La svolta - Capitolo 13
di
duke69
genere
dominazione
La mia scelta di lasciare la monotona vita coniugale per mettermi a completa disposizione di Ettore, e assoggettarmi ai suoi capricci e alle sue perversioni, aveva abbattuto quel muro di tensione che ancora mi legava a Fabio: ora non avevo più legami e la mia testa era sgombera da qualsiasi pensiero o preoccupazione. Ero pronta ad essere la schiava di Ettore. Avrei indossato con orgoglio quella cavigliera con la scritta troia, perché era quello che sentivo di essere.
Vestita con un completo intimo piuttosto provocante, mi trovavo appoggiata alla parete del muro del mio soggiorno, bloccata dalle braccia di Ettore che continuava a baciarmi.
“Ora sei definitivamente mia! Continuerò a forgiarti come si deve, affinché possa diventare una schiava ubbidiente e pronta a tutto…apri la bocca e ingoia ogni volta che sputo!”
Il bacio, reso ormai viscido dal lungo lavoro di lingua, era diventato sempre più sporco ed Ettore sputava a più riprese dentro la mia bocca. Non lo aveva mai fatto prima, avrei pensato mi facesse schifo e invece lo stato lussurioso in cui mi trovavo me lo faceva tollerare e anzi, alimentava la mia perversione: stavo provando una nuova sensazione di degradazione.
“La mia saliva è anche tua…mi appartieni totalmente!”
Sputò anche per terra, quindi spinse le mie spalle verso il basso aiutandomi a scendere per costringermi a inginocchiarmi e a risucchiare la saliva dal pavimento.
“Ingoia e rimani in ginocchio!”
Sicuramente quella posizione sarebbe stata la più frequente nel mio futuro con Ettore.
“Tira fuori il cazzo e continua a guardarmi!”
Dall’alto continuava a far colare la saliva che si depositava un po’ sulla mia faccia e un po’ sul suo uccello.
“Vuoi succhiarlo troia?”
“Si, ti prego! Ho desiderato questo momento ogni giorno nelle ultime due settimane!”
Iniziai a leccargli la cappella e poi passai al tronco già abbondantemente lubrificato con la sua saliva, quando mi bloccò con uno schiaffetto sul viso:
“Ingoialo! Voglio sentirti soffocare”
Cercai di prendere quanti più centimetri del suo uccello in bocca, ma dovevo ancora abituare la mia cavità orale ad accoglierlo completamente. Ancor prima che riuscissi a mettere in pratica ciò che voleva, Ettore prese l’iniziativa, scopandomi in bocca e affondando tutto il bastone fin dentro la mia gola. I colpi di tosse scandivano quella rude scopata orale.
“Sii, amo riempirti la bocca, cazzo!!! …e mi piace da morire vedere il fuoco sul tuo viso e le lacrime che ci scorrono sopra!!! …ma adesso voglio che mi lecchi le palle con il cazzo in gola!”
Ci provai diverse volte finché alla fine riuscii a tenere fuori la lingua, mentre il suo cazzo era praticamente parcheggiato in gola: fu una vera impresa! Stavo realmente soffocando, ormai la saliva usciva anche dal naso. Finalmente Ettore si staccò da me concedendomi un po’ di tregua, e mentre con una mano spalmava la saliva in tutta la mia faccia mi disse:
“Questo è un grande giorno e credo sia giusto festeggiare: per premiare la tua scelta ho deciso di scoparti fino a farti schizzare come so che desideri!”
“Oh grazie Ettore!! Sono bagnatissima, non ci vorrà molto a farmi raggiungere il primo orgasmo…”
“Che zoccola! Dillo che sei la mia puttana!”
“Sono la tua puttana!”
Non avevo più uno straccio di vergogna nel proferire certe parole. Ettore mi tirò su e, sollevata una gamba sul suo fianco, mi penetrò iniziando a scoparmi in piedi. Subito dopo sollevò anche l’altra gamba sostenendomi con le sue braccia, mentre le mie spalle erano sempre appoggiate al muro. Invece, il mio sedere era costantemente occupato dal plug anale che faceva sentire la sua presenza in quanto, accompagnando il movimento copulatorio, sfregava sul muro dandomi una ulteriore scossa erotica.
