Love Granny 5 - Nylon

di
genere
incesti

Nylon

Sto fottendo questa baldracca settantenne da quasi un’ora.
È una amica di zia, si chiama Alda.
È la prima volta che la trombo quindi sto cercando di dare il meglio di me per lasciare un buon ricordo. Con una scusa quella porca di mia zia Flo l’ha convinta a fare sesso anale facendomi un bel regalo ma la vecchia, a sorpresa, ha poi preteso anche quello vaginale.
Così ho penetrato questa fica in cui non entrava un cazzo da quasi trent’anni (così mi ha detto fra un vagito e l’altro) e ho cominciato a darci di brutto.
La cosa che mi stuzzica sono il body nero e soprattutto le calze di nylon color carne che su mia insistenza si è tenuta anche per andare a letto. Ho solo dovuto armeggiare un po’ coi gancetti del body per far uscire le sue tette.
Sono nulla a confronto di quelle di mia zia Flo che sono belle grosse e gonfie come angurie. Quelle di Alda sono piccole, flaccide tipo una borraccia mezza vuota. Nonostante ciò vanno onorate con una bella succhiata che, fra l’altro, stimola i sensi della vecchia porcella perché mentre succhio comincia a gemere e a colare roba dalla fica.
Mi sa che è venuta.
Non sarebbe un mio problema se la porca che mi monto gode in pieno o no però diciamo che mi piace fare un lavoro ben fatto e sentire che anche queste vecchie sorche riescono ancora a bagnarsi o vedere la loro faccia mentre riscoprono la gioia di un orgasmo mi da comunque piacere e orgoglio di maschio.
Sono già venuto, due volte contando la monta in bagno quando l’ho sodomizzata ma nell’entusiasmo della prima volta con lei ho sentito di avere ancora energia e sono andato avanti. Il cazzo non mi si era nemmeno sgonfiato tanto dopo che le ho fatto una lavanda vaginale di sborra e così ho continuato a pompare sdraiato su di lei con la bocca incollata ai suoi capezzoli adesso davvero belli duri. Adesso però sono al culmine, i miei coglioni gonfi reclamano di potersi svuotare. Lo faccio.
Rapido lo sfilo fissando la faccia gonfia della vecchia porcella. Me lo afferro con la mano, rapido scatto in avanti con le gambe e prima che possa dire qualcosa con tre rapide carezze decise lascio partire il mio fiotto sulla sua faccia.
Per fortuna (per lei) ha gli occhiali che la proteggono. Prova a borbottare mentre lo sperma bianco la riempie fino al collo ma non è finita.
Appena apre un po’ la bocca glielo spingo dentro a forza.
Il calore della sua gola avvolge la cappella e mi viene istintivo dare un paio di pompate.
Alda prova a fare del suo meglio, lo succhia appena aspirando i residui di sperma dalla mia canna.
Soddisfatto mi lascio andare crollando accanto a lei.
La baldracca mi guarda. Ha sperma un po’ ovunque: sugli occhiali, sulla bocca, sul collo, sul bustino e ovviamente nei pelazzi che ha intorno alla sorca che sta ancora colando un rivolo chiaro di roba buona. Le calze di nylon sono smagliate in più punti per quanto ho continuato a toccarle, accarezzarle e leccarle mentre ci davo dentro. Più che scoparmi questa vecchia cessa il vero piacere, la vera depravazione che mi ha stimolato così tanto sono state queste belle calze che stimolavano i miei sensi ogni volta che le palpavo.
Allunga ma mano rugosa, sorride, mi accarezza il viso “è la prima volta in vita mia che godo così tanto, sei meglio di tutti e due i miei mariti messi assieme”.
“Piacere di saperlo”.
“Chissà tua zia quanto sarà felice”.
“Ovviamente” annuisco mentre lei, che intanto ha ripreso fiato, si siede al bordo del letto.
Si apre la porta e appare zia Flo che, secondo me, ha spiato tutta la scena.
“Vuoi darti una rinfrescata cara?” dice alla sua amica.
“Buona idea” dice Alda mentre si leva quel poco che ha addosso.
Toglie le calze, io mi gusto la scena mentre lavora sui gancetti per poi farsele scivolare arrotolandole lentamente fino alla caviglia.
La mia parte feticista è più attiva che mai.
Alda prende le calze in mano, le studia un attimo “sono da buttare mi sa”.
“Dalle a me” sorride zia Flo. Le prende appallottolandole in una mano, poi, mentre fa strada a Alda verso la doccia mi lancia le calze centrando perfettamente il mio cazzo umido.
La guardo.
Lei mi fa l’occhiolino e sparisce.

