Un bacio può voler dire...
di
Lucrezia
genere
sentimentali
Baciare, baciare appassionatamente, sensualmente, oppure distrattamente, baciare per salutare una persona amica o un amante o ancora la persona che si ama o sconosciuta.
Ma allora cos'è il bacio, no non voglio banalizzare con la storia dell'apostrofo rosa, no parlo seriamente.
Quando baciate pensate? E se lo fate a cosa pensate. Personalmente non saprei cosa rispondere; cioè un momento, non sempre dovrei dire, perché a volte sono consapevole del fatto che non me ne frega niente dell'atto in quanto della persona che sto baciando non mi interessa minimamente, magari la bacio distrattamente in forma di saluto.
No i baci che mi interessano sono altri, quelli intensi, quelli che lasciano uno strascico nella mente e nel cuore, e magari anche nello stomaco.
Ecco sto parlando di quella sensazione, ci sono arrivata, sto parlando del dopo, di quando le bocche si sono separate e il cervello ricomincia penosamente a funzionare, a razionalizzare l'evento appena accaduto.
Quattordici anni fa diedi il primo bacio a Giovanna, oddio se ci penso mi spavento del tempo passato, ma è così il tempo passa ma quel bacio non lo scordo.
Fu guidato non dalla passione, ma dall'entusiasmo, ci eravamo dette sì guardandoci negli occhi; il cuore che batte, lo stomaco che sembra voler uscire e liberare le farfalle e noi due ventottenni ci stavano comportando come delle adolescenti al primo bacio.
Ma era il primo bacio, il nostro primo bacio e chi se ne frega del resto, delle conseguenze, di ciò che penserà la gente, ma davvero non pensavo a nulla; o meglio, pensavo a noi e alla felicità che quel bacio mi stava dando.
E poi? Poi ci sono altri baci, quelli clandestini, quelli che generano i sensi di colpa, i peggiori forse, ma anche quelli che ti fanno sentire viva, ti fanno capire chi sei.
Non sempre sia chiaro, a volte ti trovi invischiata in situazioni in cui neppure sai bene come ci sei finita e se non ci stai attenta combini un guaio.
Come con... caspita, non mi ricordo neppure come si chiamava ma meglio così, meglio perché meglio sarebbe dimenticare ma non ci riesco, e quando ripenso al tutto mi prende un certo non so che laggiù in fondo, sì tra le gambe avete capito bene, e seppure non ricordo il suo nome, ricordo bene cosa successe, eccome se lo ricordo.
Fu proprio un mese dopo quel famoso primo bacio, ero in vacanza con i miei genitori in Sicilia, vacanza programmata da tempo, non rimandabile, inderogabile; e mica ho un padre militare per caso.
Vacanza in campeggio, una palla se non fosse per due cose, la piscina e il telefonino. Fu l'anno in cui mi abbronzai di più.
Ero sempre sdraiata sul lettino, mi bagnavo in piscina giusto per non morire disidratata, e poi giù a mandare SMS amorosi, spesi pure un bel po' di soldi con le tariffe telefoniche del tempo, ma non me ne poteva fregare di meno.
E poi c'erano i gelati, no niente di che, roba industriale, ma mi servivano ad evitare le sigarette.
La lontananza mi attanagliava lo stomaco, le sigarette non ingrassano i gelati sì, ma il capitano non voleva che fumassi e tutto sommato nemmeno io; ne fumo una quando sono particolarmente nervosa o angosciata per qualcosa, ma in quell'anno rischiai di diventare un'accanita fumatrice, e così i gelati furono il loro degno surrogato.
Ora i gelati, o meglio il frigorifero dei gelati era gestito dal ragazzo tuttofare, un bel figo del posto, che tutte le mattine arrivava sulla sua potente moto, camicia sbottonata, fisico in mostra.
Io mi rendevo conto del fatto che il tipo mi attirava, ma allo stesso tempo ci passavo sopra con vera superiorità, gli SMS che lanciavo nell'etere ne erano la prova, e quelli che ricevevo erano degne risposte ai miei ti amo.
Puro sesso voglioso, scabroso e indecente, condito da quelle frasi mielose che solo due innamorate sanno lanciarsi, e tutto ciò si rifletteva nel mio corpo, nel suo modo nervoso di muoversi, nelle pose se non scandalose di certo sconvenienti che prendevo, aprendo e chiudendo le gambe, ad esempio.
Come ad esempio mangiavo il cono, di cui ero ghiotta, specie se mi arrivavano MMS con foto delle sue parti intime; allora con la punta della lingua assaporavo la panna semidura del cornetto e lì se non avevo orgasmi autoindotti poco ci mancava.