Oh che goduria! Quanto stavo desiderando quella scopata! Avevo accumulato talmente tanta voglia che non riuscii a resistere e non riuscii a trattenere il primo orgasmo della serata:
“Oh Sii VENGOOO!!!”
“Che troia! Mi hai bagnato pantaloni e scarpe! scendi dal cazzo e ripuliscimelo, oggi ti faccio riempire lo stomaco”
Ritornai con i piedi per terra, mi chinai e succhiai il suo cazzo che ancora gocciolava.
“Guarda! hai creato una pozza sul pavimento… intanto che mi spoglio, inginocchiati e lecca il pavimento, voglio sentirti aspirare e ingoiare!”
Ettore si denudò completamente, quindi si sedette su una poltrona e dopo aver contemplato quanto fossi una sudicia zoccola mi chiamò per completare il lavoro:
“Vieni a ripulire anche le scarpe che hai bagnato: lingua sempre fuori e lucidami anche la suola!”
Immediatamente dopo mi prese per i capelli e mi portò in bagno, mi mise di fronte al lavabo dove potei vedermi allo specchio che avevo di fronte: ero completamente struccata con il viso arrossato e sporco, e con i capelli arruffati e bagnati che si incollavano su parte del mio volto. Messa a novanta gradi fui scopata nuovamente da Ettore, questa volta con maggiore veemenza di quella dimostrata poco prima:
“Guardati allo specchio e dimmi che cosa vedi?”
“Una troia! …v..ve…vedo una troia”
Una serie di schiaffi fortissimi arrivarono sulle mie natiche:
“ALZA LA VOCE CAGNA!”
“VEDO UNA TROIA!!!”
Subito dopo un altro orgasmo mi travolse! Ero in estasi! Ettore non fermava il suo ritmo massacrante, continuava a percuotermi le chiappe e io seguitavo a pisciare sul pavimento.
“TI PIACE IL MIO CAZZONE, CAGNA??”
“Oh SIII!!! FOTTI LA TUA CAGNA!!!”
Ormai avevo perso il controllo e non badavo più né ai rumori, né ai toni di voce alti che avrebbero potuto allarmare i vicini di casa.
“Si, SEI LA MIA CAGNA!”
“SIII!!! ODDIO!!! Sto per venire di nuovo…. SII …ti prego…CONTINUA A SBATTERMI…!!! Uhhhh!!!”
Venni di nuovo! ma anche Ettore era al limite, allo specchio vedevo il suo volto e stava cedendo, infatti con un movimento rapido sfilò il suo uccello, mi fece girare e mi fece mettere in ginocchio riversando tutto il suo abbondante seme sopra il mio viso. Mi tirò nuovamente su, di fronte allo specchio: riuscii a malapena ad aprire un solo occhio e a constatare che quasi tutto il viso e la fronte erano ricoperti dal suo sperma.
“Rimani ferma qui!”
Ritornò poco dopo con un cucchiaio da cucina:
“Voglio che ti abitui a riconoscere e a gustare il mio sperma. Hai già bevuto sborra e per te è non più un taboo, ma so bene che è ancora un problema e dovremo lavorare molto su questo aspetto: diventerai la mia schiava mangia-sborra!”
Mentre mi parlava, raccattava con il cucchiaio il seme sparso nella mia faccia e mi porgeva il cucchiaio in bocca:
“Manda giù cagna!”
Mi alimentava a piccole dosi divertendosi, boccone dopo boccone, a guardare la mia espressione nauseata.
Superata questa ennesima prova andammo a lavarci e prepararci per la serata: sotto la doccia Ettore giocò sadicamente con il mio plug togliendolo e rimettendolo fino allo sfinimento, e creandomi ogni volta una buona dose di sofferenza considerate le notevoli dimensioni. Quel plug lo avrei tenuto anche al ristorante.
Ettore si vestì in modo casual, con pantaloni a quadri blu, scarpe da tennis bianche e maglia a maniche lunghe in cotone sempre di colore bianco.
