Da est a ovest - La scolaretta

di
genere
esibizionismo

Di nuovo lui, sempre telegrafico, sempre perentorio.

Questa volta dovevo prendere l'automobile e recarmi alla fine di viale Venezia, parcheggiare alla Lidl e poi a piedi attraversare la città da est a ovest fino a dopo il passaggio a livello di via Cividale, lì avrei ricevute altre istruzioni. Ah sì vestiti succinti, da scolaretta e partire da casa alle ore 22, non prima; un'ultima cosa, portarsi l'ombrello che è prevista pioggia.

Alle otto di sera non ero ancora pronta, seduta nuda sul letto ripensavo a noi, a questo gioco che già una volta mi aveva portata ad attraversare la città da nord a sud ed era finita con un pompino in un vicolo mentre un clochard mi guardava.

Certo ero eccitata all'idea di comportarmi così, lo ero allora e lo sono oggi, ma mi chiedevo se potessi mai smettere un giorno.

L'eccitazione che mi prende ad attraversare la città mezza nuda è troppo forte e più ci pensavo e più mi piaceva; c'erano mille motivi per smettere e tutti terribili, ma poi a ripensarci mi dicevo che non era la mancanza o la presenza di un paio di mutandine che avrebbe fermato un violentatore.

Dovevo fermarmi ma come un automa invece presi a vestirmi.

Mise da idiota come la chiamavo io, da scolaretta diceva lui, ed io mi chiedevo quale scolaretta si sarebbe mai messe delle calze a la bonne, una microgonna plissettata ed una camicetta bianca annodata sotto il seno.

Presi tutto e lo indossai, compresi i mocassini, niente intimo, niente da mettere sopra, tanto ci sono quasi 30 gradi. Sì a mezzogiorno, alle dieci di sera fa freddo.

Presi lo zainetto con i miei documenti, le chiavi dell'auto e mi recai al parcheggio.

Arrivata e parcheggiata l'auto mi avvidi che c'era ancora movimento, il supermercato era chiuso ormai da tempo ma qualcuno si aggirava sperduto nella notte, anche il viale era molto trafficato, scesi dall'auto e recuperato lo zainetto lo indossai.

La botta di adrenalina arrivò subito, entrai in modalità troietta arrapata e partii per la porno passeggiata.

Ero pressoché nuda, la gonna mi arrivava appena a filo inguine e camminando mi si vedevano le chiappe, immagino davanti pure la figa.

Le tette ballavano libere e la scollatura le metteva perfettamente in vista.

Faceva freddo perciò accelerai il passo, intanto mi collegai su WhatsApp col mio aguzzino e messa la modalità videochiamata gli feci vedere tutto quello che succedeva intorno a me, più me e lui approvò con mucho gusto.

Viale Venezia è lungo, saranno due chilometri e ci sono pochi negozi che a quell'ora sono comunque chiusi, qualche bar e forse una pizzeria, no il problema semmai è che verso la fine vi si trova la questura, speriamo bene, speriamo non mi fermi una volante.

In realtà sarà proprio perché in due chilometri incontrai giusto tre persone col cane che badarono ai fatti propri, presi confidenza con il gioco e arrivai dopo venti minuti di camminata veloce al piazzale XXVI Luglio, stanca ma felice.

Lì le cose cambiarono subito, le auto ora passavano vicino ai marciapiedi e gli occupanti mi vedevano bene e suonavano il clacson al mio indirizzo.

Ferma al semaforo su viale Diodo ero bloccata ad aspettare il verde, intanto qualcuno gridava dalle auto, mentre dal telefono mi giungeva la voce del master che mi ingiungeva di non rispondere e poi appena scattato il verde partire a testa alta sculettando. Sissignore eseguo.

E così camminai attraversando la strada e poi sull'altro marciapiede dov'è un bar con gli avventori ammutoliti al mio passaggio eppoi ancora avanti fino all'altro semaforo su via Marangoni, per fortuna verde.

Che botta di adrenalina, è questo che cerco, le mi chiappe tonde erano esposte lo sentivo dall'aria fresca che in parte me le colpiva, la gonna era risalita ed anche la figa non depilata faceva la sua figura, strano mi piaceva, trovavo la situazione e il pericolo generato dalla stessa molto erotico.

