Una giornata particolare, molto particolare.
di
Lucrezia
genere
orge
Ore cinque di mattina, ho sonno ma devo entrare in ufficio, preparare le carte da cui prende a girare la giornata, ordini, bollette beni viaggianti, carta, email, ordini da evadere, controllare il carico, capire perché certi ordini evasi già sono segnati come da evadere ancora, telefonare a fornitori reticenti... Basta! Io scappo.
E invece no, come ogni mattina eccomi qua, sempre più stanca e rincoglionita dalla mancanza cronica di ore di sonno.
Non so quanto tempo sia passato da quando sono scesa dall'auto a quando ho fatto i pochi passi che mi separano dalla porta esterna del magazzino, come un automa ho chiuso la portiera, prese le chiavi della porta ed eccomi qui a elucubrare sulla mia vita, quando mi cade l'occhio su un'automobile che non ho mai visto.
Oddio, e questa di chi è. Fiat 500 Abarth gialla, non è certo l'auto di qualcuno che passa le sue notti in strada, targa italiana, RM.
RM? Il mio neurone si attiva, ci mette un po' ma poi la soluzione arriva, Roma.
Cazzo e chi viene fin qui da Roma per parcheggiare davanti ad un capannone; entro in modalità sceriffo Winchester, prendo il telefonino e fotografo auto e targa, poi mi avvicino.
Dentro una ragazza bionda sta decisamente dormendo, busso al vetro e niente, busso più forte e grido hei tu! Lei apre un occhio, si stiracchia e poi apre la portiera, io mi faccio indietro sempre armata di telefono.
Lei salta giù e con una faccia da lunedì mattina mi guarda e non dice nulla.
Hei chi sei, ripeto a questa spilungona che mi si è palesata davanti; questa è proprietà privata non puoi stare qui, dico al suo indirizzo.
Per tutta risposta mi arriva un mezzo sorriso seguito da una frase mezza strascinata, so' Annalisa, quella nova, ce vengo su da Roma, che c'è sta 'n caffè?
Io continuo a rimanere interdetta, scusa ma io non so niente e finché non arriva il capo io non posso aiutarti... ma chi, Alberto? Quello che m'ha chiamata ieri pomeriggio, oh 700 km, è tutta a notte che viaggio sola, eh mo' te che me stai a chiede chi so' scusa, ma chi sei te.
Bene Annalisa, io sono Lucrezia la tua capa ed ora entra e vediamo cosa posso fare per te, considera che posso darti poca attenzione adesso, tra poco arrivano i magazzinieri ed ho molto da fare.
E annamo bene, annamo! E intanto apre la portiera della 500 e prende un borsone giallo come l'auto e con un vistoso logo della Fiat.
Scusa la domanda Annalisa, ma tu lavoravi alla Fiat per caso, vedo che sei tutta firmata... no macché me l'hanno regalata colla macchina.
Entriamo, tolgo l'antifurto, accendo le luci apro la porta dell'ufficio ed entro, poi mi giro e appoggiata la mia borsa su una sedia indico una seconda sedia ad Annalisa, siediti lì intanto, poi parleremo.
Faccio le mie cose, accendo PC e stampante, guardo se ci sono messaggi in segreteria telefonica, apro l'agenda e cerco di capire se arriveranno motrici con bilico per oggi, in effetti quattro. Bella giornata mi si prospetta.
Guardo gli ordini per la distribuzione e butto un occhio ad Annalisa che sta di nuovo dormendo, la osservo, è carina, capello biondo liscio e lungo fin sotto le spalle, una maglietta nera con il logo Nirvana's Happy Face e jeans strappati al ginocchio, Nike Air Force. Carina, sentenzio con me stessa, poi sento suonare un clacson.
È Giovanni il più anziano del gruppo, si annuncia sempre così, vuole che esca e vada ad accoglierlo, fanculo pure a lui.
Bundì mame, sêstu a pene jevade?
Giovanni, primo ti ho detto che non parlo friulano; secondo non sono mamma e verso di te al massimo posso essere figlia, poi sai nulla di una nuova che deve venire da Roma a lavorare qui?
Alore, prin di dut tu bisugne imparâ la lenghe Furlane, poi ascolta, so di una che mi ha detto il capo l'altro giorno che veniva da Roma, ma non so nuie.
