Due donne
di
Lucrezia
genere
sentimentali
Guardo fuori della grande porta finestra e vedo il mio terrazzo sotto la pioggia, non uno sferzante temporale, ma una pioggia continua che ha bagnato tutto e riempito i vasi facendo debordare acqua sporca di terra che ora scivola in rivi marroni per tutto il pavimento.
Sospiro pensando a quando dovrò pulire, intanto sento il sommesso rumore della ventola della stufa che brucia nel salone.
Fuori freddo e umidità, in casa calore e si sta bene anche nude, unico neo il costo della legna che è rincarato e ci costringe a cercare espedienti, come trafugare pallets da portare in garage, oramai pieno, farli a pezzi e poi portarli fino a casa.
Sorrido a questi pensieri di vita quotidiana, sorrido al pensiero di quanto è cambiata la nostra vita da quando ho cambiato lavoro ed ho spezzata la placida quotidianità.
Poi il COVID e la guerra che hanno cambiato i nostri modi di guardare al futuro.
Sorrido a tutto questo pensando a quanto è dinamica la vita delle persone, concludo che non esiste la quotidianità se non per brevi periodi.
E sento le tue mani calde sui miei fianchi, e sorrido anche a loro mentre lentamente mi giro verso di te che mi stai abbracciando.
Ti stringo e tu appoggi la tua testa sul mio seno, rimaniamo così abbracciate davanti alla finestra, due donne con i loro pensieri, con i loro cuori che battono per se e per loro due soltanto.
Alzi la testa e mi guardi, sorrido ancora al tuo viso così bello e regolare; mi abbasso, le labbra si socchiudono, tu alzi la testa e ti offri al mio bacio, le labbra si toccano, si flettono nel contatto, sento il calore nel contatto con esse, poi mi arriva la morbidezza della tua lingua, vuoi di più il semplice contatto delle nostre labbra non ti basta.
Anche io voglio di più, ti lascio entrare, anzi cerco il contatto con la tua lingua; umidità, calore, sapore, il semplice contatto mi trasmette tutto questo.
E inizia il torbido balletto, le nostre lingua si intrecciano, si sfiorano, si spingono l'un l'altra, le ghiandole salivari secernono il loro liquido, i sapori si mischiano mentre le nostre lingue si strusciano l'un l'altra.
Mi stacco da te, ti prendo in braccio e tu ti lasci sollevare, ti adagio sul divano poi in ginocchio sul tappeto mi chino sul tuo seno e prendo possesso di un tuo capezzolo.
Ci gioco stringendolo con le labbra, lo stringo un poco con i denti mentre con la lingua gioco con la sua punta, tu sospiri mentre senti l'alternanza tra durezza e morbidezza, poi mi stacco e inizio a leccarlo, giro intorno con la lingua sulla areola fino a bagnare il tutto con la saliva, poi mi stacco di nuovo, guardo l'opera compiuta e sorrido felice, ti guardo poi mi appoggio a te col busto e con la testa e ti dico che sono felice.
Anche io mi rispondi, lo so penso, lo so ti dico e ti stringo un po' di più.
Sospiro pensando a quando dovrò pulire, intanto sento il sommesso rumore della ventola della stufa che brucia nel salone.
Fuori freddo e umidità, in casa calore e si sta bene anche nude, unico neo il costo della legna che è rincarato e ci costringe a cercare espedienti, come trafugare pallets da portare in garage, oramai pieno, farli a pezzi e poi portarli fino a casa.
Sorrido a questi pensieri di vita quotidiana, sorrido al pensiero di quanto è cambiata la nostra vita da quando ho cambiato lavoro ed ho spezzata la placida quotidianità.
Poi il COVID e la guerra che hanno cambiato i nostri modi di guardare al futuro.
Sorrido a tutto questo pensando a quanto è dinamica la vita delle persone, concludo che non esiste la quotidianità se non per brevi periodi.
E sento le tue mani calde sui miei fianchi, e sorrido anche a loro mentre lentamente mi giro verso di te che mi stai abbracciando.
Ti stringo e tu appoggi la tua testa sul mio seno, rimaniamo così abbracciate davanti alla finestra, due donne con i loro pensieri, con i loro cuori che battono per se e per loro due soltanto.
Alzi la testa e mi guardi, sorrido ancora al tuo viso così bello e regolare; mi abbasso, le labbra si socchiudono, tu alzi la testa e ti offri al mio bacio, le labbra si toccano, si flettono nel contatto, sento il calore nel contatto con esse, poi mi arriva la morbidezza della tua lingua, vuoi di più il semplice contatto delle nostre labbra non ti basta.
Anche io voglio di più, ti lascio entrare, anzi cerco il contatto con la tua lingua; umidità, calore, sapore, il semplice contatto mi trasmette tutto questo.
E inizia il torbido balletto, le nostre lingua si intrecciano, si sfiorano, si spingono l'un l'altra, le ghiandole salivari secernono il loro liquido, i sapori si mischiano mentre le nostre lingue si strusciano l'un l'altra.
Mi stacco da te, ti prendo in braccio e tu ti lasci sollevare, ti adagio sul divano poi in ginocchio sul tappeto mi chino sul tuo seno e prendo possesso di un tuo capezzolo.
Ci gioco stringendolo con le labbra, lo stringo un poco con i denti mentre con la lingua gioco con la sua punta, tu sospiri mentre senti l'alternanza tra durezza e morbidezza, poi mi stacco e inizio a leccarlo, giro intorno con la lingua sulla areola fino a bagnare il tutto con la saliva, poi mi stacco di nuovo, guardo l'opera compiuta e sorrido felice, ti guardo poi mi appoggio a te col busto e con la testa e ti dico che sono felice.
Anche io mi rispondi, lo so penso, lo so ti dico e ti stringo un po' di più.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Il due di piccheracconto sucessivo
Sin City 2020
Commenti dei lettori al racconto erotico