Un treno nella notte
di
Anonima1981
genere
prime esperienze
Era nero il mare, la notte gelida e stellata fuori dal finestrino del treno……
Tornavo a Milano da Vasto dove avevo trascorso gli ultimi giorni dell’anno a casa degli zii, invitata da mia cugina Sonia. Ero molto giovane allora, maggiorenne da pochi giorni, ed era la prima volta che affrontavo un lungo viaggio in treno da sola.…
Mi ero divertita, avevamo fatto lunghe passeggiate in spiaggia con i suoi amici del posto, eravamo andate al cinema, a ballare e avevamo festeggiato il Capodanno in un capannone vuoto di proprietà dei genitori di un suo amico… freddo intenso, musica a palla, panini, torte, bibite gassate, spumante, gin e, ovviamente, erano girati anche parecchi spinelli…
Io mi ero imposta di non sballarmi.. quindi non avevo bevuto e non avevo fumato, beh, si, un paio di tiri li avevo fatti dallo spinello di un ragazzo carino ma la testa aveva quasi subito cominciato a girarmi e quindi ne avevo rifiutati altri…
Il ragazzo carino, aveva 22 anni, era studente all’università ed era anche lui di Milano, ci avevo ballato un paio di lenti, mi aveva baciato dolce e gentile e io mi ero lasciata baciare… avevo già avuto diverse esperienze e lui mi piaceva parecchio…
Ci eravamo dati appuntamento per tornare insieme a Milano con il treno, il famoso Frecciarossa, che partiva da Vasto alle 18 del 3 gennaio e che arrivava in Centrale alle 24 circa dove avrei trovato papà che sarebbe venuto a prendermi per non lasciare la sua “bambina” da sola di notte in stazione…
Eravamo seduti in quello scompartimento di un vagone di II classe quasi in fondo al treno e tra una risata e l’altra si guardava fuori dal finestrino la costa nera che fuggiva nella notte… non c’era molta gente, qualcuno mangiava un panino, qualcuno sonnecchiava, due bambini facevano chiasso, inutilmente ripresi dai genitori esausti…
C’era un piacevole tepore e i sedili, rossi di velluto, erano comodi e accoglienti…
…………………………………..
Poi, improvvisamente, il treno si ferma e le luci si spengono, rimaniamo completamente al buio, fuori non c’è una luce, nello scompartimento qualcuno accende una torcia e ci si chiede cosa stia succedendo… passa almeno mezz’ora senza che nessuno dica qualcosa, senza che nessun annuncio venga fatto… il riscaldamento sembra fermo, comincia a fare freddo, un freddo che l’oscurità ingigantisce nelle sensazioni…
Poi la voce del capotreno che, passando di vagone in vagone, annuncia che per un guasto alla centralina elettrica il treno potrà proseguire a velocità ridotta e senza riscaldamento e luce nei vagoni di coda…ma che i passeggeri potranno, senza costi aggiuntivi, trasferirsi nelle carrozze di I classe in testa al treno dove luce e riscaldamento sono ancora erogati…
Subito c’è un fuggifuggi generale verso le carrozze di I classe, io faccio per alzarmi e andare verso la testa del treno, alla luce e al caldo, quando Renato mi dice “Dai, rimaniamo qui, ci sarà un casino là davanti, tutti ammucchiati… almeno qui si sta tranquilli”….
Non mi sembra una cattiva idea… solo che dopo un’altra mezzora il freddo si fa sentire molto di più…sarà che siamo soli, sarà il buio, sarà la notte fuori e il silenzio…Renato si leva il cappotto e lo mette sopra le nostre spalle… abbracciandomi…
Si, così è meglio gli dico…e mi rannicchio contro di lui…sento il suo respiro, il suo calore…solo che dopo un po’ sento anche la sua mano che si infila sotto l’ascella e raggiunge il mio seno…
“Che fai?” gli dico sottovoce… lui non risponde e stringe più forte il seno… non so bene che fare, dopo tutto la situazione non mi dispiace e anzi un po’ mi fa sentire più grande ed eccitata…
Lo lascio fare…lui mi bacia sui capelli, io alzo il viso e subito sento le sue labbra sulle mie, la sua lingua che entra nella mia bocca dischiusa e comincia a giocare con la mia… sa di buono Renato, mi piace, mi piaceva anche alla festa quando mi ha baciato diverse volte…
La mano scivola sotto il mio maglione pesante e raggiunge il piccolo reggiseno, abbassa la coppa e prende in mano la mia tetta nuda, le dita raggiungono subito il capezzolo che risponde immediatamente alla sollecitazione e si erge duro tra le sue dita…
La lingua di Renato gioca irrequieta con la mia che risponde e impara a danzare con la sua….
