All'improvviso Lea

di
genere
trans

Ogni anno durante il periodo di ferie rientro in Toscana in un piccolo paesino di campagna non molto distante da una piccolo borgo, che a sua volta, non è lontano da una rinomata località turistica del luogo. Tra queste immense distese di terra rossa, vi è una piccola contrada formata da poche abitazioni tra cui la mia la quale è provvista dei comfort necessari per sopravvivere ogni estate al torrido clima di questa fantastica terra. La casetta dista circa tre quarti d’ora dalla costa e da qualche anno alcuni lotti di terra acquistati dai locali sono stati trasformati in piccole case di campagna che vengono affittate durante il periodo estivo a turisti. In totale le abitazioni presenti, nel raggio di 3 chilometri e compresa la mia, sono una decina, questo perché non è ancora una zona ben fornita da servizi e quindi se non si hanno mezzi a propria disposizione da queste parti è difficile raggiungere le mete più gettonate dal turismo di massa. Le case sorte nelle immediate vicinanze alla mia ospitano, come dicevo, in questo periodo soprattutto turisti a cui non dispiace godersi il contatto con la natura e vivere lontani dal caos. Durante il mese di luglio, notai che la piccola villetta in costruzione, ubicata nelle immediate vicinanze alla mia, era finalmente stata ultimata dopo anni di lavori, il proprietario aveva fatto veramente un bellissimo lavoro dotandola di diverse stanze e di uno spazioso giardino. Qualche giorno dopo nel tardo pomeriggio, mentre ero intento a rilassarmi nella mia veranda, vidi arrivare i nuovi inquilini. Una coppia giovane scese dall’auto e iniziò a scaricare all’interno dell’edificio le valigie. Li osservavo da lontano mentre prendevano confidenza con la casa e con l’ambiente circostante: entrambi alti, lui bruno con capelli corti e lei bionda con capelli lunghi. A prima vista sembravano entrambi miei coetanei, quindi sui trentacinque anni, pensai che in realtà non mi sarebbe dispiaciuto avere compagnia, poi trovare due vicini anche simpatici sarebbe stato il massimo. Nei giorni seguenti però non ci fu nessuna occasione per incontrarci o presentarci, tuttavia una sera mentre ero nel mio giardino a respirare un po’ d’aria fresca dopo un’intera giornata passata al mare, un cane di piccola taglia si intrufolò nella mia proprietà, dopo pochi minuti di corsa vidi sopraggiungere il suo proprietario. Il cane si avvicinò a me quasi senza timore e iniziò ad abbaiare, mi avvicinai divertito e dopo averli fatto qualche carezza, si lasciò avvicinare e conquistare con facilità. Il ragazzo mezzo esausto dalla corsa si avvicinò al cancello chiedendomi perdono per il disturbo e spiegandomi che l’amico a quattro zampe era solito a queste esplorazioni non richieste. Ovviamente simpatizzai per il cuccioletto e mi avvicinai per renderli il cane, fu in quell’occasione che ebbi modo di conoscerli. Il ragazzo mi spiegò che avevano affittato assieme alla sua compagna la villetta di campagna, affianco alla mia, per due settimane. Era molto cordiale e soprattutto simpatico, così dopo qualche chiacchiera gli proposi di cenare assieme e di fare un barbecue nel mio giardino. Federico, così si chiamava, accettò di buon gusto e mi assicurò che mi avrebbe raggiunto assieme a Lea, la sua compagna, alle 20:00. Nell’attesa preparai la carne per la grigliata che avevo in mente e assicurai in frigo un po’ di bottiglie di birra per la serata. I due arrivarono puntuali, Federico mi presentò Lea, la quale mi ringraziò moltissimo per l’invito e scusandosi per non aver avuto il tempo di comprare qualcosa, mi allungò qualche bottiglia di birra. I due si accomodarono in giardino, mentre io andai a mettere in frigo le bevande, pensai a quanto lei fosse carina: biondi capelli le cadevano completamente sulla spalla, occhi castani vivaci, fisico magro e uno stacco di cosce davvero niente male. Al mio ritorno portai alcune birre e facemmo un po’ di conversazione per conoscerci meglio, erano entrambi molto simpatici, lei mi attraeva parecchio e i suoi particolari lineamenti mi incuriosivano. Federico era un grande chiacchierone, infatti non perse tempo a lanciarsi in elogi sulle bellezze paesaggistiche locali che avevano avuto modo di vedere in quei giorni, Lea era meno loquace e lo ascoltava compiaciuta mentre compostamente a gambe accavallate scuoteva