Pensieri oziosi di un'oziosa.

di
genere
dominazione

Uscire di casa per andare da un dottore è da sempre per me un momento di grande agitazione, vuoi che sia dal ginecologo o dal medico di base, mi prende sempre il terrore del come vestirmi, come se al medico di turno gliene fregasse qualcosa, ed oggi è il turno del dentista.

Terrore, non tanto per la paura che il medico dei denti genera su ognuno di noi, ma sul fatto che mi verrà tanto vicino da sentire tutti i miei odori, dai più lievi ai più forti.

E così doccia, lavaggio dei denti, deodorante, vestiti puliti. Sì lo so è normale lavarsi, e vestirsi con abiti puliti ma io ho proprio questa fobia, e sì che col lavoro che faccio stare sporca per tutto un giorno per me è normalità, ma col dentista non potrei mai.

Così ora sto semisdraiata su questa comodissima poltrona a pensare alle mie stupide fobie, mi guardo, polo rosa, jeans schiariti e Snickers oro, insomma vestita da quarantenne sportiva; oddio, ma io sono una quarantenne!

E già l'età, Tempus Fugit recita il claim di una festa estiva di stampo medioevale che si svolge in agosto qui in Friuli. Tempo che fugge, si applica perfettamente anche a me.

Ci penso ma poi realizzo che non sono ancora da buttar via, sì il seno grande cade un po' ed ora che sono sdraiata su questa poltrona l'assenza del reggiseno si nota soprattutto per la rilassatezza del mio petto.

Le gambe lunghe mi piacciono, mi slanciano ed anche se sono senza tacchi sono pur sempre una bella stangona di quasi un metro e ottanta ed il culo, quello fortunatamente sta su.

Intanto l'assistente di sedia, che nome altisonante, si dà da fare più intorno al mio corpo che nella mia bocca.

Ne sento l'odore, ne avverto la presenza costante mentre mi gira intorno col suo camice rosa come la mia maglietta. Questa pulizia dei denti sta durando un po' troppo secondo me, la guardo, ha fattezze latino americane, anzi dalla voce mi pare proprio brasiliana, carina pressappoco della mia età, non mi attira.

Sarà perché sono più concentrata sul suo lavoro che sulle sue fattezze e mi accorgo di lei solo quando mi sfiora la mano che stringe il bracciolo col suo corpo.

Sento il suo calore, troppo, secondo me sotto ha solo l'intimo e mi rendo conto che fa caldo lì dentro, troppo caldo, guardo il dottore, anche lui col camice ma non solo quello ha almeno i pantaloni che gli spuntano da sotto e mi viene da ridere a immaginarlo con gambe pelose, calzini e scarpe, ma non posso proprio ridere e mi scappa un mezzo sorriso che la "tipa" interpreta sicuramente male.

Chissà che avrà pensato, ora si appoggia decisamente a me, sento il suo corpo un suo braccio mi sfiora un seno, accidenti che fai stupido capezzolo, ci guardiamo per un attimo negli occhi e poi da parte mia parte un sospiro non so quanto involontario.

Ora è lì accanto a lui, davanti la finestra, al sole il camice rivela una figura slanciata, non ci avevo fatto caso prima ma è alta quanto il dottore, cioè più di me.

Ah già il dottore, ha passata la sessantina sui diplomi appesi al muro avevo letto la data di nascita, 1956.

Ora si avvicina, mi guarda in bocca, sorride e poi dice all'assistente che è stata brava a vederla, una carie, maledetta, me la deve estirpare, usa proprio questo termine, estirpare.

E perché non eliminare, distruggere, soffocare, annichilire, tutti termini insieme ad estirpare che mi fanno pensare ad una soluzione finale per il tartaro. Maledetto!

"Va pene doddore vada avandi".

E no non sono rincitrullita al momento, ne raffreddata al volo, parlateci voi con la cannula di aspirazione in bocca e dite qualcosa di sensato al posto mio.

E lui soddisfatto procede col trapano, il sadico sceglie la punta giusta, apre la mia bocca, prende uno specillo e batte sulla carie, dà fastidio, guarda con lo specchietto, è soddisfatto, cazzo di soddisfazione hai sadico del cappero.

Prende in mano il trapano e inizia la pulizia del dente, un premolare; mi vibra tutto, mi fa anche un po' male e cazzo fai piano no, hai tolto la percussione al trapano? Mi sembra uno di quelli per bucare il cemento armato.

E ci sta due ore, anzi no, probabilmente solo tre o quattro minuti, ma a me paiono un secolo, poi posato lo strumento di tortura torna affabile e mi dice di sciacquarmi la bocca.

La tipa è lì che mi porge una salvietta ed un bicchiere di plastica, nemmeno mi ero accorta della sua presenza concentrata com'ero a sopportare la tortura.

Intanto il boia torna con uno strano intruglio, mi fa aprire la bocca, me lo preme con forza sul buco che ha scavato, in fondo, penso, il suo è un mestiere simile a quello del gommista, ripara buchi quando può e se proprio non può cambia la gomma, cioè il dente.

Bene, la pasta si è rappresa, mi fa aprire la bocca, mi asporta l'eccesso, ora assomiglia più ad un piastrellista che opera con la Flex.

Bene signora, la toppa che le ho messo è provvisoria, dovremo rivederci per fare un lavoro che duri nel tempo, prenda appuntamento con la mia assistente.

Va bene master, no non lo dico, lo penso; in realtà dico che va bene.

Vado fuori dallo studio e la tipa davanti a me sculetta fino alla scrivania, poi accede al portatile e mi chiede se per martedì primo giugno alle 16 va bene. Ci penso un attimo poi chiedo se è possibile per il 31, sì c'è posto alle 19.

Tardi ma sì accetto e prima di andare la tipa mi allunga sorridente il suo biglietto da visita Vanda Orlandi. Ma dai è italiana, va bene marpiona ma per ora non ti chiamerò.
scritto il
2022-05-24
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