Attraverso ed eccomi a via Poscolle, sono già nella folla del sabato sera, per lo più la gente esce dai locali a quest'ora, passeggia per recarsi a trovare amici in un altro locale, insomma molta gente ed in mezzo io quasi nuda che cammino veloce.

Ed ecco il nuovo messaggio, rallenta, devono vederti.

Merda, oramai ero nel mio Mood ma rallentare mi rompe il ritmo, poi mi arriva il colpo di grazia; entra in un bar siediti al bancone e ordina una birra, la devi bere tutta prima di uscire.

Merda merda, guardo la strada e vedo la gente che sembra guardare solo me, bè qualcuno mi guarda effettivamente, poi proseguo fino a metà strada ed entro a la Bettola, mi siedo al bancone ed ordino una birra alla spina, piccola; il tipo al bancone mi guarda di traverso, strano ma è così, io bevo la mia birra poi chiedo quanto devo e pago, poi esco tra gli sguardi allupati dei presenti.

Esco e cammino a velocità normale, mi rendo conto di essere esausta, tre chilometri a passo svelto, la tensione, la birra, mi sto stancando ma devo proseguire.

Arrivo al semaforo tra via Poscolle e via Del Gelso, attraverso al verde e proseguo ancora su via Poscolle per il centro città.

La folla non è molta ma c'è, non mi arrivano altri messaggi e quindi proseguo dritta per via Cavour verso il palazzo del Comune che a quest'ora è vuoto ma realizzo che lì o poco oltre incontrerò sicuramente qualche pattuglia di polizia.

Vado oltre via Lionello proseguo per piazza della Libertà ed eccoli lì i poliziotti, che faccio?

Bè il master non si è fatto sentire quindi decido di variare un poco il percorso, giro all'angolo col palazzo nuovo e vado verso il Duomo, ma prima di arrivarci giro per un passaggio che torna verso piazza della Libertà ma all'angolo opposto così che non mi vedano.

Ma appena cerco di attraversare via Vittorio Veneto ecco il messaggio del master.

Hei furbona, hai deviato ora ti vai a sedere un attimo sulla fontana e allarghi le gambe, ti tocchi e la fai vedere a tutti.

Porca puttana! Sono esterrefatta, non mi aspettavo questo ma mi siedo comunque allargando un poco le gambe, sai che faccio, mi dico, mi fumo una sigaretta.

Ed eccolo il marpione, con la scusa più banale al mondo: "hei fai accendere anche me?", accidenti ed ora che faccio, bè me la fumo e faccio amicizia.

Chiacchieriamo su stupidaggini è ovvio che non interessa a nessuno di noi cosa ci diciamo, poi finita la sigaretta mi alzo per continuare il mio viaggio e lui si offre di accompagnarmi.

E ti pareva, cerco di fare cadere l'argomento ma ci pensa il master a darmi la mazzata, attraverso gli auricolari mi ordina di farmi accompagnare dal tipo.

Cazzo! Merda! E non posso neppure replicare ma devo obbedire a qualsiasi sua richiesta o il gioco si interrompe per sempre; poi ci rifletto, sono le undici e mezza di sera, dire che sono poco vestita è un eufemismo e devo attraversare zone della città non proprio sicure, un accompagnatore mi farebbe proprio comodo, quindi accetto.

D'accordo dico, ma ti avverto devo camminare ancora per un bel po' gli dico, senza dargli la destinazione, non si sa mai desista.

Lui accetta entusiasticamente, ci scambiamo i nomi, lui è Luca ed io Elisabetta, va bè non è proprio il mio nome ma meglio così, rimaniamo un poco defilate.

Camminiamo uno accanto all'altra per via Manin parlando del più e del meno; la mezzanotte si avvicina ed in due così mi sembra di non arrivare mai, camminiamo sul lato sinistro della strada ma tanto oramai i ristoranti sono chiusi o stanno chiudendo.

Poi attraversata la porta su piazza Patriarcato lui tenta l'approccio, mi passa un braccio dietro la schiena e mi abbraccia così, mi aspettavo qualcosa del genere ma non così diretto, ma meglio almeno andiamo dritti al sodo e smettiamo questa pantomima il gioco mi ha stufata ormai, è tardi ed io sono stanca.

Sul ponticello sulla roggia lui ci prova, mi ferma, mi gira e tenta di baciarmi, io lo fermo gli sorrido e gli dico... ma che gli dico, sono vestita come una battona, che gli posso dire.