il piede destro coperto dalla scarpe da tennis bianca. Anche io ascoltavo, ma spesso lo sguardo cadeva su di lei e sul suo abito, una canottiera nera con bretelle senza maniche che cadeva perfettamente sulle armoniose e vellutate cosce scoprendo abbondantemente le ginocchia e mettendo in mostra un raffinato decolté. Ma c’era qualcos’altro che mi sfuggiva, o meglio che non comprendevo, in quell’incanto di donna c’era qualcosa nel suo volto che mi poneva degli interrogativi. Intanto le birre continuarono a scorrere e dopo un po’ iniziammo ad arrostire la carne, fu una cena molto piacevole e non mancarono le risate. Federico e Lea una volta terminata la cena, si proposero di aiutarmi a rigovernare il tutto e così mentre io risistemavo la cucina, Lea si occupò di sbarazzare il tavolo, mentre Federico si offrì di ripulire il barbecue in giardino. Mentre risciacquavo i piatti non riuscivo a non pensare a Lea e a quel particolare che mi sfuggiva e che allo stesso tempo la rendeva terribilmente eccitante ai miei occhi. La compostezza e il garbo di quella donna mi intrigava, anche se nei suoi tratti somatici c’era qualcosa di più marcato che nonostante tutto le donavano un’aurea insolita ed esageratamente sexy. Continuai riflettendo e cercando un particolare che potesse confermarmi quel dubbio sulla sua intersessualità. La sua voce mi ridestò dai miei pensieri e dalle mie ricerche, Lea, formulò la richiesta di poter utilizzare il bagno e io da vero ebete a quella interpellanza, non so per quale motivo, le regalai un risolino interessato che lei forse in qualche modo colse dato che stranamente contraccambiò. Le indicai la direzione e quando udì i suoi passi allontanarsi una incontenibile erezione mi si propose. Mi affacciai dalla finestra che dava sul giardino, Federico era ancora intento a ripulire il barbecue dai residui, non resistevo più, avevo bisogno di vedere con i miei occhi e soprattutto capire il motivo di sensazioni che fino a ieri non mi aveva mai sfiorato e soprattutto eccitato in quel modo. Appena la porta del bagno si chiuse, con rapidità e in punta di piedi, raggiunsi la porta, mi chinai e scrutai dalla serratura, Lea, era in piedi davanti alla tazza del cesso con la tavoletta alzata attenta a scrollarsi il cazzo. Risollevai la testa e riguadagnai velocemente la cucina, dove ripresi le faccende che avevo interrotto, Lea mi raggiunse dopo pochi istanti e riprese ad aiutarmi, prese un panno asciutto, si occupò di ripassare i piatti bagnati. Per conversare mi fece qualche domanda sulla casa, ad ogni risposta cercavo di controllare il tono della voce, ero eccitatissimo, e l’erezione di prima non era ancora passata, anzi ora in lei percepivo anche un tono di voce leggermente mascolino che assurdamente continuava ad agevolare la mia eccitabilità. Non mi era mai capitato di provare qualcosa del genere, mi sentivo affascinato da questa nuova emozione, tuttavia riuscì a mantenere una conversazione regolare, nonostante il mio pene non ne volesse sapere proprio nulla di rientrare nei ranghi. Fortunatamente avevo le mani in acqua e continuavo a bagnare i polsi in modo da far abbassare la pressione dei vasi sanguigni. Dopo poco si raggiunse anche Federico con le ultime portate. Finito di risistemare la casa, fumammo tutti un’ultima sigaretta, prima di concludere la serata, l’indomani i due avevano in programma la visita di alcuni luoghi nelle vicinanze e non avevano a disposizione molti altri giorni di vacanza per farlo. Mi ringraziarono per la piacevole serata e tornarono alla loro abitazione. La fine della serata fu inquieta e per dover mettere fine alla spinta emotiva che l’immagine di Lea mi destava mi masturbai per due volte consecutive. L’immagine di lei impegnata a orinare in piedi mi arrapava come non mai; con il senno di poi fantasticai su quanto avrei voluto spingere la maniglia della porta entrare in bagno e di prepotenza soddisfare quella voglia impropria di prendere il suo cazzo in bocca e di leccarlo fino all’ultima goccia fino a regalarle il piacere, necessario a emanciparla dal suo liquido seminale, prima di indirizzare sul resto del suo corpo il mio egoistico e interessato piacere personale. Mentre mi masturbavo nel letto la mia mente malata volava di fantasia proiettando situazioni per me fino a quel momento improprie e mai esplorate. La mia creatività