Dominazione mortale Settima parte
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Ero giunto quindi alla conclusione di quel dialogo. Avevo scoperto molte cose
della vita del defunto e nello stesso tempo non avevo scoperto nulla che
riguardava il mio vero obbiettivo: la morte di Jacob Fink.
Arrivato a metà strada mi voltai e la osservai cercando di non abbassare lo
sguardo di fronte ai suoi meravigliosi occhi verdi che incutevano rispetto e
soggezione
" Voglio ringraziarla per la sua disponibilità, signora Fink. E' stata molto
cortese"
" Spero che si sia tolto tutte le curiosità"
" Si, credo di si"
" Lei crede? Dal suo modo di rispondere mi viene da pensare che in realtà lei
ha ancora dei dubbi. Riguardo cosa?"
" E' che tutta questa faccenda ha dell'inverosimile, senza per questo mettere
in dubbio la sua parola" risposi cercando un tono che potesse non offenderla.
Rachel Fink sorrise
" E qual è la parte che la lascia perplesso?"
" Voglio continuare ad essere sincero con lei. Non mi meraviglia la
dominazione che lei aveva su suo marito. Sono consapevole che situazioni
simili ci sono anche in altre coppie e non mi meraviglia nemmeno il fatto che
lei mi abbia confidato di come fosse in grado di uccidere un uomo a mani nude.
Ci sono poliziotte nel mio distretto che hanno le sue stesse capacità. Quello
che mi lascia perplesso è il fatto che lei mi abbia confidato tutto con la
massima naturalezza, ben sapendo che io poi avrei potuto nutrire dei dubbi
sulla morte di suo marito" Rachel Fink si lasciò andare ad una risata
" Le mie stesse capacità? Ne dubito fortemente. La poliziotta più brava e
più forte del suo distretto non sarebbe in grado di restare in piedi di
fronte a me nemmeno per cinque secondi. E per quanto riguarda i suoi dubbi,
non me ne importa niente. Le ho spiegato per filo e per segno che non avevo
alcun interesse a voler morto mio marito"
" Probabilmente no. Ma un errore non lo mette in preventivo? Se lei possiede
realmente queste capacità fisiche che dice di avere, potrebbe aver sforato la
resistenza di suo marito. Non era un colosso e potrebbe aver temuto veramente
per la sua vita, con la conseguenza logica dell'infarto" Stavolta Rachel Fink
mi guardò dall'alto in basso
" Forse l'ho giudicata più intelligente di quanto sia in realtà. Avevamo una
parola d'ordine e io mi sarei dovuta interrompere nel momento stesso in cui
lui l'avrebbe pronunciata. E ho potuto notare dal suo tono come non riesce a
credere del tutto a ciò che le ho detto, soprattutto per quanto riguarda le
mie doti fisiche"
Abbassai la testa vergognandomi. Che idiota che ero stato. E' vero, tutte le
coppie che praticavano un simile regime di vita avevano una parola d'ordine.
Ma mi sentivo ancora più cretino in quanto quella donna sentiva esattamente
ciò che pensavo. Non me ne ero accorto, ma evidentemente, avevo usato un tono
che insinuava dei dubbi sulle sue reali capacità fisiche e lei se ne era
accorta
" Io....io non intendevo...." balbettai
" Non cerchi di negare l'evidenza, detective. Era chiaro come il sole. Ora
credo che lei debba rimandare la sua uscita da questa casa"
" Cosa intende?"
