La Colf della Zia. II Parte

di
genere
etero


Era trascorso poco più di un mese e mezzo dal primo "incontro ravvicinato" con la Signora "Paulette".
I mesi di giugno e di luglio erano trascorsi, ed agosto aveva, seppur da pochi giorni, fatto capolino.
La Zia Adele era partita per le meritate vacanze, mentre io indugiavo a raggiungerla, trattenuto a Roma da un paio di pratiche che stentavano a volersi chiudere.
Ogni settimana, da bravo nipote, mi recavo presso la sua abitazione, per controllare la posta.
Fu in occasione di uno di questi sopralluoghi che, del tutto inaspettatamente, mi imbattei in Paulette.
Scambiati i convenevoli di prammatica, la donna mi disse di essere stata assunta, quale badante "supplente", per un'altra anziana che viveva nel medesimo condominio della povera Zia.
- Beh... quand'è così, potremmo anche combinare a casa di mia Zia...- dissi non senza un mix di sfrontatezza e cinismo.
La sua risposta fu del tutto sorprendente:
- Andrà benissimo per dopodomani alle 10.30; io dovrò prendere servizio alle 12.30, per cui...
Il giorno stabilito, con precisione teutonica, Paulette si presentava sul pianerottolo ove era ubicato l'appartamento della povera Zia.
Mi ero appostato dietro la porta, per cui non le diedi modo di azionare il campanello, anche se avevo saputo dell'assenza dei vicini.
La donna entrò, ed io rimasi, letteralmente, di stucco: aveva indossato uno "chemisier" color sabbia chiaro, stretto in vita da una cintura di cuoio marrone.
Ai piedi, i sandaletti neri con tacchi a spillo, allacciati alla caviglia; Paulette, inoltre, aveva indossato un trucco leggero, ma che ne valorizzava, alla grande, la femminilità.
Chiusa la porta, ci guardammo, per un lunghissimo minuto, negli occhi, rimanendo nel corridoio, immerso nella penombra come, del resto, l'intero appartamento.
Poi, istintivamente, ci baciammo.
Fu un bacio che mi parve lunghissimo; un bacio in cui, le nostre due lingue, toccandosi e "duellando" tra di loro, ritrovatesi dopo essere state separate per troppo tempo, rinnovavano un sentimento che mi parve, da parte sua, essere d'amore.
Ci prendemmo per mano, ed entrammo in camera da letto.
Lì, sollevai di qualche millimetro la tapparella e mi posi alle spalle di Paulette; subito le slacciai la cintura e lei, alzate le braccia, si sfilò lo "chemisier", che cadde ai suoi piedi.
Restai, letteralmente, esterrefatto nel contemplare il suo corpo velato soltanto di un minislip trasparente e di un reggiseno carioca, anch'esso trasparente: entrambi di colore bianco.
Subito mi eressi, dolorosamente, e, denudatomi completamente, presi Paulette per mano e la guidai sul letto.
Immediatamente, le tolsi la lingerie ed iniziai ad accarezzarla, per tutto il corpo.
Debbo, a questo punto, sottolineare, doverosamente, che, a causa delle circostanze nelle quali avvenne il nostro primo "incontro ravvicinato", avevo potuto bearmi, in modo del tutto minimo, delle grazie della donna.
Paulette è alta sul metro e settantacinque, con una terza scarsa di seno, assolutamente non cadente, ventre piatto, gambe lunghe, ed un "lato b" di tutto rispetto.
Il suo pube, era ornato da un triangolo di pelame scuro, assolutamente "au naturel" per quanto riguarda il colore, ma "ridimensionato", su tutti i tre lati: verosimilmente in ragione delle dimensioni del minislip.
- Hai il corpo di una dea - bisbigliai - ed una dea deve essere adorata...
Subito, a mia lingua iniziò a percorrere il suo corpo, a cominciare dal collo, per passare ad omaggiare i capezzoli, correndo poi sul suo ventre e giungere, infine, al suo clitoride, delle dimensioni di un fagiolo, e turgido all'inverosimile.
Le mie mani aprirono i petali del suo fiore di carne, e le mie papille gustative iniziarono a bearsi del suo miele di donna, il tutto con il sottofondo dei suoi ansimati sospiri.
Gustai, per diversi minuti, il nettare intimo di Paulette, sino a quando iniziò a bisbigliare:
- Ho sete, ho sete di te...ti prego, facciamo il sessantanove...
Non me lo feci dire due volte.
Paulette iniziò a suggermi lo scettro con consumata professionalità mentre, dal mio canto, introdussi l'indice ed il medio della mia mano destra nel suo garofanino anale che, a dire il vero, mi sembrò tutt'altro che "inesplorato".