stimolava succulenti canovacci che materializzavano scenari di energica sodomia e che lasciarono spazio anche all’improvvisazione del momento. Mentre la mano destra scappellava il pene eretto, e svettante verso il soffitto, il medio della sinistra trovava spazio tra le mie natiche incuneandosi precipitosamente nel mio caldo ano, la penetrazione mi regalava stimolanti ed energiche visioni che vedevano ovviamente Lea come protagonista. Insomma fu una notte abbastanza inquieta e i giorni seguenti non furono migliori, il pensiero di possederla mi distraeva. Tuttavia nei giorni seguenti non ebbi modo di rivedere i miei due vicini. Alla fine della settimana il caldo non dava tregua e stare fuori in giardino era praticamente impossibile, le soluzioni erano due: salire su in montagna e rimanerci per tutto il resto della giornata o sistemarsi in casa con il climatizzatore acceso. Optai per la seconda ed effettivamente rimasi steso sul letto per buona parte della tarda mattinata, nel pomeriggio niente al mondo mi avrebbe fatto rinunciare a mettere il naso fuori da casa, ma la scampanellata del citofono mi destò da quello stato di gradimento. Mi misi addosso i pantaloncini e raggiunsi il cancello, mi affacciai per vedere il mio interlocutore e con mia sorpresa scorsi Lea, lei mi sorrise.
L: Mi fai entrare?
Aprì il cancello velocemente senza dire una parola e raggiungemmo l’interno della casa. Richiusi la porta, la frescura all’interno della casa la fece sospirare piacevolmente. Mi disse che sarebbero partiti il giorno dopo e che era passata per un saluto. Chiesi di Federico, mi disse che era al mare e che sarebbe rientrato a sera, aveva voglia di fare un ultimo e lungo bagno prima del rientro in città, aggiunse che lei invece aveva preferito rimanere in casa per riposarsi e per sistemare i preparativi per la partenza. Mentre raccontava, sicura di sé, scrutava attentamente i miei occhi con una luce compostamente ammaliante. Aveva addosso un abito delicato con spalline larghe senza maniche con fantasia a fiori su cui predominavano il viola e il beige. L’elasticità dell’indumento valorizzava il suo decolleté sostenuto da un laccetto che teneva unite le due estremità del tessuto incaricate di custodire al loro interno le sue enunciate forme, le unghie smaltate di bianco dei piedi facevano da cornice a dei piedi con un’armonica forma posata su comodi e bassi sandali con lacci anch’essi di colore candido. Una bellezza sovrastante si ergeva a pochi passi da me e il suo arrapante profumo prorompeva di sensualità da ogni parte inchiodando tutte le mie manovre di movimento in capo alla mattonella del lastricato su cui ero saldo da quando avevo richiuso la porta alle mie spalle, la sua materia carnale mi impediva di deambulare su qualsiasi altro spazio a me vicino. Godevo della sua voce echeggiante e sensuale che si elevava nella stanza e per placare l’imbarazzo vantavo una incerta disinvoltura, ma se muoversi era impossibile per via del blocco emotivo che tale angelo o diavolo aveva scatenato, stessa disposizione era difficile da impartire alla vista: i miei occhi percorrevano e scrutavano ogni parte del suo corpo dalla testa ai piedi così velocemente da non riuscire a fermarsi. Con grande sforzo provai a domare quella contrazione nervosa soffermando il mio sguardo sul primo piano del suo volto e ad una distanza più ravvicinata scorsi alcune peculiarità o imperfezioni (chiamatele come volete) fisiche. Gli zigomi di Lea mancavano leggermente di proiezione, ossia del rilievo sporgente tipico delle donne, forse il trattamento per assottigliare tale aspetto era ancora incompleto tuttavia ciò non inficiava il suo aspetto gradevole e armonioso. Cercai di dimostrare disinteressata emozionalità, mi allontani invitandola a sedere al tavolo per un caffè, lei accettò, e prese posto a capo tavola. Di spalle, mentre preparavo il caffè provai una conversazione basata sui racconti delle sue sensazioni circa i posti visitati durante la vacanza. Lea accolse la mia richiesta con un sorriso silenzioso, lo percepì anche se le davo le spalle, mi disse che le cose belle in questa vacanze erano state quattro: le giornate al mare, le passeggiate in montagna tra la natura, il cibo …
avevo appena poggiato la caffettiera sul fornello acceso, quando lei riprese con l’elenco e infine aggiunse la cena da te.
