La svolta - Capitolo 4
di
duke69
genere
dominazione
Non avrei mai pensato di poter vivere esperienze così perverse e per lo più in uno stato di sottomissione. Ettore aveva il controllo della mia volontà, ero chiaramente stata soggiogata dalla sua personalità e accecata dal suo fascino. La mattinata era trascorsa di perversione in perversione: il risultato si vedeva nella punta dei capelli impiastricciati dal mix di liquidi nei quali si erano bagnati e si sentiva dallo sperma che dalla vagina ancora colava lungo le cosce.
“Barbara, prendi queste salviette e pulisciti! …poi siediti nel divano, di fianco al cornuto perché ho una lezione da impartirvi”
Presi le salviette e cercai di pulirmi meglio che potevo, quindi mi sedetti di fianco a Fabio, che umiliato a più non posso da Ettore, aveva lo sguardo fisso sul pavimento.
“Serena!!! Mettiti in posizione! Lo sai che ti devo punire…vero?”
“Non capisco…che cosa ho fatto?”
“Lo hai fatto venire, brutta troia!!!”
“Ma…ma io ho fatto quanto mi hai ordinato, purtroppo lui non ha resistito e…”
“Cazzo Serena! Era nelle tue mani, dovevi controllare meglio la tua libidine e fermarti quando lo richiedeva il momento. Piegati sulle mie ginocchia e …culo bene in alto! Fabio e Barbara parteciperanno attivamente alla tua punizione, inizialmente contando all’unisono ogni sculacciata …cominciamo!”
Serena, che indossava solo il top e aveva ancora il plug anale che le riempiva il sedere, si era posizionata sulle gambe di Ettore, con la punta delle mani e dei piedi che poggiavano sul pavimento e con il culetto, meravigliosamente rotondo e formoso, a disposizione delle mani di Ettore che non fece passare troppo tempo prima di farle partire…
“Sock”…“Uno”…“Sock”…“Due”…
Ettore colpiva le natiche di Serena con forza e precisione cercando di non tralasciare un lembo di pelle. Dopo diversi minuti, io e Fabio ci trovammo a dire “Cento”: cinquanta schiaffi per chiappa! Quelle sculacciate avevano, in qualche modo rotto, quell’alone di indifferenza che si era creato tra me e Fabio, ormai presi da quella punizione che assumeva sempre più le dimensioni di un supplizio; il colore della pelle candida di Serena era diventato rosso e la stessa schiava iniziava a gemere più forte ad ogni nuovo colpo. “Centotrenta” ed Ettore non si era fermato: la sofferenza di Serena aumentava e i suoi occhi erano ormai lucidi e pronti a rilasciare la prima lacrima. “Centocinquanta” e Serena iniziava ad emettere un grido di dolore ad ogni schiaffo ricevuto. Io e Fabio non avevamo mai assistito ad una simile punizione e facevamo anche fatica ad andare avanti nel conteggio. Poi finalmente Ettore si fermò: centosessanta colpi e le natiche di Serena erano diventate rosso fuoco. Ma la punizione non era finita:
“Sollevati troia! Siediti sopra di me, gambe divaricate e fica aperta verso i nostri ospiti…Barbara: ora continui tu!”
“Co…come …io? Io non riesco…”
“Si che ci riesci, Barbara! Dieci schiaffi sulla fica della nostra Serena! Se ti rifiuti di darli o non metti la giusta energia, ci penserò io, ma arriverò a cinquanta!”
Mi dispiaceva dover infierire su quella ragazza, ma non potevo permettere che subisse una punizione più severa, così iniziai a battere sul sesso di Serena in un conto alla rovescia da brividi.
“Dieci! …Sock”
“Nove...”
Trovai sorprendente il fatto che dopo essere arrivata al terzo schiaffo cominciavo a provare una piacevole nuova sensazione.
Ad un certo punto, Serena, che ormai non aveva più voce ed emetteva urla roche, non riuscì più a trattenere il dildo che le tappava il culo e lo espulse sul pavimento come fosse stato un razzo.
Fu proprio in quel momento, quando assestai il sesto schiaffo e osservai la passera gonfia e rossa di Serena, nonché il culo ancora ben dilatato, che mi sentii oscenamente bagnata: ci stavo prendendo gusto e quella situazione mi stava eccitando tremendamente.