Invece lo afferro con una mano sulla nuca e lo bacio profondamente, cazzo Lucrezia mi dico, sei proprio una troia.

Lui mi sorride ed io gli dico, vieni e mi avventuro nel parco pubblico dove ci sono grossi alberi, è comunque un azzardo, dalla strada si vede tutto ma non ho tempo per scegliere un altro posto, chissà se c'è un altro posto.

Mi appoggio con la schiena ad un albero e lo bacio ancora, poi slaccio il nodo della camicia e libero i seni, quindi armeggio con i suoi pantaloni per tirarglielo fuori, dagli auricolari mi arriva un brava troia, continua.

Ma dove cazzo sta, mi chiedo, mi sta guardando non c'è dubbio, va bene vuoi guardare? E allora guarda.

Mi accucciò davanti a lui, la mia schiena appoggiata all'albero, lui piegato un poco in avanti con le mani pure appoggiate allo stesso albero, io sotto imbocco la sua cappella.

Ho la bocca piena di saliva che subito si spalma sull'asta dura, sa un po' di "maschio" ma non mi importa, vorrei toccarmi mentre gli faccio un golino ma non posso o cado in avanti così gli afferro le gambe con tutte e due le mani e tirandolo a me lo ingoio tutto.

Non ce l'ha lunghissimo, una cosa normale per fortuna, ma è comunque perfetto per me, arrivo col naso ai peli pubici poi mi prendono i conati di vomito, aspetto quanto possibile poi indietro a prendere aria.

Sputo un mare di saliva inspirando contemporaneamente aria, poi inizio un bel massaggio all'asta con le mani mentre con la lingua gli stuzzico il frenulo, quindi lo imbocco, lo succhio e poi lo faccio uscire, e ancora e ancora, quando lo sento ansimare imbocco tutte e due i coglioni mentre lo sego con una mano e con l'altra gioco con un dito sul frenulo.

È un attimo e lo sento rantolare, mi schizza fra le mani, lo raccolgo tutto e me lo spalmo sul volto, poi lo imbocco nuovamente per finire di pulirlo, è salato mi piace.

Gli sorrido così da sotto, un filo di sperma mi cola dal mento, guance e zigomi imbrattati lui mi guarda e mi sibila un "tu sei pazza".

Io gli sorrido ancora, poi mi alzo e mi giro; mi abbasso sulle anche e gli offro tutto ciò che vede, mi metto un dito in figa, è umida, ma no che dico fradicia, quindi raccolgo più che posso i miei succhi e me li spalmo sul culo.

Entro subito con due dita, poi ripeto ancora l'operazione, poi guardo lui e gli chiedo se ce la fa.

Lui mi appoggia il glande sulla figa, me lo struscia e mi fa impazzire, lo prendo da sotto con la mano e ne lo appoggio sul clitoride, vorrei masturbarmi con la sua cappella, ma no lo voglio dentro, non capisco più nulla.

Capisce lui, in un attimo mi incula, minchia ragazzo davvero non si fa così, d'accordo che non sono più in me ma almeno dammi i miei tempi, ma no nulla, e mi stantuffa alla grande fin da subito.

Non mi dà tregua, lo sento bene il suo andirivieni, avanti e indietro mi riempie la pancia, colo dalla figa, la vorrei piena, con una mano la stuzzico, poi infilo dentro due dita.

Sento il cazzo di questo Luca che mi trapana il culo, lo sento con le dita, mi masturbo e masturbo lui, non sto capendo più un cazzo, vengo prima di lui e mi accascio.

Ho la faccia a terra, il terriccio mi si attacca addosso e sono tutta sporca, lui è ancora dentro di me, si muove ancora poi viene asciutto o quasi, ho un rantolo di disappunto ma capisco, prima l'ho prosciugato per bene.

Ci alziamo a fatica, ci guardiamo, è ciò che volevamo, l'abbiamo avuto, poi prendo delle salviette umidificate dallo zaino, ci puliamo.

Guardo l'orologio, la mezzanotte è passata da un po' gli chiedo se ha la macchina, mi risponde di sì, mi riaccompagni a casa?

Doccia, sonno, dormiamo nudi e abbracciati domani è un altro giorno e si vedrà.

E il master? Fanculo a lui.
scritto il
2022-05-26
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