In qualità di padrone scelse personalmente il mio abbigliamento:
una camicetta in satin bianca, degli stivali neri sopra il ginocchio con tacco alto e una minigonna in pelle nera. L’intimo era costituito solo da una brasiliana, l’assenza del reggiseno metteva in risalto le mie forme, anche attraverso la leggera trasparenza conferita dalla camicia, oltretutto sufficientemente scollata da lasciare visibile la collana regalata da Ettore.
In sostanza il mio abbigliamento era sexy e notevolmente audace e aggressivo.
“Che presenza da zoccola!!! e…con gli orecchini completiamo il capolavoro!”
Mi sentivo un po’ in imbarazzo perché ero vestita quasi come una prostituta: ci mancavano solo gli orecchini a forma di cazzo! In effetti non ero ancora abituata a presentarmi in pubblico vestita in modo così indecente e sicuramente Ettore mi ci avrebbe fatto abituare.
Entrati al ristorante, mi resi conto che la maggior parte degli occhi erano puntati su di me, cercai di far finta di niente sperando di potermi sedere subito. Ma quel gran bastardo del mio padrone sapeva del mio imbarazzo e faceva di tutto per farmi alzare: due volte per andare in bagno, una volta per uscire a prendere una boccata d’aria e una volta per conoscere e presentarmi al suo amico cuoco Aziz.
Aziz era un uomo di colore di circa cinquant’anni, aveva una corporatura media, capelli corti, alto venti centimetri più di me e un fisico asciutto che non faceva trasparire un filo di grasso.
La situazione in cucina fu ancor più imbarazzante:
“…e così tu sei la cagna di Ettore…gustati la cena e ricorda che dopo sarai il mio dessert”
Praticamente Aziz mi diede della cagna davanti a tutti i cuochi, aiutanti e camerieri presenti.
Io, inebetita, fui solo in grado di farfugliare alcune parole:
“ehm…ok, e… grazie!”
“Dove cazzo vai troia? Vieni qui a quattro zampe!”
Mi portò in un locale angusto, attiguo alla cucina, dove c’era un congelatore a vasca; era vuoto, mi fece entrare dentro e mi fece rannicchiare lasciando fuori solo l’addome superiore, quindi braccia e testa. Faceva un freddo cane!
Continua…
Vestita con un completo intimo piuttosto provocante, mi trovavo appoggiata alla parete del muro del mio soggiorno, bloccata dalle braccia di Ettore che continuava a baciarmi.
“Ora sei definitivamente mia! Continuerò a forgiarti come si deve, affinché possa diventare una schiava ubbidiente e pronta a tutto…apri la bocca e ingoia ogni volta che sputo!”
Il bacio, reso ormai viscido dal lungo lavoro di lingua, era diventato sempre più sporco ed Ettore sputava a più riprese dentro la mia bocca. Non lo aveva mai fatto prima, avrei pensato mi facesse schifo e invece lo stato lussurioso in cui mi trovavo me lo faceva tollerare e anzi, alimentava la mia perversione: stavo provando una nuova sensazione di degradazione.
“La mia saliva è anche tua…mi appartieni totalmente!”
Sputò anche per terra, quindi spinse le mie spalle verso il basso aiutandomi a scendere per costringermi a inginocchiarmi e a risucchiare la saliva dal pavimento.
“Ingoia e rimani in ginocchio!”
Sicuramente quella posizione sarebbe stata la più frequente nel mio futuro con Ettore.
“Tira fuori il cazzo e continua a guardarmi!”
Dall’alto continuava a far colare la saliva che si depositava un po’ sulla mia faccia e un po’ sul suo uccello.
“Vuoi succhiarlo troia?”
“Si, ti prego! Ho desiderato questo momento ogni giorno nelle ultime due settimane!”
