Rocky
di
beast
genere
zoofilia
Alla fine, dopo tanta insistenza, i miei genitori si dovettero arrendere, unico obbligo, quello di non comprare un cane di razza, ma di andarlo a scegliere tra quelli abbandonati in un canile.
Accettai di buon grado, mi sembrava giusto e poi, l’importante era finalmente avere un cane tutto mio.
Così il primo sabato libero, papà mi portò in un canile fuori città.
Era una struttura enorme, ci saranno state una cinquantina di gabbie e almeno un centinaio di cani.
Man mano che la volontaria mi accompagnava per i vialetti che dividevano le postazioni, i cani venivano a salutarmi scodinzolando e premendo con il muso contro le reti metalliche.
Era veramente commovente, alcuni erano cuccioli, altri adulti, altri decisamente più vecchi.
Ne avrei presi almeno una dozzina, ma appena lo vidi non ebbi nessun dubbio, doveva essere lui.
Giaceva tristemente accoccolato in un angolo, col grosso testone appoggiato sulle zampe davanti.
“Voglio quello!” Esclamai con entusiasmo.
“Sei sicura?” disse mio padre assai poco convinto della mia scelta, di certo si aspettava che io scegliessi un cucciolino batuffoloso, e non un grosso mastino con parecchie cicatrici e a cui mancava un pezzo di orecchio.
Anche la volontaria sembrava perplessa, ma probabilmente, l’idea di dar via un cane adulto, grosso e dall’aspetto feroce, che nessuno avrebbe mai adottato, la convinse che era meglio non far trapelare i suoi dubbi.
“Rocky potrebbe spaventare, ma nonostante un passato burrascoso con un padrone che lo impegnava nella lotta tra cani, non è per niente aggressivo” ci disse, mentre lui sentendosi chiamare in causa alzava un sopracciglio, cercando di capire cosa stesse succedendo.
“Prima di averlo in via definitiva, dovrai tenerlo per qualche settimana in pre-adozione” ci disse, “per evitare eventuali complicazioni future nel caso che dovessi pentirti”.
Anche papà sembrava più sereno all’ipotesi di fare un periodo di prova, già temeva lo sconcerto della mamma a vederci arrivare a casa con quell’enorme mastino.
Mentre facevamo queste considerazioni, aprì la gabbia e lo chiamò, Rocky, non molto convinto si alzò e pigramente si avvicinò a noi con una certa circospezione.
Nonostante la prolungata inattività, era un cane veramente imponente, con la muscolatura ben disegnata che guizzava sotto il pelo color grigio piombo.
Avrà avuto almeno una decina d’anni.
Una grossa testa, dalla mascella quadrata, occhi celesti vivi e intelligenti.
Zampe poderose, un torso possente, ed era decisamente alto, mi arrivava ben oltre le ginocchia, praticamente a mezza coscia.
Non potei darlo a vedere, ma avevo anche apprezzato il grande pisello e due testicoli enormi, grossi quasi come palle da tennis, che penzolavano dondolando tra le sue cosce muscolose.
Io mi accovacciai per portarmi alla sua altezza e mi feci annusare la faccia mentre gli dicevo delle dolci paroline affettuose, promettendogli che non lo avremmo mai riportato indietro.
Le mie parole e il mio atteggiamento sembrarono convincerlo, perché, accennando una timida scodinzolata, mi diede una bella leccata alla faccia.
Mio padre e la volontaria risero, ma io invece sentii le farfalle agitarsi nella pancia.
Era fatta, dopo aver compilato mille documenti, con una certa fatica lo facemmo salire in macchina e tornammo a casa .
Non stavo più nella pelle dalla felicità e continuavo a dire a mio padre che ero la donna più felice del pianeta.
In effetti mamma era un po’ spaventata e perplessa della mia scelta, ma mi vide così felice che non osò borbottare più di tanto.
E così Rocky cominciò a far parte della nostra famiglia.
Diventammo subito inseparabili, dove andavo io veniva lui, alla sera quando guardavo la tv sul divano, lui si accoccola ai miei piedi tutto soddisfatto della sua nuova famiglia.
Aveva riconosciuto papà come maschio alfa, io dovevo essere stata adottata come una sorella o una femmina della sua specie particolarmente bisognosa di protezione.
Non mi lasciava mai e la notte dormiva in camera mia alla base del mio letto.