Avvampavo di calore e a quel punto la piscina doveva essere mia, con la sua frescura rinfrescante.
E accadde che un giorno, dopo una nuotata rinfrescante, uscii da detta piscina con un balzo, va bè niente cose alla Marvel, no semplicemente non usai le scalette ma presa la spinta appoggiai le mani al bordo e tirando andai su, ben su, fino a potermi girare e sedere sul bordo.
Una cosa che avevo imparato a fare quando facevo nuoto, non è difficile e riesce facilmente ma fa la sua porca figura ed io modestamente di figura ne ho un po' da vendere.
Immaginatevi questa biondina di quasi un metro e ottanta, belle tette, che d'improvviso si erge davanti a voi grondante d'acqua e vi sorride.
Ecco quella è la scena, ora immaginatevi pure il tipo di cui prima che vi guarda imbambolato, ecco ed ora immaginatevi pure che suddetta biondina nordica viene anzi no, incede verso di voi e vi chiede un cornetto.
Ecco lo sapevo maschietti, vi è caduta la mascella, ma anche al tipo eh, anche a lui per un attimo si era azzerata la salivazione con incapacità di deglutire; per un attimo non seppe che dire, poi si girò e mi chiese di seguirlo in magazzino che i coni li teneva di la che nel frigo erano terminati.
Non era vero, li avevo visti, ma stetti al gioco, entrai nel magazzino e vidi che non era solo, cavolo in due non me l'aspettavo.
Galantemente mi si fece vicino, mi passò una mano sulle spalle e mi presentò l'amico a cui scioccamente diedi la mano, poi mi girò la testa e mi schiocca una bacio, io mi stacco e guardo l'amico che si avvicina ed io bacio anche lui.
La mente non so dov'era in quel momento, semplicemente non c'era ne lei, ne il cuore e ne lo stomaco, ma neppure il resto di Lucrezia semplicemente non sapevo cosa stavo facendo, la situazione mi era sfuggita di mano, la situazione sì ma i coni dei due tipi no.
Senza neppure accorgermi stavo strusciando i palmi sui cazzi turgidi dei due tipi, e scusate ma devo per forza usare questa parola, cazzi, perché forse rende meglio l'idea di come mi sentivo al momento. Potente.
Ero una strafiga, che baciava due bei manzi e nel frattempo li teneva a se per i loro due bei guinzagli di carne, donne potete capirmi.
E poi quando cazzo mi ricapitava un'occasione così, scusate sto diventando volgare, ma seppure sono passati quattordici anni, ancora sento le contrazioni sotto il monte di Venere e la mano vola giù a stringere la mia voglia.
Ma ecco che il folletto dispettoso si fa avanti con un sorriso sarcastico e indicandomi col dito mi fa "e allora Giovanna?".
Cazzo che stronzo, in un attimo ho davanti a me tutti gli SMS e gli MMS e le parole calde e avvolgenti e l'eros che davvero si fa parola e ti fa comprendere il senso delle parole del grande Battiato e tu ti senti impotente e in un attimo, passi a farfugliare scuse deficienti per quanto veritiere, e tutte quelle commedie con i loro "non posso" e "cielo mio marito" diventano improvvisamente vere.
E così dopo il cervello tornano le farfalle nello stomaco, il cuore batte forte, il viso avvampa, le gambe, le tue belle gambe lunghe e dritte si fanno molli e le tue mani che ancora pescano nei boxer, non le senti più.
Ma che cazzo sto facendo mi chiedo, a voce alta; ti scusi ma le scuse non servono, servirebbe piuttosto una pala per scavarti la fossa, ma la pala non c'è e allora scappi, ma scappi dove, il campeggio quello è e tu sei come una gallina in un pollaio, per quanto vuoi nasconderti, prima o poi il gallo ti trova.
E ti ritrovi a raccontargli una parte, una pièce teatrale della tua vita, perché hai ritrovata quella lucidità sufficiente ad inventarti una scusa credibile per lui.
Già per lui, ma a Giovanna cosa dirai, come prenderà il tuo tradimento solo un mese dopo tutte quelle promesse e dopo tutti quegli SMS e quegli MMS, capirà che ho vinta la scommessa con il diavolo, o penserà solo che per me un bacio e solo un appoggiar di labbra su altre labbra così come si appoggia la mano su un tavolo, mentre per me è davvero un apostrofo rosa tra le parole t'amo.
E così concludo questo mio lungo discorso su quanto può anzi è importante un bacio, che può portare a conseguenze terribili, e a sensi di colpa infiniti. Per fortuna o forse meglio, per il cuore, io e Giovanna dopo quattordici anni stiamo ancora insieme, ed ora la vado a svegliare, ho voglia di baci e carezze.