" Intendo dire che dovrò dimostrarle alcune cose. Mi segua"
Lasciai il passo alla vedova Fink e la seguii mentre usciva dalla stanza e
mentre si incamminava nel lungo corridoio. Entrò in una delle tante stanze
che si affacciavano in quel corridoio dopo averne aperto la porta che era
chiusa a chiave. Appena accese la luce, potei osservare una stanza enorme
adibita a palestra. Al centro della stanza c'era un tatami, il tappeto sopra
il quale si svolgono gli allenamenti nelle arti marziali, mentre a uno dei
quattro angoli notai i classici attrezzi da palestra, ma quello che
m'incuriosì maggiormente furono quattro manichini. Erano situati appena fuori
dal tatami, sull'angolo in alto a destra della stanza ed erano collegati con
dei fili a una presa elettrica anche se in quel momento erano spenti ed erano
pesantemente ancorati a terra da una base che doveva essere di ferro o
addirittura d'acciaio. Dovevano pesare ognuno diversi quintali. Dietro ai
manichini si intravvedeva un computer, cosa veramente anomala in un dojo
" Questo è il mio mondo, detective. Ho trascorso più ore in questa stanza che
in qualunque altra parte, forse persino rispetto alla mia camera da letto"
" Quelli cosa sono, signora Fink?" chiesi indicando quegli strani manichini
" Poi lo scoprirà. Prima devo mostrarle una cosa. Mi tolga le scarpe"
" Cosa? Signora Fink io sono un detective della polizia di San Francisco. Io
non posso...."
" Le ho chiesto di togliermi le scarpe, non di baciarmi i piedi. Devo salire
sul tatami e non posso farlo con le scarpe. Su, le tolga"
Rimasi un secondo indeciso. Non chiedeva favori e i suoi erano veri e propri
ordini, anche se dati con voce calma e senza apparente obbligo. La guardai in
volto, un volto bellissimo come non ne avevo mai visti prima e poi il suo
sguardo.....Era duro, autoritario eppure riusciva ad emanare ugualmente una
sensualità femminile senza precedenti. Non ci riuscivo. Non riuscivo a
sostenere quello sguardo. Mi inchinai ai suoi piedi per toglierle le scarpe,
cercando di non soffermare le mie mani su quei piedi splendidi magnificamente
fasciati da costose calze di seta. Mi rialzai aspettando che mi dicesse cosa
dovessi fare e lei venne vicino a me per poi voltarsi con lo stesso charme di
una modella sulla passerella
" Tiri giù la lampo del mio abito, detective" Ancora un ordine dato con
l'apparenza di chiedere un favore. Cosa aveva intenzione di fare? Solo il
pensiero che lei potesse spogliarsi mi stava facendo sudare freddo
" Che cosa vuol fare, signora Fink?" Non mi rispose. Si voltò di nuovo verso
di me e poi fece scivolare il suo abito mostrandomi il suo corpo con indosso
solo un minuscolo slip di pizzo nero, il reggiseno abbinato e le sue calze
tenute su dal reggicalze. Si piegò slacciando le calze e togliendosele con
movimenti lenti lasciandole sul tatami. Inghiottii la saliva nervosamente. Mio
Dio che corpo strepitoso. Avevo avuto tante donne in vita mia, alcune
notevolmente attraenti, ma nessuna di loro era minimamente paragonabile alla
perfezione che si stagliava dinanzi ai miei occhi e soprattutto nessuna mi
aveva mai fatto quell'effetto che mi stava facendo Rachel Fink. Avrei voluto
prenderla tra le mie braccia e baciarla, avrei voluto toccare quella pelle che
sembrava vellutata e quel seno che appariva perfetto, appena contenuto dal
reggiseno di pizzo. Ero stordito dalla sua bellezza, ammaliato dai suoi
movimenti lenti e studiati, affascinato dalla sua calma e dalla sua voce ed
eccitato dalla sua sensualità. Tutto in lei era perfetto e il risultato fu
quello di rimanere come un idiota a bocca aperta e con una notevole
eccitazione in mezzo alle gambe
" Cosa c'è Bravermann? Non ha mai visto una donna in biancheria intima?"
" Io no....Cioè si, ne ho viste, ma lei......" La bellissima vedova sorrise.
