Sin City 2020
di
Lucrezia
genere
orge
Jenny si alzò dal letto dove aveva dormito tutto il pomeriggio, russando come un trattore a detta di Mark che si era dovuto alzare e trasferirsi sul divano in salotto.
Jenny lo maledì per la sua insolenza, ma sapeva bene che quando beveva e molto, prima perdeva i freni inibitori, non che ne avesse molti di suo, ma in quello stato si lasciava proprio andare, poi cadeva in una catalessi totale in cui questa volta perdeva la cognizione dello spazio e del tempo.
"Faccio un caffè" urlò Mark dalla cucina, "faccio una doccia" gli rispose Jenny mentre entrava in gabinetto per sedersi sul water prima di aprire l'acqua del box doccia.
Intanto un piacevole aroma di caffè si spandeva per la casa, Jenny aspirò a pieni polmoni il profumo corroborante, sì alzò, tirò lo sciacquone e infine aprì il rubinetto della doccia, caldissimo.
"Ah dimenticavo, non c'è acqua calda, sì e rotta di nuovo la caldaia" le disse Mark appoggiato allo stipite della porta e sorseggiando una profumata tazzina di moka fumante.
Jenny rimase un momento interdetta e poi proruppe in una sequela di improperi all'indirizzo dell'idraulico, della compagnia del gas, della marca della caldaia e visto che c'era anche all'indirizzo di Mark.
Nemmeno il proverbiale scaricatore di porto citato spesso, arriverebbe a tale livello di grettezza, Jenny in questi casi diventava una belva e guai a capitarle a tiro.
Con fiero cipiglio andò diritta allo sgabuzzino dove prese la cassetta degli attrezzi e poi uscì sul terrazzino e cominciò ad armeggiare intorno alla "cosa".
Mark al solito la guardava dalla porta, non voleva intromettersi, in questi casi era meglio stare lontani dalla belva; Jenny intanto premeva tasti e girava manopole.
Con un gorgoglio finalmente la caldaia prese vita, Jenny si girò verso Mark tutta orgogliosa "hai visto? Nessuno può resistermi" poi si guardò il seno, era tutta sporca di polvere, entrò e si diresse alla doccia, ora l'acqua arrivava calda.
Due ore dopo Jenny era per strada, solita mise, micro shorts aperti davanti, calzettoni e scarponcini, una corta maglietta strappata subito sotto il seno, nera con la faccia del Che in rosso stampata su, cioè quello che ne rimaneva visto che era strappata al livello della fronte. Non indossava altro.
La sera era calda e il cielo non minacciava pioggia.
Si avvicinò al vicolo dove l'avrebbero attesa Claudia e Dorothy, in realtà loro erano già lì che si davano da fare tra loro; poca clientela bisognava attirarla in qualche modo e quale modo migliore se non unire l'utile a dilettevole.
In effetti gli urletti ed i mugolii di Claudia arrivavano fino alla fine del vicolo, la scena era la solita, Claudia appoggiata con le mani al muro era stata ben infarcita da Dorothy che dopo averle spostato il perizoma sotto la corta gonnellina e alzatole una gamba, ora la scopava alla grande col suo grosso arnese.
Le tettone al silicone non si muovevano quasi nonostante lo sconquasso e questa cosa a Jenny l'aveva sempre fatta sorridere, si avvicinò alle due e fece un lingua in bocca con Dorothy, quindi chiese a Claudia come stava andando la serata.
Quella presa dall'orgasmo non rispose subito, ma si capiva già che era fiacca o non si sarebbero messe a scopare tra loro lì nel vicolo.
Jenny massaggiò le palle di Dorothy e quella quasi immediatamente si svuotò dentro Claudia che emise un mugolio di piacere, poi si sfilò da lei e rimase col bigolo a penzoloni fuori dai corti pantaloncini.
Jenny si chinò e baciò la cappella di Dorothy, poi si mise al leccare la figa gocciolante di Claudia; quella si dimenava sotto i colpi di lingua e più si muoveva e più sperma usciva dalla sua vagina, e Jenny beveva felice.
Come Claudia ebbe l'orgasmo inondò il volto di Jenny del suo piacere, questa si alzò con il volto tutto imbrattato e mentre si leccava le labbra disse a Dorothy: "cum walking?", quella rise poi aggiunse "fai pure".
Jenny si avviò per la via, faccia da schiaffi tutta imbrattata; sorrideva a se stessa mentre camminava sculettando, pensava alla sua vita, fatta di sesso e rozzezze ma alla fine le piaceva, era libera di comportarsi come più le piaceva.