Probabilmente l’espressione sul mio volto mi aveva tradita, e quando arrivai allo schiaffo finale Ettore era già dietro di me che tastava con la sua mano la mia fica bagnata.
“Vedo con piacere che ti sei eccitata come una troia a punire la mia schiava…vuoi continuare?”
“Ma…veramente…no non voglio farle ulteriore male…”
Ettore si irrigidì come contrariato dalle mie parole e mentre affondava, con decisione, tre dita nella mia passera facendomi sobbalzare, ripeté la domanda urlando come ad imporre una risposta affermativa:
“VUOI CONTINUARE BARBARA???”
Come se fossi stata posseduta, risposi in preda all’autentica eccitazione di poter continuare a battere quella povera vittima:
“SI CAZZO!!! SI!!!”
E tutto ciò, mentre Serena strabuzzava gli occhi, un po’ dallo stupore della mia reazione e un po’ dal terrore di continuare a soffrire sotto i colpi di una nuova aguzzina. Intanto Fabio, sotto lo sguardo irridente di Ettore, aveva nuovamente l’uccello che scoppiava dentro la sua gabbietta.
Dopo altri dieci colpi, Ettore mi bloccò, la punizione era quasi conclusa:
“Ora Serena, riprendi il cazzo del cornuto in bocca insieme a tutta la gabbietta e lo insalivi per bene facendogli desiderare di sborrare più di qualsiasi altra cosa al mondo: ma fai attenzione, perché se viene un’altra volta ti frusto a sangue!”
Serena, che aveva gli occhi rossi e gonfi ancora tremante dalla punizione appena subita, si mise accovacciata sui piedi di Fabio che era rimasto seduto sulla sedia e con grande difficoltà inizio a riempirsi la bocca di quel che poteva tra plastica, metallo e carne.
Serena fissava il volto di Fabio, che grondava di sudore, come a supplicare che non venisse, ma inevitabilmente bastarono pochi minuti affinché Fabio, ancora eccitato dallo spettacolo appena visto, ebbe un altro orgasmo. Serena rimase di ghiaccio, tuttavia non sembrava terrorizzata come avrei immaginato, e infatti doveva conoscere bene Ettore il quale alla vista di quanto appena accaduto scoppiò in una grossa risata umiliando ancora una volta il povero Fabio.
“Basta! Adesso datevi una rinfrescata, ricomponetevi e sparite! Questa sera ho un po’ di lavoro da sbrigare e nel pomeriggio ho necessità di riposare.
Poco tempo dopo andammo tutti via, ognuno per conto suo con il mezzo con cui era arrivato, così io e Fabio ci ritrovammo direttamente a casa.
“Senti Fabio, sto riflettendo su come sia cambiata la nostra vita…se non ti va più di continuare questa storia, molliamo tutto e ritorniamo alla normalità…”
“Non lo so Barbara…tutte queste vicende ci hanno fatto allontanare proprio dalla nostra normalità e ci hanno fatto sperimentare situazioni eccitanti mai vissute prima d’ora. Non mi è dispiaciuto uscire dalla noiosa e monotona routine della quotidianità e l’eccitazione di certi momenti mi ha fatto salire il sangue alla testa. Mi sono eccitato parecchio nel vederti particolarmente coinvolta nel punire Serena, per qualche minuto non sembravi più tu, e quella tua immagine mi ha fortemente condizionato e portato all’ultimo orgasmo. ll problema è che sono frequentemente ipereccitato, non ho la possibilità di sfogarmi completamente e soprattutto ti sto desiderando come non mai, ma… non posso averti!”
“Oddio…non so che fare, magari parlo con Ettore e lo convinco a farmi dare la chiave…si, mi è piaciuto battere Serena, mi sono resa conto che man mano che la punizione proseguiva mi bagnavo sempre di più. È stata una sensazione incredibile, sentivo il cuore battere a mille e ad ogni colpo che le davo mi ricaricavo come una molla.”
“Si, è l’impressione che ho avuto anch’io! Non ti avevo mai visto così!”
Mi avvicinai a Fabio, gli diedi un bacio sulla guancia ma non andai oltre, sapendo bene che gli avrei fatto del male alimentando ancora di più la sua voglia repressa di scopare.
