Grand Hotel ER - Cap.8 - Assaggiami
di
brigata_er
genere
etero
Autore: Chicken1973
Non so se vi siate mai trovati nella mia situazione: sono davanti alla donna, la guardo in viso fissamente, cercando di sembrare il più naturale possibile.
Ma negli occhi ho solo lei di un’oretta fa, come l’ho sorpresa non visto: seduta a gambe large, Hello Kitty con il suo sguardo enigmatico che mi fissa da sotto la sua gonna, le sue dita impegnate a strappare un ansioso orgasmo, entrando e uscendo dalle pieghe della sua fica, che fa capolino dal tessuto scostato.
E allora mi sforzo di ignorare il film porno nel mio cervello nel tentativo di non sembrare un disadattato mentre le parlo. Riuscire a non balbettare non è uno scherzo.
Cazzo come avrei voluto essere quel violoncello, stretto tra le sue cosce!
Ma sono solo un addetto alla manutenzione un po’ sovrappeso, che ha avuto la fugace fortuna di trovarsi dietro le tende che nascondono l’impianto di amplificazione, intento a sbrogliare un’informe matassa di cavi (“cazzo, moriremo fulminati o impiccati!”) quando Kitty aveva deciso che era il momento giusto per un ditalino mattiniero, nella sala prove, ignara della mia presenza.
“Ti sto chiedendo solo una cosa, fai quel controllo, ti prego, poi giuro che torno alla sauna.”
“Cazzo, Paolo: cosa c’è di più importante che riparare quella benedetta sauna?”
“La stanza 303. A chi è assegnata?”
Kitty sbuffa spazientita, stanca di ripetere la stessa risposta ancora una volta.
“Eres sordo? No hay necesidad de chequear: la stanza 303 non è agibile, e quindi non è stata assegnata a nessuno!”
“che significa che non è agibile?”
“Lo sai bene! dopo quello che è successo lì dentro la settimana scorsa, è stata data esplicita istruzione di non utilizzarla né affittarla”
“Io non c’ero la settimana scorsa. Tutti che fanno battute sulla stanza 303, ma nessuno che mi dica che cazzo di problema ci sia con quella camera”
“ma a te cosa importa?”
… sono titubante se rispondere. In fondo potrei tenere la cosa per me.
Però…però…
E’ come se l’enigmatico sguardo puntuto di Hello Kitty mi passasse da parte a parte.
Nel basso ventre.
Raggi laser che partono dalle mutandine umide della donna che ho di fronte, attraversano la sua gonna, perforano i pantaloni della mia tuta, mi solleticano la base del cazzo che indisciplinato grida “Ancora! Ancora!” in una erezione incontrollata, annebbiandomi il cervello.
“Mi era arrivata istruzione di sistemare l’impianto elettrico della 303.
Sono entrato nella stanza al buio, chiudendomi la porta alle spalle e facendomi luce con la torcia.”
Faccio una pausa, incerto se procedere.
“…senti… c’era una persona nella stanza e mi è quasi preso un infarto.
La torcia m’è caduta e si è smontata (cineserie del cazzo).
Ho chiesto chi ci fosse e mi ha risposto una donna”
“E chi era?”
“Questo lo sto chiedendo a te! A me ha solo detto di non preoccuparmi e di avvicinarmi”
“Vabbè, e tu che hai fatto?”
“a tastoni l’ho raggiunta: pensavo avesse bisogno di un aiuto per uscire dalla stanza. Era seduta sul letto …”
Le immagini si confondono nella mia testa, quello che dovrei raccontare si mischia con il ricordo di Kitty, del suo violoncello, le gambe larghe e le sue dita che massaggiano furiosamente il clitoride prima di sparire nuovamente nella fica.
Leccherei quelle dita se potessi!
Come dico quello che devo dire?
E se mi becco una nota interna per comportamento inappropriato?
Non ci capisco più nulla e crollo.
“Cazzo Kitty: mi ha fatto un pompino della madonna!”
“Che minchia stai dicendo, Chicken?!”
“Senti, io sono un tipo complicato… non sto qui a dirti tutti i problemi che ho… comunque, ti sembrerà incredibile, ma a me i pompini non piacciono.
Però, la donna in quella stanza…cioè…”
Il mio cervello se ne parte ancora per conto proprio: guardando negli occhi la donna che ho appena beccato masturbarsi, sto per raccontarle della sensazione di quelle mani morbide nel buio, che mi slacciano i pantaloni come potessero vedere nell’oscurità, mi liberano il pisello e lentamente e dolcemente cominciano a farmi una sega.