Intanto sulla via le stavano venendo incontro due ragazzi...
Jenny lo maledì per la sua insolenza, ma sapeva bene che quando beveva e molto, prima perdeva i freni inibitori, non che ne avesse molti di suo, ma in quello stato si lasciava proprio andare, poi cadeva in una catalessi totale in cui questa volta perdeva la cognizione dello spazio e del tempo.
"Faccio un caffè" urlò Mark dalla cucina, "faccio una doccia" gli rispose Jenny mentre entrava in gabinetto per sedersi sul water prima di aprire l'acqua del box doccia.
Intanto un piacevole aroma di caffè si spandeva per la casa, Jenny aspirò a pieni polmoni il profumo corroborante, sì alzò, tirò lo sciacquone e infine aprì il rubinetto della doccia, caldissimo.
"Ah dimenticavo, non c'è acqua calda, sì e rotta di nuovo la caldaia" le disse Mark appoggiato allo stipite della porta e sorseggiando una profumata tazzina di moka fumante.
Jenny rimase un momento interdetta e poi proruppe in una sequela di improperi all'indirizzo dell'idraulico, della compagnia del gas, della marca della caldaia e visto che c'era anche all'indirizzo di Mark.
Nemmeno il proverbiale scaricatore di porto citato spesso, arriverebbe a tale livello di grettezza, Jenny in questi casi diventava una belva e guai a capitarle a tiro.
Con fiero cipiglio andò diritta allo sgabuzzino dove prese la cassetta degli attrezzi e poi uscì sul terrazzino e cominciò ad armeggiare intorno alla "cosa".
Mark al solito la guardava dalla porta, non voleva intromettersi, in questi casi era meglio stare lontani dalla belva; Jenny intanto premeva tasti e girava manopole.
Con un gorgoglio finalmente la caldaia prese vita, Jenny si girò verso Mark tutta orgogliosa "hai visto? Nessuno può resistermi" poi si guardò il seno, era tutta sporca di polvere, entrò e si diresse alla doccia, ora l'acqua arrivava calda.
Due ore dopo Jenny era per strada, solita mise, micro shorts aperti davanti, calzettoni e scarponcini, una corta maglietta strappata subito sotto il seno, nera con la faccia del Che in rosso stampata su, cioè quello che ne rimaneva visto che era strappata al livello della fronte. Non indossava altro.
La sera era calda e il cielo non minacciava pioggia.
Si avvicinò al vicolo dove l'avrebbero attesa Claudia e Dorothy, in realtà loro erano già lì che si davano da fare tra loro; poca clientela bisognava attirarla in qualche modo e quale modo migliore se non unire l'utile a dilettevole.
In effetti gli urletti ed i mugolii di Claudia arrivavano fino alla fine del vicolo, la scena era la solita, Claudia appoggiata con le mani al muro era stata ben infarcita da Dorothy che dopo averle spostato il perizoma sotto la corta gonnellina e alzatole una gamba, ora la scopava alla grande col suo grosso arnese.
Le tettone al silicone non si muovevano quasi nonostante lo sconquasso e questa cosa a Jenny l'aveva sempre fatta sorridere, si avvicinò alle due e fece un lingua in bocca con Dorothy, quindi chiese a Claudia come stava andando la serata.
Quella presa dall'orgasmo non rispose subito, ma si capiva già che era fiacca o non si sarebbero messe a scopare tra loro lì nel vicolo.
Jenny massaggiò le palle di Dorothy e quella quasi immediatamente si svuotò dentro Claudia che emise un mugolio di piacere, poi si sfilò da lei e rimase col bigolo a penzoloni fuori dai corti pantaloncini.
Jenny si chinò e baciò la cappella di Dorothy, poi si mise al leccare la figa gocciolante di Claudia; quella si dimenava sotto i colpi di lingua e più si muoveva e più sperma usciva dalla sua vagina, e Jenny beveva felice.
Come Claudia ebbe l'orgasmo inondò il volto di Jenny del suo piacere, questa si alzò con il volto tutto imbrattato e mentre si leccava le labbra disse a Dorothy: "cum walking?", quella rise poi aggiunse "fai pure".
Jenny si avviò per la via, faccia da schiaffi tutta imbrattata; sorrideva a se stessa mentre camminava sculettando, pensava alla sua vita, fatta di sesso e rozzezze ma alla fine le piaceva, era libera di comportarsi come più le piaceva.
Intanto sulla via le stavano venendo incontro due ragazzi...
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