Dominazione mortale Sesta parte
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Ripresi il mio interrogatorio
" Non ha risposto nemmeno alla mia domanda precedente, signora. Anche quella
è una domanda alla quale non intende rispondere?"
" Intende quella sul motivo per cui abbia scelto l' opzione di diventare sua
moglie quando forse andarmene era più conveniente? Ebbene, è semplice.
Dovevo dare una risposta e mi presi un paio di giorni prima di rispondergli.
Valutai ovviamente entrambe le situazioni che mi si prospettavano con molta
accuratezza"
" Ma aveva solo sedici anni. Come si può fare una scelta del genere a
quell'età soprattutto considerando la scarsa conoscenza che lei aveva del
mondo esterno?"
" Sono costretta di nuovo a fare un elogio delle mie capacità, detective.
Avevo un quoziente intellettivo ben superiore a quello di una semplice
adolescente, direi paragonabile a quello di una persona adulta con doti
notevolissime riscontrabili solo in pochi esseri umani al mondo e la mia
capacità di scelta era di conseguenza quella di una donna matura. E poi, non
trascurabile, c'era il lato sentimentale. Volevo bene a Jacob. Lei non ha la
più pallida idea di come mi trattasse, di come mi ha sempre amata, prima come
figlia e poi come moglie dominante"
" Mi scusi ma lo trovo inconcepibile. Non si puo' amare una persona come
figlia prima e come donna poi"
" E' successo a Woody Allen, perché non sarebbe dovuto accadere a Jacob? E'
ovvio che anche prima lui vedesse in me qualcos'altro oltre alla figliastra. Mi
ammirava, vedeva i miei progressi e ne era felice. Ero tutto per lui, non
potevo deluderlo. Non so se può capire o meno. Ma, oltre all'affetto che
nutrivo per lui, c'era anche un altro motivo che mi ha spinta a fare questa
scelta"
" Può dirmi quale?"
" Certo. Ero curiosa di scoprire a cosa andavo incontro, cosa significasse
avere il pieno controllo su una persona e decidere per lui ogni cosa, persino
cosa dovesse mangiare?"
" Addirittura?"
" Oh si, detective. Non puo' nemmeno immaginare quanto possa essere piacevole.
Quando si trovava a qualche cena di lavoro, lui mi telefonava elencandomi ciò
che c'era a disposizione e io gli dicevo cosa dovesse mangiare ed in che
quantità. Se c'era del riso, ad esempio, io potevo anche ordinargli di
mangiarne due cucchiai e Jacob si atteneva scrupolosamente ai miei ordini. E
questo valeva per ogni altro cibo. A volte gli facevo mangiare cose che sapevo
gli piacessero e altre volte gli ordinavo di ingoiare cibi che non erano di
suo gradimento e lui mi obbediva a prescindere. Ma, ovviamente, non è solo
questo. Per ogni cosa che lui faceva doveva prima chiedere la mia
autorizzazione. Io sceglievo per lui gli abiti, in quale albergo soggiornare
durante i suoi viaggi di lavoro, a che ora dovesse rientrare in casa ecc.
Potrei farle un elenco lunghissimo. Lui dipendeva da me in qualunque
occasione. Inizialmente, mi aveva chiesto di lasciargli le decisioni per
quanto riguardava il suo lavoro e gli lasciavo gestire la ( Fink Industries> ma
in secondo tempo, quando cominciai a prendere più consapevolezza in materia,
iniziai a prendere le decisioni che contavano anche in questo campo. A lui
lasciavo la copertina, ma in realtà ero io a manovrare il tutto. E questa era
felicità allo stato puro per lui" Mi abbandonai sulla poltrona. Era tutto
così incredibile. Davvero quella donna, benché straordinaria, era in grado
di fare tutto ciò che sosteneva? Ne aveva le capacità? O mi stava prendendo
in giro? Ero sempre più in stato confusionale e avevo terminato le domande. O
meglio, ce n'era ancora una
" Perché mi ha raccontato tutto questo, signora Fink? Lei sa meglio di me che
avrebbe potuto non farlo. Se l'autopsia dimostrerà quello che lei mi ha
detto, nessuno potrà mai accusarla di niente"
" Devo dirle la verità?"
