Un giro in città
di
Lucrezia
genere
esibizionismo
Le quattro zoccole.
Così ci chiamavamo fra noi fin dai tempi di scuola, da quando cioè scopri che il sesso è bello e non è peccato farlo, semmai peccaminoso.
Ed ora che persino l'università era passata da un po' ed avevamo persino un lavoro, anzi a dirla tutta una di noi persino un matrimonio fallito alle spalle, ancora ci chiamavamo in quel modo fra noi.
Abitiamo ancora sulla riviera romagnola, ancora nella stessa città, un luogo dove la carne non manca e d'estate col caldo zoccoleggiare viene naturale.
I tedeschi ancora affollano la riviera e gli italiani poi non sono da meno, sempre allegri e vogliosi di avventure, e allora ci siamo qui noi, avvenenti e pronte a tutto pur di soddisfarvi.
Oggi fa caldo, non ancora da bikini, ma un giro in macchina si può fare, guardare il panorama che si anima, i negozietti di mare con le loro cianfrusaglie, i vestitini sempre molto corti, le scarpe aperte, sandali con la zeppa, borse ed altri accessori, poca roba ancora, pochissimi clienti, è ancora presto ma ci siam qui noi.
Shorts sulle gambe nude ancora troppo bianche, canottiere scollatissime e troppo corte anche sotto il seno, ma tanto siamo da "acchiappo".
Ci aggiriamo per i negozi alla ricerca di qualcosa che nemmeno noi sappiamo, niente idee aspettiamo solo l'attimo, quel quid che attira l'attenzione su un accessorio o un vestitino.
Marika vede un prendisole arancio, lo vuole provare ma non c'è modo, non può spogliarsi qui in strada, oddio fosse per lei non ci penserebbe su due volte ma meglio non rischiare, entriamo al banco una signora sulla cinquantina, ci squadra e noi squadriamo lei, troppo truccata, troppe collane e anelli, tutti falsi, bigiotteria da quattro soldi come quella che vende qui.
Chiediamo quanto costa il vestito, dove possiamo provarlo, lei ci indica un angolo del negozio dietro uno scaffale pieno di maschere e pinne, andiamo tutte e quattro lì dietro.
Via il top, tette al vento Marika cincischia con un bottone del vestito, l'unico, poi lo infila dalla testa e quindi se lo liscia giù per il corpo esile.
Bello, bel colore, ti dona, molto sexy, tutte cazzate il vestito è ordinario ma noi cazzeggiamo.
Intanto ci guardiamo intorno, io prendo un cappello di paglia, questo mi piace, lo provo, lo compro.
Marika si sfila il vestito, poi prova degli occhiali, si aggira un poco nel negozio è ancora seminuda, noi ridacchiamo, la proprietaria è nervosa, mi prende il cappello se lo mette e poi chiede come sta.
E come sta, cappello di paglia, occhiali da sole e tette al vento, posa da diva in copertina, come stai, da sballo, fai sesso. Glielo dico e lei ride, selfie tutte e quattro e poi mi lancia il cappello e si infila il top, paghiamo e usciamo.
Che si fa, dice Paola al gruppo, andiamo a vedere un paio di scarpe, dico io.
Continua la camminata di noi quattro tra prese in giro e risate fino ad arrivare ad un negozio che espone scarpe e ci mettiamo a spulciare tra gli scaffali degli espositori, sono chiaramente modelli dell'anno scorso ma a prezzi di quest'anno, non va bene cambiamo e attraversiamo la strada verso un altro negozio.
Modelli vecchi, modelli di sempre, modelli nuovi che somigliano a quelli vecchi e a quelli di sempre.
Solo i prezzi cambiano, quelli son sempre nuovi.
Paola la più polemica ne prova un paio, poi platealmente le rimette a posto dichiarando ad alta voce che non trova nulla che le piace, dal negozio niente, nessun rumore, va bene fa Marika andiamocene.