Lenta, e dolce, e inesorabile.
E poi delle labbra che umide accolgono il mio glande, mentre la lingua carezza l’attaccatura del frenulo, mentre la presa morbida prosegue il massaggio delicato alla base del mio cazzo.
Con una mano sono costretto ad appoggiarmi alla parete lì accanto, l’altra scivola fino alla nuca della donna, ne accarezzo i capelli, mentre lei impercettibilmente aumenta il ritmo, ed una sensazione che sale dalla base del membro.
Non ci è voluto molto, le sono venuto in bocca.
Non mi era mai successo. Mai.
Ma di certo non sono andato a raccontarlo in giro prima.
Di certo non l’avrei raccontato ora.
Non avrei raccontato neanche di come le ginocchia mi abbiano ceduto, sotto le contrazioni dell’orgasmo;
Di come la donna mi abbia delicatamente invitato a chinarmi ed inginocchiarmi, guidando la mia testa in mezzo alle sue cosce nel buio, mentre lei evidentemente si lasciava andare sul letto, distesa, solo le gambe oltre la sponda, i piedi a terra, ed io con la mia faccia ad un millimetro dalla sua fica.
Le sue labbra più intime che emettono piccoli rumori di baci umidi, mentre ondeggia il bacino nell’oscurità, ed il suo odore un po’ acre raggiunge le mie narici. Mi sembra di impazzire.
“Assaggiami” mi sussurra la donna.
E io l’assaggio.
La mia lingua che si fa strada dove la sua carne si fa cedevole, i suoi peli che mi fanno solletico al naso, ed i suoi umori che invadono la mia bocca, mentre un lieve odore della sua pipì mi arriva dritto al cervello.
Ma è un secondo: senza neanche cercare il proprio piacere mi ordina di lasciare la stanza.
“Mi ha fatto un pompino e poi mi ha mandato via” mi limito a dire alla donna di fronte a me.
La receptionist non commenta: mi fissa con gli occhi spalancati.
“Quindi, Kitty, per favore: controlli se per sbaglio la stanza non sia stata affittata a qualcuno?”
Lei resta muta, si piega sul PC ed entra nell’applicativo.
Digita sulla tastiera.
Enter.
Alza lo sguardo e scuote la testa.
“Nessuno. Risulta bloccata. E nessuno può accedervi senza badge”
Fisso Kitty e l’alone di sesso che la circonda.
Ho lavorato in posti strani. Ma questo…
La receptionist e il violoncello, prima; la tipa in sauna che fa giochetti con i getti d’acqua come se nessuno la potesse vedere, poi; infine la coppia della 327 che ha quasi divelto un lavandino montandoci sopra per una scopata.
Ora il ricordo del sapore acidulo della 303 sulla mia lingua.
Ma in che cazzo d’albergo sono capitato stavolta?
“Boh… senti, chiedi anche a Tilde magari, ma non dirle nulla di quanto ti ho raccontato, per favore…già sono in imbarazzo per averlo detto a te.”
“Vale. Està bien” fa un cenno d’assenso con la testa.
“ok, ora torno giù alla sauna… ho come l’impressione che qualcosa ostruisca le tubazioni, laggiù. Mi toccherà infilarmi in un cazzo di intercapedine: un animale ci avrà fatto la tana o chissà cosa.
Se vedi Silvana dille che mi trova di sotto.”
Mi giro senza neanche salutarla.
Allontanandomi, incrocio Hermann e lo blocco per un braccio:
“Hermann, ma che cazzo è successo la settimana scorsa nella stanza 303?”
Il bartender aggrotta la fronte e mi guarda di sbieco.
“Nella 303? Eh…sapessi” si libera della mia presa e si allontana rapido, mentre mi grida a voce più alta di lontano “...SAPESSI!!!”
Vorrei inseguirlo e abbatterlo a colpi di chiave inglese, tanto sta cosa mi fa impazzire, ma è già sparito nell’ascensore.
“INSOMMA: QUALCUNO VUOL DIRMI COSA DIAVOLO E’ SUCCESSO NELLA 303?” grido nel mezzo della hall, senza paura d’esser licenziato.
Andrò a riparare la sauna.
Tanto… cosa può andare storto oggi?