Buon primo maggio a tutti.
Lú.
PS: però quei due cazzi...
Ma allora cos'è il bacio, no non voglio banalizzare con la storia dell'apostrofo rosa, no parlo seriamente.
Quando baciate pensate? E se lo fate a cosa pensate. Personalmente non saprei cosa rispondere; cioè un momento, non sempre dovrei dire, perché a volte sono consapevole del fatto che non me ne frega niente dell'atto in quanto della persona che sto baciando non mi interessa minimamente, magari la bacio distrattamente in forma di saluto.
No i baci che mi interessano sono altri, quelli intensi, quelli che lasciano uno strascico nella mente e nel cuore, e magari anche nello stomaco.
Ecco sto parlando di quella sensazione, ci sono arrivata, sto parlando del dopo, di quando le bocche si sono separate e il cervello ricomincia penosamente a funzionare, a razionalizzare l'evento appena accaduto.
Quattordici anni fa diedi il primo bacio a Giovanna, oddio se ci penso mi spavento del tempo passato, ma è così il tempo passa ma quel bacio non lo scordo.
Fu guidato non dalla passione, ma dall'entusiasmo, ci eravamo dette sì guardandoci negli occhi; il cuore che batte, lo stomaco che sembra voler uscire e liberare le farfalle e noi due ventottenni ci stavano comportando come delle adolescenti al primo bacio.
Ma era il primo bacio, il nostro primo bacio e chi se ne frega del resto, delle conseguenze, di ciò che penserà la gente, ma davvero non pensavo a nulla; o meglio, pensavo a noi e alla felicità che quel bacio mi stava dando.
E poi? Poi ci sono altri baci, quelli clandestini, quelli che generano i sensi di colpa, i peggiori forse, ma anche quelli che ti fanno sentire viva, ti fanno capire chi sei.
Non sempre sia chiaro, a volte ti trovi invischiata in situazioni in cui neppure sai bene come ci sei finita e se non ci stai attenta combini un guaio.
Come con... caspita, non mi ricordo neppure come si chiamava ma meglio così, meglio perché meglio sarebbe dimenticare ma non ci riesco, e quando ripenso al tutto mi prende un certo non so che laggiù in fondo, sì tra le gambe avete capito bene, e seppure non ricordo il suo nome, ricordo bene cosa successe, eccome se lo ricordo.
Fu proprio un mese dopo quel famoso primo bacio, ero in vacanza con i miei genitori in Sicilia, vacanza programmata da tempo, non rimandabile, inderogabile; e mica ho un padre militare per caso.
Vacanza in campeggio, una palla se non fosse per due cose, la piscina e il telefonino. Fu l'anno in cui mi abbronzai di più.
Ero sempre sdraiata sul lettino, mi bagnavo in piscina giusto per non morire disidratata, e poi giù a mandare SMS amorosi, spesi pure un bel po' di soldi con le tariffe telefoniche del tempo, ma non me ne poteva fregare di meno.
E poi c'erano i gelati, no niente di che, roba industriale, ma mi servivano ad evitare le sigarette.
La lontananza mi attanagliava lo stomaco, le sigarette non ingrassano i gelati sì, ma il capitano non voleva che fumassi e tutto sommato nemmeno io; ne fumo una quando sono particolarmente nervosa o angosciata per qualcosa, ma in quell'anno rischiai di diventare un'accanita fumatrice, e così i gelati furono il loro degno surrogato.
Ora i gelati, o meglio il frigorifero dei gelati era gestito dal ragazzo tuttofare, un bel figo del posto, che tutte le mattine arrivava sulla sua potente moto, camicia sbottonata, fisico in mostra.
Io mi rendevo conto del fatto che il tipo mi attirava, ma allo stesso tempo ci passavo sopra con vera superiorità, gli SMS che lanciavo nell'etere ne erano la prova, e quelli che ricevevo erano degne risposte ai miei ti amo.
Puro sesso voglioso, scabroso e indecente, condito da quelle frasi mielose che solo due innamorate sanno lanciarsi, e tutto ciò si rifletteva nel mio corpo, nel suo modo nervoso di muoversi, nelle pose se non scandalose di certo sconvenienti che prendevo, aprendo e chiudendo le gambe, ad esempio.
Come ad esempio mangiavo il cono, di cui ero ghiotta, specie se mi arrivavano MMS con foto delle sue parti intime; allora con la punta della lingua assaporavo la panna semidura del cornetto e lì se non avevo orgasmi autoindotti poco ci mancava.
Avvampavo di calore e a quel punto la piscina doveva essere mia, con la sua frescura rinfrescante.