Era proprio quello che volevo.
Nel buio della notte sentivo il suo respiro profondo e mi eccitavo solo al pensiero di poterlo avere come amante.
Ero sempre stata appassionata di cani e senza che nessuno lo avesse mai saputo avevo visto di nascosto dei bellissimi video di donne che si facevano scopare a quattro zampe.
Era una cosa che mi eccitava da morire, la notte, sola nel letto mi masturbavo pensando a quelle scene e ora finalmente avrei potuto provarci anch’io.
Aspettai e aspettai per essere sicura che i miei fossero profondamente addormentati e poi sgusciai fuori dal mio lettino.
Cercando di non far scricchiolare il parquet mi avvicinai a lui a quattro zampe.
Alzò la testona guardandomi nel buio con fare interrogativo.
Vedevo i suoi occhi splendere nella notte come due tizzoni ardenti.
Avevo il cuore in gola, ma sentire il suo respiro tranquillo mi fece rasserenare.
Avvicinai la faccia alla sua e gli diedi un tenero bacio sulla bocca, lui non capì ma accettò quel bacio volentieri, così gliene diedi un altro e un altro ancora fino a quando anche lui si mise a leccarmi.
Aprii la bocca in modo che le nostre lingue si potessero toccare e mi feci baciare e leccare da quella enorme lingua bagnata.
Cominciai ad accarezzarlo sul fianco, passando le dita in mezzo a quella corta pelliccia, sentendo sotto di essa la potenza della muscolatura del suo cassa torace, dopo un po’ lui si girò in modo da mettersi a pancia in su, sperando di ricevere delle carezze sulla pancia.
Continuai ad accarezzarlo dolcemente spostandomi da uno dei suoi piccoli e duri capezzoli all’altro, scendendo lentamente e maliziosamente verso il suo sesso, fino a quando, finalmente lo sfiorai con le dita.
Una scossa elettrica di eccitazione mi pervase tutta, mentre cominciavo a bagnarmi per l'eccitazione.
Com’era grosso, anche se ancora completamente inerte all’interno della custodia di pelliccia, ne percorsi tutta la lunghezza lentamente, fino ad arrivare agli enormi testicoli, Rocky non capiva bene cosa stava succedendo e si tirò parzialmente su, cercando di leccarsi il pisello che intanto aveva fatto capolino.
Così le nostre lingue si unirono alla ricerca di quella punta di carne rossa e umida.
Dio mio se era eccitante.
Leccare contemporaneamente sia la lingua che il cazzo.
Lo feci andare nuovamente giù e mi misi a baciargli il pene scendendo di nuovo fino alle palle, erano lisce, grosse e morbide, gliele leccai e mordicchiai a lungo, non mi stavamo in bocca, nemmeno prese una alla volta, gliele leccai per qualche minuto, godendomi quel bellissimo momento, ma lui non parve eccitarsi in modo particolarmente.
Io però lo ero e la mia vagina era in un lago.
Un lago particolarmente odoroso, visto che Rocky sembrò trovare la cosa molto interessante.
Mi piazzò il naso tra le cosce spingendo con prepotenza per poter sentire più a fondo l’odore dei miei umori che trasudavano dalla stoffa delle mutandine.
Mi misi col sedere sul letto, aprii le gambe e la sua testa si fiondò subito li in mezzo.
Spostai le mutandine di lato in modo da permettergli di leccarmi direttamente la figa.
Cominciò a leccarmi come se non ci fosse un domani e in men che non si dica mi portò quasi all’orgasmo.
Cercai di allontanare la sua enorme testa ma non ci fu verso, era troppo forte, troppo eccitato e troppo eccitante.
Sentii l'orgasmo arrivare da lontano, dalle dita dei piedi che cominciarono a fremere e poi salire come un’onda elettrica lungo le gambe fino ad arrivare alla vagina.
Venni.
Non riuscii a trattenermi e cominciai a singhiozzare sommessamente, temendo di svegliare i miei.
Infatti fu così, si accese la luce in corridoio e mia mamma arrivò fin fuori dalla mia porta chiedendomi se andasse tutto bene.
“Tutto bene” risposi “solo un incubo mamma, torna pure a dormire”
Altro che incubo pensai, era un stato un vero e proprio sogno, ora non serviva altro che i miei stessero fuori casa per un giorno o due o almeno per qualche oretta, in modo da poter portare a termine il mio desiderio di sempre, quello di fare l’amore con un cane.