" Si la prego"
" Prima termino il discorso di prima e poi le rispondo. Avevo preso quindi la
mia decisione. Mi incuriosiva una vita dove avrei avuto il potere assoluto su
una persona così potente e influente e decisi di accettare la sua proposta
di sposarlo al compimento del mio diciottesimo anno di età. Probabilmente,
avevo già a quell'età una grossa predisposizione al comando o forse era
stata proprio l'educazione che Jacob mi aveva fatto impartire negli anni
passati a far uscir fuori questo lato del mio carattere. Sapevo come impartire
ordini alla servitù senza bisogno di alzare la voce ed ero in grado di farmi
rispettare dalle poche persone che ebbi modo di incontrare, ma non immaginavo
che diventare la moglie dominante di Jacob sarebbe stato così complicato.
Dovetti prendere lezioni di dominazione"
" Mi perdoni, cosa significa prendere lezioni di dominazione?"
" Significa che un conto è essere autoritari di natura, un altro è diventare
una dominatrice. Bisogna imparare ad usare il tono della voce, a fare gesti
consoni in qualunque occasione...."
" Che tipo di gesti?"
" Non m'interrompa, detective. Odio essere interrotta da chicchessia. Ora ci
arrivo" Ancora un rimprovero da parte sua. Stava continuando a trattarmi come
un bambino e io continuavo ad essere imbambolato e a non saper rispondere.
Nel frattempo, la bellissima donna si alzò dalla sua sedia venendo dinanzi a
me
" Si alzi, detective Bravermann" le obbedii d'istinto e mi ritrovai di fronte
a lei, a pochi centimetri dal suo viso, mentre il suo profumo, che prima aveva
impregnato la stanza, era diventato così intenso che sembrava quasi avvolgere
completamente le mie membra. Lo respirai a fondo e quel respiro mi lasciò
quasi senza fiato. Mi sentii girare la testa e soprattutto mi sentii pervadere
da un'intensa emozione che era per me completamente sconosciuta. Rachel Fink
prima sorrise, forse rendendosi conto dell'effetto che mi faceva stando così
vicina a me e poi scosse la testa per sistemarsi i suoi capelli e quindi, con
mia grande meraviglia, mi afferrò il mento con la sua mano e poi proseguì
" Prendere un uomo in questo modo, osservarlo negli occhi senza mai
abbassarli, è un ottimo modo per dare ordini o anche per parlare con la
persona sottomessa. Si instaura in lui la consapevolezza che la donna che gli
sta di fronte sia un essere superiore" Con mio grande rammarico, tolse la sua
mano dal mio mento e andò di nuovo a sedersi. Il contatto della sua mano mi
aveva donato altre emozioni assurde e inspiegabili e addirittura un'erezione,
senza contare il desiderio di baciarla quando ci eravamo trovati a pochi
centimetri l'uno dall'altra. Dovetti respirare a fondo. La bellezza e la
sensualità di quella donna erano talmente enormi che faticavo a tenere un
comportamento normale
" Credo di aver capito, signora Fink" riuscii a dirle infine
" Oh si, credo che lei abbia capito cosa intendessi quando parlavo di gesti
consoni alla situazione. Ma c'erano tante altre cose da imparare. A camminare
in modo idoneo, ad esempio. I miei allenamenti nelle arti marziali e quelli
che facevo per irrobustirmi e diventare forte, avrebbero potuto farmi
diventare meno femminile nei gesti e nei movimenti e, naturalmente, né Jacob
e nemmeno io volevamo che questo accadesse. Un altro degli insegnamenti al
quale dovetti sottopormi riguardava il mio abbigliamento"
" La tuta in lattice che indossava ieri sera?"
