La svolta - Capitolo 3

di
genere
dominazione

Quando arrivai a casa, trovai Fabio che guardava la televisione seduto sulla poltrona; ci salutammo con poca enfasi e non ci guardammo in faccia sapendo bene l’uno dell’altra…
Le ore successive furono strane, una calma apparente attraversava l’appartamento, fatta eccezione per i momenti in cui pesammo la gonna e il momento della videochiamata intercorsa tra Ettore e Fabio il cui volto era via via sempre più rosso dalla vergogna.
L’imbarazzo fu totale quando Ettore gli chiese di abbassarsi pantaloni e mutande di fronte a me: Fabio aveva ancora indosso il costrittore che avevo visto nel video. Successivamente seppi che Fabio, al mattino prima di andare a lavoro e alla sera prima di rientrare a casa, passava da Ettore per farsi togliere e poi rimettere la cintura di castità, in modo che passasse la notte con l’impedimento di poter fare sesso con me.
Eppure, nonostante tutto provavo uno strano senso di piacere nel vedere mio marito sessualmente sottomesso.
Il mattino dopo era già sabato ed Ettore aveva ordinato di recarci presso il suo appartamento. Fabio doveva presentarsi un’ora prima di me.
Ettore mi aveva ordinato di indossare un abito lungo in raso nero con uno spacco inguinale, rigorosamente senza biancheria intima e ovviamente con un paio di scarpe con tacco vertiginoso, che annullava la mia scarsa statura. Ero sola in casa quando mi cambiai, e osservandomi allo specchio, notai quanto ero strafiga vestita così! L’ultima volta che avevo indossato un abito elegante, seppur non estremamente sexy come questo, fu al matrimonio di una mia amica circa dieci anni prima. Non ero abituata ad andare in giro senza intimo, mi sentivo come nuda e avevo il timore di incontrare qualcuno, soprattutto nel momento in cui uscii di casa per andare in auto e quando camminai fino all’ascensore nel garage di quel palazzo. Ettore, sempre rigorosamente elegante in giacca e camicia, venne ad aprire la porta, mi guardò con ammirazione e mi diede un bacio sulla guancia:
“Sei splendida! Sapevo che questo vestito avrebbe messo in risalto tutta la tua femminilità!”
Nel salone era presente Fabio in compagnia di Serena: lui era seduto su una sedia vestito in jeans e maglietta, mentre lei indossava un top e degli shorts cortissimi che lasciavano le natiche completamente scoperte. Giusto il tempo di salutarci che la ragazza, seduta a cavalcioni sopra, aveva ripreso a limonare con mio marito.
“Serena sta intrattenendo Fabio, sa come mettere a suo agio un ospite!... ma lasciamo perdere loro e vieni qui alla luce…fatti vedere meglio”.
Ettore mi portò vicino alla finestra appoggiandosi ad essa di spalle e osservando ogni centimetro del mio corpo. Serena e Fabio, seduti su quella sedia, si trovavano di lato a pochi metri di distanza, e mio marito, fortemente attirato dal mio aspetto sensuale, lanciava frequenti sguardi nella nostra direzione. Successivamente Ettore mi strinse a sé e iniziò a baciarmi dolcemente penetrandomi via via sempre più profondamente con la lingua. Nonostante lo sguardo addosso di Fabio e comunque un po’ ingelosita dal limonare dei due, mi lasciai andare e chiusi gli occhi ricambiando il bacio con passione. Durante il bacio, poi diventato uno slinguamento osceno, Ettore aveva infilato la mano nello spacco del vestito e lo aveva sollevato afferrandomi le natiche con entrambe le mani. Andammo avanti così per diversi minuti, finché Ettore mi fece girare di fronte a Fabio e iniziò ad accarezzare la passera, ormai scoperta, sotto gli occhi di mio marito.
“È incredibilmente bagnata, lo sai Fabio? Oggi tua moglie godrà di un vero cazzo!”