Sapeva che mi stava mettendo in difficoltà, sapeva perfettamente di essere
irresistibile e che qualunque uomo l'avrebbe desiderata, soprattutto se
vestita in quel modo. Anzi, spogliata in quel modo. Ma sembrava divertita e
per nulla in imbarazzo
" Quando sarà riuscito a riprendersi del tutto, raccolga i miei indumenti e
li metta sopra quel tavolo"
" Io " chiesi nel totale imbarazzo nel quale mi trovavo
" Considerando che siamo soltanto io e lei in questa stanza, lo sto chiedendo
proprio a lei. Io non posso farlo. Come vede sono a piedi nudi"
Come un automa raccolsi il vestito, le calze e il reggicalze e feci quello
che lei mi aveva ordinato. Avrei voluto dirle di raccoglierli lei stessa, ma non ne
avevo la forza. Possibile che non riuscissi ad agire di testa mia e che lei mi
stesse condizionando fino a quel punto? Sembrava proprio di si. Piegai il
vestito in modo che non si sciattasse e quindi ritornai di fronte a lei,
aspettando ordini come un soldato di fronte a un generale
" Bene, Bravermann. Ora si tolga giacca e cravatta e poi anche lei le scarpe e
salga sul tatami" Lo feci, piegando con cura la mia giacca e mettendo le mie
scarpe accanto alle sue
" Che intenzioni ha?" chiesi allarmato, anche se ormai cominciavo ad avere una
vaga idea su quello che la bella vedova aveva intenzione di fare
" Immagino che lei, essendo un poliziotto, avrà una solida base nella lotta
corpo a corpo, non e' così?"
" Si. Credo che la mia possa definirsi una solida base. Ero bravo al corso di
addestramento e continuo ad allenarmi con regolarità, come tutti i miei
colleghi"
" Bene. Credo che non avrà problemi nel mostrarmi quindi le sue doti"
" Non capisco. Vuol dirmi che io dovrò lottare contro di lei?"
" Oh, non la consideri una lotta. Diciamo che quello che ora le mostrerò
servirà a togliere i suoi residui dubbi. Ma ho bisogno della sua
disponibilità. Le prometto che nessuno di noi due si fara' del male"
" Ma signora Fink, io non posso. Sono un poliziotto nell'esercizio delle sue
funzioni e non posso mettermi a fare una qualsivoglia lotta con una donna"
" Semmai contro e non con." mi rimproverò "Quanto all'esercizio delle sue
funzioni, consideri questa situazione come un normale procedimento per
appurarsi della sincerità della persona sospettata. Ah, le do un consiglio.
Non mi consideri una donna. So che in questi abiti le puo' riuscire
complicato, ma cerchi di vedermi come una nemica, almeno per quei pochi minuti
che mi serviranno per darle la dimostrazione della mia sincerita"
" Io....non so cosa fare"
" Si detective, forse l'ho sopravvalutata. In questo momento lei deve fingere
che io sia una ladra o un'assassina e dovrà cercare di arrestarmi, di
mettermi le manette. Si immedesimi, usi la fantasia. Oppure finga che io sia
una sua collega e che stiamo svolgendo un allenamento sul tipo di quelli che
lei ha sostenuto di fare. L'importante è che lei si impegni al massimo delle
sue possibilità"
" Ma se dovessimo farci male?" obiettai
" Le ho appena detto che non ci faremo male. O meglio, io non mi farò del
male. Quanto a lei, un po' di dolore lo sentirà, ma credo che lo potrà
considerare sopportabile" Dio, quanta arroganza. Quella donna meritava una
lezione e io potevo considerarmi un buon combattente. Nella mia carriera di
poliziotto, erano state tante le occasioni in cui avevo dovuto dar sfoggio
delle mie qualità atletiche. Inseguimenti e veri e propri corpo a corpo
duranti i quali ero sempre uscito vincitore. Il problema stava nel fatto che
non riuscivo a vedere Rachel Fink come una nemica o anche come un'avversaria,
ma solo come una bellissima donna. Ma qualcosa dovevo fare
" D'accordo, signora Fink. Mi dica in che modo dovremo confrontarci"
" Lascio a lei la scelta. Prima le ho detto che deve fingere di arrestarmi.