“E se arriva qualcuno?” penso dentro di me…poi l’età e gli ormoni impazziti dei miei giovani anni hanno il sopravvento… La mano di Renato prende la mia e se la porta sui pantaloni di velluto a coste che indossa…
Sento il suo sesso, mi sembra grosso e duro, anche se la mia esperienza in proposito non è ancora molta…
Poi la sua mano spiega alla mia come muovermi, come dargli piacere… e io lo seguo e prendo tra le dita il suo membro eretto.. e con la sua guida comincio a muovere la mano… lenta, veloce, di nuovo lenta, stringendo, rilasciando, stringendo, veloce… la mano è libera dalla sua ora, indipendente nei suoi movimenti sul cazzo di Renato… Dal suo respiro più accelerato mi sembra che la mia mano si muova come lui vuole…
Mi solleva il maglione e mi bacia il seno nudo, morde il capezzolo duro e poi l’altro…non sento più freddo…sento caldo e bagnato tra le cosce… fuori il mare ha lasciato il posto a case di periferia della campagna verso Bologna…
Voglio di più, voglio sentire il suo cazzo nella mano, voglio dargli piacere…cerco di slacciare i pantaloni ma non ci riesco… lui solleva la testa dal mio seno e mi sorride, poi fa quello che io non riesco a fare…
Ecco, libero dai boxer di tela, già bagnati dove poggia la punta del pene, guardo il cazzo eretto e con il glande scoperto e violaceo, guardo le mie dita che lo stringono, guardo la mia mano che fa scivolare su e giù la pelle sull’asta eretta….
Renato riprende a baciarmi e mordere i seni, il mondo fuori non esiste più, non c’è buio, freddo, rumore del treno… c’è la sua bocca, il caldo tra le mie cosce, il suo cazzo nella mia mano… MI slaccia il bottone di metallo dei jeans e abbassa la cerniera… sono mezza nuda in uno scompartimento di un treno che corre nella notte verso casa mia…
“Vuoi provare a dargli un bacio?” mi sussurra tra i seni mentre la sua mano già sta scivolando verso l’elastico delle mie mutandine di cotone leggero… Sento come un brivido caldo che mi attraversa il corpo… io non l’ho mai fatto, non ho mai posato le labbra sul sesso di un maschio…
La sua mano è dentro le mie mutandine, mi accarezza il pelo del pube, solletica il monte segreto… e io decido che è tempo….
Mi chino su di lui e poggio le labbra sul suo glande scoperto, umido e caldo, lo bacio una, due, tre volte… Sento la sua bocca tra i miei capelli “Apri la bocca Silvana, prendilo…”…
Eccolo, gli sto facendo un pompino, ancora una volta la sua mano sulla testa mi aiuta nel movimento… …lento, veloce, più in fondo, più fuori, lento, veloce, veloce, in fondo, in fondo… imparo presto a far giocare la lingua con il glande caldo e umido, a farla scivolare sull’asta, a fargli sentire lo scorrere dei denti sul membro…. la mano che tengo stretta alla base del suo cazzo sente l’onda che sale….
Le prime gocce di piacere e… poi esplode nella mia bocca, nella mia gola… mi riempie, mi sembra di soffocare mentre la sua mano mi tiene la testa ferma, sputo, ho un conato di vomito, poi mando giù tutto…
Il sapore, nuovo, non conosciuto, piacevole, rimane nella mia bocca anche più tardi…dopo che lui mi ha fatto godere due volte con la sua bocca sulle mie tette nude e con le sue dita che correvano su e giù sul mio clitoride acceso come un piccolo vulcano e dentro e fuori dalla mia vulva bagnata…
Trascorriamo l’ultima ora a baciarci con dolcezza, lui mi sussurra nell’orecchio parole dolci che non ascolto…. sono rilassata, sento il calore del suo corpo contro il mio… Lo vorrei di nuovo ma non c’è tempo…
Il treno entra in stazione che è quasi l’una di notte, un’ora di ritardo… mio padre è là, all’inizio del binario, vedo che allunga il collo per vedermi e quando mi scorge alza la mano e sorride…
Lo bacio sulla guancia, temo che senta odori strani nel mio alito (solipsismi, come dice la mia prof di filosofia!)… provo un po’ di imbarazzo nel presentargli Renato… Si salutano cordialmente, e mio padre gli dice che è contento che almeno sua figlia non abbia viaggiato da sola…
Renato (idiota!!!) lo guarda e con fare innocente gli dice “Ma anzi… sua figlia e io abbiamo parlato tutto il tempo, è stato un viaggio davvero piacevole, quasi quasi poteva durare anche di più…”
Soffoco a fatica una risata. Ci salutiamo.
