La Signora Claudia - Capitolo 3
di
duke69
genere
dominazione
Loris, esaltato dal mio accurato lavoro, mi stava trattando come una sgualdrina e mi incalzava con ordini continui e perentori attraverso un linguaggio volgare e con un tono di voce intimidatorio. Mi trovavo da diverso tempo in ginocchio e stavo mettendo in pratica la sua ultima richiesta: dovevo mungere dal suo uccello la goccia residua di sperma e prenderla con la lingua.
“Assaporala troia! Ti piace?”
“Il sapore non mi ha mai entusiasmato, ma il fatto di farlo a te ed essere sottomessa mi fa godere tanto: non mi sono mai sentita così troia!!!”
Loris, eccitato dalle mie parole, mi diede un dolorosissimo pizzicotto sul seno dandomi della “sporca cagna”.
“Molto bene! Ora mettiti in piedi e vai a prendere tutti i tuoi sex toys: sono sicuro che hai un bel campionario da zoccola. Mi raccomando prendili tutti perché se scopro che ne hai nascosto qualcuno per vergogna ti darò una punizione che non potrai dimenticare!”
Nonostante tutto quello che stava accadendo tra me e Loris, riuscivo ancora a vergognarmi di essere in possesso di quegli oggetti che consideravo più che intimi; ma ormai Loris lo aveva scoperto quando sfortunatamente ne aveva trovato uno sotto il letto. Presi coraggio, raccolsi tutti i miei giocattoli e li portai da lui che attendeva nel soggiorno seduto sulla sedia:
“Wow!! Uno, due… nove tra cazzi e vibratori, che zoccola!! vedo che ti piacciono belli grossi!... prendi il vibratore più grosso, quello nero…siediti sopra, ficcatelo nella fica e accendilo…su forza per terra! ...e ora è tempo di leccarmi il buco del culo! Hai mai leccato un culo Signora Claudia?”
“Oddio, no!”
“Pensi che faccia schifo?”
“Ehm si, non mi è mai capitato che me lo chiedessero in passato e non mi è neanche mai passato per la testa”
“Bene! C’è sempre una prima volta! A me piace tantissimo vedere una troia leccare il buco del culo al suo uomo. Lo farai spessissimo, imparerai a lucidarmi il culo con la tua lingua, vedrai che te la farò allungare e irrobustire…”
Non feci in tempo a rispondere che Loris, dopo essersi sdraiato sul sedile e aver sollevato le gambe mi tirò a sé per i capelli portando la mia bocca a contatto con il suo sedere e spingendo il mio viso tra le sue chiappe.
“Voglio sentirti spingere con la lingua: devi scoparmi il culo!”
Cazzo che maiale! …e chi lo avrebbe mai immaginato: quel bel ragazzo, dai lineamenti gentili, che conoscevo da quando era piccolo e giocava con mio figlio, che rivelava la sua vera natura di depravato.
Cominciai a toccare il suo ano con la punta della lingua, fortunatamente sembrava pulito e sorprendentemente profumato. Intanto, mentre iniziavo a penetrare il suo buchetto, il vibratore su cui ero seduta, o meglio impalata, continuava la sua estenuante azione mandandomi il sangue in ebollizione.
“Non azzardarti a schizzare senza permesso, troia!”
“Ti prego questo dannato vibratore mi sta facendo impazzire!!!”
“Zitta e lecca!!!”
Dopo qualche altro minuto mi trovavo al limite, ma anche Loris voleva di più, così mi fece mettere in piedi, a pecora, e levato il vibratore iniziò a scoparmi lentamente. Porca vacca! mi stava sfiancando tenendomi sempre al limite dell’orgasmo. Quando si decise ad intensificare il movimento mi concesse di poter venire:
“VIENI PUTTANA!!!”
“OH SI!!! SII… CAZZO!!! Oddio, non ce la facevo più!”