Ecco, quella può essere l'idea migliore. Immagino che lei abbia le manette a
portata di mano"
" Non vorrà che io le metti le manette?"
" Io sono una donna dominante, detective, e le donne dominanti le mettono ai
propri schiavi le manette, non se le fanno mettere, anche se personalmente non
uso questo tipo di oggetti e posseggo mezzi decisamente migliori se dovessi
avere intenzione di immobilizzare un uomo"
" E allora cosa ci debbo fare?"
" E' lei il poliziotto. Le prenda e le metta in un punto dove poi le rimane
semplice estrarle per poi mettermele. Deve provare ad arrestarmi, detective.
E' questo ciò che deve fare. Si sbrighi, non ho tutta la giornata da
dedicarle" Dunque, la prova alla quale voleva sottopormi era inerente al fatto
se io fossi stato in grado di arrestarla o meno. Avevo arrestato decine di
malviventi e anche qualche donna quando facevo parte della narcotici e non mi
era mai piaciuto farlo. Con un uomo potevo usare la forza, con una donna no o
comunque solo in parte. Bisognava fare attenzione e usare mille accortezze
mentre loro sembravano tigri scatenate pronte a tirare calci e a cercare di
usare le unghie per graffiarmi. No, non mi piaceva e men che mai mi stava
piacendo quello strano gioco al quale stava giocando Rachel Fink. Ma dovevo
farlo, anche per la mia curiosità personale. Non ero ancora convinto che lei
fosse in grado di fare tutto ciò che mi aveva detto e temevo che lei si
stesse prendendo gioco di me, anche se, considerando il modo con cui mi
aveva trattato, mi ero guardato bene dal dirglielo in faccia e i miei dubbi
lei li aveva scovati tra le pieghe del mio volto, tra le mie espressioni non
del tutto convinte. Oh, lei era serissima quando parlava, ma dovevo scoprire
chi fosse nella realtà Rachel Fink.
Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
della vita del defunto e nello stesso tempo non avevo scoperto nulla che
riguardava il mio vero obbiettivo: la morte di Jacob Fink.
Arrivato a metà strada mi voltai e la osservai cercando di non abbassare lo
sguardo di fronte ai suoi meravigliosi occhi verdi che incutevano rispetto e
soggezione
" Voglio ringraziarla per la sua disponibilità, signora Fink. E' stata molto
cortese"
" Spero che si sia tolto tutte le curiosità"
" Si, credo di si"
" Lei crede? Dal suo modo di rispondere mi viene da pensare che in realtà lei
ha ancora dei dubbi. Riguardo cosa?"
" E' che tutta questa faccenda ha dell'inverosimile, senza per questo mettere
in dubbio la sua parola" risposi cercando un tono che potesse non offenderla.
Rachel Fink sorrise
" E qual è la parte che la lascia perplesso?"
" Voglio continuare ad essere sincero con lei. Non mi meraviglia la
dominazione che lei aveva su suo marito. Sono consapevole che situazioni
simili ci sono anche in altre coppie e non mi meraviglia nemmeno il fatto che
lei mi abbia confidato di come fosse in grado di uccidere un uomo a mani nude.