Mi mostrai onorato per quanto espresso e le risposi che anch’io avevo apprezzato quella serata in loro compagnia. Lea continuava ad osservarmi con i suoi occhi gonfi da cerbiatta che sa perfettamente cosa fare per prendersi ciò che vuole. Le sorrisi con un po’ di imbarazzo, sapeva perfettamente quali fossero le sue capacità da predatrice e mentre mi guardava negli occhi era come se sapesse dove e quando colpire per raggiungere l’obiettivo. Cercavo di seguire il suo sguardo, ma ero sempre più cosciente di entrare in una tana o un vicolo cieco dove si è consapevoli di non avere più via di uscita, ma lei mi ci stava traghettando dentro affabilmente. Ad un tratto parole ad effetto:
L: So che lo sai!
I: Cosa?
L: Mi hai vista in bagno.
I: Non so di cosa tu stai parl…
L: Perché dobbiamo fingere? So che mi hai spiata mentre pisciavo.
I: No….
L: Non mi importano le tue giustificazioni, a me è piaciuto. Vorrei solo sapere cosa ne pensi …
Poggia i gomiti sul tavolo e prende la faccia tra le sue mani, mi guarda con curiosità, non so cosa si aspetti che le dica, ma il suo dolce sorriso mi sconvolge e mi convince a parlare, a esternare per la prima volta questa attrazione verso qualcosa che fino al giorno prima reputavo impossibile. Provo a spiegarle le mie sensazioni è un’emozione che non ho mai avuto modo di vivere ma che allo stesso tempo mi eccita tantissimo, lei sposta la testa in obliquo su una mano, come per dire continua ti ascolto, mi guarda con interesse. Mi faccio più audace ammettendo che è molto bella e che dopo averla vista in bagno la mia eccitazione nei suoi confronti è cresciuta ancora di più. Sorride lusingata, mostrando i suoi denti bianchi, poi passa la mano chiusa a pugno sotto il mento e mi continua a guardare composta. In breve tempo il silenzio intorno a noi si fa pesante, sudo e ora vorrei solo baciarla, ma la caffettiera con il suo fischio ci interrompe. Spengo il gas e verso il caffè nelle tazze che avevo predisposto sul tavolo, una volta piene lei si alza dalla sedia e si avvicina decisa e mi accarezza la guancia soddisfatta, poi mi bacia delicatamente. E’ il momento, implodo. L’erezione diviene incontrollabile, la sento e in pochi secondi un promontorio erge dai miei bermuda, lei lo prende, lo tocca, lo palpa e poi lo strizza con decisione, mentre la sua lingua si mescola alla mia saliva. Non sto a guardare e assecondo i miei nuovi vizi, ficco la mano destra sotto la sua gonna alla ricerca di quello che so di trovare con certezza, lo centro subito, eccolo duro, vigoroso e pulsante. Lea ha deciso di venire a trovarmi e di rivelare le sue essenzialità senza alcun velo sotto la gonna.
L: Sei andato subito al sodo eh?