“Dai, domani provo a contattare Ettore…”
Il mattino successivo chiamai Ettore:
“Ciao, volevo parlarti, possibilmente di persona!”
“Certo Barbara, …è successo qualcosa?”
“No, si tratta di Fabio e del suo …stato”
“Barbara! Quando parli con me devi chiamarlo ‘il cornuto’, ti è chiaro?”
“Si, scusami”
“e allora riformula quanto dicevi…”
“…si tratta del cornuto e del suo stato…!”
“Oggi e domani non posso, vediamoci dopodomani, in tarda serata, ti contatto io!”
Chiuse la telefonata senza darmi la possibilità di rispondere. Rimasi un po’ delusa, convinta di poterlo incontrare prima e di poter risolvere subito la faccenda. Così per altri due giorni andammo avanti con il solito tran tran. La suoneria dello smartphone si attivò quando già cominciavo a pensare che Ettore avesse dimenticato di contattarmi.
“Tra mezzora nel mio appartamento!”
Sotto gli occhi vogliosi di Fabio indossai un completino intimo in pizzo nero composto da un perizoma e un reggiseno a balconcino. Un tubino rosso e delle scarpe nere con tacco dieci completavano il mio abbigliamento, volutamente d’assalto per avere più probabilità di ottenere qualcosa da Ettore.
Parcheggiata l’auto nel seminterrato mi presentai di fronte alla porta d’ingresso dell’appartamento di Ettore esattamente mezzora dopo. Quando aprì la porta rimase di stucco:
“Wow, che fica!!!...credo che andrai via domani mattina dopo che ti avrò scopato per tutta la notte, cara Barbara!”
Risposi in modo confuso un po’ colpita dal complimento e un po’ dalla sorpresa che avrei trascorso la notte fuori di casa e sarei andata a lavoro probabilmente senza chiudere occhio.
“…ah, ehm…grazie!?!”
Entrammo dentro, mi fece sedere su una sedia e mi invitò a parlare di fronte ad un bicchiere di vino rosso. Chiesi dunque quanto volevo per Fabio.
“Immaginavo che la richiesta fosse questa! Nessun problema, ma anch’io chiedo qualcosa in cambio, cara Barbara… e lo voglio da te!”
Ettore si era avvicinato a me e, girandomi intorno, mi aveva bisbigliato all’orecchio, mentre con la punta della lingua ne aveva lambito il lobo. Un brivido aveva percorso il mio collo ed era sceso lungo la schiena.
“Che cosa mi chiederai Ettore?”
“Beh, voglio di più da te, vorrò che guardandomi negli occhi arrivassi a dirmi quanto sarai orgogliosa di essere la mia troia, una troia senza limiti, disposta a tutto pur di compiacermi!”
Cazzo! Ancora una volta riusciva a farmi stare senza parole: quel suo tono di voce e quello sguardo mi ipnotizzavano. Tuttavia non era ben chiaro quello che volesse da me.
“Mah, in sostanza che cosa dovrei fare…?”
“Sesso, sesso e ancora sesso! …in modo meno convenzionale ma in ogni caso nulla che possa nuocere alla tua salute o alla tua immagine pubblica. Non ti svelerò dettagli per il momento… avrò da fare nei prossimi giorni e anche nel fine settimana, per cui ci vediamo lunedì prossimo…ti invierò un messaggio WhatsApp di conferma domenica sera.”
Ormai avevamo finito di sorseggiare il vino, quando Ettore si calò i pantaloni e si sedette sul tavolo di fronte a me porgendomi contemporaneamente un vibratore a forma di fallo:
“Masturbati e succhiami il cazzo!”
Mi sollevai dalla sedia giusto per tirare su il tubino e spostare il perizoma di lato per scoprire la passera, quindi depositai un po’ di saliva sul fallo e un po’ sulla passera per iniziare a bagnarmi e facilitare la penetrazione. Poi ripresi posto e mentre la mia mano andava e veniva, presi in bocca l’uccello di Ettore già perfettamente eretto e pronto per il pompino. Solo qualche secondo dopo aver iniziato, mi resi conto di come avessi eseguito gli ordini di Ettore con una naturalezza sconcertante, probabilmente non giustificata dall’exploit sessuale degli ultimi tempi.