Ci sono poliziotte nel mio distretto che hanno le sue stesse capacità. Quello
che mi lascia perplesso è il fatto che lei mi abbia confidato tutto con la
massima naturalezza, ben sapendo che io poi avrei potuto nutrire dei dubbi
sulla morte di suo marito" Rachel Fink si lasciò andare ad una risata
" Le mie stesse capacità? Ne dubito fortemente. La poliziotta più brava e
più forte del suo distretto non sarebbe in grado di restare in piedi di
fronte a me nemmeno per cinque secondi. E per quanto riguarda i suoi dubbi,
non me ne importa niente. Le ho spiegato per filo e per segno che non avevo
alcun interesse a voler morto mio marito"
" Probabilmente no. Ma un errore non lo mette in preventivo? Se lei possiede
realmente queste capacità fisiche che dice di avere, potrebbe aver sforato la
resistenza di suo marito. Non era un colosso e potrebbe aver temuto veramente
per la sua vita, con la conseguenza logica dell'infarto" Stavolta Rachel Fink
mi guardò dall'alto in basso
" Forse l'ho giudicata più intelligente di quanto sia in realtà. Avevamo una
parola d'ordine e io mi sarei dovuta interrompere nel momento stesso in cui
lui l'avrebbe pronunciata. E ho potuto notare dal suo tono come non riesce a
credere del tutto a ciò che le ho detto, soprattutto per quanto riguarda le
mie doti fisiche"
Abbassai la testa vergognandomi. Che idiota che ero stato. E' vero, tutte le
coppie che praticavano un simile regime di vita avevano una parola d'ordine.
Ma mi sentivo ancora più cretino in quanto quella donna sentiva esattamente
ciò che pensavo. Non me ne ero accorto, ma evidentemente, avevo usato un tono
che insinuava dei dubbi sulle sue reali capacità fisiche e lei se ne era
accorta
" Io....io non intendevo...." balbettai
" Non cerchi di negare l'evidenza, detective. Era chiaro come il sole. Ora
credo che lei debba rimandare la sua uscita da questa casa"
" Cosa intende?"
" Intendo dire che dovrò dimostrarle alcune cose. Mi segua"
Lasciai il passo alla vedova Fink e la seguii mentre usciva dalla stanza e
mentre si incamminava nel lungo corridoio. Entrò in una delle tante stanze
che si affacciavano in quel corridoio dopo averne aperto la porta che era
chiusa a chiave. Appena accese la luce, potei osservare una stanza enorme
adibita a palestra. Al centro della stanza c'era un tatami, il tappeto sopra
il quale si svolgono gli allenamenti nelle arti marziali, mentre a uno dei
quattro angoli notai i classici attrezzi da palestra, ma quello che
m'incuriosì maggiormente furono quattro manichini. Erano situati appena fuori
dal tatami, sull'angolo in alto a destra della stanza ed erano collegati con
dei fili a una presa elettrica anche se in quel momento erano spenti ed erano
pesantemente ancorati a terra da una base che doveva essere di ferro o
addirittura d'acciaio. Dovevano pesare ognuno diversi quintali. Dietro ai
manichini si intravvedeva un computer, cosa veramente anomala in un dojo
" Questo è il mio mondo, detective. Ho trascorso più ore in questa stanza che
in qualunque altra parte, forse persino rispetto alla mia camera da letto"
" Quelli cosa sono, signora Fink?" chiesi indicando quegli strani manichini
" Poi lo scoprirà. Prima devo mostrarle una cosa. Mi tolga le scarpe"
" Cosa? Signora Fink io sono un detective della polizia di San Francisco. Io
non posso...."