Ci incamminiamo verso l'auto, salite ci avviamo per un altro tour, poi Carla ci fa, perché non andiamo al bar del Giovanni, ci sediamo, prendiamo qualcosa ci facciamo ammirare e guardiamo il paesaggio.
Il bar di Giovanni è sulla piazza a mare, davanti al pontile, accanto ad un semaforo dove le auto sono costrette a fermarsi, approviamo entusiaste, sì dai che ci divertiamo.
Troviamo posto su un tavolino giusto all'incrocio, non difficile alle dieci di mattina ancora pochi avventori.
Ordiniamo caffè succhi di frutta e cappuccini, brioches e salati, quattro ragazze, otto ordinazioni diverse, ma Giovanni ci è abituato, è una vita che ha il suo bar e conosce vita, morte e miracoli di questa città.
Si chiacchiera, ci scambiamo messaggi di amici e facciamo colazione, cuciamo cappottini su questa o quella coppia, alla fine chiacchiere inutili.
Poi Paola ha l'idea, sempre lei, sempre idee al limite dell'impossibile o comunque pericolose da eseguire, quindi rivolta a me, Eli tu che hai la gonna perché non ti togli le mutandine e la fai vedere a tutti? Così, diretta com'è di solito lei, e ridiamo, ridiamo, e poi guardandola negli occhi le dico: non posso, perché non le porto.
E giù a ridere, e poi le altre 8n coro, Paola perché tu le hai? Saresti l'unica qui in mezzo.
Paola si fa rossa e poi esordisce dicendo: e se andavano in spiaggia?
Con questo fresco vento mi si asciuga replico io, sì va bè, ed è tutto un coro di sì di ba e di risate.
Ecco queste le nostre uscite a quattro, risate a non finire, e se poi ci scappa l'acchiappo tanto meglio e la fortunata di turno si defila mentre per le altre, invidia.
Ma poi tanto ci si racconta, con dovizia di particolari piccanti ovviamente.
Così ci chiamavamo fra noi fin dai tempi di scuola, da quando cioè scopri che il sesso è bello e non è peccato farlo, semmai peccaminoso.
Ed ora che persino l'università era passata da un po' ed avevamo persino un lavoro, anzi a dirla tutta una di noi persino un matrimonio fallito alle spalle, ancora ci chiamavamo in quel modo fra noi.
Abitiamo ancora sulla riviera romagnola, ancora nella stessa città, un luogo dove la carne non manca e d'estate col caldo zoccoleggiare viene naturale.
I tedeschi ancora affollano la riviera e gli italiani poi non sono da meno, sempre allegri e vogliosi di avventure, e allora ci siamo qui noi, avvenenti e pronte a tutto pur di soddisfarvi.
Oggi fa caldo, non ancora da bikini, ma un giro in macchina si può fare, guardare il panorama che si anima, i negozietti di mare con le loro cianfrusaglie, i vestitini sempre molto corti, le scarpe aperte, sandali con la zeppa, borse ed altri accessori, poca roba ancora, pochissimi clienti, è ancora presto ma ci siam qui noi.
Shorts sulle gambe nude ancora troppo bianche, canottiere scollatissime e troppo corte anche sotto il seno, ma tanto siamo da "acchiappo".
Ci aggiriamo per i negozi alla ricerca di qualcosa che nemmeno noi sappiamo, niente idee aspettiamo solo l'attimo, quel quid che attira l'attenzione su un accessorio o un vestitino.
Marika vede un prendisole arancio, lo vuole provare ma non c'è modo, non può spogliarsi qui in strada, oddio fosse per lei non ci penserebbe su due volte ma meglio non rischiare, entriamo al banco una signora sulla cinquantina, ci squadra e noi squadriamo lei, troppo truccata, troppe collane e anelli, tutti falsi, bigiotteria da quattro soldi come quella che vende qui.