Papà riporta a casa la “luce dei suoi occhi, la sua bambina” che ha viaggiato da sola per la prima volta….
Tornavo a Milano da Vasto dove avevo trascorso gli ultimi giorni dell’anno a casa degli zii, invitata da mia cugina Sonia. Ero molto giovane allora, maggiorenne da pochi giorni, ed era la prima volta che affrontavo un lungo viaggio in treno da sola.…
Mi ero divertita, avevamo fatto lunghe passeggiate in spiaggia con i suoi amici del posto, eravamo andate al cinema, a ballare e avevamo festeggiato il Capodanno in un capannone vuoto di proprietà dei genitori di un suo amico… freddo intenso, musica a palla, panini, torte, bibite gassate, spumante, gin e, ovviamente, erano girati anche parecchi spinelli…
Io mi ero imposta di non sballarmi.. quindi non avevo bevuto e non avevo fumato, beh, si, un paio di tiri li avevo fatti dallo spinello di un ragazzo carino ma la testa aveva quasi subito cominciato a girarmi e quindi ne avevo rifiutati altri…
Il ragazzo carino, aveva 22 anni, era studente all’università ed era anche lui di Milano, ci avevo ballato un paio di lenti, mi aveva baciato dolce e gentile e io mi ero lasciata baciare… avevo già avuto diverse esperienze e lui mi piaceva parecchio…
Ci eravamo dati appuntamento per tornare insieme a Milano con il treno, il famoso Frecciarossa, che partiva da Vasto alle 18 del 3 gennaio e che arrivava in Centrale alle 24 circa dove avrei trovato papà che sarebbe venuto a prendermi per non lasciare la sua “bambina” da sola di notte in stazione…
Eravamo seduti in quello scompartimento di un vagone di II classe quasi in fondo al treno e tra una risata e l’altra si guardava fuori dal finestrino la costa nera che fuggiva nella notte… non c’era molta gente, qualcuno mangiava un panino, qualcuno sonnecchiava, due bambini facevano chiasso, inutilmente ripresi dai genitori esausti…
C’era un piacevole tepore e i sedili, rossi di velluto, erano comodi e accoglienti…
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Poi, improvvisamente, il treno si ferma e le luci si spengono, rimaniamo completamente al buio, fuori non c’è una luce, nello scompartimento qualcuno accende una torcia e ci si chiede cosa stia succedendo… passa almeno mezz’ora senza che nessuno dica qualcosa, senza che nessun annuncio venga fatto… il riscaldamento sembra fermo, comincia a fare freddo, un freddo che l’oscurità ingigantisce nelle sensazioni…
Poi la voce del capotreno che, passando di vagone in vagone, annuncia che per un guasto alla centralina elettrica il treno potrà proseguire a velocità ridotta e senza riscaldamento e luce nei vagoni di coda…ma che i passeggeri potranno, senza costi aggiuntivi, trasferirsi nelle carrozze di I classe in testa al treno dove luce e riscaldamento sono ancora erogati…
Subito c’è un fuggifuggi generale verso le carrozze di I classe, io faccio per alzarmi e andare verso la testa del treno, alla luce e al caldo, quando Renato mi dice “Dai, rimaniamo qui, ci sarà un casino là davanti, tutti ammucchiati… almeno qui si sta tranquilli”….
Non mi sembra una cattiva idea… solo che dopo un’altra mezzora il freddo si fa sentire molto di più…sarà che siamo soli, sarà il buio, sarà la notte fuori e il silenzio…Renato si leva il cappotto e lo mette sopra le nostre spalle… abbracciandomi…
Si, così è meglio gli dico…e mi rannicchio contro di lui…sento il suo respiro, il suo calore…solo che dopo un po’ sento anche la sua mano che si infila sotto l’ascella e raggiunge il mio seno…
“Che fai?” gli dico sottovoce… lui non risponde e stringe più forte il seno… non so bene che fare, dopo tutto la situazione non mi dispiace e anzi un po’ mi fa sentire più grande ed eccitata…
Lo lascio fare…lui mi bacia sui capelli, io alzo il viso e subito sento le sue labbra sulle mie, la sua lingua che entra nella mia bocca dischiusa e comincia a giocare con la mia… sa di buono Renato, mi piace, mi piaceva anche alla festa quando mi ha baciato diverse volte…
La mano scivola sotto il mio maglione pesante e raggiunge il piccolo reggiseno, abbassa la coppa e prende in mano la mia tetta nuda, le dita raggiungono subito il capezzolo che risponde immediatamente alla sollecitazione e si erge duro tra le sue dita…
La lingua di Renato gioca irrequieta con la mia che risponde e impara a danzare con la sua….