“Uh…stai diventando sempre più brava e porca come piace a me, ma dovrai fare ancora tante esperienze…adesso accenditi il vibratore alla massima potenza, voglio vederti squirtare come una cagna in calore!”
Continua…
“Barbara, prendi queste salviette e pulisciti! …poi siediti nel divano, di fianco al cornuto perché ho una lezione da impartirvi”
Presi le salviette e cercai di pulirmi meglio che potevo, quindi mi sedetti di fianco a Fabio, che umiliato a più non posso da Ettore, aveva lo sguardo fisso sul pavimento.
“Serena!!! Mettiti in posizione! Lo sai che ti devo punire…vero?”
“Non capisco…che cosa ho fatto?”
“Lo hai fatto venire, brutta troia!!!”
“Ma…ma io ho fatto quanto mi hai ordinato, purtroppo lui non ha resistito e…”
“Cazzo Serena! Era nelle tue mani, dovevi controllare meglio la tua libidine e fermarti quando lo richiedeva il momento. Piegati sulle mie ginocchia e …culo bene in alto! Fabio e Barbara parteciperanno attivamente alla tua punizione, inizialmente contando all’unisono ogni sculacciata …cominciamo!”
Serena, che indossava solo il top e aveva ancora il plug anale che le riempiva il sedere, si era posizionata sulle gambe di Ettore, con la punta delle mani e dei piedi che poggiavano sul pavimento e con il culetto, meravigliosamente rotondo e formoso, a disposizione delle mani di Ettore che non fece passare troppo tempo prima di farle partire…
“Sock”…“Uno”…“Sock”…“Due”…
Ettore colpiva le natiche di Serena con forza e precisione cercando di non tralasciare un lembo di pelle. Dopo diversi minuti, io e Fabio ci trovammo a dire “Cento”: cinquanta schiaffi per chiappa! Quelle sculacciate avevano, in qualche modo rotto, quell’alone di indifferenza che si era creato tra me e Fabio, ormai presi da quella punizione che assumeva sempre più le dimensioni di un supplizio; il colore della pelle candida di Serena era diventato rosso e la stessa schiava iniziava a gemere più forte ad ogni nuovo colpo. “Centotrenta” ed Ettore non si era fermato: la sofferenza di Serena aumentava e i suoi occhi erano ormai lucidi e pronti a rilasciare la prima lacrima. “Centocinquanta” e Serena iniziava ad emettere un grido di dolore ad ogni schiaffo ricevuto. Io e Fabio non avevamo mai assistito ad una simile punizione e facevamo anche fatica ad andare avanti nel conteggio. Poi finalmente Ettore si fermò: centosessanta colpi e le natiche di Serena erano diventate rosso fuoco. Ma la punizione non era finita:
“Sollevati troia! Siediti sopra di me, gambe divaricate e fica aperta verso i nostri ospiti…Barbara: ora continui tu!”
“Co…come …io? Io non riesco…”
“Si che ci riesci, Barbara! Dieci schiaffi sulla fica della nostra Serena! Se ti rifiuti di darli o non metti la giusta energia, ci penserò io, ma arriverò a cinquanta!”
Mi dispiaceva dover infierire su quella ragazza, ma non potevo permettere che subisse una punizione più severa, così iniziai a battere sul sesso di Serena in un conto alla rovescia da brividi.
“Dieci! …Sock”
“Nove...”
Trovai sorprendente il fatto che dopo essere arrivata al terzo schiaffo cominciavo a provare una piacevole nuova sensazione.
Ad un certo punto, Serena, che ormai non aveva più voce ed emetteva urla roche, non riuscì più a trattenere il dildo che le tappava il culo e lo espulse sul pavimento come fosse stato un razzo.
Fu proprio in quel momento, quando assestai il sesto schiaffo e osservai la passera gonfia e rossa di Serena, nonché il culo ancora ben dilatato, che mi sentii oscenamente bagnata: ci stavo prendendo gusto e quella situazione mi stava eccitando tremendamente.
Probabilmente l’espressione sul mio volto mi aveva tradita, e quando arrivai allo schiaffo finale Ettore era già dietro di me che tastava con la sua mano la mia fica bagnata.
