Vacche in gita 5 - La sorpresa di Natale
di
Keyseven
genere
incesti
Nella settimana di Natale si passa a fare gli auguri a tutti il parentado. Fra gli altri, dopo un viaggio di 150 chilometri mi ritrovo nel salotto di Ornella, sorella di Graziella e zia di mia moglie.
L’ho vista solo al matrimonio e per prima cosa avevo notato la gonna molto corta, i tacchi alti e le calze nere col filo dietro. Ho pensato che per una sessantenne fosse una mise davvero estrema e mi sono studiato un po’ il suo culo.
Poi, però, si è avvicinata e mi ha squadrato con una faccia che pare avere una espressione perennemente incazzata stampata sopra.
Ha aperto la bocca, ha sparato un paio di commetti sulla nostra differenza di età (Monica ha dieci anni più di me) e ci ha seduti tutti. Acida, antipatica e pettegola.
In seguito mia moglie mi ha rivelato che qualche anno fa ha divorziato dopo che ha beccato il marito con una vicina di casa. Da allora vive sola, lontana da tutto ed è diventata sempre più acida e insopportabile.
“E quindi perché passare da lei? Non bastava una telefonata a una così?”.
“Dobbiamo darle il regalo mio e di mamma. Una forno ad aria. Dice mamma che lo desidera molto”.
“Magari potevi portarle un dildo visto quanto è sola” commetto.
“Maiale che sei. Comunque ha detto che coi maschi ha chiuso, siete tutti bastardi e infedeli”.
“Esagerata” rido.
“Poverina. Già suo marito non era un adone poi l’ha pure tradita”.
“Poteva trovarsi un altro” dico.
“Non sono tutti come noi lo sai”.
“A proposito. Non è che mi faresti un pompino?” chiedo.
“Cosa?”.
“Mi è venuto duro a parlare di sesso”.
“Veramente si parlava di mia zia” precisa lei mentre già armeggia nei miei pantaloni.
“È lo stesso dai” minimizzo.
“Che porco che sei. Scommetto che hai già pensato di fartela”.
“Al matrimonio con quella minigonna in effetti si”.
“Maiale” commenta segandomi il cazzo.
“Forse dovrei farmelo fare da lei così sta un po’ zitta con quella voce da chioccia”.
“Ma smettila. Lascia in pace quella povera donna. Sotto avrà il muschio per quanto ha chiuso col sesso e sta attento. Quando vieni dillo che prendo dei fazzoletti, mica vado da mia zia coperta di sborra….”.
“Secondo me un po’ di cazzo le farebbe un gran bene” rido.
“Per ora fa bene a me” sussurra Monica e poi mi si attacca all’asta succhiando come una idrovora.
Mezz’ora dopo siamo dalla zia.
Una vecchia casa isolata in campagna con un giardino ben curato, l’orto e anche un piccolo laghetto.
“Bella casa”.
“Passa tutto il tempo a metterla a posto” mi fa notare Monica.
“Allora mi fa un po’ pena”.
Lei intanto appare sulla soglia di casa. Speravo di trovarla in tacchi, minigonna e calze che tanto avevo apprezzato l’altra volta ma invece ha un camicione e le ciabatte, senza calze. Noto comunque che ha delle gambe ancora carine per la sua età.
La faccia perennemente arrabbiata invece è identica a quella che ricordavo.
Entriamo. La casa è modesta ma ordinata. Mi fa accomodare su un vecchio divano e mi molla li andandosene verso la cucina con mia moglie.
Parlano per quasi mezz’ora ignorandomi totalmente. Ogni tanto mia moglie prova a inserirmi nella conversazione ma subito Ornella le va sopra cambiando discorso. Io rispondo a monosillabi, abbozzo. È chiaro che la zia mi vede come una cosa di troppo.
Alla fine apre il pacco, lo studia un po’, dice che lei quei cosi non li sa usare. Monica insiste sull’utilità del piccolo forno ad aria e ne nasce un’altra discussione noiosissima.
Che palle!
Alla fine decidono di fare il caffè, ci pensa Monica mentre Ornella tira fuori il servizio buono e lo mette in bella vista seduta al tavolo proprio di fronte a me.
“Vuole una mano?” chiedo.
“No” secca lei.
Arriva Monica con caffettiera fumante. Lo versa allegra nelle tazzine, mi passa la mia già zuccherata da lei e sparisce in cucina lasciandomi di nuovo in imbarazzante silenzio con la vecchia. Sta seduta sulla sedia di fronte a me io chinato a girare il cucchiaino nella tazzina.
“Dimmi una cosa caro…”.