La prendo e la sbatto sul tavolo, nella confusione le tazzine scivolano dal piano rompendosi saturando l’aria di caffè. Lei non ci bada, figuratevi io, quindi le alzo la gonna scoprendo il suo cazzo eretto che pulsa verso di me, non basta la voglio nuda, le sfilo le bretelle con forza, forse una di esse si strappa, butto via l’indumento da qualche parte sul pavimento e me la ritrovo nuda vestita dai suoi soli sandali sul mio tavolo. I suoi seni vigorosi e duri, ben ricostruiti mostrano dei capezzoli duri e turgidi. L’eccitazione è al culmine, mi spoglio e lascio cadere facilmente i pantaloncini per terra seguito subito dopo dalle mutande. Una volta nudi entrambi, la guardo confuso per un attimo, come per dire ora cosa dovrei fare? Ma lei stende le sue mani e afferra il mio viso e lo accarezza e dolcemente mi indirizza su di essa fino a schiacciare il suo corpo con il mio. Una volta vicini mi lecca il volto e mi ricopre di baci, mentre la sua mano va a cercare il mio cazzo duro che sottopone ad una arbitraria e dolce quanto lenta sega. Ci sa fare è una dea, chiudo gli occhi … ma desidero, anzi esigo, a questo punto oltrepassare i limiti. Mi stacco dolcemente dal suo corpo e con meno dolcezza mi fiondo sul suo cazzo turgido, lo prendo in bocca con foga, ma mi accorgo che non sono molto esperto e risulto ridicolo e in più mi pare di farle male con i denti. Nonostante tutto lei bonaccia si raccomanda di fare piano e alza la mano verso di me, io la prendo intuisco che voglia alzarsi, l’aiuto e una volta scesa dal piano del tavolo mi prende per mano accompagnandomi in camera. Mi adagia sul letto e una volta carponi sul materasso si china con dolcezza e umetta per bene il pene. La sua lingua percorre tutte le palle fino a ungere la cappella che sbrodola in un istante. La saliva che cola copiosa serve a far scivolare, dentro la sua bocca, tutto il membro che pian piano scompare nella sua gola. Graduale poi lo libera, per poi riprenderlo, leccarlo con cura riassorbendo tutta la saliva e con esso anche buona parte dei miei liquidi. La testa reclinata sul cuscino e i miei continui sospiri, la invogliano a continuare, mi accarezza l’ addome mentre continua nella sua opera idrovora, succhiando con decisione il prepuzio e il resto del corpo. E’ un pompino così delizioso da farmi ricoprire in un baleno la cappella di liquido seminale, ma lei ne spazza ogni residuo presente sul glande con la sua lingua esperta. La osservo, mentre agisce accucciata sul cazzo, lei se ne accorge e distanzia leggermente il volto, quel tanto che basta per compiacersi della visuale del mio sguardo, immagino da porco beato, mi squadra compiaciuta e poi inaugura un energico su e giù con la sua mano. Sento il corpo del pene scivolare, stretto nel palmo della sua mano. Stendo anch’io la mia alla ricerca di un appiglio del suo corpo, la nuca e la parte più immediata, la voglio afferrare e costringerla contro il mio corpo e soprattutto ho voglia di introdurre brutalmente la mia lingua nella sua bocca e annusarne il suo alito pregno del mio sapore più intimo. Lea evita la presa, è ancora presto, lascia il cazzo che segava energicamente e si riavvicina con la bocca, mi regala un’altra vellutata e profonda passata, poi riemerge, riprende fiato e sputa il bolo di saliva sulla mia cappella, mentre con la mano la distribuisce su tutto il tronco, palle comprese. Tasta il cazzo fradicio, ma non è ancora soddisfatta e dall’alto lascia colare dalla bocca di rosa un’altra cascata di saliva che una volta centrato il glande sgocciola in basso fino a bagnare i folti peli pubici. Finalmente riesco a prendere la sua nuca e con forza l’avvicino a me, lei non ha terminato e cerca di divincolarsi, ma non ci riesce e in un baleno si trova schiacciate le sue labbra contro le mie. Si arrende in fretta, la bacio con foga e subito dopo la costringo con le labbra spalancate a ricevere il mio naso all’interno della sua bocca, ne annuso tutto il sapore per un po’. Sento che anche