Chiediamo quanto costa il vestito, dove possiamo provarlo, lei ci indica un angolo del negozio dietro uno scaffale pieno di maschere e pinne, andiamo tutte e quattro lì dietro.
Via il top, tette al vento Marika cincischia con un bottone del vestito, l'unico, poi lo infila dalla testa e quindi se lo liscia giù per il corpo esile.
Bello, bel colore, ti dona, molto sexy, tutte cazzate il vestito è ordinario ma noi cazzeggiamo.
Intanto ci guardiamo intorno, io prendo un cappello di paglia, questo mi piace, lo provo, lo compro.
Marika si sfila il vestito, poi prova degli occhiali, si aggira un poco nel negozio è ancora seminuda, noi ridacchiamo, la proprietaria è nervosa, mi prende il cappello se lo mette e poi chiede come sta.
E come sta, cappello di paglia, occhiali da sole e tette al vento, posa da diva in copertina, come stai, da sballo, fai sesso. Glielo dico e lei ride, selfie tutte e quattro e poi mi lancia il cappello e si infila il top, paghiamo e usciamo.
Che si fa, dice Paola al gruppo, andiamo a vedere un paio di scarpe, dico io.
Continua la camminata di noi quattro tra prese in giro e risate fino ad arrivare ad un negozio che espone scarpe e ci mettiamo a spulciare tra gli scaffali degli espositori, sono chiaramente modelli dell'anno scorso ma a prezzi di quest'anno, non va bene cambiamo e attraversiamo la strada verso un altro negozio.
Modelli vecchi, modelli di sempre, modelli nuovi che somigliano a quelli vecchi e a quelli di sempre.
Solo i prezzi cambiano, quelli son sempre nuovi.
Paola la più polemica ne prova un paio, poi platealmente le rimette a posto dichiarando ad alta voce che non trova nulla che le piace, dal negozio niente, nessun rumore, va bene fa Marika andiamocene.
Ci incamminiamo verso l'auto, salite ci avviamo per un altro tour, poi Carla ci fa, perché non andiamo al bar del Giovanni, ci sediamo, prendiamo qualcosa ci facciamo ammirare e guardiamo il paesaggio.
Il bar di Giovanni è sulla piazza a mare, davanti al pontile, accanto ad un semaforo dove le auto sono costrette a fermarsi, approviamo entusiaste, sì dai che ci divertiamo.
Troviamo posto su un tavolino giusto all'incrocio, non difficile alle dieci di mattina ancora pochi avventori.
Ordiniamo caffè succhi di frutta e cappuccini, brioches e salati, quattro ragazze, otto ordinazioni diverse, ma Giovanni ci è abituato, è una vita che ha il suo bar e conosce vita, morte e miracoli di questa città.
Si chiacchiera, ci scambiamo messaggi di amici e facciamo colazione, cuciamo cappottini su questa o quella coppia, alla fine chiacchiere inutili.
Poi Paola ha l'idea, sempre lei, sempre idee al limite dell'impossibile o comunque pericolose da eseguire, quindi rivolta a me, Eli tu che hai la gonna perché non ti togli le mutandine e la fai vedere a tutti? Così, diretta com'è di solito lei, e ridiamo, ridiamo, e poi guardandola negli occhi le dico: non posso, perché non le porto.
E giù a ridere, e poi le altre 8n coro, Paola perché tu le hai? Saresti l'unica qui in mezzo.
Paola si fa rossa e poi esordisce dicendo: e se andavano in spiaggia?
Con questo fresco vento mi si asciuga replico io, sì va bè, ed è tutto un coro di sì di ba e di risate.
Ecco queste le nostre uscite a quattro, risate a non finire, e se poi ci scappa l'acchiappo tanto meglio e la fortunata di turno si defila mentre per le altre, invidia.
Ma poi tanto ci si racconta, con dovizia di particolari piccanti ovviamente.
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Una giornata particolare, molto particolare.
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