" Non solo. Quello era il tipo di abbigliamento che indossavo in certi
frangenti, ma una donna dominante non si vede soltanto in quegli abiti. Era
bandita la sciattezza e dovevo sempre vestire in modo idoneo. Tra l'altro, a
parte i gusti di mio marito, ben presto iniziai ad adorare sia quel tipo di
abbigliamento da dominatrice che quello abituale di classe, comprese le scarpe
rigorosamente col tacco alto. Per me non sono solo scarpe ma le considero
un'appendice dei miei piedi"
" E non ne avrebbe nemmeno bisogno, considerando la sua notevole altezza"
" Si, in effetti. Che diventassi molto alta era scritto nel mio D.N.A. Mio
padre raggiungeva i due metri mentre mia madre sfiorava il metro e ottanta e
Jacob sapeva anche questo quando mi ha scelta. L'altezza della sua donna
dominante era basilare per lui. L'altezza incute soggezione non solo negli
uomini con istinti sottomessi ma in qualunque persona. Farsi dare ordini da
una persona molto più alta di lui rendeva quegli ordini molto più perentori
e, di conseguenza, più facilmente accettabili" Ora taceva, Rachel Fink,
osservandomi e soppesandomi
" Rimane in sospeso l'ultima mia domanda, signora. Perché mi ha confessato
queste cose?"
" Per curiosità, detective"
" Per curiosità? Non capisco. Semmai era mia la curiosità nel cercare di
conoscere cosa si nascondeva nel vostro rapporto"
" No detective, Non intendevo quel tipo di curiosità. Io volevo testare le
sue reazioni. Lei e' un poliziotto, un detective della omicidi, abituato a
frequentare gente di ogni livello e m'incuriosiva vedere le sue reazioni di
fronte ad una storia molto particolare come la mia"
" Ne ha tratto delle conseguenze, signora Fink? Le mie reazioni l'hanno
soddisfatta?"
" Non e' una questione di soddisfazione. Diciamo che le sue reazioni emotive,
man mano che raccontavo questi particolari della mia vita privata, sono state
adeguate alle mie aspettative e quindi le rispondo di si alla prima domanda.
Da questa conversazione ho tratto delle conseguenze che reputo molto
interessanti"
" Posso conoscerle? Può dirmi di cosa si tratta?"
" No. Almeno per ora e le anticipo una risposta. Non mi chieda se e quando la
metterò al corrente di quali siano le risposte che ho avuto dai suoi
comportamenti" Rachel Fink aveva terminato. Si alzò dalla sedia con tutta la
grazia e la femminilità di cui disponeva. Ogni suo gesto, ogni sua parola
sembrava che fossero in grado di ammaliarmi e il pensiero che avesse
terminato di parlare con me mi faceva star male. Non mi sarei mai voluto
staccare da quella visione di bellezza pura, ma il cenno di avviarmi verso
l'uscita era inequivocabile e mi avviai. Mi sentivo completamente stordito.
Quella di Rachel Fink era stata una vita assolutamente particolare, degna di
una donna unica sotto tutti i punti di vista, una donna della quale era difficile
non innamorarsi dopo pochi minuti di conoscenza e improvvisamente sentii una
specie di fastidio, una sensazione per me nuova e assolutamente inspiegabile
che faticai a riconoscere e che, appena la riconobbi, me ne vergognai. Ero
invidioso di un morto. Si, ero invidioso che quell'uomo le era stato accanto
per così tanto tempo e che aveva assaporato la straordinarietà di Rachel
Fink. Ma io ero diverso, non ero come Jacob Fink. Io non avrei mai potuto
accettare che una donna mi picchiasse, che mi dominasse e che mi dicesse
persino cosa mangiare. No, io non avrei mai potuto accettarlo. Nemmeno per una
donna come Rachel Fink?