Va bene mi basta, sai quando arrivano gli altri? Ci sono quattro bilici in arrivo, il primo alle dieci, oggi si fa tardi.
La discussione si conclude con una bestemmia da parte di Giovanni, proprio mentre Matteo e Carlo, i più giovani entrano in macchina insieme.
Poi Marco e Luca e sì ci siamo tutti, entriamo in magazzino e sento subito un gradevole odore di caffè che si spande per l'aria, caspita, penso, Annalisa si è data da fare, bene.
Ci presentiamo, chiacchiere di convenevoli, beviamo il caffè poi Annalisa col suo accento romano ci chiede dov'è il bagno delle signore, un attimo di imbarazzato silenzio, poi scoppiamo a ridere, non c'è risponde Luca, questo è un luogo per soli maschi.
E lei allora, fa Annalisa indicando me, Giovanni che è sempre il più sveglio ma anche il più diretto se ne esce con un "ma a lei mica piacciono i maschi".
Ecco questo è il clima che si crea quando si lavora tra maschi, dico io, cameratesco come in uno scalo portuale, forza su che c'è da preparare gli ordini, Annalisa vieni con me che iniziamo a fare qualcosa, ti ha detto Alberto cosa devi fare?
Bè sì più o meno, mi ha detto di dare supporto a te, non so bene ancora come ma qualche idea me sta a vení a mente, e sorride sorniona.
Allora fai così, questi sono gli ordini del giorno da evadere, portali ai ragazzi in magazzino poi vieni nello spogliatoio accanto ai bagni che ti trovo qualcosa da metterti.
Intanto che lei esegue, prendo la tuta nell'armadietto e inizio a spogliarmi, via la giacca, via la gonna e le metto su una gruccia, poi inizio a sbottonarmi la camicia.
Ah però! Mi giro e vedo Annalisa che mi fissa dalla porta; che succede, bisogna cambiarsi e mettersi vestiti comodi o qui ogni giorno butti un vestito, qui c'è una tuta pure per te, spero ti vada bene.
Grazie Lucré ora la provo, e mentre parla in un gesto di toglie la maglietta restando a petto nudo, ha un seno piccolo che però ben disegna il suo busto lungo e snello, i capezzoli sporgenti con piccole areole, non come le mie mozzarellone, mi piace quel che vedo.
Comunque faccio finta di nulla e metto pure la camicetta su una gruccia nell'armadio, poi prendo la mia tuta e mi siedo per infilarmelo, ma più che altro per guardare Annalisa che intanto si è tolta pure i jeans rimanendo con slip e le scarpe, belle gambe commento.
Te piace quello che vedi? Ma è vero che sei lesbica, perché a me nun importa eh, ce so abbituata mica me preoccupo.
Ma no tranquilla, è vero mi piacciono le donne ma pure i maschi, non faccio distinzioni, ma non preoccuparti che se pur è vero che mi piaci non ti salto addosso.
Ah mejo così, però dimme, davvero qui nun ce so' bagni pe' le signore? Perché ho una certa urgenza. No Annalisa, per bagno e doccia, ci sono solo quelli dietro quella porta lì, e così dicendo mi tiro su la zip della tuta, metto le scarpe di sicurezza, chiudo l'armadietto, prendo la cartellina ed esco mentre vedo un'Annalisa che con le sole mutande e scarpe va verso i bagni "annamo bene" penso scimmiottando la parlata della biondina.
In magazzino i miei boys come amo chiamarli, stanno già caricando due furgoni, ed un terzo è in attesa, loro si danno da fare con scatoloni e pallet, io conto i colli caricati e li scarico col Bancolini dagli ordini.
Sono molto impegnata quando mi sento toccare un fianco, scatto e di una capocciata sulla porta del terzo furgone, è Annalisa che mi chiede cosa fare, gli indicò Giovanni e di chiedere a lui, poi toccandomi la testa mi giro per continuare la mia opera, mentre dal cancello principale entra il primo tir.