“Vedo con piacere che ti sei eccitata come una troia a punire la mia schiava…vuoi continuare?”
“Ma…veramente…no non voglio farle ulteriore male…”
Ettore si irrigidì come contrariato dalle mie parole e mentre affondava, con decisione, tre dita nella mia passera facendomi sobbalzare, ripeté la domanda urlando come ad imporre una risposta affermativa:
“VUOI CONTINUARE BARBARA???”
Come se fossi stata posseduta, risposi in preda all’autentica eccitazione di poter continuare a battere quella povera vittima:
“SI CAZZO!!! SI!!!”
E tutto ciò, mentre Serena strabuzzava gli occhi, un po’ dallo stupore della mia reazione e un po’ dal terrore di continuare a soffrire sotto i colpi di una nuova aguzzina. Intanto Fabio, sotto lo sguardo irridente di Ettore, aveva nuovamente l’uccello che scoppiava dentro la sua gabbietta.
Dopo altri dieci colpi, Ettore mi bloccò, la punizione era quasi conclusa:
“Ora Serena, riprendi il cazzo del cornuto in bocca insieme a tutta la gabbietta e lo insalivi per bene facendogli desiderare di sborrare più di qualsiasi altra cosa al mondo: ma fai attenzione, perché se viene un’altra volta ti frusto a sangue!”
Serena, che aveva gli occhi rossi e gonfi ancora tremante dalla punizione appena subita, si mise accovacciata sui piedi di Fabio che era rimasto seduto sulla sedia e con grande difficoltà inizio a riempirsi la bocca di quel che poteva tra plastica, metallo e carne.
Serena fissava il volto di Fabio, che grondava di sudore, come a supplicare che non venisse, ma inevitabilmente bastarono pochi minuti affinché Fabio, ancora eccitato dallo spettacolo appena visto, ebbe un altro orgasmo. Serena rimase di ghiaccio, tuttavia non sembrava terrorizzata come avrei immaginato, e infatti doveva conoscere bene Ettore il quale alla vista di quanto appena accaduto scoppiò in una grossa risata umiliando ancora una volta il povero Fabio.
“Basta! Adesso datevi una rinfrescata, ricomponetevi e sparite! Questa sera ho un po’ di lavoro da sbrigare e nel pomeriggio ho necessità di riposare.
Poco tempo dopo andammo tutti via, ognuno per conto suo con il mezzo con cui era arrivato, così io e Fabio ci ritrovammo direttamente a casa.
“Senti Fabio, sto riflettendo su come sia cambiata la nostra vita…se non ti va più di continuare questa storia, molliamo tutto e ritorniamo alla normalità…”
“Non lo so Barbara…tutte queste vicende ci hanno fatto allontanare proprio dalla nostra normalità e ci hanno fatto sperimentare situazioni eccitanti mai vissute prima d’ora. Non mi è dispiaciuto uscire dalla noiosa e monotona routine della quotidianità e l’eccitazione di certi momenti mi ha fatto salire il sangue alla testa. Mi sono eccitato parecchio nel vederti particolarmente coinvolta nel punire Serena, per qualche minuto non sembravi più tu, e quella tua immagine mi ha fortemente condizionato e portato all’ultimo orgasmo. ll problema è che sono frequentemente ipereccitato, non ho la possibilità di sfogarmi completamente e soprattutto ti sto desiderando come non mai, ma… non posso averti!”
“Oddio…non so che fare, magari parlo con Ettore e lo convinco a farmi dare la chiave…si, mi è piaciuto battere Serena, mi sono resa conto che man mano che la punizione proseguiva mi bagnavo sempre di più. È stata una sensazione incredibile, sentivo il cuore battere a mille e ad ogni colpo che le davo mi ricaricavo come una molla.”
“Si, è l’impressione che ho avuto anch’io! Non ti avevo mai visto così!”
Mi avvicinai a Fabio, gli diedi un bacio sulla guancia ma non andai oltre, sapendo bene che gli avrei fatto del male alimentando ancora di più la sua voglia repressa di scopare.
“Dai, domani provo a contattare Ettore…”
Il mattino successivo chiamai Ettore:
“Ciao, volevo parlarti, possibilmente di persona!”
“Certo Barbara, …è successo qualcosa?”