“E se arriva qualcuno?” penso dentro di me…poi l’età e gli ormoni impazziti dei miei giovani anni hanno il sopravvento… La mano di Renato prende la mia e se la porta sui pantaloni di velluto a coste che indossa…
Sento il suo sesso, mi sembra grosso e duro, anche se la mia esperienza in proposito non è ancora molta…
Poi la sua mano spiega alla mia come muovermi, come dargli piacere… e io lo seguo e prendo tra le dita il suo membro eretto.. e con la sua guida comincio a muovere la mano… lenta, veloce, di nuovo lenta, stringendo, rilasciando, stringendo, veloce… la mano è libera dalla sua ora, indipendente nei suoi movimenti sul cazzo di Renato… Dal suo respiro più accelerato mi sembra che la mia mano si muova come lui vuole…
Mi solleva il maglione e mi bacia il seno nudo, morde il capezzolo duro e poi l’altro…non sento più freddo…sento caldo e bagnato tra le cosce… fuori il mare ha lasciato il posto a case di periferia della campagna verso Bologna…
Voglio di più, voglio sentire il suo cazzo nella mano, voglio dargli piacere…cerco di slacciare i pantaloni ma non ci riesco… lui solleva la testa dal mio seno e mi sorride, poi fa quello che io non riesco a fare…
Ecco, libero dai boxer di tela, già bagnati dove poggia la punta del pene, guardo il cazzo eretto e con il glande scoperto e violaceo, guardo le mie dita che lo stringono, guardo la mia mano che fa scivolare su e giù la pelle sull’asta eretta….
Renato riprende a baciarmi e mordere i seni, il mondo fuori non esiste più, non c’è buio, freddo, rumore del treno… c’è la sua bocca, il caldo tra le mie cosce, il suo cazzo nella mia mano… MI slaccia il bottone di metallo dei jeans e abbassa la cerniera… sono mezza nuda in uno scompartimento di un treno che corre nella notte verso casa mia…
“Vuoi provare a dargli un bacio?” mi sussurra tra i seni mentre la sua mano già sta scivolando verso l’elastico delle mie mutandine di cotone leggero… Sento come un brivido caldo che mi attraversa il corpo… io non l’ho mai fatto, non ho mai posato le labbra sul sesso di un maschio…
La sua mano è dentro le mie mutandine, mi accarezza il pelo del pube, solletica il monte segreto… e io decido che è tempo….
Mi chino su di lui e poggio le labbra sul suo glande scoperto, umido e caldo, lo bacio una, due, tre volte… Sento la sua bocca tra i miei capelli “Apri la bocca Silvana, prendilo…”…
Eccolo, gli sto facendo un pompino, ancora una volta la sua mano sulla testa mi aiuta nel movimento… …lento, veloce, più in fondo, più fuori, lento, veloce, veloce, in fondo, in fondo… imparo presto a far giocare la lingua con il glande caldo e umido, a farla scivolare sull’asta, a fargli sentire lo scorrere dei denti sul membro…. la mano che tengo stretta alla base del suo cazzo sente l’onda che sale….
Le prime gocce di piacere e… poi esplode nella mia bocca, nella mia gola… mi riempie, mi sembra di soffocare mentre la sua mano mi tiene la testa ferma, sputo, ho un conato di vomito, poi mando giù tutto…
Il sapore, nuovo, non conosciuto, piacevole, rimane nella mia bocca anche più tardi…dopo che lui mi ha fatto godere due volte con la sua bocca sulle mie tette nude e con le sue dita che correvano su e giù sul mio clitoride acceso come un piccolo vulcano e dentro e fuori dalla mia vulva bagnata…
Trascorriamo l’ultima ora a baciarci con dolcezza, lui mi sussurra nell’orecchio parole dolci che non ascolto…. sono rilassata, sento il calore del suo corpo contro il mio… Lo vorrei di nuovo ma non c’è tempo…
Il treno entra in stazione che è quasi l’una di notte, un’ora di ritardo… mio padre è là, all’inizio del binario, vedo che allunga il collo per vedermi e quando mi scorge alza la mano e sorride…
Lo bacio sulla guancia, temo che senta odori strani nel mio alito (solipsismi, come dice la mia prof di filosofia!)… provo un po’ di imbarazzo nel presentargli Renato… Si salutano cordialmente, e mio padre gli dice che è contento che almeno sua figlia non abbia viaggiato da sola…
Renato (idiota!!!) lo guarda e con fare innocente gli dice “Ma anzi… sua figlia e io abbiamo parlato tutto il tempo, è stato un viaggio davvero piacevole, quasi quasi poteva durare anche di più…”
Soffoco a fatica una risata. Ci salutiamo.
Papà riporta a casa la “luce dei suoi occhi, la sua bambina” che ha viaggiato da sola per la prima volta….
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