Insomma la giornata prosegue veloce col solito tran-tran di stress, qualche risata e indicazioni sul cosa fare a quella nuova, poi finalmente arrivano le sei di sera, chiudiamo tutto e ce ne andiamo a cambiarci, i maschi cavallerescamente ci fanno andare per prime a lavarci, io sospiro perché so già cosa ci aspetta, l'hanno già fatto quando sono arrivata io e lo considero un rito di passaggio, ma tant'è mi tocca sottostare eppoi sono un po' eccitata all'idea.
Così io ed Annalisa entriamo nello spogliatoio, ci denudiamo poi preso bagnoschiuma e accappatoio varchiamo la fatidica soglia del patibolo, cioè no del locale doccia.
Apro l'acqua e mi ci tuffo sotto, è fredda mi piace, mi risveglia, poi arriva quella calda e con essa Annalisa.
Hei che fai? Dico con poca convinzione spostandomi e facendole spazio, lei mi tocca un fianco e mi dice, verifico se è vero che te piaceno puro le donne.
Le sorrido e le dico che è un bel tipo, è alta un po' più di me, ci guardiamo negli occhi mentre l'acqua calda ci bagna, mi dice che le piaccio, le sorrido e le dico che anche lei mi piace, poi aggiungo, sicura?
Sì mi risponde, e ci baciamo; succede tutto con naturalezza, mi piace, non so nulla di lei a malapena il suo nome ma mi piace, le mie mani percorrono il suo corpo e mentre ancora ci baciamo le accarezzo la schiena, poi arrivo al suo culo, tondo e sodo, si acchiappa bene, è piacevole da stringere, lei si stacca un attimo dal bacio e mi dice, ma perché finite tutti lì?
Cazzo, ma perché hai un culo da urlo, capisco che per te non è facile vederlo, ma credimi è proprio bello, e ridiamo come sceme, poi lei mi chiede il sapone, le do il bagnoschiuma e se ne mette un po' sulle mani mentre io chiudo l'acqua.
Inizia a insaponarmi i seni, io tiro su le spalle e le sorrido, ti piacciono, le dico, e lei, sì e sono il mio cruccio le ho così piccole io; ma sono carine le dico mentre inizio a insaponarglierle con i palmi delle mani aperte.
Sento sotto i palmi i suoi capezzoli eretti e vedo l'espressione di godimento sul suo viso, non resisto e la bacio sulla fronte, poi scendo verso il basso, gioco con l'ombelico e vedo che lei si sposta allargando le gambe, decido di farla soffrire, ma poco però, passo le mani sulla schiena, la accarezzo un poco, poi con le unghie scendo verso i glutei.
Restiamo abbracciate, lei mi morde una spalla mentre mi tiene per i glutei, io le sto abbrancando i suoi, poi le passo le mani tra le chiappe allargandogliele un poco.
Passare un dito con l'unghia sul suo buchino scuro la fa sussultare ma ci rimetto io, infatti mi morde più forte la spalla, mi giro per il dolore e li vedo, tutti e cinque.
Cazzo, ora sono piena di vergogna e mi appoggio al muro coprendomi il viso, una mano mi tocca la spalla, hei capo tranquilla siamo adulti qui e siamo nudi, tutti nudi pure il nonno qui.
Alzo lo sguardo e li vedo per la prima volta come mamma li ha fatti, e mi viene da ridere.
Hei capo, certo che sei strana, prima piagni e ora ridi, ma che sei pazza?
Dai Lù, prima abbiamo visto te nuda, ora lei ma quando vi abbiamo viste abbracciate... bè abbiamo cambiato idea ed ora siamo qui.
Già lo vedo, ma... ma che a capo, so nudi, so cinque e so pure in tiro, guarda quello.
Alzo lo sguardo e li vedo, tutti e cinque, intendo i loro cazzi, non li avevo mai visti, li avevo immaginati, ci avevo ricamato sopra, specie dopo che mi avevano vista nuda, certo allora era stata una goliardia da parte loro ed io non avevo detto nulla, ma ora era diverso e Luca aveva già la mazza in tiro mentre gli altri già se li stavano menando per tirarselo su, ero imbarazzata ma anche eccitata.
Ok mi dissi, bè se siamo in ballo balliamo, prendo per mano Annalisa e le dico forza, andiamo a divertirci.
Esco dalla doccia e accarezzando le spalle di Annalisa la metto davanti a Luca, hai detto che ti piaceva dai ora è tuo prendilo, e la spinsi giù.
