Vacche in gita 3

di
genere
incesti

Era il giorno della partenza.
Avevo fatto una bella dormita dopo una bellissima chiavata e mi alzai fresco come una rosa. Monica era già in piedi da un po' a preparare le valigie infatti entrando in salotto la trovai tutta intenta a preparare la roba che si voleva portare dietro.
E' un fatto però che mia moglie sia abituata ad andare in giro nuda per casa ondeggiando a tutto spiano le enormi tettone ed è un suo vezzo dare molta importanza alla biancheria intima da indossare.
Così eccotela tutta nuda in ciabatte con di fronte una pila di calze autoreggenti, perizomi e reggiseni di pizzo che passava in rassegna uno dopo l'altro. La cosa era inequivocabilmente eccitante.
Si provava infilandoli e sfilandoli dei capi che avrebbero fatto invidia a una porno star. C'erano per esempio delle mutandine di pizzo che non nascondevano nulla e facevano sembrare il suo culo ancor più voluttuoso, corpetti di pizzo rossi che sostenevano il seno ma ne evidenziavano la grandezza, calze a rete, giarrettiere...
Insomma mi viene un cazzo da elefante solo a guardarla.
Così quando si infila un perizoma nero che era poco più di un filo interdentale mi decido e facendola appena accucciare in avanti con le poppe poggiate sul tavolo mi metto alle sue spalle e comincio a spingere.
“Ancora nel culo?” domanda Monica con un pelo di astio.
“Fa parte dell'allenamento no” dico io mentre già le avevo piazzato mezza trave tra le chiappe.
“Si va bene l'allenamento ma ho anche una fica se non te lo sei scordato. Cristo santo sono due giorni che mi inculi a tutto spiano!”.
“Dai troia che ti piace!” ridacchio io mentre completo la penetrazione anale infilandoglielo completamente dentro.
“Siii -sospira lei- ma lo vorrei ogni tanto davanti... La mia micetta piange”.
“Micetta? La gattona in calore caso mai” concludo mentre già pigio per bene inculandola con lunghi colpi di fava.
“Si la tua sorca, la tua gatta bagnata, tua tua tua... Fottila ti scongiuro fottila”.
E così la accontento. Sfilato il cazzo dal culo glielo infilo senza esitazione nella passerona. È così calda e bagnata che non devo quasi spingere.
Appena un paio di colpi di cazzo e già Monica bela “O si vengo! Vengo! Sono la tua troia la tua puttana! Vengoooooooo!”.
La sento colare di brutto, stava venendo come una fontana. È così tanta la voglia di cazzo che in venti minuti di trapanazione ha cinque orgasmi uno dietro l'altro.
Poi arriva anche il mio. Soddisfacente, ampio e bollente.
Un bel mezzo litro di sborra sparato a tutta forza su per la sua fregna unta.
Quando glielo sfilo dalle gambe le cola tutto macchiando calze e pavimento.
“Mi sa tanto che devo rifarmi la doccia” dice.
“In questi giorni al lago di docce te ne dovrai fare parecchie -le faccio notare- non crederai mica che il culo di mia madre ti assolva dai tuoi compiti”.
“Ci mancherebbe ancora bel pisellone” ride lei e tutta contenta se ne va sculettando in bagno.
“Forse è meglio fare la doccia assieme” dico io seguendola.
E così entriamo sotto ai getti tiepidi d'acqua. Basta poco di struscio, soprattutto quando Monica mi insapona il cazzo o quando la vedo insaponarsi quel ben di dio che ha per tette ed eccoci di nuovo punto e a capo.
Così ce ne freghiamo di partire in ritardo e la monto un altra volta con tutta la forza che ho in corpo.

Così arriviamo sotto casa di mamma con più di un ora di ritardo.
“Adesso vedrai che farà storie per l'ora” borbotta Monica.
“Stai tranquilla se rompe me lo tiro fuori e glielo caccio subito in bocca”.
Monica ride “Una bella idea per farla stare zitta”.
Mia madre si affaccia dalla finestra “Vieni su un attimo che devi portarmi la valigia!” urla.
Io da sotto do un bacetto a Monica “Torniamo subito”.
E così salgo in ascensore e mentre vado su mi immaginavo davvero cosa avrei fatto, se davvero avrei avuto la forza di prendere mia madre chinarla a forza sul mio uccello e piazzarglielo in bocca. Magari tenerla per i capelli e darle il ritmo del succhio tutto mentre Monica ci guardava soddisfatta.
Quando arrivo sulla porta di casa non lo nego ho l'uccello duro.
Entro e me la vedo davanti. Le due valigie già pronte vicino alla porta e lei vestita con una camicetta a fiori e una gonnellina chiara, calze autoreggenti trasparenti.
C’è solo un dettaglio: la gonna non la sta indossando ma la regge sul braccio ben piegata pronta per essere messa.
La sua fica bianco e grigia è lì in primo piano.
“Non vorrei che si stropicciasse” mi dice.
“In che senso?” le chiesi.
“Ho pensato che se poi dobbiamo viaggiare tutto il giorno è meglio prenderci un aperitivo ti pare...”.
“Cioè hai voglia di cazzo troiona” la prendo in giro io.
“Ci vedi qualcosa di male figliolo caro” dice lei facendomi l'occhiolino.
“Assolutamente no” ammetto e già mi sono calato i pantaloni.

E così ci facciamo la più classica sveltina. La vecchia troia in piedi contro la porta d'ingresso chinata in avanti col culo teso e io attaccato ai suoi fianchi a spingerglielo in fica senza pietà.
Mi do da fare e concludo in otto minuti (nuovo record) per non farci aspettare troppo da Monica. Anche mamma ha una certa fretta “Sbrigati prima che tua moglie salga a cercarci. Dai, dai, daiiiiiiiiiiiiii”. Era venuta.
La vecchia troia si è fatta la sua goduta e ora tocca a me. Immaginando davvero che sarebbe successo se in quel momento mia moglie avesse aperto la porta glielo sfilo dalla fica e glielo metto pulsante vicino al viso. Lo spruzzo le inonda gli occhiali.
Mamma si da da fare a leccarmi ben bene la cappella per ripulirla e io ne approfitto per passarle con insistenza un dito sul buco del culo consapevole che fra poche ore glielo avrei aperto come un anguria.
Naturalmente quando scendiamo in macchina l’odore di sesso appena fatto è palpabile. Con un sorriso evidente Monica mi fa capire che ha capito ma, per ora, non dice nulla nemmeno quando la gonna di mamma si solleva salendo in auto e si vede chiaramente che sotto non ha le mutande. Quasi quasi giurerei che mentre ci aspettava Monica si sia sparata un ditale.
scritto il
2024-05-05
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