Alzo la testa e resto di sasso. Mi allarga le gambe mettendosi le mani sulle ginocchia.
“Porco D….” sobbalzo.
Davanti a me c’è una bella gnocca pelosa, appena velata da una mutandina trasparente la vedo in ogni dettaglio. Labbra sporgenti, peli folti e neri con le punte appena un po’ più grigie.
Allungherei volentieri la mano ma mi trattengo anche se sono eccitato da morire.
“Dica signora Ornella” rispondo col fiato mozzo.
“Tu dopo il voto che hai fatto a Dio hai rinunciato alle altre donne?”.
“Io?” balbetto.
“Tu, si tu, tradisci Monica”.
“No, non la tradisco. Lei sa ogni cosa come io la so di lei” rispondo girando attorno alla domanda.
Lei scuote la testa insoddisfatta. Guarda mia moglie in piedi davanti ai fornelli che gentile e premurosa lava la caffettiera. “Monica fammi un favore”.
“Si zia”.
“Fuori, nel capanno, c’è un vaso nero. Per me è troppo pesante. Lo potresti portare in casa per favore?”.
Lei resta basita.
“Se è pesante lo porto io” mi offro gentile.
“No tu resta qui dobbiamo parlare. Vai tu Monica” dice seria Ornella.
“Si zia” annuisce mia moglie poco contenta e obbedisce.
Appena chiude la porta alle spalle la zia torna all’attacco. “Dunque -inizia con la sua voce stridula e subito riallarga le gambe forse più di prima -ti piace vero?”.
Sto cercando di non guardare ma come faccio? Impossibile.
“Allora? Non ti piace? Vedo che la mangi con gli occhi”.
“Scusa Ornella ma se me la sbatti in faccia per forza guardo” scatto io.
“E che altro faresti? Su, vediamo quanto sei uomo forza”.
“Oi guarda che ti strappo le mutande se continui così”.
Lei, per nulla turbata allunga una mano, afferra la mia e se la porta fra le gambe “senti come è calda e umida”…
Quando Monica torna sono passati quindici minuti. La vecchia le ha fatto prendere un vaso che era imboscato in mezzo ad altro ciamprame ben sapendo che ci avrebbe messo un sacco di tempo.
Quando entra, sorpresa. Sul divano ci sono io, senza pantaloni. Sopra di me, impalata sul mio uccello duro la cara Ornella. Mutande per terra, gonna sollevata e camicetta sbottonata con tette al vento.
Le mie mani a mungergli le poppe, il suo bacino che ondeggia su e giù mentre geme ad ogni colpo.
Monica posa sonoramente il vaso a terra e ci accorgiamo di lei.
La zia la guarda seria senza levarsi il mio uccello da dentro “hai visto? È bastato poco e niente e ti ha tradita. Lo sapevo, sono tutti uguali gli uomini”.
“Lo so” annuisce Monica.
“Ti ho fatto un piacere. Ora sai cosa ti sei sposata e puoi prendere i tuoi provvedimenti”.
Mia moglie ride “Ma zia di che parli? Guarda che noi siamo una coppia aperta”.
“Coppia aperta?” sbotta la zia perplessa.
Monica si apre la camicetta e le sue poppe spuntano fuori sode e pronte. “Coppia aperta e bisex” sorride lei e prima che la vecchia zia possa fare qualcosa le palpa un seno strizzandole un capezzolo.
“Sei mai stata con una donna zia?”.
“No ma io…” balbetta lei.
Monica la bacia in bocca, la vecchia non si tira indietro.
“Penso che ci fermeremo qui stanotte” dice mia moglie mentre inizia a denudarsi.
“Mi pare un’ottima idea” rispondo riprendendo a spingere nell’ utero della vecchia porca.
Ce ne andiamo di tarda mattina, dopo le undici.
La zia Ornella ci saluta dal portico. Indossa una vestaglia aperta in vita con le sue grosse poppe in bella vista. È nuda.
L’ho riempita così tanto di sperma stanotte che forse cola ancora. È stata una notte di fuoco con Monica che alla fine nella borsetta aveva un dildo e l’ha usato sulla zia senza pietà.
Verso le prime luci dell’alba quando la vecchia sembrava ormai stremata le ho fatto il culo.
Lei ha urlato col fiato che aveva ma non ha nemmeno avuto la forza di obiettare.
Si, l’abbiamo usata come una troia e le abbiamo dato tutto il sesso che le mancava da anni. Ora sono certo che tornare a trovarla sarà un piacere.