Bè che dire, Annalisa si tuffò su quel bell'arnese senza indugio, io guardai gli altri e sorrisi più a me stessa che a loro quindi mi accucciai anch'io e ne presi due in mano poi li baciai sulle punte.
Bè che c'è, davvero credevate che mi piacessero solo le donne?
Tra me e Annalisa ci fu una gara a chi ne faceva godere di più in questa specie di bukkake game.
I pompini vanno bene ma per iniziare, poi bisogna andare oltre, solo che noi eravamo due e loro cinque, da bukkake si stava trasformando in una gang bang.
In effetti io e Annalisa sdraiate su alcuni asciugamani ci stavamo baciando mentre due di loro si davano da fare con le nostre fighe, era strana la sensazione che provavo, a volte mi sentivo euforica e volte non capivo nulla poi ebbi il primo orgasmo.
Non so cosa successe, non era come le altre volte, non mi prese quel senso di rilassatezza che mi prendeva quando avevo un orgasmo, no ora ne volevo di più, vidi che pure Annalisa si stava godendo il momento.
Voglio la tua figa romana, le dissi ma non credo mi ascoltasse, non che me ne fregasse nulla, mi girai, mi misi in ginocchio e appoggiai la testa sul suo bacino scosso dai colpi del cazzo di turno; ebbene sì per me ora i miei magazzinieri erano solo cazzi.
Presi a leccarla sul clitoride guardando il grosso uccello che entrava e usciva dal nido, usciva del tutto ogni tanto ed una volta di quelle lo presi in bocca, sapeva di figa, mi piaceva, pensai pure che tutti i cazzi dovevano sapere di figa.
Poi qualcuno mi prese da dietro, mi girai sorrisi e dissi fai piano però, una sensazione strana, i colpi al mio sedere mi facevano andare in avanti e quando lo facevo leccavo la figa di Annalisa, mentre un altro cazzo la stava sacrificando sull'altare del sesso, sembravamo una macchina perfetta mentre in pratica non ci conoscevamo affatto da quel lato.
Dopo l'inculata decisi di prendermi una pausa e andai così com'ero a prendermi una bibita, mi sentivo a mio agio, ero nel mio elemento e starmene nuda o vestita lì per me non faceva differenza.
In ufficio trovai Giovanni seduto ad una sedia, si era rimesso le mutande, gli chiesi se voleva qualcosa ma lui con un gesto mi fece capire che no non voleva nulla, è solo che era vecchio per certe cose ed era stanco, gli sorrisi e poi lo baciai, gli dissi pure che se voleva poteva insegnarmi la mari lenghe, il friulano, poi tornai di là.
Erano tutti in piedi, mi guardavano e dissi loro, bè già finito? Io non ho mai provato una "doppia" a qualcuno interessa?
Merda e che sei capo, una macchina da sesso io so stanca.
Sì pure noi capo, e risero a quel nomignolo.
Va bene e che si fa, andiamo tutti a mangiare una pizza vi va?
Approvarono, poi ci lavammo e ci rivestimmo, l'aria tra noi era cambiata ed io sapevo che da ora tutto sarebbe cambiato ed avevo paura delle conseguenze ma ormai era tardi per tornare indietro, Annalisa era stata il catalizzatore di un meccanismo che forse era già in moto.
Presi la mia auto e chiesi ad Annalisa di venire con me, in auto le appoggiai una mano su una coscia poi guardandola negli occhi le dissi che non avevo mica finito con lei; va bene capo, sono a sua disposizione, ma dopo la pizza eh.
E ridiamo come due sceme, poi messo in moto mi dirigo verso la pizzeria, eravamo tutti affamati.
Dopo cena mi chiamò il capo, era ora che si facesse vivo, lo 1dovevo ragguagliare sulle novità, bè non sul sesso ovviamente, ma sulla nuova assunta, ma lui mi anticipò come sempre.
Sai sono a Roma come sai, ed un caro amico mi ha suggerito caldamente di assumere sua figlia, come sai io non faccio queste cose ma gli dovevo un favore, si chiama Loredana e viene su domani, per te non c'è problema immagino, le spieghi un po' di cose insomma vedi tu mi fido di te, e tranquilla starà con noi sei mesi poi la rimandiamo giù.
