Verginità - Vuoto
di
Dora
genere
sentimentali
Un braccio adagiato sulla pancia, occhi piantati al soffitto, a volte chiusi, a volte aperti.
Mi dico che non c’è motivo per ascoltare tutta la discografia degli Smiths ma per qualche motivo non posso farne a meno.
Mi sforzo di ripensare a questa notte ma non riesco a orientarmi, i ricordi sono come animali che fuggono nell’infinito.
Vedo quasi con chiarezza i nostri corpi. Nudi nel buio. Spigoli tu, curve io.
Il letto singolo con il lenzuolo rosso scuro. Ci baciamo, primordiali, avviluppati.
Poi è successo. Tremavo. Tu no.
Il tempo sembrava fermo a guardare. Sorprendentemente tu nel mio corpo. Così a lungo.
È tutto irreale. Tranne il sangue che macchia la stoffa.
Il re è nudo. È solo un uomo, infine.
E io sono solo una donna, ora più di prima, meno, uguale. Non ha senso.
I veli sono crollati e il re è nudo. Hanno smesso di esistere: le aspettative l’aura di predestinazione l’attesa la fuga un periodo della mia vita, forse. Qualcosa è morto per davvero.
Non mi pento.
Ma ora ho le viscere stanche, un grande cuore stanco, uno stupido corpo fragile, un’esperienza da rielaborare.
Mi consolo nelle occhiaie. Nelle lacrime che non scendono.
Mi dico che non c’è motivo per ascoltare tutta la discografia degli Smiths ma per qualche motivo non posso farne a meno.
Mi sforzo di ripensare a questa notte ma non riesco a orientarmi, i ricordi sono come animali che fuggono nell’infinito.
Vedo quasi con chiarezza i nostri corpi. Nudi nel buio. Spigoli tu, curve io.
Il letto singolo con il lenzuolo rosso scuro. Ci baciamo, primordiali, avviluppati.
Poi è successo. Tremavo. Tu no.
Il tempo sembrava fermo a guardare. Sorprendentemente tu nel mio corpo. Così a lungo.
È tutto irreale. Tranne il sangue che macchia la stoffa.
Il re è nudo. È solo un uomo, infine.
E io sono solo una donna, ora più di prima, meno, uguale. Non ha senso.
I veli sono crollati e il re è nudo. Hanno smesso di esistere: le aspettative l’aura di predestinazione l’attesa la fuga un periodo della mia vita, forse. Qualcosa è morto per davvero.
Non mi pento.
Ma ora ho le viscere stanche, un grande cuore stanco, uno stupido corpo fragile, un’esperienza da rielaborare.
Mi consolo nelle occhiaie. Nelle lacrime che non scendono.
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