Mentre ci allontaniamo la guardo. Ora il suo viso pare cambiato. Ha una espressione serena, niente musi arrabbiati, niente rabbia recondita.
Come sempre, una bella scopata fa solo del bene al morale e alla salute.
L’ho vista solo al matrimonio e per prima cosa avevo notato la gonna molto corta, i tacchi alti e le calze nere col filo dietro. Ho pensato che per una sessantenne fosse una mise davvero estrema e mi sono studiato un po’ il suo culo.
Poi, però, si è avvicinata e mi ha squadrato con una faccia che pare avere una espressione perennemente incazzata stampata sopra.
Ha aperto la bocca, ha sparato un paio di commetti sulla nostra differenza di età (Monica ha dieci anni più di me) e ci ha seduti tutti. Acida, antipatica e pettegola.
In seguito mia moglie mi ha rivelato che qualche anno fa ha divorziato dopo che ha beccato il marito con una vicina di casa. Da allora vive sola, lontana da tutto ed è diventata sempre più acida e insopportabile.
“E quindi perché passare da lei? Non bastava una telefonata a una così?”.
“Dobbiamo darle il regalo mio e di mamma. Una forno ad aria. Dice mamma che lo desidera molto”.
“Magari potevi portarle un dildo visto quanto è sola” commetto.
“Maiale che sei. Comunque ha detto che coi maschi ha chiuso, siete tutti bastardi e infedeli”.
“Esagerata” rido.
“Poverina. Già suo marito non era un adone poi l’ha pure tradita”.
“Poteva trovarsi un altro” dico.
“Non sono tutti come noi lo sai”.
“A proposito. Non è che mi faresti un pompino?” chiedo.
“Cosa?”.
“Mi è venuto duro a parlare di sesso”.
“Veramente si parlava di mia zia” precisa lei mentre già armeggia nei miei pantaloni.
“È lo stesso dai” minimizzo.
“Che porco che sei. Scommetto che hai già pensato di fartela”.
“Al matrimonio con quella minigonna in effetti si”.
“Maiale” commenta segandomi il cazzo.
“Forse dovrei farmelo fare da lei così sta un po’ zitta con quella voce da chioccia”.
“Ma smettila. Lascia in pace quella povera donna. Sotto avrà il muschio per quanto ha chiuso col sesso e sta attento. Quando vieni dillo che prendo dei fazzoletti, mica vado da mia zia coperta di sborra….”.
“Secondo me un po’ di cazzo le farebbe un gran bene” rido.
“Per ora fa bene a me” sussurra Monica e poi mi si attacca all’asta succhiando come una idrovora.
Mezz’ora dopo siamo dalla zia.
Una vecchia casa isolata in campagna con un giardino ben curato, l’orto e anche un piccolo laghetto.
“Bella casa”.
“Passa tutto il tempo a metterla a posto” mi fa notare Monica.
“Allora mi fa un po’ pena”.
Lei intanto appare sulla soglia di casa. Speravo di trovarla in tacchi, minigonna e calze che tanto avevo apprezzato l’altra volta ma invece ha un camicione e le ciabatte, senza calze. Noto comunque che ha delle gambe ancora carine per la sua età.
La faccia perennemente arrabbiata invece è identica a quella che ricordavo.
Entriamo. La casa è modesta ma ordinata. Mi fa accomodare su un vecchio divano e mi molla li andandosene verso la cucina con mia moglie.
Parlano per quasi mezz’ora ignorandomi totalmente. Ogni tanto mia moglie prova a inserirmi nella conversazione ma subito Ornella le va sopra cambiando discorso. Io rispondo a monosillabi, abbozzo. È chiaro che la zia mi vede come una cosa di troppo.
Alla fine apre il pacco, lo studia un po’, dice che lei quei cosi non li sa usare. Monica insiste sull’utilità del piccolo forno ad aria e ne nasce un’altra discussione noiosissima.
Che palle!
Alla fine decidono di fare il caffè, ci pensa Monica mentre Ornella tira fuori il servizio buono e lo mette in bella vista seduta al tavolo proprio di fronte a me.
“Vuole una mano?” chiedo.
“No” secca lei.
Arriva Monica con caffettiera fumante. Lo versa allegra nelle tazzine, mi passa la mia già zuccherata da lei e sparisce in cucina lasciandomi di nuovo in imbarazzante silenzio con la vecchia. Sta seduta sulla sedia di fronte a me io chinato a girare il cucchiaino nella tazzina.
“Dimmi una cosa caro…”.
Alzo la testa e resto di sasso. Mi allarga le gambe mettendosi le mani sulle ginocchia.
“Porco D….” sobbalzo.