Io rimasi interdetta, e chi cazzo era questa qui.
Capo, per caso conosci una certa Annalisa?
E invece no, come ogni mattina eccomi qua, sempre più stanca e rincoglionita dalla mancanza cronica di ore di sonno.
Non so quanto tempo sia passato da quando sono scesa dall'auto a quando ho fatto i pochi passi che mi separano dalla porta esterna del magazzino, come un automa ho chiuso la portiera, prese le chiavi della porta ed eccomi qui a elucubrare sulla mia vita, quando mi cade l'occhio su un'automobile che non ho mai visto.
Oddio, e questa di chi è. Fiat 500 Abarth gialla, non è certo l'auto di qualcuno che passa le sue notti in strada, targa italiana, RM.
RM? Il mio neurone si attiva, ci mette un po' ma poi la soluzione arriva, Roma.
Cazzo e chi viene fin qui da Roma per parcheggiare davanti ad un capannone; entro in modalità sceriffo Winchester, prendo il telefonino e fotografo auto e targa, poi mi avvicino.
Dentro una ragazza bionda sta decisamente dormendo, busso al vetro e niente, busso più forte e grido hei tu! Lei apre un occhio, si stiracchia e poi apre la portiera, io mi faccio indietro sempre armata di telefono.
Lei salta giù e con una faccia da lunedì mattina mi guarda e non dice nulla.
Hei chi sei, ripeto a questa spilungona che mi si è palesata davanti; questa è proprietà privata non puoi stare qui, dico al suo indirizzo.
Per tutta risposta mi arriva un mezzo sorriso seguito da una frase mezza strascinata, so' Annalisa, quella nova, ce vengo su da Roma, che c'è sta 'n caffè?
Io continuo a rimanere interdetta, scusa ma io non so niente e finché non arriva il capo io non posso aiutarti... ma chi, Alberto? Quello che m'ha chiamata ieri pomeriggio, oh 700 km, è tutta a notte che viaggio sola, eh mo' te che me stai a chiede chi so' scusa, ma chi sei te.
Bene Annalisa, io sono Lucrezia la tua capa ed ora entra e vediamo cosa posso fare per te, considera che posso darti poca attenzione adesso, tra poco arrivano i magazzinieri ed ho molto da fare.
E annamo bene, annamo! E intanto apre la portiera della 500 e prende un borsone giallo come l'auto e con un vistoso logo della Fiat.
Scusa la domanda Annalisa, ma tu lavoravi alla Fiat per caso, vedo che sei tutta firmata... no macché me l'hanno regalata colla macchina.
Entriamo, tolgo l'antifurto, accendo le luci apro la porta dell'ufficio ed entro, poi mi giro e appoggiata la mia borsa su una sedia indico una seconda sedia ad Annalisa, siediti lì intanto, poi parleremo.
Faccio le mie cose, accendo PC e stampante, guardo se ci sono messaggi in segreteria telefonica, apro l'agenda e cerco di capire se arriveranno motrici con bilico per oggi, in effetti quattro. Bella giornata mi si prospetta.
Guardo gli ordini per la distribuzione e butto un occhio ad Annalisa che sta di nuovo dormendo, la osservo, è carina, capello biondo liscio e lungo fin sotto le spalle, una maglietta nera con il logo Nirvana's Happy Face e jeans strappati al ginocchio, Nike Air Force. Carina, sentenzio con me stessa, poi sento suonare un clacson.
È Giovanni il più anziano del gruppo, si annuncia sempre così, vuole che esca e vada ad accoglierlo, fanculo pure a lui.
Bundì mame, sêstu a pene jevade?
Giovanni, primo ti ho detto che non parlo friulano; secondo non sono mamma e verso di te al massimo posso essere figlia, poi sai nulla di una nuova che deve venire da Roma a lavorare qui?
Alore, prin di dut tu bisugne imparâ la lenghe Furlane, poi ascolta, so di una che mi ha detto il capo l'altro giorno che veniva da Roma, ma non so nuie.
Va bene mi basta, sai quando arrivano gli altri? Ci sono quattro bilici in arrivo, il primo alle dieci, oggi si fa tardi.