- Oooooh - esclamò, quasi sospirando, la donna senza, tuttavia, sollevare alcuna resistenza, od obiezione.
Dopo diversi minuti, mi staccai per alzarmi in piedi, collocandomi accanto al cataletto; Paulette tornò a sedersi sui talloni riprendendo a succhiarmi.
Quando sentii che il mio corpo si stava per liberare del suo seme, poggiai entrambe le mani sulle sue tempie, accelerando e dando ritmo, ad un tempo, al coito.
Esplosi in una polluzione che, per quantità di liquido emesso e pressione del getto, avrebbe fatto di sicuro invidia ad un adolescente, mantenendo, poi, l'erezione. Incredibilmente, senza provare alcun dolore articolare, presi per mano la donna e la accostai alla parete di fronte tenendole, nel contempo, le braccia rivolte verso il basso.
Entrai nel suo corpo e subito iniziai a possederla nella posizione "del cigno".
Al solito, alternavo trotto e galoppo, mentre Paulette scuoteva la testa, mugolando a tutto spiano.
Quando la voltai, per prenderla da dietro, alzò entrambe le braccia assumendo una posa ad ipsilon; una volta introdotto mi di nuovo in lei, l'indice della mia mano destra iniziò un movimento sul suo clitoride e la donna si lasciò andare ad una lunga serie di suoni gutturali.
Non ebbi alcuna difficoltà a rendermi conto dell'abbondanza delle sue secrezioni vaginali che avevano lubrificato, a dovere, il mio scettro. Per tanto, senza interrompere il "trattamento clitorideo", andai a forzare la sua intimità più segreta.
Il suo sfintere si allargò, con assoluta naturalezza, prova irrefutabile della sua "annosa" abitudine al "coitum in vase indebito", ed io entrai, di nuovo, in Paulette, come una sfera d'avorio scivola su di un bigliardo.
La donna emise un lungo grido, come una bestia ferita, cui fece seguito una lunga catina di "Si", ansimati.
Intanto il suo sudore, riflettendo i pochi raggi di sole che filtravano dalla tapparella appena scostata, sublimava il suo aspetto, facendola apparire, quasi, come un essere soprannaturale: una dea giunta sulla terra per insegnare ai comuni mortali come trarre il più vero, il più totale piacere, dall'attività sessuale.
Ancora una volta sentii che l'esplosione era prossima.
Mi affrettai ad uscire dal suo corpo, a farla voltare verso di me ed a farla sedere, di nuovo, sui talloni,di fronte al mio scettro poggiando, come poco prima, le mie mani sulle sue tempie.
Immediatamente, Paulette lo prese tra le sue labbra ed iniziò, di nuovo, a suggere, con la massima "professionalità" e col massimo impegno, ma anche, potrei scrivere, quasi con disperazione.
Fu così che mi resi conto, in modo del tutto incontrovertibile, che Paulette pretendeva, incredibilmente al giorno d'oggi, di giuocare, durante i rapporti intimi, un ruolo improntato ad una passività, totale, e perciò pressoché umiliante.
Da tale stato di cose, traeva un godimento che trascendeva la pura e semplice, momentanea, fisicità, per andare a deflagrare, letteralmente, nel suo cervello provocandole, così, un obnubilamento mentale di durata molto più lunga.
Quando, dalla compressione esercitata sulle sue tempie, la donna si accorse che stavo per godere di nuovo, portò indietro la testa aprendo le labbra.
Potei, così, chiaramente vedere il mio seme irrompere, selvaggiamente, dal mio glande nella sua bocca, che lo fagocito' con avidità ferina.
Ricordo una sola emissione, che mi parve di una lunghezza incredibile: poi, con la vista e l'udito momentaneamente annullati, mi issai sul letto, e vi giacqui per non so quanto tempo.
Quando mi destai, Paulette era vicino a me, in piedi, completamente vestita, fresca come al momento del suo arrivo.
- Debbo andare ora - bisbigliò dolcemente.
- Non avrei mai immaginato...
- Son sempre stata un'avida bevitrice di sperma...non sai quante volte ho prosciugato mio marito...
- Ed allora, perché...?
- Potrai non crederci, ma io gli sono stata sempre fedele: fu quando scoprii che frequentava una trans, nera tra l'altro, che decisi di lasciarlo: pare che vivano insieme...ora...
- Capisco...beh, arrivederci...
E, vestitomi della sola biancheria intima, l'accompagnai alla porta.
Fu lì che scambiammo il nostro secondo bacio: poco dopo, Paulette uscì dalla vita di mia Zia, e, momentaneamente, dalla mia.

scritto il
2023-02-26
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