Per commentare questo racconto, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
" Non ha risposto nemmeno alla mia domanda precedente, signora. Anche quella
è una domanda alla quale non intende rispondere?"
" Intende quella sul motivo per cui abbia scelto l' opzione di diventare sua
moglie quando forse andarmene era più conveniente? Ebbene, è semplice.
Dovevo dare una risposta e mi presi un paio di giorni prima di rispondergli.
Valutai ovviamente entrambe le situazioni che mi si prospettavano con molta
accuratezza"
" Ma aveva solo sedici anni. Come si può fare una scelta del genere a
quell'età soprattutto considerando la scarsa conoscenza che lei aveva del
mondo esterno?"
" Sono costretta di nuovo a fare un elogio delle mie capacità, detective.
Avevo un quoziente intellettivo ben superiore a quello di una semplice
adolescente, direi paragonabile a quello di una persona adulta con doti
notevolissime riscontrabili solo in pochi esseri umani al mondo e la mia
capacità di scelta era di conseguenza quella di una donna matura. E poi, non
trascurabile, c'era il lato sentimentale. Volevo bene a Jacob. Lei non ha la
più pallida idea di come mi trattasse, di come mi ha sempre amata, prima come
figlia e poi come moglie dominante"
" Mi scusi ma lo trovo inconcepibile. Non si puo' amare una persona come
figlia prima e come donna poi"
" E' successo a Woody Allen, perché non sarebbe dovuto accadere a Jacob? E'
ovvio che anche prima lui vedesse in me qualcos'altro oltre alla figliastra. Mi
ammirava, vedeva i miei progressi e ne era felice. Ero tutto per lui, non
potevo deluderlo. Non so se può capire o meno. Ma, oltre all'affetto che
nutrivo per lui, c'era anche un altro motivo che mi ha spinta a fare questa
scelta"
" Può dirmi quale?"
" Certo. Ero curiosa di scoprire a cosa andavo incontro, cosa significasse
avere il pieno controllo su una persona e decidere per lui ogni cosa, persino
cosa dovesse mangiare?"
" Addirittura?"
" Oh si, detective. Non puo' nemmeno immaginare quanto possa essere piacevole.
Quando si trovava a qualche cena di lavoro, lui mi telefonava elencandomi ciò
che c'era a disposizione e io gli dicevo cosa dovesse mangiare ed in che
quantità. Se c'era del riso, ad esempio, io potevo anche ordinargli di
mangiarne due cucchiai e Jacob si atteneva scrupolosamente ai miei ordini. E
questo valeva per ogni altro cibo. A volte gli facevo mangiare cose che sapevo
gli piacessero e altre volte gli ordinavo di ingoiare cibi che non erano di
suo gradimento e lui mi obbediva a prescindere. Ma, ovviamente, non è solo
questo. Per ogni cosa che lui faceva doveva prima chiedere la mia
autorizzazione. Io sceglievo per lui gli abiti, in quale albergo soggiornare
durante i suoi viaggi di lavoro, a che ora dovesse rientrare in casa ecc.
Potrei farle un elenco lunghissimo. Lui dipendeva da me in qualunque
occasione. Inizialmente, mi aveva chiesto di lasciargli le decisioni per
quanto riguardava il suo lavoro e gli lasciavo gestire la ( Fink Industries> ma
in secondo tempo, quando cominciai a prendere più consapevolezza in materia,
iniziai a prendere le decisioni che contavano anche in questo campo. A lui
lasciavo la copertina, ma in realtà ero io a manovrare il tutto. E questa era
felicità allo stato puro per lui" Mi abbandonai sulla poltrona. Era tutto
così incredibile. Davvero quella donna, benché straordinaria, era in grado
di fare tutto ciò che sosteneva? Ne aveva le capacità? O mi stava prendendo
in giro? Ero sempre più in stato confusionale e avevo terminato le domande. O
meglio, ce n'era ancora una
" Perché mi ha raccontato tutto questo, signora Fink? Lei sa meglio di me che
avrebbe potuto non farlo. Se l'autopsia dimostrerà quello che lei mi ha
detto, nessuno potrà mai accusarla di niente"
" Devo dirle la verità?"