La discussione si conclude con una bestemmia da parte di Giovanni, proprio mentre Matteo e Carlo, i più giovani entrano in macchina insieme.
Poi Marco e Luca e sì ci siamo tutti, entriamo in magazzino e sento subito un gradevole odore di caffè che si spande per l'aria, caspita, penso, Annalisa si è data da fare, bene.
Ci presentiamo, chiacchiere di convenevoli, beviamo il caffè poi Annalisa col suo accento romano ci chiede dov'è il bagno delle signore, un attimo di imbarazzato silenzio, poi scoppiamo a ridere, non c'è risponde Luca, questo è un luogo per soli maschi.
E lei allora, fa Annalisa indicando me, Giovanni che è sempre il più sveglio ma anche il più diretto se ne esce con un "ma a lei mica piacciono i maschi".
Ecco questo è il clima che si crea quando si lavora tra maschi, dico io, cameratesco come in uno scalo portuale, forza su che c'è da preparare gli ordini, Annalisa vieni con me che iniziamo a fare qualcosa, ti ha detto Alberto cosa devi fare?
Bè sì più o meno, mi ha detto di dare supporto a te, non so bene ancora come ma qualche idea me sta a vení a mente, e sorride sorniona.
Allora fai così, questi sono gli ordini del giorno da evadere, portali ai ragazzi in magazzino poi vieni nello spogliatoio accanto ai bagni che ti trovo qualcosa da metterti.
Intanto che lei esegue, prendo la tuta nell'armadietto e inizio a spogliarmi, via la giacca, via la gonna e le metto su una gruccia, poi inizio a sbottonarmi la camicia.
Ah però! Mi giro e vedo Annalisa che mi fissa dalla porta; che succede, bisogna cambiarsi e mettersi vestiti comodi o qui ogni giorno butti un vestito, qui c'è una tuta pure per te, spero ti vada bene.
Grazie Lucré ora la provo, e mentre parla in un gesto di toglie la maglietta restando a petto nudo, ha un seno piccolo che però ben disegna il suo busto lungo e snello, i capezzoli sporgenti con piccole areole, non come le mie mozzarellone, mi piace quel che vedo.
Comunque faccio finta di nulla e metto pure la camicetta su una gruccia nell'armadio, poi prendo la mia tuta e mi siedo per infilarmelo, ma più che altro per guardare Annalisa che intanto si è tolta pure i jeans rimanendo con slip e le scarpe, belle gambe commento.
Te piace quello che vedi? Ma è vero che sei lesbica, perché a me nun importa eh, ce so abbituata mica me preoccupo.
Ma no tranquilla, è vero mi piacciono le donne ma pure i maschi, non faccio distinzioni, ma non preoccuparti che se pur è vero che mi piaci non ti salto addosso.
Ah mejo così, però dimme, davvero qui nun ce so' bagni pe' le signore? Perché ho una certa urgenza. No Annalisa, per bagno e doccia, ci sono solo quelli dietro quella porta lì, e così dicendo mi tiro su la zip della tuta, metto le scarpe di sicurezza, chiudo l'armadietto, prendo la cartellina ed esco mentre vedo un'Annalisa che con le sole mutande e scarpe va verso i bagni "annamo bene" penso scimmiottando la parlata della biondina.
In magazzino i miei boys come amo chiamarli, stanno già caricando due furgoni, ed un terzo è in attesa, loro si danno da fare con scatoloni e pallet, io conto i colli caricati e li scarico col Bancolini dagli ordini.
Sono molto impegnata quando mi sento toccare un fianco, scatto e di una capocciata sulla porta del terzo furgone, è Annalisa che mi chiede cosa fare, gli indicò Giovanni e di chiedere a lui, poi toccandomi la testa mi giro per continuare la mia opera, mentre dal cancello principale entra il primo tir.
Insomma la giornata prosegue veloce col solito tran-tran di stress, qualche risata e indicazioni sul cosa fare a quella nuova, poi finalmente arrivano le sei di sera, chiudiamo tutto e ce ne andiamo a cambiarci, i maschi cavallerescamente ci fanno andare per prime a lavarci, io sospiro perché so già cosa ci aspetta, l'hanno già fatto quando sono arrivata io e lo considero un rito di passaggio, ma tant'è mi tocca sottostare eppoi sono un po' eccitata all'idea.
