con la madre.
In quell’incontro la trattai alla pari, come un regista e un aiuto regista che devono mettere in scena uno spettacolo. Al termine della spiegazione la congedai:
“Ok, puoi andare, ci vediamo domenica!”
Rimase quasi sbalordita dal fatto che non le avessi chiesto nessuna prestazione sessuale, che non le avessi ordinato di inginocchiarsi e di umiliarsi ai miei piedi.
“Tutto qui? Nient’altro? …po…posso andare via…?”
“Certo! Sparisci e …preparati per domenica, ti voglio carica e molto troia!”
Sembrava delusa! Ero certo di averla in pugno e mi sarebbe piaciuto sapere che cosa le fosse girato per la testa in quel momento; probabilmente lo avrei saputo qualche tempo dopo, dovevo pazientare come un gatto con il topo.
Quel sabato chiamai Esteban e gli raccontai tutto quello che avevo programmato per domenica.
Quindi finalmente arrivò domenica.
A tutti avevo dato appuntamento presso una casa di campagna, affittata a nome di Monica esclusivamente per quella giornata. Era una casa grande distribuita in un solo piano, caratterizzata da un grande soggiorno con varie portefinestre che davano su un vasto prato verde. L’idea di aver affittato quella casa nasceva dal fatto che al termine della serata sarei andato via lasciando madre e figlia lì, a leccarsi le ferite, distrutte e umiliate. Quella storia doveva terminare lontano da casa mia.
Il primo ad arrivare verso le 09.00 del mattino fu proprio Esteban, il quale non stava nella pelle; quasi non aveva dormito la notte per l’eccitazione. Poi arrivò Monica.
Aveva indosso solo un cortissimo e attillatissimo vestitino rosso con scarpe nere e tacchi alti; ovviamente, come sempre priva di biancheria intima, con i capezzoli rigidi che spingevano prepotentemente sulla stoffa sottile e i glutei tondi che sporgevano da sotto il tessuto rosso mostrando l’incavo tra le due curve. I capelli erano raccolti in una coda di cavallo.
Non appena fece il suo ingresso in casa, Esteban la accolse con veemenza e la bloccò contro il muro tenendola per le braccia, distese a croce sulla parete. Il portoricano continuò a baciarla, ficcandole la lingua in bocca:
“Tira fuori la lingua cagna!”
Esteban succhiava la lingua di Monica e le sputava in bocca incessantemente.
“Apri la bocca e ingoia!”
Continuava ad umiliarla sputandole anche sul viso e cospargendo con la mano la saliva su tutta la faccia. Intanto, Monica, tenendo gli occhi chiusi, sottostava ad ogni abuso.
Non contento di quanto già la stesse degradando, Esteban la schiaffeggiava rendendole il viso paonazzo. Il suono dello schiaffo riempiva la stanza ed era musica per le mie orecchie:
“SOCK!!!”
A questo seguiva l’urlo di dolore di Monica:
“AAARGH!!!”
Mezz’ora dopo arrivarono i tre ragazzi, amici di Esteban, tre nigeriani particolarmente ben dotati, ovviamente così selezionati su indicazioni di Simone che voleva veramente far stragodere e sfondare Monica Valli.
Esteban lasciò che i tre si denudassero per mostrare i loro possenti fisici, quindi tastò la passera della donna.
“Uhh quanto stiamo colando qua sotto!!! Sei una cagna schifosa!”
Esteban le assestò un altro schiaffo proprio sulla passera:
“SOCK…AAARGH!!!”
I tre ragazzoni andarono in giardino, sotto un gazebo in legno coperto da una tenda bianca, e si cosparsero di olio lucidando i loro corpi sotto gli occhi di Monica.
“Guardali bene e memorizza i loro cazzoni perché ora ti benderò e ti faremo qualsiasi cosa!”
Mentre mi godevo la scena da una poltrona, posta nel porticato antistante il gazebo, Esteban prese la maschera che gli avevo affidato poco prima e la pose sulla testa di Monica andando a coprirle interamente gli occhi e lasciando fuori bocca, naso e orecchie. Due piccoli gancetti posti in prossimità delle orecchie avrebbero impedito di rimuovere la maschera.