Accettai di buon grado, mi sembrava giusto e poi, l’importante era finalmente avere un cane tutto mio.
Così il primo sabato libero, papà mi portò in un canile fuori città.
Era una struttura enorme, ci saranno state una cinquantina di gabbie e almeno un centinaio di cani.
Man mano che la volontaria mi accompagnava per i vialetti che dividevano le postazioni, i cani venivano a salutarmi scodinzolando e premendo con il muso contro le reti metalliche.
Era veramente commovente, alcuni erano cuccioli, altri adulti, altri decisamente più vecchi.
Ne avrei presi almeno una dozzina, ma appena lo vidi non ebbi nessun dubbio, doveva essere lui.
Giaceva tristemente accoccolato in un angolo, col grosso testone appoggiato sulle zampe davanti.
“Voglio quello!” Esclamai con entusiasmo.
“Sei sicura?” disse mio padre assai poco convinto della mia scelta, di certo si aspettava che io scegliessi un cucciolino batuffoloso, e non un grosso mastino con parecchie cicatrici e a cui mancava un pezzo di orecchio.
Anche la volontaria sembrava perplessa, ma probabilmente, l’idea di dar via un cane adulto, grosso e dall’aspetto feroce, che nessuno avrebbe mai adottato, la convinse che era meglio non far trapelare i suoi dubbi.
“Rocky potrebbe spaventare, ma nonostante un passato burrascoso con un padrone che lo impegnava nella lotta tra cani, non è per niente aggressivo” ci disse, mentre lui sentendosi chiamare in causa alzava un sopracciglio, cercando di capire cosa stesse succedendo.
“Prima di averlo in via definitiva, dovrai tenerlo per qualche settimana in pre-adozione” ci disse, “per evitare eventuali complicazioni future nel caso che dovessi pentirti”.
Anche papà sembrava più sereno all’ipotesi di fare un periodo di prova, già temeva lo sconcerto della mamma a vederci arrivare a casa con quell’enorme mastino.
Mentre facevamo queste considerazioni, aprì la gabbia e lo chiamò, Rocky, non molto convinto si alzò e pigramente si avvicinò a noi con una certa circospezione.
Nonostante la prolungata inattività, era un cane veramente imponente, con la muscolatura ben disegnata che guizzava sotto il pelo color grigio piombo.
Avrà avuto almeno una decina d’anni.
Una grossa testa, dalla mascella quadrata, occhi celesti vivi e intelligenti.
Zampe poderose, un torso possente, ed era decisamente alto, mi arrivava ben oltre le ginocchia, praticamente a mezza coscia.
Non potei darlo a vedere, ma avevo anche apprezzato il grande pisello e due testicoli enormi, grossi quasi come palle da tennis, che penzolavano dondolando tra le sue cosce muscolose.
Io mi accovacciai per portarmi alla sua altezza e mi feci annusare la faccia mentre gli dicevo delle dolci paroline affettuose, promettendogli che non lo avremmo mai riportato indietro.
Le mie parole e il mio atteggiamento sembrarono convincerlo, perché, accennando una timida scodinzolata, mi diede una bella leccata alla faccia.
Mio padre e la volontaria risero, ma io invece sentii le farfalle agitarsi nella pancia.
Era fatta, dopo aver compilato mille documenti, con una certa fatica lo facemmo salire in macchina e tornammo a casa .
Non stavo più nella pelle dalla felicità e continuavo a dire a mio padre che ero la donna più felice del pianeta.
In effetti mamma era un po’ spaventata e perplessa della mia scelta, ma mi vide così felice che non osò borbottare più di tanto.
E così Rocky cominciò a far parte della nostra famiglia.
Diventammo subito inseparabili, dove andavo io veniva lui, alla sera quando guardavo la tv sul divano, lui si accoccola ai miei piedi tutto soddisfatto della sua nuova famiglia.
Aveva riconosciuto papà come maschio alfa, io dovevo essere stata adottata come una sorella o una femmina della sua specie particolarmente bisognosa di protezione.
Non mi lasciava mai e la notte dormiva in camera mia alla base del mio letto.
Era proprio quello che volevo.
Nel buio della notte sentivo il suo respiro profondo e mi eccitavo solo al pensiero di poterlo avere come amante.