Così io ed Annalisa entriamo nello spogliatoio, ci denudiamo poi preso bagnoschiuma e accappatoio varchiamo la fatidica soglia del patibolo, cioè no del locale doccia.
Apro l'acqua e mi ci tuffo sotto, è fredda mi piace, mi risveglia, poi arriva quella calda e con essa Annalisa.
Hei che fai? Dico con poca convinzione spostandomi e facendole spazio, lei mi tocca un fianco e mi dice, verifico se è vero che te piaceno puro le donne.
Le sorrido e le dico che è un bel tipo, è alta un po' più di me, ci guardiamo negli occhi mentre l'acqua calda ci bagna, mi dice che le piaccio, le sorrido e le dico che anche lei mi piace, poi aggiungo, sicura?
Sì mi risponde, e ci baciamo; succede tutto con naturalezza, mi piace, non so nulla di lei a malapena il suo nome ma mi piace, le mie mani percorrono il suo corpo e mentre ancora ci baciamo le accarezzo la schiena, poi arrivo al suo culo, tondo e sodo, si acchiappa bene, è piacevole da stringere, lei si stacca un attimo dal bacio e mi dice, ma perché finite tutti lì?
Cazzo, ma perché hai un culo da urlo, capisco che per te non è facile vederlo, ma credimi è proprio bello, e ridiamo come sceme, poi lei mi chiede il sapone, le do il bagnoschiuma e se ne mette un po' sulle mani mentre io chiudo l'acqua.
Inizia a insaponarmi i seni, io tiro su le spalle e le sorrido, ti piacciono, le dico, e lei, sì e sono il mio cruccio le ho così piccole io; ma sono carine le dico mentre inizio a insaponarglierle con i palmi delle mani aperte.
Sento sotto i palmi i suoi capezzoli eretti e vedo l'espressione di godimento sul suo viso, non resisto e la bacio sulla fronte, poi scendo verso il basso, gioco con l'ombelico e vedo che lei si sposta allargando le gambe, decido di farla soffrire, ma poco però, passo le mani sulla schiena, la accarezzo un poco, poi con le unghie scendo verso i glutei.
Restiamo abbracciate, lei mi morde una spalla mentre mi tiene per i glutei, io le sto abbrancando i suoi, poi le passo le mani tra le chiappe allargandogliele un poco.
Passare un dito con l'unghia sul suo buchino scuro la fa sussultare ma ci rimetto io, infatti mi morde più forte la spalla, mi giro per il dolore e li vedo, tutti e cinque.
Cazzo, ora sono piena di vergogna e mi appoggio al muro coprendomi il viso, una mano mi tocca la spalla, hei capo tranquilla siamo adulti qui e siamo nudi, tutti nudi pure il nonno qui.
Alzo lo sguardo e li vedo per la prima volta come mamma li ha fatti, e mi viene da ridere.
Hei capo, certo che sei strana, prima piagni e ora ridi, ma che sei pazza?
Dai Lù, prima abbiamo visto te nuda, ora lei ma quando vi abbiamo viste abbracciate... bè abbiamo cambiato idea ed ora siamo qui.
Già lo vedo, ma... ma che a capo, so nudi, so cinque e so pure in tiro, guarda quello.
Alzo lo sguardo e li vedo, tutti e cinque, intendo i loro cazzi, non li avevo mai visti, li avevo immaginati, ci avevo ricamato sopra, specie dopo che mi avevano vista nuda, certo allora era stata una goliardia da parte loro ed io non avevo detto nulla, ma ora era diverso e Luca aveva già la mazza in tiro mentre gli altri già se li stavano menando per tirarselo su, ero imbarazzata ma anche eccitata.
Ok mi dissi, bè se siamo in ballo balliamo, prendo per mano Annalisa e le dico forza, andiamo a divertirci.
Esco dalla doccia e accarezzando le spalle di Annalisa la metto davanti a Luca, hai detto che ti piaceva dai ora è tuo prendilo, e la spinsi giù.
Bè che dire, Annalisa si tuffò su quel bell'arnese senza indugio, io guardai gli altri e sorrisi più a me stessa che a loro quindi mi accucciai anch'io e ne presi due in mano poi li baciai sulle punte.