a lei piace, infatti il suo cazzo cresce, cresce e cresce sulla mia pancia nuda. La sua erezione mi spalanca le porte all’azione e felino le porgo le terga alla bocca in senso contrario, lei prende il mio pene eretto e lo fa scivolare in gola, mentre io imbocco il suo cazzo. Quel pezzo di carne mi risulta appetitoso come il sapore, il tutorial precedente di Lea ha fatto scuola e ora ho più dimestichezza nel far scivolare il suo cazzo dentro la mia gola, il sapore della sua eccitazione è acre forte, ma mi piace così tanto che non mi accorgo della conseguenza delle mia animale eccitazione che sta praticamente soffocando l’angelo sotto di me, lei mi colpisce sulle natiche, capisco e sollevo il mio busto leggermente in aria per liberare la gola di Lea dal mio granitico membro, lei tossisce, riprende fiato e poi avvicina nuovamente la bocca al cazzo che gravida in aria eretto. Continuiamo a succhiarci in un sessantanove senza esclusione di colpi, ma sono troppo curioso, mentre la spompino le divarico le cosce e inserisco il medio nel suo orifizio depilato, cerco di farlo con grazia, ma lei divarica le cosce e dischiude il buco del culo senza scomporsi, mi accorgo che è una voragine, curioso lascio scivolare dentro il dito medio che scorre dentro facilmente, anzi mi accorgo che c’è posto anche per l’indice. Spingo entrambe le dita e la penetro deciso mentre il suo cazzo esplode nella mia bocca, il pezzo di carne che alberga nelle mie fauci pulsa ed è abbastanza ingombrante per la mia bocca novellina, tuttavia stringo le guance e succhio con forza la cappella, il movimento la fa gemere appagandomi. Riemergo dalle sue cosce e libero la sua boccuccia da fata, lei riprende fiato e dopo mi rivolge uno sguardo sfatto, ma bramoso. Con forza le tiro su la nuca e nuovamente mi godo quel sapido sapore che esce dalla sua bocca, mentre le palpo i seni duri, sembra che le piaccia l’improvvisazione e rimane ad osservare con aria quasi timida le mie azioni, questo abbandonarsi alla mercé la rende ancora più eccitante e affascinante. Distesa sul letto nuda, scombinata e arruffata e con quel labbro schiuso sembra una bambola pronta a soddisfare ogni mia turpe voglia, infatti non emette una lamento quando deciso la posiziono carponi. Un culetto di pesca svetta davanti a me, le libero i piedi dai sandali e mi avvicino al suo culo, le faccio sentire il membro sulle chiappe mentre con le mani le palpo i talloni con forza. Lei si prepara, si volta cerca la mia bocca, la trova, ci baciamo con passione poi raccoglie la saliva sulla mano e con delicatezza la spalma sul suo ano. Non voglio aspettare, irruento le impedisco di finire l’opera e con decisione avvicino il cazzo al suo ano, lei non fa una piega e si prepara all’impatto schiacciando i palmi delle mani sul materasso. Spingo la cappella dentro con delicatezza, sento attraversare il suo buco caldo, il cazzo non incontra difficoltà o strettoie, mi accorgo di essere quasi totalmente dentro in pochissimi istanti, questo mi galvanizza e deciso lo spingo il più lontano possibile. Lo vedo da dietro sparire tutto in quel cratere e una volta in fondo abbranco i suoi morbidi fianchi abbandonandomi alla sodomia più smodata. Lea urla, ma non per il dolore, come quando capita con le donne meno avvezze alla sodomia, per lei quello è il piacere. La inculo con forza e quando mi pare di essere in procinto di sconquassarla, sento il suo ano contrarsi e abbandonarsi ad un chiaro segno del piacere, questo mi basta a non rallentare. Lea urla scomposta e ogni tanto spinge il suo culo verso la mia direzione per sentire il cazzo in maniera più dirompente caricando sempre di più il mio moto direzionale, l’odore dei suoi capelli e la goduria stampata sul suo profilo mascolino mi inebria, la colpisco sulle sue chiappe magre e tonde con cadenza frequente. Incuriosito dalla conformazione del suo pene la avvolgo con il braccio lungo il fianco destro alla ricerca della nerchia che sbatte subito sul palmo della