Esteban accompagnò la donna fuori e la consegnò ai tre ragazzi che iniziarono a tormentarla facendola girare come giocando a mosca cieca e colpendola con forti schiaffi su natiche, cosce e seni. In breve tempo, i continui schiaffi, arrossarono ovunque il corpo di Monica. I tre neri la riempirono di olio cospargendolo su tutto il corpo e spingendo il liquido dentro ogni pertugio possibile, mentre Monica, che si muoveva a stento non riuscendo ad orientarsi, godeva visibilmente per ogni penetrazione subita.
Dunque, con Monica bendata, era arrivato il momento di andare a prendere Ilenia, che si fece trovare puntuale al cancello di ingresso con il suo scooter.
“Cazzo, sei irriconoscibile truccata così…”
“Si, ho finito poco fa dalla parrucchiera che mi ha aiutato anche a truccarmi: le ho detto che andavo ad una festa in maschera!”
Onde evitare che la madre potesse sentire il suono del motorino e anche lontanamente pensare si sarebbe potuto trattare della figlia, feci lasciare lo scooter vicino al cancello, ossia lontano dalla casa. Indossata la speciale ball gag nella bocca della ragazza, una sorta di anello in silicone che le teneva la bocca leggermente spalancata, arrivammo in prossimità del gazebo e la scena che ci si presentò davanti agli occhi era estremamente arrapante:
tre neri completamente oliati che circondavano il corpo sexy della Valli, anch’esso abbondantemente lubrificato, con tutti e tre i cazzi all’opera, già scomparsi dentro la donna.
Ilenia sgranò gli occhi dall’impatto di tale immagine! La presi per un braccio e la indirizzai verso Esteban che poco distante stava disteso su uno sdraio godendosi la scena e masturbandosi lentamente:
“Vai a prenderti cura del cazzo di Esteban! Poi lui ti dirà cosa fare…”
Continua… (per eventuali commenti o suggerimenti - dukeduke1069@yahoo.com)
Erano le dieci del mattino quando, dopo aver fissato l’orologio con lo sguardo perso nel vuoto, si decise a premere il tasto per avviare la chiamata.
“Buongiorno Ilenia! Dormito bene?”
“Fanculo Simone!”
“Allora cosa hai deciso?”
“ok, accetto”
“Non ho capito, puoi ripetere?”
“ACCETTO! Farò quanto mi hai chiesto e …non ti deluderò!”
Il tempo di pronunciare quelle parole e Ilenia si morse la lingua: “non ti deluderò…ma che cazzo mi è saltato in testa!!!”. Era chiaro che la risposta fosse arrivata di botto, senza nessun filtro, ma la ragazza doveva ancora decifrare quanto le era scappato di bocca.
“Wow!!! Sono compiaciuto del tuo entusiasmo da zoccola!”
“Non si tratta di entusiasmo, solo… eseguirò quanto mi obbligherai a fare, con la certezza che facendolo nel migliore dei modi uscirai definitivamente dalla vita di mia madre!”
“Bene! Ti chiamerò nei prossimi giorni per definire i dettagli…”
Simone chiuse la telefonata mentre Ilenia si chiedeva ancora se avesse fatto la scelta giusta.
(Il racconto ritorna nella narrazione di Simone)
Dopo tanti anni ho quasi portato a termine la mia vendetta. Una soddisfazione difficile da spiegare a chi non ha vissuto quel tipo di umiliazioni ad opera di un capo sadico: la dottoressa Valli.
In realtà avevo pianificato quella giornata da tempo, quando ancora non ero sicuro che Ilenia potesse accettare la mia proposta indecente. Dopo la sua telefonata fui pervaso da una strana gioia, finalmente avrei potuto mettere quella ciliegina sulla torta, perché l’umiliazione di Monica Valli sarebbe stata sublime quando al termine dell’orgia avesse visto che a partecipare c’era anche la figlia, ridotta peggio di una squallida puttana di strada, pronta ad esaudire la più sudicia perversione, compresa quella di incularsi la madre.