E accadde che un giorno, dopo una nuotata rinfrescante, uscii da detta piscina con un balzo, va bè niente cose alla Marvel, no semplicemente non usai le scalette ma presa la spinta appoggiai le mani al bordo e tirando andai su, ben su, fino a potermi girare e sedere sul bordo.
Una cosa che avevo imparato a fare quando facevo nuoto, non è difficile e riesce facilmente ma fa la sua porca figura ed io modestamente di figura ne ho un po' da vendere.
Immaginatevi questa biondina di quasi un metro e ottanta, belle tette, che d'improvviso si erge davanti a voi grondante d'acqua e vi sorride.
Ecco quella è la scena, ora immaginatevi pure il tipo di cui prima che vi guarda imbambolato, ecco ed ora immaginatevi pure che suddetta biondina nordica viene anzi no, incede verso di voi e vi chiede un cornetto.
Ecco lo sapevo maschietti, vi è caduta la mascella, ma anche al tipo eh, anche a lui per un attimo si era azzerata la salivazione con incapacità di deglutire; per un attimo non seppe che dire, poi si girò e mi chiese di seguirlo in magazzino che i coni li teneva di la che nel frigo erano terminati.
Non era vero, li avevo visti, ma stetti al gioco, entrai nel magazzino e vidi che non era solo, cavolo in due non me l'aspettavo.
Galantemente mi si fece vicino, mi passò una mano sulle spalle e mi presentò l'amico a cui scioccamente diedi la mano, poi mi girò la testa e mi schiocca una bacio, io mi stacco e guardo l'amico che si avvicina ed io bacio anche lui.
La mente non so dov'era in quel momento, semplicemente non c'era ne lei, ne il cuore e ne lo stomaco, ma neppure il resto di Lucrezia semplicemente non sapevo cosa stavo facendo, la situazione mi era sfuggita di mano, la situazione sì ma i coni dei due tipi no.
Senza neppure accorgermi stavo strusciando i palmi sui cazzi turgidi dei due tipi, e scusate ma devo per forza usare questa parola, cazzi, perché forse rende meglio l'idea di come mi sentivo al momento. Potente.
Ero una strafiga, che baciava due bei manzi e nel frattempo li teneva a se per i loro due bei guinzagli di carne, donne potete capirmi.
E poi quando cazzo mi ricapitava un'occasione così, scusate sto diventando volgare, ma seppure sono passati quattordici anni, ancora sento le contrazioni sotto il monte di Venere e la mano vola giù a stringere la mia voglia.
Ma ecco che il folletto dispettoso si fa avanti con un sorriso sarcastico e indicandomi col dito mi fa "e allora Giovanna?".
Cazzo che stronzo, in un attimo ho davanti a me tutti gli SMS e gli MMS e le parole calde e avvolgenti e l'eros che davvero si fa parola e ti fa comprendere il senso delle parole del grande Battiato e tu ti senti impotente e in un attimo, passi a farfugliare scuse deficienti per quanto veritiere, e tutte quelle commedie con i loro "non posso" e "cielo mio marito" diventano improvvisamente vere.
E così dopo il cervello tornano le farfalle nello stomaco, il cuore batte forte, il viso avvampa, le gambe, le tue belle gambe lunghe e dritte si fanno molli e le tue mani che ancora pescano nei boxer, non le senti più.
Ma che cazzo sto facendo mi chiedo, a voce alta; ti scusi ma le scuse non servono, servirebbe piuttosto una pala per scavarti la fossa, ma la pala non c'è e allora scappi, ma scappi dove, il campeggio quello è e tu sei come una gallina in un pollaio, per quanto vuoi nasconderti, prima o poi il gallo ti trova.
E ti ritrovi a raccontargli una parte, una pièce teatrale della tua vita, perché hai ritrovata quella lucidità sufficiente ad inventarti una scusa credibile per lui.
Già per lui, ma a Giovanna cosa dirai, come prenderà il tuo tradimento solo un mese dopo tutte quelle promesse e dopo tutti quegli SMS e quegli MMS, capirà che ho vinta la scommessa con il diavolo, o penserà solo che per me un bacio e solo un appoggiar di labbra su altre labbra così come si appoggia la mano su un tavolo, mentre per me è davvero un apostrofo rosa tra le parole t'amo.
E così concludo questo mio lungo discorso su quanto può anzi è importante un bacio, che può portare a conseguenze terribili, e a sensi di colpa infiniti. Per fortuna o forse meglio, per il cuore, io e Giovanna dopo quattordici anni stiamo ancora insieme, ed ora la vado a svegliare, ho voglia di baci e carezze.
Buon primo maggio a tutti.
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