Dopo cena siamo sul divano. Io nudo, la zia ha ancora la gonna e le ciabatte ma sopra non ha nulla e le sue poppe dominano mastodontiche accanto a me.
“Le calze di Alda dove le hai lasciate?”.
“Penso siano ancora sul tuo letto”.
“Le hai usate?” chiede come nulla fosse.
Ammutolisco. Nonostante tutto quello che abbiamo fatto riesco ancora a sentirmi in imbarazzo davanti a lei. Parrà strano stando di fianco a una donna che hai sodomizzato, chiavato e sborrato ovunque però è così…
“No zia io…”. balbetto.
“Lascia stare. Ho capito subito quanto le apprezzavi e così finalmente ho capito perché quando eri ragazzino sentivo sempre degli odori strani prima di lavarle.
Riesce a farmi arrossire.
Lei va avanti “Ma che facevi te le mettevi addosso?”.
“Zia io…”.
“Che hai: ti vergogni? Stiamo solo parlando, sono solo curiosa”.
“Me le strusciavo addosso. Una la tenevo in mano sulla bocca per annusarla meglio e l’altra me la passavo… insomma lì sotto”.
“E ci venivi dentro”.
“Si zia”.
“A sporcaccione. Quindi ho rischiato di andare al mercato con le scarpe puzzolenti della tua sborrina. Meno male che ho un buon fiuto”.
“Le prendevo dal cesto della biancheria in bagno erano già da lavare pensavo. Specie quelle nere, le adoravo”.
“Nere? Non ho mai messo le calze nere. Mi sa che ti sei segato quelle di tua nonna caro”.
Mi limito a fare si con la testa. Lo so benissimo che zia predilige quelle color carne mentre la nonna le mette nere o marrone scuro. Ho spiato così tanto le loro gambe da giovane da conoscere quelle gambe a memoria.
“Avevi capito che era colpa mia?”.
Sorride “diciamo che eri l’unico maschio in casa e l’odore di sperma lo riconosco bene”.
“Lo hai detto a nonna?”
“No, figurati, erano giochi innocenti, ti ho lasciato fare”.
Allunga una mano, mi accarezza il cazzo “bello rigido” sussurra mentre chiude la mano sulla mia asta.
“Tutto questo parlare di seghe e calze, per forza” rispondo mentre mi sollazzo godendo la sua mano che lenta mi masturba su e giù.
“Pensavo che la Alda ti avesse svuotato”.
“Mi sa che non ho un fondo. Non mi svuoto mai” sorrido,
“Lo vedo” annuisce lei segandolo un po’ più forte mentre io poggio il viso sulle sue giunoniche poppe.
“Vuoi andare a letto?” chiede mentre con la mano libera mi accarezza delicatamente i capelli.
“Ummm si zietta”.
“Allora corri a farti una doccia veloce. Oggi non l’hai fatta e hai ancora addosso l’odore della Alda”.
In effetti non sarebbe educato profanare la zia con l’uccello sporco della gnocca di un’altra donna. Sarebbe divertente questo si ma non educato. Così faccio come mi dice e nudo, con solo le crocs bianche ai piedi vado a lavarmi a dovere.
Inutile dire che già ho una discreta erezione, che ho in testa l’idea di scopare con Flo e che l’acqua calda che piove delicata sul cazzo è uno stimolante naturale quindi quando esco e metto l’accappatoio fra le gambe ho una erezione che potrebbe sollevare un veicolo di medie dimensioni.
“Zia?” chiamo mentre finisco di asciugarmi,
“Sono in camera tesoro”.
“Ottimo, è già a letto, pronta e calda”.
Entro in camera. Meraviglia delle meraviglie la zia è sdraiata sul letto, tutta nuda, in posa, con una gamba un po’ arcuata che tiene sollevata una natica, le tettone ben esibite e, soprattutto, le calze nere addosso. Autoreggenti.
Fantastiche!
Quasi quasi verrebbe da sborrarle addosso senza nemmeno sfiorarla.
“Avevi detto che non le metti nere” commento mascherando un po’ la mia libidine mentre mi avvicino al letto.
“Infatti sono di tua nonna” sorride lei.
“A!” tentenno
“Non preoccuparti. Mia sorella nemmeno si accorgerà che gliene ho prese un paio”.
“A, ok, molto bene” sussurro mentre le mie mani si avventano sulle sue cosce e inizio a massaggiarle le gambe con tutta la mia foga.
Mi metto in mezzo alle sue gambe, chinato, le mani le massaggiano le belle gambe, la sensazione del nylon pervade il mio corpo mentre la mia bocca si avvicina al suo intimo.
Le ficco la lingua dentro. La sua vecchia ficona è già umida, il sapore è dolce come sempre.
Le faccio un bel lavoretto di lingua, lei geme, io continuo a massaggiare le gambe scorrendo sul quel tessuto senza contegno.
Il cazzo ovviamente sembra che voglia esplodere.
La zia fa un gemito, gode, fa uno spruzzo deciso e mi inonda la faccia.
Io sollevo la testa e la guardo, le mia guarda e sorride vedendomi tutto inzaccherato dalla sua squirtata “ops” sorride.
Per nulla disturbato dalla cosa tiro fuori la lingua e me la passo a cerchio sulle labbra per lappare via più roba che posso.
Come ho già detto sono goloso di succo di fica.
Le mie mani accarezzano quelle calze come se volessero consumarle, lecco, tocco, godo. Il cazzo mi vibra per quanto è duro e pronto a colpire.
Zia è bagnata come uno stagno e gode con mugolii e sospiri. Le ficco le dita dentro, con il mio lavoro di lingua l’ho così dilatata che ne entrano tre.
Mi alzo su di lei, la mano nella ficona, latra che continua ad accarezzarle le gambe inguantate.
“Ommmad” sobbalza la zia e dal suo pertugio schizza fuori una pisciata di orgasmi vera e propria.
Sgrana gli occhi quasi sorpresa per ciò che ha provato.
“Godi?” le chiedo.
“Tanto amore mio” sorride lei.
Ed è solo l’inizio perché ora anche il mio enorme cazzone vuole la sua parte.
In piedi davanti al letto le prendo le gambe dalle caviglie (e godo ancora le calze) gliele sollevo per bene e messo il buco al punto giusto spingo deciso.
La penetro a tutta forza. Lei gode, io di più.
Inizio a fotterla come un forsennato, ad ogni colpo le sue poppe sbattono su e giù dimenandosi in modo quasi ipnotico davanti ai miei occhi.
“Oddio sembra più grosso” sospira.
“È enorme zia, o si, voglio sfondarti tutta”.
“Umm si, bravo, sfonda la zia, spingi, spingi…” mi incita lei mentre viene ancora.
Alla fine, dopo essermi sollazzato a dovere, lo estraggo caldo e piedo e le vengo addosso mirando alle grandi poppe che centro inondandole in un mare di sborra che cola giù fino al suo grosso ombelico.
Ma non è finita. Con le sue gambe ancora poggiate sulle spalle trovo il modo di passare il cazzo sul nylon nero ricevendone una benefica ricarica.
Il cazzo quasi non ha mollato. Nonostante l’abbondante spruzzo è ancora grosso, duro e pronto.
Giusto il tempo che la zia si volti mettendosi nella classica pecorina e siamo di nuovo “al lavoro”.
Vista la comodità della sua posa ne approfitto per tappare ancora la ficona ma non disdegno il buco posteriore.
Ormai le entrò nel culo senza troppa fatica e la zia pare gradirlo…
Visto che ci sono le vengo dentro alle chiappe con sommo gusto e poi lo estraggo pulendolo ancora fra le calze che alla fine andranno per forza lavate.