Mentre Serena si sollevava dalle gambe di Fabio e gli levava i pantaloni, Ettore continuava ad umiliarlo, mi penetrava con due dita e stantuffava lentamente. Ettore ci sapeva fare in maniera maledettamente concreta ed io ero incredibilmente eccitata, fisicamente e mentalmente. Dopo averle bagnate per bene me le porgeva in bocca:
“Succhia Barbara! Questo è il nettare del tuo piacere, assapora e ingoia! Allarga bene le gambe così Fabio può apprezzare meglio la facilità con cui le mie dita entrano nella tua fica”
La cosa si ripeté per altre tre volte: Ettore mi stava facendo salire il sangue al cervello e in me montava sempre di più la voglia di scopare in modo duro.
Nel frattempo, mi resi conto che Fabio aveva il costrittore che gli impediva una normale erezione: Serena continuava a stuzzicarlo graffiando i suoi testicoli ormai raccolti in una palla grossa e lucida che quasi scoppiava. Onde evitare che potesse lamentarsi o pretendere quello che probabilmente non gli sarebbe stato concesso, la ragazza gli aveva messo una ball gag in bocca.
“Ho una sorpresa per te cara Barbara, renderemo la tua fichetta più appetitosa…!
Ettore prese da un cassetto una specie di maschera trasparente, simile a quelle che si usano per fare l’aerosol, corredata di una pompetta da vuoto. Mi fece prima sdraiare supina sul tavolo, poi mi fece divaricare le gambe, quindi applicò la maschera sopra la mia passera iniziando ad esercitare il vuoto con la pompetta. L’effetto fu quello di gonfiare le mie labbra fino a che la carne, riempiendo ogni spazio, non aderisse sulle pareti di plastica. Nell’intervallo di tempo in cui la mia passera rimaneva sotto vuoto Ettore si levava i suoi abiti e saliva sul tavolo, mettendo le sue palle a disposizione della mia bocca.
“Leccami i coglioni Barbara! Fammi diventare il cazzo duro così mostreremo a Fabio il palo che farà finalmente godere la sua donna. Vedrai che pian piano farò di te una grande troia!”
L’eccitazione di Ettore aveva ormai condizionato il suo linguaggio quindi, spogliato anche dei suoi vestiti, lo rendeva più rude e volgare. Fabio invece galleggiava in una sofferenza mentale e fisica: da una parte soffriva, sia perché umiliato nel vedermi con un altro uomo e sia perché Ettore mi stava facendo godere come forse lui non era mai riuscito prima; dall’altra parte era sofferente perché impossibilitato a poter avere una erezione completa, e oltretutto in balia di Serena che sadicamente strusciava il proprio sedere sopra il suo uccello. Mi chiedevo del perché Fabio non si ribellasse, perché accettasse quello che ci stavano facendo. Come fossimo stati trasportati dalla corrente ci eravamo fatti travolgere dai fatti accettando anche le conseguenze; a dirla tutta, io cominciavo a godere come una vacca, mentre probabilmente lui era contento di essere cornuto pur di far godere la propria moglie.
Dopo una ventina di minuti con la passera sotto vuoto e con la mia lingua che leccava un po’ le palle, un po’ il tronco e un po’ la cappella, Ettore si decise a farmela levare:
“Serena, vieni a dare una bella ciucciata a questi labbroni…forza levale la ventosa!”
Un senso di sollievo mi pervase non appena venne rimosso il succhia-vagina, tuttavia la vista della mia passera gonfia e lucida mi provocò una voglia matta di essere scopata. La medesima eccitazione travolse Serena che si gettò a capofitto a mangiare letteralmente la mia turgidissima passera. Nel frattempo l’uccello di Ettore entrava sempre più in profondità nella mia bocca soffocandomi e provocandomi continui colpi di tosse.
Poco dietro, Fabio, rimasto ancorato alla sua sedia, stava impazzendo con l’uccello in gabbia, la vista delle terga di Serena ingioiellata da un dildo che le riempiva il culo e soprattutto io, la sua donna, soffocata dal cazzo di un altro uomo: cornuto e umiliato!
La lingua di quel diavolo di Serena mi stava pian piano portando all’orgasmo che non tardò ad arrivare quando alla lingua si aggiunsero due dita che penetravano intimamente il mio sesso. Non feci in tempo a riprendermi che Ettore liberò la mia bocca dal suo cazzo, scese dal tavolo e prese il posto di Serena iniziando a scoparmi.