“Sto per sborrare anch’io, girati che ti riempio la faccia!”
Mi stavo ancora riprendendo dal mio orgasmo che ricevetti una notevole quantità di sperma su viso occhi e capelli.
“Ripuliscimi il cazzo troia!”
Ancora eccitata dall’orgasmo che entrambi avevamo raggiunto gli presi l’uccello in bocca come una disperata in cerca di cibo, lo ingoiai fino in gola succhiando ogni liquido presente dalla cappella alle palle. Stavo diventando una autentica sporcacciona! mai mi era capitato di lasciarmi andare con quel trasporto a tali perversioni.
Infatti, quella sera, dopo che Loris andò via, rimasi a lungo sdraiata sul divano ripercorrendo quanto era accaduto e fino a dove mi ero spinta in quella controversa relazione: pensai che probabilmente avrei fatto bene a lasciare perdere, ma in cuor mio, sapevo bene che stavo vivendo delle esperienze uniche ed eccitanti alle quali non avrei voluto rinunciare. Il giorno successivo mi incontrai con la mia amica Sandra, con la quale avevo bisogno di confidarmi, raccontandogli anche i dettagli più sconci ma senza rivelare l’identità di Loris e soprattutto il fatto che fosse un amico di mio figlio.
“…e allora raccontami del tipo che stai frequentando…”
“È un gran bel ragazzo, con delle spalle enormi e un cazzone tutto da gustare…”
“Wow!! Dai continua!!!”
“Beh, comincio a raccontarti di quello che abbiamo combinato ieri…”
Così iniziai a raccontare a Sandra del messaggio WhatsApp, del vibratore e dell’arrivo di Loris al portone del palazzo:
“…nell’androne del palazzo mi tremavano le gambe per la paura che qualcuno potesse vederci, per non parlare dell’ascensore quando ad un certo punto mi è quasi sfuggito un gridolino di goduria: mi ha fatto scoppiare! La sua mano accompagnava il dildo dentro la mia passera…oddio, se ci ripenso mi bagno di nuovo!”
“...e non sei l’unica a bagnarsi…!”
“…poi, mi ha fatto mettere sopra il tavolo completamente dominata ed in balia delle sue perversioni: mi ha fatta sentire una vera troia!!! Specialmente quando mi ha ordinato di leccargli il culo: inizialmente pensavo che mi disgustasse ma poi, quando vedevo il suo grado di piacere aumentare, godevo a farlo”
“Caspita che maiale! E che porca pure tu che lo assecondi, non ti nego che nutro un po’ di invidia…!”
Ci guardammo negli occhi e ridemmo.
“Mi piace! mi piace come mi tratta e mi piace essere trattata come una puttana, non so spiegare il perché, non mi è mai capitato in passato ma godo ad essere dominata”
“Però, non mi sembri serena, che cosa ti turba?”
Dovevo trovare una risposta in cui non uscisse fuori il nome di Loris.
“Ha praticamente la metà dei miei anni e potrebbe essere mio figlio…”.
“Ma non è tuo figlio e tu sei una splendida single! Goditelo cara mia! Consumagli l’uccello e fregatene dell’età e di quello che gli altri possono pensare…!”.
“Si forse hai ragione, ma secondo te, un ragazzo così giovane che cosa potrà cercare in una donna come me?”.
“Piacere! Ti vuole scopare e lo fa bene a quanto mi hai raccontato. E tu dovresti cercare la stessa cosa, senza troppi impegni e senza legami fissi”.
Continuammo a chiacchierare per un’altra buona mezzora durante la quale Sandra volle sapere ulteriori dettagli sulla modalità con cui mi aveva masturbata e su come avevamo raggiunto l’orgasmo.
