Santa Marta

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etero

Marta, sessantacinque anni mal portati ed un lungo matrimonio alle spalle fatto di cattiverie e botte, culminato con la morte di lui per cirrosi epatica, così avevano detto i medici, va a sapere però.

Marta la santa, così chiamata perché se avevi un problema lei ti aiutava a risolverlo.

E così Santa Marta era conosciuta in paese, abitava in corte sapete cosa sono le corti in Friuli? Bè v'è lo dico subito, sono un agglomerato di case intorno ad un aia, si trovano nelle periferie dei paesi, da una parte l'aia è chiusa da un portone, dall'altra è aperta verso i campi dove si lavora la terra.

Quella in cui abitava Marta contava dieci famiglie di contadini e lei invece faceva la massaia, che a lavorare ci pensava Mario, messo comunale quando se ne ricordava e suo marito a tempo pieno.

Per sbarcare il lunario Marta faceva la balia, di bambini sia in corte dove abitava che in quelle vicine ce n'erano tanti allora, e si può dire che guadagnava più lei che il marito, il quale da parte sua spendeva tutto all'osteria di Giovanni.

Marta negli anni aveva visto crescere decine di bambini e bambine, li aveva accuditi dalla nascita fino all'età adulta, qualcuno anche dopo, che la andava a trovare e la chiamava zia.

Il rapporto che aveva con questi ragazzi e adulti era di sincera amicizia, per loro era una zia, una mamma e persino una nonna; a Marta non dispiaceva affatto, si sentiva realizzata nell'accudire tutta quella marmaglia, mentre invece cadeva in depressione se pensava a suo marito.

Figli loro d'altronde non ne avevano avuto, ma a Marta non mancavano i figli, erano di altri ma li sentiva come suoi. Li aveva allevati lei quando le madri lavoravano nei campi o nella latteria cooperativa.

E con alcuni era anche andata oltre l'aspetto puramente professionale di balia, qualcuno lo aveva indirizzato verso un lavoro o verso un determinato studio, Marta sapeva comprendere le peculiarità di ognuno.

Poi un giorno conobbe Anselmo, lui non l'aveva allevato da bambino portandolo su dalla culla dandogli il proprio latte, no lui era arrivato già grandicello quando con la famiglia si era trasferito in corte; quando Marta lo conobbe, Anselmo aveva già 16 anni ed era un cjaviestri per dirla in friulano, cioè un discolo.

Anselmo la faceva morire, si tirava dietro tutti gli altri ragazzi del cortile, faceva insomma da capo popolo e ne combinavano di tutti i colori e a Marta questo non andava giù, vedeva del potenziale nel ragazzo, ma questo di dava sempre a fare casini, in corte come nei campi.

Fino a quando suonati da un po' i diciassette anni fu arrestato per l'ennesima bravata ai danni del direttore delle poste; si era divertito a bruciare la cassetta della posta, dandole fuoco con un po' di benzina. Marta non si era data pace ed ogni giorno o lo andava a trovare in carcere o cercava presso un avvocato di perorare la sua causa.

Tanto disse e tanto fece Marta, che dopo un anno Anselmo fu scarcerato.

Marta un giorno se lo portò a casa, oramai maggiorenne e in astinenza da donne dovuto al lungo periodo di detenzione, Anselmo si fece l'idea neanche tanto sbagliata che Marta si cercasse uno svago e così stette al gioco, anche perché aveva giusto voglia di una grossa scopata.

Una volta entrato in casa Anselmo non perse tempo e iniziò a stuzzicare Marta, pizzicandole il sedere o toccandola qua e là; Marta d'altronde cercava di sottrarsi alle attenzioni del giovane, ma si sa, la carne è debole ma la voglia e forte e quindi era sempre meno convincente nel frenare l'ardore di Anselmo.

Fu come che fu, Marta e Anselmo dopo un po' di convenevoli e schermaglie poco credibili, si trovarono una di fronte all'altra nudi come Adamo ed Eva, anzi meno, non avevano neppure la foglia di fico a proteggere le loro pubenda.

Marta allora aveva da poco superato i 45 anni ed Anselmo come detto prima era un aitante diciottenne, con tante speranze e molti muscoli.

Si infilarono nel letto dove Marta si prese la sua verginità, il gradasso non era mai stato con una donna, era stato persino in carcere, millantava avventure che erano vere solo nella sua testa ed ora grazie a Marta era riuscito a superare pure questo scoglio.

Marta da par suo era felice, da una parte aveva cornificato lo stronzo, e nel talamo nuziale, ed in più si era portato a letto un ragazzo bello, forte e giovane.

Marta nei giorni che passarono meditò più volte su quanto accaduto, le piaceva scopare e con i giovanotti era sicuramente meglio, ma doveva stare attenta se Mario il marito lo veniva a sapere, era capace di fare una pazzia.

Così cominciò a portarseli in cantina, dove non c'erano finestre e per entrare prima bisognava passare per il cortile, dove i ragazzi in attesa facevano la guardia e Marta si sentiva più tranquilla.

Furono anni di furore, ne sverginò tanti di ragazzi e lei sì esaltava in questo, molti tornavano da Marta quando ne avevano voglia e Marta non diceva mai di no a nessuno.

Così iniziò la leggenda di Santa Marta, che quando il marito venne a mancare, poté avere accesso a tutta la casa.

Marta, o meglio oramai Santa Marta vista la magra pensione lasciatale dal marito, iniziò pure a chiedere qualche regalino per il suo lavoro.

Furono anni in cui riuscì anche a mettere da parte qualcosa per la vecchiaia, ed ora che si sentiva vecchia, seduta come faceva da decenni sulla porta di casa, Marta si addormentò.

Ai funerali di Marta parteciparono tutti, la chiesa era stracolma al punto che molti rimasero fuori, erano venuti anche dai paesi vicini ed una coppia addirittura dalla lontana Australia, come l'avessero saputo non si sa, comunque ai funerali di Marta c'erano tutti.

Tutti quelli che aveva aiutato a crescere, quarantasette anni di onorato servizio nonostante le avversità della vita, avevano procurato a Marta gioie oltre al dolore, anzi si può dire che erano sicuramente più le prime che le seconde.

Ora riposa all'ombra di un muro nel cimitero comunale, ma ha sempre fiori freschi.

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Questa storia non è farina del mio sacco, ma di mia nonna che mi raccontava spesso la storia di Santa Marta, che a suo dire aveva conosciuta da ragazza.
scritto il
2022-06-10
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