" Le ho chiesto di togliermi le scarpe, non di baciarmi i piedi. Devo salire
sul tatami e non posso farlo con le scarpe. Su, le tolga"
Rimasi un secondo indeciso. Non chiedeva favori e i suoi erano veri e propri
ordini, anche se dati con voce calma e senza apparente obbligo. La guardai in
volto, un volto bellissimo come non ne avevo mai visti prima e poi il suo
sguardo.....Era duro, autoritario eppure riusciva ad emanare ugualmente una
sensualità femminile senza precedenti. Non ci riuscivo. Non riuscivo a
sostenere quello sguardo. Mi inchinai ai suoi piedi per toglierle le scarpe,
cercando di non soffermare le mie mani su quei piedi splendidi magnificamente
fasciati da costose calze di seta. Mi rialzai aspettando che mi dicesse cosa
dovessi fare e lei venne vicino a me per poi voltarsi con lo stesso charme di
una modella sulla passerella
" Tiri giù la lampo del mio abito, detective" Ancora un ordine dato con
l'apparenza di chiedere un favore. Cosa aveva intenzione di fare? Solo il
pensiero che lei potesse spogliarsi mi stava facendo sudare freddo
" Che cosa vuol fare, signora Fink?" Non mi rispose. Si voltò di nuovo verso
di me e poi fece scivolare il suo abito mostrandomi il suo corpo con indosso
solo un minuscolo slip di pizzo nero, il reggiseno abbinato e le sue calze
tenute su dal reggicalze. Si piegò slacciando le calze e togliendosele con
movimenti lenti lasciandole sul tatami. Inghiottii la saliva nervosamente. Mio
Dio che corpo strepitoso. Avevo avuto tante donne in vita mia, alcune
notevolmente attraenti, ma nessuna di loro era minimamente paragonabile alla
perfezione che si stagliava dinanzi ai miei occhi e soprattutto nessuna mi
aveva mai fatto quell'effetto che mi stava facendo Rachel Fink. Avrei voluto
prenderla tra le mie braccia e baciarla, avrei voluto toccare quella pelle che
sembrava vellutata e quel seno che appariva perfetto, appena contenuto dal
reggiseno di pizzo. Ero stordito dalla sua bellezza, ammaliato dai suoi
movimenti lenti e studiati, affascinato dalla sua calma e dalla sua voce ed
eccitato dalla sua sensualità. Tutto in lei era perfetto e il risultato fu
quello di rimanere come un idiota a bocca aperta e con una notevole
eccitazione in mezzo alle gambe
" Cosa c'è Bravermann? Non ha mai visto una donna in biancheria intima?"
" Io no....Cioè si, ne ho viste, ma lei......" La bellissima vedova sorrise.
Sapeva che mi stava mettendo in difficoltà, sapeva perfettamente di essere
irresistibile e che qualunque uomo l'avrebbe desiderata, soprattutto se
vestita in quel modo. Anzi, spogliata in quel modo. Ma sembrava divertita e
per nulla in imbarazzo
" Quando sarà riuscito a riprendersi del tutto, raccolga i miei indumenti e
li metta sopra quel tavolo"
" Io " chiesi nel totale imbarazzo nel quale mi trovavo
" Considerando che siamo soltanto io e lei in questa stanza, lo sto chiedendo
proprio a lei. Io non posso farlo. Come vede sono a piedi nudi"
Come un automa raccolsi il vestito, le calze e il reggicalze e feci quello
che lei mi aveva ordinato. Avrei voluto dirle di raccoglierli lei stessa, ma non ne
avevo la forza. Possibile che non riuscissi ad agire di testa mia e che lei mi
stesse condizionando fino a quel punto? Sembrava proprio di si. Piegai il
vestito in modo che non si sciattasse e quindi ritornai di fronte a lei,
aspettando ordini come un soldato di fronte a un generale
" Bene, Bravermann. Ora si tolga giacca e cravatta e poi anche lei le scarpe e
salga sul tatami" Lo feci, piegando con cura la mia giacca e mettendo le mie
scarpe accanto alle sue
" Che intenzioni ha?" chiesi allarmato, anche se ormai cominciavo ad avere una
vaga idea su quello che la bella vedova aveva intenzione di fare
" Immagino che lei, essendo un poliziotto, avrà una solida base nella lotta
corpo a corpo, non e' così?"
" Si. Credo che la mia possa definirsi una solida base. Ero bravo al corso di
addestramento e continuo ad allenarmi con regolarità, come tutti i miei
colleghi"
" Bene. Credo che non avrà problemi nel mostrarmi quindi le sue doti"
" Non capisco. Vuol dirmi che io dovrò lottare contro di lei?"