" Si la prego"
" Prima termino il discorso di prima e poi le rispondo. Avevo preso quindi la
mia decisione. Mi incuriosiva una vita dove avrei avuto il potere assoluto su
una persona così potente e influente e decisi di accettare la sua proposta
di sposarlo al compimento del mio diciottesimo anno di età. Probabilmente,
avevo già a quell'età una grossa predisposizione al comando o forse era
stata proprio l'educazione che Jacob mi aveva fatto impartire negli anni
passati a far uscir fuori questo lato del mio carattere. Sapevo come impartire
ordini alla servitù senza bisogno di alzare la voce ed ero in grado di farmi
rispettare dalle poche persone che ebbi modo di incontrare, ma non immaginavo
che diventare la moglie dominante di Jacob sarebbe stato così complicato.
Dovetti prendere lezioni di dominazione"
" Mi perdoni, cosa significa prendere lezioni di dominazione?"
" Significa che un conto è essere autoritari di natura, un altro è diventare
una dominatrice. Bisogna imparare ad usare il tono della voce, a fare gesti
consoni in qualunque occasione...."
" Che tipo di gesti?"
" Non m'interrompa, detective. Odio essere interrotta da chicchessia. Ora ci
arrivo" Ancora un rimprovero da parte sua. Stava continuando a trattarmi come
un bambino e io continuavo ad essere imbambolato e a non saper rispondere.
Nel frattempo, la bellissima donna si alzò dalla sua sedia venendo dinanzi a
me
" Si alzi, detective Bravermann" le obbedii d'istinto e mi ritrovai di fronte
a lei, a pochi centimetri dal suo viso, mentre il suo profumo, che prima aveva
impregnato la stanza, era diventato così intenso che sembrava quasi avvolgere
completamente le mie membra. Lo respirai a fondo e quel respiro mi lasciò
quasi senza fiato. Mi sentii girare la testa e soprattutto mi sentii pervadere
da un'intensa emozione che era per me completamente sconosciuta. Rachel Fink
prima sorrise, forse rendendosi conto dell'effetto che mi faceva stando così
vicina a me e poi scosse la testa per sistemarsi i suoi capelli e quindi, con
mia grande meraviglia, mi afferrò il mento con la sua mano e poi proseguì
" Prendere un uomo in questo modo, osservarlo negli occhi senza mai
abbassarli, è un ottimo modo per dare ordini o anche per parlare con la
persona sottomessa. Si instaura in lui la consapevolezza che la donna che gli
sta di fronte sia un essere superiore" Con mio grande rammarico, tolse la sua
mano dal mio mento e andò di nuovo a sedersi. Il contatto della sua mano mi
aveva donato altre emozioni assurde e inspiegabili e addirittura un'erezione,
senza contare il desiderio di baciarla quando ci eravamo trovati a pochi
centimetri l'uno dall'altra. Dovetti respirare a fondo. La bellezza e la
sensualità di quella donna erano talmente enormi che faticavo a tenere un
comportamento normale
" Credo di aver capito, signora Fink" riuscii a dirle infine
" Oh si, credo che lei abbia capito cosa intendessi quando parlavo di gesti
consoni alla situazione. Ma c'erano tante altre cose da imparare. A camminare
in modo idoneo, ad esempio. I miei allenamenti nelle arti marziali e quelli
che facevo per irrobustirmi e diventare forte, avrebbero potuto farmi
diventare meno femminile nei gesti e nei movimenti e, naturalmente, né Jacob
e nemmeno io volevamo che questo accadesse. Un altro degli insegnamenti al
quale dovetti sottopormi riguardava il mio abbigliamento"
" La tuta in lattice che indossava ieri sera?"