“Serena, occupati del cornuto, fagli scoppiare i coglioni!”
Ettore si era trasformato: scopava come una bestia e si lasciava andare continuamente a turpiloqui. Intanto, io continuavo a godere sempre supina sopra il tavolo, Ettore pompava con ritmo estenuante tenendomi i seni con le sue grandi mani e a tratti stringendomeli fino a strapparmi dei gemiti di dolore che si inserivano perfettamente tra le urla di piacere che liberavo quando venivo.
Serena, invece, si stava concentrando sui poveri testicoli di Fabio leccandoli e graffiandoli con le unghie. Pochi minuti dopo sentivo i rantoli di Fabio che aveva raggiunto l’orgasmo.
“Uhh sei venuto caro!!!”
Nel proferire ciò Serena rideva e si avvicinava ad Ettore, che mi stava scopando con un ritmo incessante, lo baciava sensualmente e dal collo gli sfilava la catenina alla quale era appesa la chiave del costrittore. Quindi liberava il povero uccello di Fabio e lo ripuliva con delle salviette.
Subito dopo Ettore mi fece cambiare posizione sferrandomi una violenta pacca sulla coscia in prossimità della natica sinistra:
“Mettiti in piedi Barbara! Ti voglio fottere a novanta gradi!”
Scesi dal tavolo e con le gambe tremanti mi girai a pecora, come ordinato da Ettore che riprese immediatamente a lavorarmi con ancor più foga. Quando sentii che l’eccitazione era ormai al culmine, Ettore iniziò contemporaneamente a masturbarmi con una mano, andandomi a stuzzicare il clitoride ancora gonfio dal trattamento con il vuoto ricevuto poco prima. Ci volle poco che esplosi in un potente orgasmo. Schizzai sul pavimento e piegai le gambe dalla fatica, ero stremata. Tuttavia Ettore continuò ancora a scoparmi per qualche minuto, finché non si fermò per riprendere fiato: era completamente sudato, dalla testa ai piedi.
“Fabio! Cosa dici… sto lavorando per bene la tua donna?”
Fabio aveva abbassato lo sguardo come rassegnato mentre Ettore si sedeva su una sedia:
“Ora tua moglie è la mia troia, caro Fabio! ...forza Barbara vieni a impalarti sul mio cazzone! siediti sopra e sfondati la fica! Voglio vederti sprofondare sul cazzo! prendilo tutto fino alla radice e muoviti di gusto!”
Andai a sedermi di spalle sopra il palo di Ettore squattando e sostenendomi con le mie braccia sulle sue gambe per tenermi in equilibrio. Fabio con lo sguardo fisso sulla mia passera aveva l’uccello finalmente libero e stava nuovamente riprendendo vigore, evidentemente eccitato, di fronte a sua moglie che scopava con un altro uomo.
La vista dell’uccello di mio marito mi diede una ulteriore scossa che mi aiutò ad affondare più rapidamente sul membro di Ettore facendomi squirtare ancora una volta. Serena, che si masturbava e si godeva la scena da due passi, si avvicinò ordinandomi di alzarmi e di portare rispetto al cazzo di Ettore che mi aveva fatto godere:
“Ringrazia il tuo padrone troia! Sollevati e succhia la tua sborra dal suo cazzo, ripuliscilo e poi impalati di nuovo!”
Mi fecero ripetere la cosa una seconda volta e fortunatamente quando davvero ormai non mi reggevano più le gambe, Ettore raggiunse l’orgasmo riempiendomi la passera di sperma.
“Falla colare sull’uccello, Barbara! E poi lecca e ingoia tutto! Serena si assicurerà che tu faccia un lavoro perfetto!”
Fu dura! Mi faceva troppo schifo, ma sapevo che se non lo avessi fatto avrei subito di peggio e comunque in fondo in fondo non volevo deludere Ettore, soprattutto dopo tutti gli orgasmi che mi aveva fatto avere.
Continua…
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2022-04-13
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