" Oh, non la consideri una lotta. Diciamo che quello che ora le mostrerò
servirà a togliere i suoi residui dubbi. Ma ho bisogno della sua
disponibilità. Le prometto che nessuno di noi due si fara' del male"
" Ma signora Fink, io non posso. Sono un poliziotto nell'esercizio delle sue
funzioni e non posso mettermi a fare una qualsivoglia lotta con una donna"
" Semmai contro e non con." mi rimproverò "Quanto all'esercizio delle sue
funzioni, consideri questa situazione come un normale procedimento per
appurarsi della sincerità della persona sospettata. Ah, le do un consiglio.
Non mi consideri una donna. So che in questi abiti le puo' riuscire
complicato, ma cerchi di vedermi come una nemica, almeno per quei pochi minuti
che mi serviranno per darle la dimostrazione della mia sincerita"
" Io....non so cosa fare"
" Si detective, forse l'ho sopravvalutata. In questo momento lei deve fingere
che io sia una ladra o un'assassina e dovrà cercare di arrestarmi, di
mettermi le manette. Si immedesimi, usi la fantasia. Oppure finga che io sia
una sua collega e che stiamo svolgendo un allenamento sul tipo di quelli che
lei ha sostenuto di fare. L'importante è che lei si impegni al massimo delle
sue possibilità"
" Ma se dovessimo farci male?" obiettai
" Le ho appena detto che non ci faremo male. O meglio, io non mi farò del
male. Quanto a lei, un po' di dolore lo sentirà, ma credo che lo potrà
considerare sopportabile" Dio, quanta arroganza. Quella donna meritava una
lezione e io potevo considerarmi un buon combattente. Nella mia carriera di
poliziotto, erano state tante le occasioni in cui avevo dovuto dar sfoggio
delle mie qualità atletiche. Inseguimenti e veri e propri corpo a corpo
duranti i quali ero sempre uscito vincitore. Il problema stava nel fatto che
non riuscivo a vedere Rachel Fink come una nemica o anche come un'avversaria,
ma solo come una bellissima donna. Ma qualcosa dovevo fare
" D'accordo, signora Fink. Mi dica in che modo dovremo confrontarci"
" Lascio a lei la scelta. Prima le ho detto che deve fingere di arrestarmi.
Ecco, quella può essere l'idea migliore. Immagino che lei abbia le manette a
portata di mano"
" Non vorrà che io le metti le manette?"
" Io sono una donna dominante, detective, e le donne dominanti le mettono ai
propri schiavi le manette, non se le fanno mettere, anche se personalmente non
uso questo tipo di oggetti e posseggo mezzi decisamente migliori se dovessi
avere intenzione di immobilizzare un uomo"
" E allora cosa ci debbo fare?"
" E' lei il poliziotto. Le prenda e le metta in un punto dove poi le rimane
semplice estrarle per poi mettermele. Deve provare ad arrestarmi, detective.
E' questo ciò che deve fare. Si sbrighi, non ho tutta la giornata da
dedicarle" Dunque, la prova alla quale voleva sottopormi era inerente al fatto
se io fossi stato in grado di arrestarla o meno. Avevo arrestato decine di
malviventi e anche qualche donna quando facevo parte della narcotici e non mi
era mai piaciuto farlo. Con un uomo potevo usare la forza, con una donna no o
comunque solo in parte. Bisognava fare attenzione e usare mille accortezze
mentre loro sembravano tigri scatenate pronte a tirare calci e a cercare di
usare le unghie per graffiarmi. No, non mi piaceva e men che mai mi stava
piacendo quello strano gioco al quale stava giocando Rachel Fink. Ma dovevo
farlo, anche per la mia curiosità personale. Non ero ancora convinto che lei
fosse in grado di fare tutto ciò che mi aveva detto e temevo che lei si
stesse prendendo gioco di me, anche se, considerando il modo con cui mi
aveva trattato, mi ero guardato bene dal dirglielo in faccia e i miei dubbi
lei li aveva scovati tra le pieghe del mio volto, tra le mie espressioni non
del tutto convinte. Oh, lei era serissima quando parlava, ma dovevo scoprire
chi fosse nella realtà Rachel Fink.
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