I giorni che seguirono furono abbastanza tranquilli: Loris non si fece sentire ed io ne approfittai per meditare su che cosa dovessi fare. Certo l’incontro con Sandra aveva sbilanciato la decisione sulla relazione con Loris, tuttavia continuavo a pensare a quale sarebbe stata la reazione di Marco nel momento in cui avesse scoperto di me e Loris. E proprio questo pensiero mi indusse ad inviare un messaggio a Loris in cui praticamente gli dicevo di non avere più intenzione di continuare quella relazione.
Trascorse quasi una settimana senza che Loris desse una minima risposta al mio messaggio. L’attesa di una risposta mi stava snervando al punto che decisi di inviare a Loris un ulteriore messaggio con cui chiedevo un commento a quanto avevo deciso. Pochi minuti e arrivò una sua risposta, un messaggio del tutto inaspettato:
“Sei la mia troia! Tu non puoi scaricarmi, solo io posso farlo! Questo pomeriggio alle 16 in punto andrai al parco Olmo, alla panchina con il numero 7 e vestita da puttana: stivali sopra il ginocchio, minigonna in pelle nera e camicetta bianca senza mutande e senza reggiseno. Voglio vedere la camicia aperta con il decolté in bella evidenza e voglio che ti masturbi per tutto il tempo che starai seduta fino a che le dita si raggrinziscono. Fai qualcosa di diverso rispetto a quanto ti ho scritto e verrò a punirti duramente come nemmeno puoi immaginare!”
Rimasi spiazzata dalla reazione di Loris: avevo immaginato di ricevere diverse altre risposte ma sicuramente non quella. Rilessi il messaggio altre due volte come per convincermi che quanto fosse scritto era reale. Poi guardai l’orario, erano le 13, mi trovavo in pausa pranzo, stavo per uscire da lavoro e mancavano tre ore all’appuntamento. Sostare al parco vestita da prostituta mi inquietava, ma ancora di più mi angosciava l’idea di masturbarmi in pubblico; dovevo solo trovare il modo di non farmi vedere, ma un’ora intera sarebbe stata una eternità.
Indossai quanto mi era stato ordinato e mi guardai allo specchio: merda! Ero proprio oscena! Cercavo di abbassare la minigonna il più possibile ma la linea delle natiche continuava a stare in bella evidenza. Invece la camicetta era semitrasparente: oddio che vergogna! Come diavolo potevo fare ad uscire di casa senza essere vista? Dovevo solo arrivare al più presto all’auto ed entrare rapidamente dentro. Mi affacciai di casa svariate volte finché non fui sicura che nel pianerottolo non ci fosse nessuno e che l’ascensore fosse libero e al piano; uscii per premere il tasto e rientrai in appartamento. Quindi, quando l’ascensore arrivò, mi catapultai dentro e premetti il tasto T, pronta a premere un qualsiasi altro tasto non appena mi fossi accorta che nell’atrio del piano terra ci fosse stato qualcuno. Fortunatamente tutto filò liscio e in poco tempo mi ritrovai dentro l’auto.
Giunta al parco, percorsi un centinaio di metri prima di arrivare alla panchina indicata da Loris. Durante la camminata al parco sentii diversi occhi puntati addosso: effettivamente avevo un abbigliamento alquanto provocante. Mi sedetti, presi lo smartphone e mi scattai una foto riprendendo il mio volto, il numero della panchina e l’orario. Quindi inviai la foto a Loris per dimostrare che avevo rispettato il suo ordine: erano le 16:10, in ritardo di dieci minuti a causa della mia esitazione ad uscire dal palazzo.
Pochi minuti dopo arrivò la risposta di Loris:
“Brava zoccola! i dieci minuti di ritardo ti costeranno una dolorosa punizione…e ora masturbati! Mandami una foto della tua fica aperta e bagnata ogni dieci minuti!”
Quel messaggio mi aveva mandato su di giri, un po’ per la punizione che mi aspettava e un po’ per la trasgressione di dovermi masturbare e fotografare all’aria aperta.