" Non solo. Quello era il tipo di abbigliamento che indossavo in certi
frangenti, ma una donna dominante non si vede soltanto in quegli abiti. Era
bandita la sciattezza e dovevo sempre vestire in modo idoneo. Tra l'altro, a
parte i gusti di mio marito, ben presto iniziai ad adorare sia quel tipo di
abbigliamento da dominatrice che quello abituale di classe, comprese le scarpe
rigorosamente col tacco alto. Per me non sono solo scarpe ma le considero
un'appendice dei miei piedi"
" E non ne avrebbe nemmeno bisogno, considerando la sua notevole altezza"
" Si, in effetti. Che diventassi molto alta era scritto nel mio D.N.A. Mio
padre raggiungeva i due metri mentre mia madre sfiorava il metro e ottanta e
Jacob sapeva anche questo quando mi ha scelta. L'altezza della sua donna
dominante era basilare per lui. L'altezza incute soggezione non solo negli
uomini con istinti sottomessi ma in qualunque persona. Farsi dare ordini da
una persona molto più alta di lui rendeva quegli ordini molto più perentori
e, di conseguenza, più facilmente accettabili" Ora taceva, Rachel Fink,
osservandomi e soppesandomi
" Rimane in sospeso l'ultima mia domanda, signora. Perché mi ha confessato
queste cose?"
" Per curiosità, detective"
" Per curiosità? Non capisco. Semmai era mia la curiosità nel cercare di
conoscere cosa si nascondeva nel vostro rapporto"
" No detective, Non intendevo quel tipo di curiosità. Io volevo testare le
sue reazioni. Lei e' un poliziotto, un detective della omicidi, abituato a
frequentare gente di ogni livello e m'incuriosiva vedere le sue reazioni di
fronte ad una storia molto particolare come la mia"
" Ne ha tratto delle conseguenze, signora Fink? Le mie reazioni l'hanno
soddisfatta?"
" Non e' una questione di soddisfazione. Diciamo che le sue reazioni emotive,
man mano che raccontavo questi particolari della mia vita privata, sono state
adeguate alle mie aspettative e quindi le rispondo di si alla prima domanda.
Da questa conversazione ho tratto delle conseguenze che reputo molto
interessanti"
" Posso conoscerle? Può dirmi di cosa si tratta?"
" No. Almeno per ora e le anticipo una risposta. Non mi chieda se e quando la
metterò al corrente di quali siano le risposte che ho avuto dai suoi
comportamenti" Rachel Fink aveva terminato. Si alzò dalla sedia con tutta la
grazia e la femminilità di cui disponeva. Ogni suo gesto, ogni sua parola
sembrava che fossero in grado di ammaliarmi e il pensiero che avesse
terminato di parlare con me mi faceva star male. Non mi sarei mai voluto
staccare da quella visione di bellezza pura, ma il cenno di avviarmi verso
l'uscita era inequivocabile e mi avviai. Mi sentivo completamente stordito.
Quella di Rachel Fink era stata una vita assolutamente particolare, degna di
una donna unica sotto tutti i punti di vista, una donna della quale era difficile
non innamorarsi dopo pochi minuti di conoscenza e improvvisamente sentii una
specie di fastidio, una sensazione per me nuova e assolutamente inspiegabile
che faticai a riconoscere e che, appena la riconobbi, me ne vergognai. Ero
invidioso di un morto. Si, ero invidioso che quell'uomo le era stato accanto
per così tanto tempo e che aveva assaporato la straordinarietà di Rachel
Fink. Ma io ero diverso, non ero come Jacob Fink. Io non avrei mai potuto
accettare che una donna mi picchiasse, che mi dominasse e che mi dicesse
persino cosa mangiare. No, io non avrei mai potuto accettarlo. Nemmeno per una
donna come Rachel Fink?
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