Il mio compito doveva essere quello di garantire la presenza contemporanea delle due donne fino alla fine. Mi rifornii on line di alcuni accessori BDSM, tra cui una maschera da far indossare a Monica per quel giorno, almeno dal momento in cui fosse arrivata Ilenia: le avrebbe coperto gli occhi in presenza della figlia. Invece per la ragazza, pensai a dei trucchi per nascondere il viso e a un bel taglio di capelli per farle cambiare aspetto e non essere riconosciuta dalla madre; una ball gag speciale che le tenesse la bocca aperta avrebbe completato il camuffamento, voce compresa.
Per gli altri tre ragazzi non c’era alcun rischio che potessero rivelare la cosa durante l’orgia, non essendo a conoscenza della relazione parentale delle due donne, diversamente con Esteban avrei dovuto parlare la sera prima per prepararlo ed evitare rivelazioni che avrebbero potuto far saltare tutto.
Durante la settimana contattai Monica e le ordinai di raggiungermi presso il parcheggio di un centro commerciale; così, mentre eravamo seduti in macchina, con lei intenta a farmi un pompino, le spiegai che la domenica successiva avremo fatto quella che sarebbe stata l’ultima sua orgia, almeno come mia schiava, e che dal lunedì seguente, lei e la figlia sarebbero state libere da ogni costrizione.
Mi resi immediatamente conto che lo stato di euforia, che le avevo fatto raggiungere in seguito alla comunicazione di quella notizia, aveva generato in lei un trasporto tale da farle ingoiare completamente il mio cazzo: lo teneva costantemente fin dentro la gola tossendo e vomitando saliva. L’intensità con cui me lo stava lavorando mi aveva fatto esplodere l’uccello in un orgasmo strepitoso, accompagnato da un urlo liberatorio…fortuna che avevo parcheggiato ben lontano dalle altre auto. Praticamente mi aveva masturbato ininterrottamente con le labbra, senza l’ausilio delle mani, partendo dalla cappella fino a far sbattere il mento sulle palle. Le avevo riempito la gola, provocando ulteriori colpi di tosse e conati di vomito, senza che le sfuggisse nemmeno una goccia di sperma: una ulteriore conferma di come fossi riuscito a sottometterla e plasmarla a mio piacimento tirandole fuori tutta la sua troiaggine.
Contattai Ilenia il venerdì pomeriggio e mi raggiunse la sera stessa presso la casa al mare; le illustrai quello che sarebbe accaduto la domenica, soprattutto dal momento in cui fosse entrata in gioco lei. In particolare, le dissi quali erano, per filo e per segno, tutti i suoi compiti, attivi e passivi, dove in svariate occasioni avrebbe interagito con la madre.
In quell’incontro la trattai alla pari, come un regista e un aiuto regista che devono mettere in scena uno spettacolo. Al termine della spiegazione la congedai:
“Ok, puoi andare, ci vediamo domenica!”
Rimase quasi sbalordita dal fatto che non le avessi chiesto nessuna prestazione sessuale, che non le avessi ordinato di inginocchiarsi e di umiliarsi ai miei piedi.
“Tutto qui? Nient’altro? …po…posso andare via…?”
“Certo! Sparisci e …preparati per domenica, ti voglio carica e molto troia!”
Sembrava delusa! Ero certo di averla in pugno e mi sarebbe piaciuto sapere che cosa le fosse girato per la testa in quel momento; probabilmente lo avrei saputo qualche tempo dopo, dovevo pazientare come un gatto con il topo.
Quel sabato chiamai Esteban e gli raccontai tutto quello che avevo programmato per domenica.
Quindi finalmente arrivò domenica.
A tutti avevo dato appuntamento presso una casa di campagna, affittata a nome di Monica esclusivamente per quella giornata. Era una casa grande distribuita in un solo piano, caratterizzata da un grande soggiorno con varie portefinestre che davano su un vasto prato verde. L’idea di aver affittato quella casa nasceva dal fatto che al termine della serata sarei andato via lasciando madre e figlia lì, a leccarsi le ferite, distrutte e umiliate. Quella storia doveva terminare lontano da casa mia.
Il primo ad arrivare verso le 09.00 del mattino fu proprio Esteban, il quale non stava nella pelle; quasi non aveva dormito la notte per l’eccitazione. Poi arrivò Monica.