Ogni tanto, nel vialetto di fronte alla panchina, passava qualcuno ma riuscii a non farmi vedere perché usavo la borsetta per coprirmi tra le gambe e usavo lo smartphone come diversivo per far credere che stessi parlando con qualcuno.
Continua… (per eventuali commenti o suggerimenti - dukeduke1069@yahoo.com)
“Assaporala troia! Ti piace?”
“Il sapore non mi ha mai entusiasmato, ma il fatto di farlo a te ed essere sottomessa mi fa godere tanto: non mi sono mai sentita così troia!!!”
Loris, eccitato dalle mie parole, mi diede un dolorosissimo pizzicotto sul seno dandomi della “sporca cagna”.
“Molto bene! Ora mettiti in piedi e vai a prendere tutti i tuoi sex toys: sono sicuro che hai un bel campionario da zoccola. Mi raccomando prendili tutti perché se scopro che ne hai nascosto qualcuno per vergogna ti darò una punizione che non potrai dimenticare!”
Nonostante tutto quello che stava accadendo tra me e Loris, riuscivo ancora a vergognarmi di essere in possesso di quegli oggetti che consideravo più che intimi; ma ormai Loris lo aveva scoperto quando sfortunatamente ne aveva trovato uno sotto il letto. Presi coraggio, raccolsi tutti i miei giocattoli e li portai da lui che attendeva nel soggiorno seduto sulla sedia:
“Wow!! Uno, due… nove tra cazzi e vibratori, che zoccola!! vedo che ti piacciono belli grossi!... prendi il vibratore più grosso, quello nero…siediti sopra, ficcatelo nella fica e accendilo…su forza per terra! ...e ora è tempo di leccarmi il buco del culo! Hai mai leccato un culo Signora Claudia?”
“Oddio, no!”
“Pensi che faccia schifo?”
“Ehm si, non mi è mai capitato che me lo chiedessero in passato e non mi è neanche mai passato per la testa”
“Bene! C’è sempre una prima volta! A me piace tantissimo vedere una troia leccare il buco del culo al suo uomo. Lo farai spessissimo, imparerai a lucidarmi il culo con la tua lingua, vedrai che te la farò allungare e irrobustire…”
Non feci in tempo a rispondere che Loris, dopo essersi sdraiato sul sedile e aver sollevato le gambe mi tirò a sé per i capelli portando la mia bocca a contatto con il suo sedere e spingendo il mio viso tra le sue chiappe.
“Voglio sentirti spingere con la lingua: devi scoparmi il culo!”
Cazzo che maiale! …e chi lo avrebbe mai immaginato: quel bel ragazzo, dai lineamenti gentili, che conoscevo da quando era piccolo e giocava con mio figlio, che rivelava la sua vera natura di depravato.
Cominciai a toccare il suo ano con la punta della lingua, fortunatamente sembrava pulito e sorprendentemente profumato. Intanto, mentre iniziavo a penetrare il suo buchetto, il vibratore su cui ero seduta, o meglio impalata, continuava la sua estenuante azione mandandomi il sangue in ebollizione.
“Non azzardarti a schizzare senza permesso, troia!”
“Ti prego questo dannato vibratore mi sta facendo impazzire!!!”
“Zitta e lecca!!!”
Dopo qualche altro minuto mi trovavo al limite, ma anche Loris voleva di più, così mi fece mettere in piedi, a pecora, e levato il vibratore iniziò a scoparmi lentamente. Porca vacca! mi stava sfiancando tenendomi sempre al limite dell’orgasmo. Quando si decise ad intensificare il movimento mi concesse di poter venire:
“VIENI PUTTANA!!!”
“OH SI!!! SII… CAZZO!!! Oddio, non ce la facevo più!”
“Sto per sborrare anch’io, girati che ti riempio la faccia!”
Mi stavo ancora riprendendo dal mio orgasmo che ricevetti una notevole quantità di sperma su viso occhi e capelli.