Davanti a me c’è una bella gnocca pelosa, appena velata da una mutandina trasparente la vedo in ogni dettaglio. Labbra sporgenti, peli folti e neri con le punte appena un po’ più grigie.
Allungherei volentieri la mano ma mi trattengo anche se sono eccitato da morire.
“Dica signora Ornella” rispondo col fiato mozzo.
“Tu dopo il voto che hai fatto a Dio hai rinunciato alle altre donne?”.
“Io?” balbetto.
“Tu, si tu, tradisci Monica”.
“No, non la tradisco. Lei sa ogni cosa come io la so di lei” rispondo girando attorno alla domanda.
Lei scuote la testa insoddisfatta. Guarda mia moglie in piedi davanti ai fornelli che gentile e premurosa lava la caffettiera. “Monica fammi un favore”.
“Si zia”.
“Fuori, nel capanno, c’è un vaso nero. Per me è troppo pesante. Lo potresti portare in casa per favore?”.
Lei resta basita.
“Se è pesante lo porto io” mi offro gentile.
“No tu resta qui dobbiamo parlare. Vai tu Monica” dice seria Ornella.
“Si zia” annuisce mia moglie poco contenta e obbedisce.
Appena chiude la porta alle spalle la zia torna all’attacco. “Dunque -inizia con la sua voce stridula e subito riallarga le gambe forse più di prima -ti piace vero?”.
Sto cercando di non guardare ma come faccio? Impossibile.
“Allora? Non ti piace? Vedo che la mangi con gli occhi”.
“Scusa Ornella ma se me la sbatti in faccia per forza guardo” scatto io.
“E che altro faresti? Su, vediamo quanto sei uomo forza”.
“Oi guarda che ti strappo le mutande se continui così”.
Lei, per nulla turbata allunga una mano, afferra la mia e se la porta fra le gambe “senti come è calda e umida”…
Quando Monica torna sono passati quindici minuti. La vecchia le ha fatto prendere un vaso che era imboscato in mezzo ad altro ciamprame ben sapendo che ci avrebbe messo un sacco di tempo.
Quando entra, sorpresa. Sul divano ci sono io, senza pantaloni. Sopra di me, impalata sul mio uccello duro la cara Ornella. Mutande per terra, gonna sollevata e camicetta sbottonata con tette al vento.
Le mie mani a mungergli le poppe, il suo bacino che ondeggia su e giù mentre geme ad ogni colpo.
Monica posa sonoramente il vaso a terra e ci accorgiamo di lei.
La zia la guarda seria senza levarsi il mio uccello da dentro “hai visto? È bastato poco e niente e ti ha tradita. Lo sapevo, sono tutti uguali gli uomini”.
“Lo so” annuisce Monica.
“Ti ho fatto un piacere. Ora sai cosa ti sei sposata e puoi prendere i tuoi provvedimenti”.
Mia moglie ride “Ma zia di che parli? Guarda che noi siamo una coppia aperta”.
“Coppia aperta?” sbotta la zia perplessa.
Monica si apre la camicetta e le sue poppe spuntano fuori sode e pronte. “Coppia aperta e bisex” sorride lei e prima che la vecchia zia possa fare qualcosa le palpa un seno strizzandole un capezzolo.
“Sei mai stata con una donna zia?”.
“No ma io…” balbetta lei.
Monica la bacia in bocca, la vecchia non si tira indietro.
“Penso che ci fermeremo qui stanotte” dice mia moglie mentre inizia a denudarsi.
“Mi pare un’ottima idea” rispondo riprendendo a spingere nell’ utero della vecchia porca.
Ce ne andiamo di tarda mattina, dopo le undici.
La zia Ornella ci saluta dal portico. Indossa una vestaglia aperta in vita con le sue grosse poppe in bella vista. È nuda.
L’ho riempita così tanto di sperma stanotte che forse cola ancora. È stata una notte di fuoco con Monica che alla fine nella borsetta aveva un dildo e l’ha usato sulla zia senza pietà.
Verso le prime luci dell’alba quando la vecchia sembrava ormai stremata le ho fatto il culo.
Lei ha urlato col fiato che aveva ma non ha nemmeno avuto la forza di obiettare.
Si, l’abbiamo usata come una troia e le abbiamo dato tutto il sesso che le mancava da anni. Ora sono certo che tornare a trovarla sarà un piacere.
Mentre ci allontaniamo la guardo. Ora il suo viso pare cambiato. Ha una espressione serena, niente musi arrabbiati, niente rabbia recondita.
Come sempre, una bella scopata fa solo del bene al morale e alla salute.
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