Bè che c'è, davvero credevate che mi piacessero solo le donne?
Tra me e Annalisa ci fu una gara a chi ne faceva godere di più in questa specie di bukkake game.
I pompini vanno bene ma per iniziare, poi bisogna andare oltre, solo che noi eravamo due e loro cinque, da bukkake si stava trasformando in una gang bang.
In effetti io e Annalisa sdraiate su alcuni asciugamani ci stavamo baciando mentre due di loro si davano da fare con le nostre fighe, era strana la sensazione che provavo, a volte mi sentivo euforica e volte non capivo nulla poi ebbi il primo orgasmo.
Non so cosa successe, non era come le altre volte, non mi prese quel senso di rilassatezza che mi prendeva quando avevo un orgasmo, no ora ne volevo di più, vidi che pure Annalisa si stava godendo il momento.
Voglio la tua figa romana, le dissi ma non credo mi ascoltasse, non che me ne fregasse nulla, mi girai, mi misi in ginocchio e appoggiai la testa sul suo bacino scosso dai colpi del cazzo di turno; ebbene sì per me ora i miei magazzinieri erano solo cazzi.
Presi a leccarla sul clitoride guardando il grosso uccello che entrava e usciva dal nido, usciva del tutto ogni tanto ed una volta di quelle lo presi in bocca, sapeva di figa, mi piaceva, pensai pure che tutti i cazzi dovevano sapere di figa.
Poi qualcuno mi prese da dietro, mi girai sorrisi e dissi fai piano però, una sensazione strana, i colpi al mio sedere mi facevano andare in avanti e quando lo facevo leccavo la figa di Annalisa, mentre un altro cazzo la stava sacrificando sull'altare del sesso, sembravamo una macchina perfetta mentre in pratica non ci conoscevamo affatto da quel lato.
Dopo l'inculata decisi di prendermi una pausa e andai così com'ero a prendermi una bibita, mi sentivo a mio agio, ero nel mio elemento e starmene nuda o vestita lì per me non faceva differenza.
In ufficio trovai Giovanni seduto ad una sedia, si era rimesso le mutande, gli chiesi se voleva qualcosa ma lui con un gesto mi fece capire che no non voleva nulla, è solo che era vecchio per certe cose ed era stanco, gli sorrisi e poi lo baciai, gli dissi pure che se voleva poteva insegnarmi la mari lenghe, il friulano, poi tornai di là.
Erano tutti in piedi, mi guardavano e dissi loro, bè già finito? Io non ho mai provato una "doppia" a qualcuno interessa?
Merda e che sei capo, una macchina da sesso io so stanca.
Sì pure noi capo, e risero a quel nomignolo.
Va bene e che si fa, andiamo tutti a mangiare una pizza vi va?
Approvarono, poi ci lavammo e ci rivestimmo, l'aria tra noi era cambiata ed io sapevo che da ora tutto sarebbe cambiato ed avevo paura delle conseguenze ma ormai era tardi per tornare indietro, Annalisa era stata il catalizzatore di un meccanismo che forse era già in moto.
Presi la mia auto e chiesi ad Annalisa di venire con me, in auto le appoggiai una mano su una coscia poi guardandola negli occhi le dissi che non avevo mica finito con lei; va bene capo, sono a sua disposizione, ma dopo la pizza eh.
E ridiamo come due sceme, poi messo in moto mi dirigo verso la pizzeria, eravamo tutti affamati.
Dopo cena mi chiamò il capo, era ora che si facesse vivo, lo 1dovevo ragguagliare sulle novità, bè non sul sesso ovviamente, ma sulla nuova assunta, ma lui mi anticipò come sempre.
Sai sono a Roma come sai, ed un caro amico mi ha suggerito caldamente di assumere sua figlia, come sai io non faccio queste cose ma gli dovevo un favore, si chiama Loredana e viene su domani, per te non c'è problema immagino, le spieghi un po' di cose insomma vedi tu mi fido di te, e tranquilla starà con noi sei mesi poi la rimandiamo giù.
Io rimasi interdetta, e chi cazzo era questa qui.
Capo, per caso conosci una certa Annalisa?
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