Qualche giorno dopo zia Flo si alza presto ed esce di casa lasciandomi ancora assorto nel sonno profondo.
Mi sveglio solo quando torna ed entra in camera da letto. “Ho una sorpresa” dice mentre apro lentamente gli occhi.
“?”.
Prende la borsa di tela che ha in mano e la rovescia sul letto accanto a me. Neanche fosse Natale piovono una dozzina di pacchetti nuovi di calze di nylon: nere, carne, daino, anche un paio bianche.
“Le ho prese al mercato, le ho prese per te” sorride.
“Che meraviglia” sorrido cercando di immaginarmela con tutto quel nylon addosso. Ma non devo sforzare troppo la fantasia perché la zia solleva un po’ il vestito e mi mostra quelle velate color carne che ha addosso.
“Queste sono con l’elastico così non devo mettere il bustino per tenerle su. Il bustino d’agosto è insopportabile”.
“Immagino”.
“Autoreggenti. Ti piacciono?”.
Le accarezzo le cosce fino al ginocchio “bellissime”.
“Le proviamo subito?” strizza l’occhio lei slacciandosi il vestito per farlo cadere a terra e restare velocemente con le sole calze e la fica in bella vista.
Io scosto il lenzuolo e le mostro il cazzo già durissimo e desideroso di lei e del suo conturbante nylon.
La vecchia porca afferra il cazzo con una mano mentre scivola sotto alle coperte accanto a me.
Scopiamo…ancora…

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Keysevenfans@gmail.com
scritto il
2023-03-08
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