“Ripuliscimi il cazzo troia!”
Ancora eccitata dall’orgasmo che entrambi avevamo raggiunto gli presi l’uccello in bocca come una disperata in cerca di cibo, lo ingoiai fino in gola succhiando ogni liquido presente dalla cappella alle palle. Stavo diventando una autentica sporcacciona! mai mi era capitato di lasciarmi andare con quel trasporto a tali perversioni.
Infatti, quella sera, dopo che Loris andò via, rimasi a lungo sdraiata sul divano ripercorrendo quanto era accaduto e fino a dove mi ero spinta in quella controversa relazione: pensai che probabilmente avrei fatto bene a lasciare perdere, ma in cuor mio, sapevo bene che stavo vivendo delle esperienze uniche ed eccitanti alle quali non avrei voluto rinunciare. Il giorno successivo mi incontrai con la mia amica Sandra, con la quale avevo bisogno di confidarmi, raccontandogli anche i dettagli più sconci ma senza rivelare l’identità di Loris e soprattutto il fatto che fosse un amico di mio figlio.
“…e allora raccontami del tipo che stai frequentando…”
“È un gran bel ragazzo, con delle spalle enormi e un cazzone tutto da gustare…”
“Wow!! Dai continua!!!”
“Beh, comincio a raccontarti di quello che abbiamo combinato ieri…”
Così iniziai a raccontare a Sandra del messaggio WhatsApp, del vibratore e dell’arrivo di Loris al portone del palazzo:
“…nell’androne del palazzo mi tremavano le gambe per la paura che qualcuno potesse vederci, per non parlare dell’ascensore quando ad un certo punto mi è quasi sfuggito un gridolino di goduria: mi ha fatto scoppiare! La sua mano accompagnava il dildo dentro la mia passera…oddio, se ci ripenso mi bagno di nuovo!”
“...e non sei l’unica a bagnarsi…!”
“…poi, mi ha fatto mettere sopra il tavolo completamente dominata ed in balia delle sue perversioni: mi ha fatta sentire una vera troia!!! Specialmente quando mi ha ordinato di leccargli il culo: inizialmente pensavo che mi disgustasse ma poi, quando vedevo il suo grado di piacere aumentare, godevo a farlo”
“Caspita che maiale! E che porca pure tu che lo assecondi, non ti nego che nutro un po’ di invidia…!”
Ci guardammo negli occhi e ridemmo.
“Mi piace! mi piace come mi tratta e mi piace essere trattata come una puttana, non so spiegare il perché, non mi è mai capitato in passato ma godo ad essere dominata”
“Però, non mi sembri serena, che cosa ti turba?”
Dovevo trovare una risposta in cui non uscisse fuori il nome di Loris.
“Ha praticamente la metà dei miei anni e potrebbe essere mio figlio…”.
“Ma non è tuo figlio e tu sei una splendida single! Goditelo cara mia! Consumagli l’uccello e fregatene dell’età e di quello che gli altri possono pensare…!”.
“Si forse hai ragione, ma secondo te, un ragazzo così giovane che cosa potrà cercare in una donna come me?”.
“Piacere! Ti vuole scopare e lo fa bene a quanto mi hai raccontato. E tu dovresti cercare la stessa cosa, senza troppi impegni e senza legami fissi”.
Continuammo a chiacchierare per un’altra buona mezzora durante la quale Sandra volle sapere ulteriori dettagli sulla modalità con cui mi aveva masturbata e su come avevamo raggiunto l’orgasmo.
I giorni che seguirono furono abbastanza tranquilli: Loris non si fece sentire ed io ne approfittai per meditare su che cosa dovessi fare. Certo l’incontro con Sandra aveva sbilanciato la decisione sulla relazione con Loris, tuttavia continuavo a pensare a quale sarebbe stata la reazione di Marco nel momento in cui avesse scoperto di me e Loris. E proprio questo pensiero mi indusse ad inviare un messaggio a Loris in cui praticamente gli dicevo di non avere più intenzione di continuare quella relazione.