mia mano, nelle prime concitate fasi non riesco a afferrarlo, ma poi con un po’ di armonia riesco a continuare nell’opera di sodomizzazione e allo stesso tempo ad afferrare il suo gingillo eretto. Lo accarezzo tra le mie mani e con rettitudine mi scopro capace di mandare in buca il mio cazzo nel suo culo mentre con la mano destra rifilo una segare alla sua protuberanza maschile. Nonostante la difficoltà ho successo nell’impresa e prendo il ritmo, ora sento pulsare il suo cazzo nella mano e allo stesso tempo percepisco il calore che si sta spiegando nel suo culo e che mi avvolge sempre più il cazzo. Le grida di Lea si fanno affaticate e forse il piacere ha lasciato il posto ad un dolore travolgente, o forse sta accadendo il contrario, non lo so, ma nello stesso momento sento partire un fiotto di sperma consistente che lascia posto ad uno degli orgasmi più soddisfacenti della mia vita. Anche Lea inizia a recedere e dopo qualche stimolo, anche il suo pene, lascia partire un fiotto di sperma che bagna la spalliera del letto che ormai da diverso tempo continuava a sbattere energica sul muro. Il suo orgasmo è liberatorio e intenso, subito dopo il suo cazzo mi si affloscia in mano come anche il mio nel suo bel culetto. Lo sente anche lei e ne approfitta per divaricare le gambe e permettere al mio palo sgonfio di venire fuori, lo tiro fuori con delicatezza, lo scruto ed è lindo e pulito, su di esso non campeggia alcuna traccia di materia fecale. Appena il suo buco è libero si lascia cadere prona ed esausta sul letto. Da dietro ammiro il suo buco del culo da cui scorre un rivolo di sborra che si congiunge svelto sui suoi testicoli sgonfi. Nonostante la spossatezza,Lea, docilmente stende la mano all’indietro cerca il mio cazzo, lo trova e lo impugna flaccido nella mano destra. Si volta e con maestria mi regala, ripulendo a fondo con la lingua tutta la cappella e il corpo del pene, l’ultima emozione. Finito si ferma a guardarmi e mi accarezza dolcemente. Per un momento percepisco la sua celata mascolinità, ma è un momento perché è una virilità contenuta e femminile, tuttavia il fatto di averla assoggettata mi fa sentire soddisfatto. Lei ne è consapevole e sorridendo mi dice:
L: Ti è piaciuto sottomettermi eh?
Sorrido e con un segno del capo lo confermo, ma non basta devo dirlo:
I: Credo sia stata la più bella scopata di tutta la mia vita.
L: Lo so, dicono tutti così la prima volta.
Mi bacia dolcemente e ancora nuda attraversa la stanza si affaccia attenta alla finestra per accertarsi che l’auto del suo compagno non sia parcheggiata. Si rigira soddisfatta e avanza nuda verso il letto, la osservo camminare disinvolta per la stanza nonostante solo pochi istanti prima abbia sottoposto il suo bel culo a dei ritmi di sodomia vigorosi; continua a muoversi leggiadra e ora il tratto dolce del suo viso e ben modificato dagli interventi di chirurgia mi appare più fresco e intuibile; le sue tette che avevo palpato percependone la durezza sembravano così naturali e morbide e il suo ciondolo floscio tra le gambe un valore aggiunto, su quel corpo androgino, e da tutelare con riguardo. Una volta davanti si piega, su se stessa, porgendomi dei sorrisi appagati, raccoglie i suoi sandali ai piedi del letto. Si rimette i calzari in silenzio, le dico che è stato molto bello e prima di andare in cucina a recuperare il suo abito che giace ancora sul pavimento, mi manda da lontano un bacio sensuale . Uscita dalla stanza penso di raggiungerla e prenderla ancora sul tavolo, eseguo, ma la raggiungo è tardi, la scopro vestita e pronta a tornare a casa dal suo Federico. Prima di uscire afferra la penna sul tavolo e su di una pagina di una rivista trascrive il suo numero di cellulare e il suo contatto social, poi aggiunge
L: Se prossimamente dovessi trovarti per caso a Milano, ora sai come contattarmi.
Esce e la osservo allontanarsi con disinvoltura verso la casa di fronte.
di
scritto il
2022-08-25
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