Aveva indosso solo un cortissimo e attillatissimo vestitino rosso con scarpe nere e tacchi alti; ovviamente, come sempre priva di biancheria intima, con i capezzoli rigidi che spingevano prepotentemente sulla stoffa sottile e i glutei tondi che sporgevano da sotto il tessuto rosso mostrando l’incavo tra le due curve. I capelli erano raccolti in una coda di cavallo.
Non appena fece il suo ingresso in casa, Esteban la accolse con veemenza e la bloccò contro il muro tenendola per le braccia, distese a croce sulla parete. Il portoricano continuò a baciarla, ficcandole la lingua in bocca:
“Tira fuori la lingua cagna!”
Esteban succhiava la lingua di Monica e le sputava in bocca incessantemente.
“Apri la bocca e ingoia!”
Continuava ad umiliarla sputandole anche sul viso e cospargendo con la mano la saliva su tutta la faccia. Intanto, Monica, tenendo gli occhi chiusi, sottostava ad ogni abuso.
Non contento di quanto già la stesse degradando, Esteban la schiaffeggiava rendendole il viso paonazzo. Il suono dello schiaffo riempiva la stanza ed era musica per le mie orecchie:
“SOCK!!!”
A questo seguiva l’urlo di dolore di Monica:
“AAARGH!!!”
Mezz’ora dopo arrivarono i tre ragazzi, amici di Esteban, tre nigeriani particolarmente ben dotati, ovviamente così selezionati su indicazioni di Simone che voleva veramente far stragodere e sfondare Monica Valli.
Esteban lasciò che i tre si denudassero per mostrare i loro possenti fisici, quindi tastò la passera della donna.
“Uhh quanto stiamo colando qua sotto!!! Sei una cagna schifosa!”
Esteban le assestò un altro schiaffo proprio sulla passera:
“SOCK…AAARGH!!!”
I tre ragazzoni andarono in giardino, sotto un gazebo in legno coperto da una tenda bianca, e si cosparsero di olio lucidando i loro corpi sotto gli occhi di Monica.
“Guardali bene e memorizza i loro cazzoni perché ora ti benderò e ti faremo qualsiasi cosa!”
Mentre mi godevo la scena da una poltrona, posta nel porticato antistante il gazebo, Esteban prese la maschera che gli avevo affidato poco prima e la pose sulla testa di Monica andando a coprirle interamente gli occhi e lasciando fuori bocca, naso e orecchie. Due piccoli gancetti posti in prossimità delle orecchie avrebbero impedito di rimuovere la maschera.
Esteban accompagnò la donna fuori e la consegnò ai tre ragazzi che iniziarono a tormentarla facendola girare come giocando a mosca cieca e colpendola con forti schiaffi su natiche, cosce e seni. In breve tempo, i continui schiaffi, arrossarono ovunque il corpo di Monica. I tre neri la riempirono di olio cospargendolo su tutto il corpo e spingendo il liquido dentro ogni pertugio possibile, mentre Monica, che si muoveva a stento non riuscendo ad orientarsi, godeva visibilmente per ogni penetrazione subita.
Dunque, con Monica bendata, era arrivato il momento di andare a prendere Ilenia, che si fece trovare puntuale al cancello di ingresso con il suo scooter.
“Cazzo, sei irriconoscibile truccata così…”
“Si, ho finito poco fa dalla parrucchiera che mi ha aiutato anche a truccarmi: le ho detto che andavo ad una festa in maschera!”
Onde evitare che la madre potesse sentire il suono del motorino e anche lontanamente pensare si sarebbe potuto trattare della figlia, feci lasciare lo scooter vicino al cancello, ossia lontano dalla casa. Indossata la speciale ball gag nella bocca della ragazza, una sorta di anello in silicone che le teneva la bocca leggermente spalancata, arrivammo in prossimità del gazebo e la scena che ci si presentò davanti agli occhi era estremamente arrapante:
tre neri completamente oliati che circondavano il corpo sexy della Valli, anch’esso abbondantemente lubrificato, con tutti e tre i cazzi all’opera, già scomparsi dentro la donna.
Ilenia sgranò gli occhi dall’impatto di tale immagine! La presi per un braccio e la indirizzai verso Esteban che poco distante stava disteso su uno sdraio godendosi la scena e masturbandosi lentamente:
“Vai a prenderti cura del cazzo di Esteban! Poi lui ti dirà cosa fare…”
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