“No, si tratta di Fabio e del suo …stato”
“Barbara! Quando parli con me devi chiamarlo ‘il cornuto’, ti è chiaro?”
“Si, scusami”
“e allora riformula quanto dicevi…”
“…si tratta del cornuto e del suo stato…!”
“Oggi e domani non posso, vediamoci dopodomani, in tarda serata, ti contatto io!”
Chiuse la telefonata senza darmi la possibilità di rispondere. Rimasi un po’ delusa, convinta di poterlo incontrare prima e di poter risolvere subito la faccenda. Così per altri due giorni andammo avanti con il solito tran tran. La suoneria dello smartphone si attivò quando già cominciavo a pensare che Ettore avesse dimenticato di contattarmi.
“Tra mezzora nel mio appartamento!”
Sotto gli occhi vogliosi di Fabio indossai un completino intimo in pizzo nero composto da un perizoma e un reggiseno a balconcino. Un tubino rosso e delle scarpe nere con tacco dieci completavano il mio abbigliamento, volutamente d’assalto per avere più probabilità di ottenere qualcosa da Ettore.
Parcheggiata l’auto nel seminterrato mi presentai di fronte alla porta d’ingresso dell’appartamento di Ettore esattamente mezzora dopo. Quando aprì la porta rimase di stucco:
“Wow, che fica!!!...credo che andrai via domani mattina dopo che ti avrò scopato per tutta la notte, cara Barbara!”
Risposi in modo confuso un po’ colpita dal complimento e un po’ dalla sorpresa che avrei trascorso la notte fuori di casa e sarei andata a lavoro probabilmente senza chiudere occhio.
“…ah, ehm…grazie!?!”
Entrammo dentro, mi fece sedere su una sedia e mi invitò a parlare di fronte ad un bicchiere di vino rosso. Chiesi dunque quanto volevo per Fabio.
“Immaginavo che la richiesta fosse questa! Nessun problema, ma anch’io chiedo qualcosa in cambio, cara Barbara… e lo voglio da te!”
Ettore si era avvicinato a me e, girandomi intorno, mi aveva bisbigliato all’orecchio, mentre con la punta della lingua ne aveva lambito il lobo. Un brivido aveva percorso il mio collo ed era sceso lungo la schiena.
“Che cosa mi chiederai Ettore?”
“Beh, voglio di più da te, vorrò che guardandomi negli occhi arrivassi a dirmi quanto sarai orgogliosa di essere la mia troia, una troia senza limiti, disposta a tutto pur di compiacermi!”
Cazzo! Ancora una volta riusciva a farmi stare senza parole: quel suo tono di voce e quello sguardo mi ipnotizzavano. Tuttavia non era ben chiaro quello che volesse da me.
“Mah, in sostanza che cosa dovrei fare…?”
“Sesso, sesso e ancora sesso! …in modo meno convenzionale ma in ogni caso nulla che possa nuocere alla tua salute o alla tua immagine pubblica. Non ti svelerò dettagli per il momento… avrò da fare nei prossimi giorni e anche nel fine settimana, per cui ci vediamo lunedì prossimo…ti invierò un messaggio WhatsApp di conferma domenica sera.”
Ormai avevamo finito di sorseggiare il vino, quando Ettore si calò i pantaloni e si sedette sul tavolo di fronte a me porgendomi contemporaneamente un vibratore a forma di fallo:
“Masturbati e succhiami il cazzo!”
Mi sollevai dalla sedia giusto per tirare su il tubino e spostare il perizoma di lato per scoprire la passera, quindi depositai un po’ di saliva sul fallo e un po’ sulla passera per iniziare a bagnarmi e facilitare la penetrazione. Poi ripresi posto e mentre la mia mano andava e veniva, presi in bocca l’uccello di Ettore già perfettamente eretto e pronto per il pompino. Solo qualche secondo dopo aver iniziato, mi resi conto di come avessi eseguito gli ordini di Ettore con una naturalezza sconcertante, probabilmente non giustificata dall’exploit sessuale degli ultimi tempi.
“Uh…stai diventando sempre più brava e porca come piace a me, ma dovrai fare ancora tante esperienze…adesso accenditi il vibratore alla massima potenza, voglio vederti squirtare come una cagna in calore!”
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