Iniziai a leccargli la cappella e poi passai al tronco già abbondantemente lubrificato con la sua saliva, quando mi bloccò con uno schiaffetto sul viso:
“Ingoialo! Voglio sentirti soffocare”
Cercai di prendere quanti più centimetri del suo uccello in bocca, ma dovevo ancora abituare la mia cavità orale ad accoglierlo completamente. Ancor prima che riuscissi a mettere in pratica ciò che voleva, Ettore prese l’iniziativa, scopandomi in bocca e affondando tutto il bastone fin dentro la mia gola. I colpi di tosse scandivano quella rude scopata orale.
“Sii, amo riempirti la bocca, cazzo!!! …e mi piace da morire vedere il fuoco sul tuo viso e le lacrime che ci scorrono sopra!!! …ma adesso voglio che mi lecchi le palle con il cazzo in gola!”
Ci provai diverse volte finché alla fine riuscii a tenere fuori la lingua, mentre il suo cazzo era praticamente parcheggiato in gola: fu una vera impresa! Stavo realmente soffocando, ormai la saliva usciva anche dal naso. Finalmente Ettore si staccò da me concedendomi un po’ di tregua, e mentre con una mano spalmava la saliva in tutta la mia faccia mi disse:
“Questo è un grande giorno e credo sia giusto festeggiare: per premiare la tua scelta ho deciso di scoparti fino a farti schizzare come so che desideri!”
“Oh grazie Ettore!! Sono bagnatissima, non ci vorrà molto a farmi raggiungere il primo orgasmo…”
“Che zoccola! Dillo che sei la mia puttana!”
“Sono la tua puttana!”
Non avevo più uno straccio di vergogna nel proferire certe parole. Ettore mi tirò su e, sollevata una gamba sul suo fianco, mi penetrò iniziando a scoparmi in piedi. Subito dopo sollevò anche l’altra gamba sostenendomi con le sue braccia, mentre le mie spalle erano sempre appoggiate al muro. Invece, il mio sedere era costantemente occupato dal plug anale che faceva sentire la sua presenza in quanto, accompagnando il movimento copulatorio, sfregava sul muro dandomi una ulteriore scossa erotica.
Oh che goduria! Quanto stavo desiderando quella scopata! Avevo accumulato talmente tanta voglia che non riuscii a resistere e non riuscii a trattenere il primo orgasmo della serata:
“Oh Sii VENGOOO!!!”
“Che troia! Mi hai bagnato pantaloni e scarpe! scendi dal cazzo e ripuliscimelo, oggi ti faccio riempire lo stomaco”
Ritornai con i piedi per terra, mi chinai e succhiai il suo cazzo che ancora gocciolava.
“Guarda! hai creato una pozza sul pavimento… intanto che mi spoglio, inginocchiati e lecca il pavimento, voglio sentirti aspirare e ingoiare!”
Ettore si denudò completamente, quindi si sedette su una poltrona e dopo aver contemplato quanto fossi una sudicia zoccola mi chiamò per completare il lavoro:
“Vieni a ripulire anche le scarpe che hai bagnato: lingua sempre fuori e lucidami anche la suola!”
Immediatamente dopo mi prese per i capelli e mi portò in bagno, mi mise di fronte al lavabo dove potei vedermi allo specchio che avevo di fronte: ero completamente struccata con il viso arrossato e sporco, e con i capelli arruffati e bagnati che si incollavano su parte del mio volto. Messa a novanta gradi fui scopata nuovamente da Ettore, questa volta con maggiore veemenza di quella dimostrata poco prima:
“Guardati allo specchio e dimmi che cosa vedi?”
“Una troia! …v..ve…vedo una troia”
Una serie di schiaffi fortissimi arrivarono sulle mie natiche:
“ALZA LA VOCE CAGNA!”
“VEDO UNA TROIA!!!”
Subito dopo un altro orgasmo mi travolse! Ero in estasi! Ettore non fermava il suo ritmo massacrante, continuava a percuotermi le chiappe e io seguitavo a pisciare sul pavimento.
“TI PIACE IL MIO CAZZONE, CAGNA??”
“Oh SIII!!! FOTTI LA TUA CAGNA!!!”
Ormai avevo perso il controllo e non badavo più né ai rumori, né ai toni di voce alti che avrebbero potuto allarmare i vicini di casa.