Trascorse quasi una settimana senza che Loris desse una minima risposta al mio messaggio. L’attesa di una risposta mi stava snervando al punto che decisi di inviare a Loris un ulteriore messaggio con cui chiedevo un commento a quanto avevo deciso. Pochi minuti e arrivò una sua risposta, un messaggio del tutto inaspettato:
“Sei la mia troia! Tu non puoi scaricarmi, solo io posso farlo! Questo pomeriggio alle 16 in punto andrai al parco Olmo, alla panchina con il numero 7 e vestita da puttana: stivali sopra il ginocchio, minigonna in pelle nera e camicetta bianca senza mutande e senza reggiseno. Voglio vedere la camicia aperta con il decolté in bella evidenza e voglio che ti masturbi per tutto il tempo che starai seduta fino a che le dita si raggrinziscono. Fai qualcosa di diverso rispetto a quanto ti ho scritto e verrò a punirti duramente come nemmeno puoi immaginare!”
Rimasi spiazzata dalla reazione di Loris: avevo immaginato di ricevere diverse altre risposte ma sicuramente non quella. Rilessi il messaggio altre due volte come per convincermi che quanto fosse scritto era reale. Poi guardai l’orario, erano le 13, mi trovavo in pausa pranzo, stavo per uscire da lavoro e mancavano tre ore all’appuntamento. Sostare al parco vestita da prostituta mi inquietava, ma ancora di più mi angosciava l’idea di masturbarmi in pubblico; dovevo solo trovare il modo di non farmi vedere, ma un’ora intera sarebbe stata una eternità.
Indossai quanto mi era stato ordinato e mi guardai allo specchio: merda! Ero proprio oscena! Cercavo di abbassare la minigonna il più possibile ma la linea delle natiche continuava a stare in bella evidenza. Invece la camicetta era semitrasparente: oddio che vergogna! Come diavolo potevo fare ad uscire di casa senza essere vista? Dovevo solo arrivare al più presto all’auto ed entrare rapidamente dentro. Mi affacciai di casa svariate volte finché non fui sicura che nel pianerottolo non ci fosse nessuno e che l’ascensore fosse libero e al piano; uscii per premere il tasto e rientrai in appartamento. Quindi, quando l’ascensore arrivò, mi catapultai dentro e premetti il tasto T, pronta a premere un qualsiasi altro tasto non appena mi fossi accorta che nell’atrio del piano terra ci fosse stato qualcuno. Fortunatamente tutto filò liscio e in poco tempo mi ritrovai dentro l’auto.
Giunta al parco, percorsi un centinaio di metri prima di arrivare alla panchina indicata da Loris. Durante la camminata al parco sentii diversi occhi puntati addosso: effettivamente avevo un abbigliamento alquanto provocante. Mi sedetti, presi lo smartphone e mi scattai una foto riprendendo il mio volto, il numero della panchina e l’orario. Quindi inviai la foto a Loris per dimostrare che avevo rispettato il suo ordine: erano le 16:10, in ritardo di dieci minuti a causa della mia esitazione ad uscire dal palazzo.
Pochi minuti dopo arrivò la risposta di Loris:
“Brava zoccola! i dieci minuti di ritardo ti costeranno una dolorosa punizione…e ora masturbati! Mandami una foto della tua fica aperta e bagnata ogni dieci minuti!”
Quel messaggio mi aveva mandato su di giri, un po’ per la punizione che mi aspettava e un po’ per la trasgressione di dovermi masturbare e fotografare all’aria aperta.
Ogni tanto, nel vialetto di fronte alla panchina, passava qualcuno ma riuscii a non farmi vedere perché usavo la borsetta per coprirmi tra le gambe e usavo lo smartphone come diversivo per far credere che stessi parlando con qualcuno.
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