Ero sempre stata appassionata di cani e senza che nessuno lo avesse mai saputo avevo visto di nascosto dei bellissimi video di donne che si facevano scopare a quattro zampe.
Era una cosa che mi eccitava da morire, la notte, sola nel letto mi masturbavo pensando a quelle scene e ora finalmente avrei potuto provarci anch’io.
Aspettai e aspettai per essere sicura che i miei fossero profondamente addormentati e poi sgusciai fuori dal mio lettino.
Cercando di non far scricchiolare il parquet mi avvicinai a lui a quattro zampe.
Alzò la testona guardandomi nel buio con fare interrogativo.
Vedevo i suoi occhi splendere nella notte come due tizzoni ardenti.
Avevo il cuore in gola, ma sentire il suo respiro tranquillo mi fece rasserenare.
Avvicinai la faccia alla sua e gli diedi un tenero bacio sulla bocca, lui non capì ma accettò quel bacio volentieri, così gliene diedi un altro e un altro ancora fino a quando anche lui si mise a leccarmi.
Aprii la bocca in modo che le nostre lingue si potessero toccare e mi feci baciare e leccare da quella enorme lingua bagnata.
Cominciai ad accarezzarlo sul fianco, passando le dita in mezzo a quella corta pelliccia, sentendo sotto di essa la potenza della muscolatura del suo cassa torace, dopo un po’ lui si girò in modo da mettersi a pancia in su, sperando di ricevere delle carezze sulla pancia.
Continuai ad accarezzarlo dolcemente spostandomi da uno dei suoi piccoli e duri capezzoli all’altro, scendendo lentamente e maliziosamente verso il suo sesso, fino a quando, finalmente lo sfiorai con le dita.
Una scossa elettrica di eccitazione mi pervase tutta, mentre cominciavo a bagnarmi per l'eccitazione.
Com’era grosso, anche se ancora completamente inerte all’interno della custodia di pelliccia, ne percorsi tutta la lunghezza lentamente, fino ad arrivare agli enormi testicoli, Rocky non capiva bene cosa stava succedendo e si tirò parzialmente su, cercando di leccarsi il pisello che intanto aveva fatto capolino.
Così le nostre lingue si unirono alla ricerca di quella punta di carne rossa e umida.
Dio mio se era eccitante.
Leccare contemporaneamente sia la lingua che il cazzo.
Lo feci andare nuovamente giù e mi misi a baciargli il pene scendendo di nuovo fino alle palle, erano lisce, grosse e morbide, gliele leccai e mordicchiai a lungo, non mi stavamo in bocca, nemmeno prese una alla volta, gliele leccai per qualche minuto, godendomi quel bellissimo momento, ma lui non parve eccitarsi in modo particolarmente.
Io però lo ero e la mia vagina era in un lago.
Un lago particolarmente odoroso, visto che Rocky sembrò trovare la cosa molto interessante.
Mi piazzò il naso tra le cosce spingendo con prepotenza per poter sentire più a fondo l’odore dei miei umori che trasudavano dalla stoffa delle mutandine.
Mi misi col sedere sul letto, aprii le gambe e la sua testa si fiondò subito li in mezzo.
Spostai le mutandine di lato in modo da permettergli di leccarmi direttamente la figa.
Cominciò a leccarmi come se non ci fosse un domani e in men che non si dica mi portò quasi all’orgasmo.
Cercai di allontanare la sua enorme testa ma non ci fu verso, era troppo forte, troppo eccitato e troppo eccitante.
Sentii l'orgasmo arrivare da lontano, dalle dita dei piedi che cominciarono a fremere e poi salire come un’onda elettrica lungo le gambe fino ad arrivare alla vagina.
Venni.
Non riuscii a trattenermi e cominciai a singhiozzare sommessamente, temendo di svegliare i miei.
Infatti fu così, si accese la luce in corridoio e mia mamma arrivò fin fuori dalla mia porta chiedendomi se andasse tutto bene.
“Tutto bene” risposi “solo un incubo mamma, torna pure a dormire”
Altro che incubo pensai, era un stato un vero e proprio sogno, ora non serviva altro che i miei stessero fuori casa per un giorno o due o almeno per qualche oretta, in modo da poter portare a termine il mio desiderio di sempre, quello di fare l’amore con un cane.
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