“Si, SEI LA MIA CAGNA!”
“SIII!!! ODDIO!!! Sto per venire di nuovo…. SII …ti prego…CONTINUA A SBATTERMI…!!! Uhhhh!!!”
Venni di nuovo! ma anche Ettore era al limite, allo specchio vedevo il suo volto e stava cedendo, infatti con un movimento rapido sfilò il suo uccello, mi fece girare e mi fece mettere in ginocchio riversando tutto il suo abbondante seme sopra il mio viso. Mi tirò nuovamente su, di fronte allo specchio: riuscii a malapena ad aprire un solo occhio e a constatare che quasi tutto il viso e la fronte erano ricoperti dal suo sperma.
“Rimani ferma qui!”
Ritornò poco dopo con un cucchiaio da cucina:
“Voglio che ti abitui a riconoscere e a gustare il mio sperma. Hai già bevuto sborra e per te è non più un taboo, ma so bene che è ancora un problema e dovremo lavorare molto su questo aspetto: diventerai la mia schiava mangia-sborra!”
Mentre mi parlava, raccattava con il cucchiaio il seme sparso nella mia faccia e mi porgeva il cucchiaio in bocca:
“Manda giù cagna!”
Mi alimentava a piccole dosi divertendosi, boccone dopo boccone, a guardare la mia espressione nauseata.
Superata questa ennesima prova andammo a lavarci e prepararci per la serata: sotto la doccia Ettore giocò sadicamente con il mio plug togliendolo e rimettendolo fino allo sfinimento, e creandomi ogni volta una buona dose di sofferenza considerate le notevoli dimensioni. Quel plug lo avrei tenuto anche al ristorante.
Ettore si vestì in modo casual, con pantaloni a quadri blu, scarpe da tennis bianche e maglia a maniche lunghe in cotone sempre di colore bianco.
In qualità di padrone scelse personalmente il mio abbigliamento:
una camicetta in satin bianca, degli stivali neri sopra il ginocchio con tacco alto e una minigonna in pelle nera. L’intimo era costituito solo da una brasiliana, l’assenza del reggiseno metteva in risalto le mie forme, anche attraverso la leggera trasparenza conferita dalla camicia, oltretutto sufficientemente scollata da lasciare visibile la collana regalata da Ettore.
In sostanza il mio abbigliamento era sexy e notevolmente audace e aggressivo.
“Che presenza da zoccola!!! e…con gli orecchini completiamo il capolavoro!”
Mi sentivo un po’ in imbarazzo perché ero vestita quasi come una prostituta: ci mancavano solo gli orecchini a forma di cazzo! In effetti non ero ancora abituata a presentarmi in pubblico vestita in modo così indecente e sicuramente Ettore mi ci avrebbe fatto abituare.
Entrati al ristorante, mi resi conto che la maggior parte degli occhi erano puntati su di me, cercai di far finta di niente sperando di potermi sedere subito. Ma quel gran bastardo del mio padrone sapeva del mio imbarazzo e faceva di tutto per farmi alzare: due volte per andare in bagno, una volta per uscire a prendere una boccata d’aria e una volta per conoscere e presentarmi al suo amico cuoco Aziz.
Aziz era un uomo di colore di circa cinquant’anni, aveva una corporatura media, capelli corti, alto venti centimetri più di me e un fisico asciutto che non faceva trasparire un filo di grasso.
La situazione in cucina fu ancor più imbarazzante:
“…e così tu sei la cagna di Ettore…gustati la cena e ricorda che dopo sarai il mio dessert”
Praticamente Aziz mi diede della cagna davanti a tutti i cuochi, aiutanti e camerieri presenti.
Io, inebetita, fui solo in grado di farfugliare alcune parole:
“ehm…ok, e… grazie!”
“Dove cazzo vai troia? Vieni qui a quattro zampe!”
Mi portò in un locale angusto, attiguo alla cucina, dove c’era un congelatore a vasca; era vuoto, mi fece entrare dentro e mi fece rannicchiare lasciando fuori solo l’addome superiore, quindi braccia e testa. Faceva un freddo cane!
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