Next Stop: Starman
Per info, critiche suggerimenti e iscrizioni: brigata_er@libero.it
Non so se vi siate mai trovati nella mia situazione: sono davanti alla donna, la guardo in viso fissamente, cercando di sembrare il più naturale possibile.
Ma negli occhi ho solo lei di un’oretta fa, come l’ho sorpresa non visto: seduta a gambe large, Hello Kitty con il suo sguardo enigmatico che mi fissa da sotto la sua gonna, le sue dita impegnate a strappare un ansioso orgasmo, entrando e uscendo dalle pieghe della sua fica, che fa capolino dal tessuto scostato.
E allora mi sforzo di ignorare il film porno nel mio cervello nel tentativo di non sembrare un disadattato mentre le parlo. Riuscire a non balbettare non è uno scherzo.
Cazzo come avrei voluto essere quel violoncello, stretto tra le sue cosce!
Ma sono solo un addetto alla manutenzione un po’ sovrappeso, che ha avuto la fugace fortuna di trovarsi dietro le tende che nascondono l’impianto di amplificazione, intento a sbrogliare un’informe matassa di cavi (“cazzo, moriremo fulminati o impiccati!”) quando Kitty aveva deciso che era il momento giusto per un ditalino mattiniero, nella sala prove, ignara della mia presenza.
“Ti sto chiedendo solo una cosa, fai quel controllo, ti prego, poi giuro che torno alla sauna.”
“Cazzo, Paolo: cosa c’è di più importante che riparare quella benedetta sauna?”
“La stanza 303. A chi è assegnata?”
Kitty sbuffa spazientita, stanca di ripetere la stessa risposta ancora una volta.
“Eres sordo? No hay necesidad de chequear: la stanza 303 non è agibile, e quindi non è stata assegnata a nessuno!”
“che significa che non è agibile?”
“Lo sai bene! dopo quello che è successo lì dentro la settimana scorsa, è stata data esplicita istruzione di non utilizzarla né affittarla”
“Io non c’ero la settimana scorsa. Tutti che fanno battute sulla stanza 303, ma nessuno che mi dica che cazzo di problema ci sia con quella camera”
“ma a te cosa importa?”
… sono titubante se rispondere. In fondo potrei tenere la cosa per me.
Però…però…
E’ come se l’enigmatico sguardo puntuto di Hello Kitty mi passasse da parte a parte.
Nel basso ventre.
Raggi laser che partono dalle mutandine umide della donna che ho di fronte, attraversano la sua gonna, perforano i pantaloni della mia tuta, mi solleticano la base del cazzo che indisciplinato grida “Ancora! Ancora!” in una erezione incontrollata, annebbiandomi il cervello.
“Mi era arrivata istruzione di sistemare l’impianto elettrico della 303.
Sono entrato nella stanza al buio, chiudendomi la porta alle spalle e facendomi luce con la torcia.”
Faccio una pausa, incerto se procedere.
“…senti… c’era una persona nella stanza e mi è quasi preso un infarto.
La torcia m’è caduta e si è smontata (cineserie del cazzo).
Ho chiesto chi ci fosse e mi ha risposto una donna”
“E chi era?”
“Questo lo sto chiedendo a te! A me ha solo detto di non preoccuparmi e di avvicinarmi”
“Vabbè, e tu che hai fatto?”
“a tastoni l’ho raggiunta: pensavo avesse bisogno di un aiuto per uscire dalla stanza. Era seduta sul letto …”
Le immagini si confondono nella mia testa, quello che dovrei raccontare si mischia con il ricordo di Kitty, del suo violoncello, le gambe larghe e le sue dita che massaggiano furiosamente il clitoride prima di sparire nuovamente nella fica.
Leccherei quelle dita se potessi!
Come dico quello che devo dire?
E se mi becco una nota interna per comportamento inappropriato?
Non ci capisco più nulla e crollo.
“Cazzo Kitty: mi ha fatto un pompino della madonna!”
“Che minchia stai dicendo, Chicken?!”
“Senti, io sono un tipo complicato… non sto qui a dirti tutti i problemi che ho… comunque, ti sembrerà incredibile, ma a me i pompini non piacciono.
Però, la donna in quella stanza…cioè…”
Il mio cervello se ne parte ancora per conto proprio: guardando negli occhi la donna che ho appena beccato masturbarsi, sto per raccontarle della sensazione di quelle mani morbide nel buio, che mi slacciano i pantaloni come potessero vedere nell’oscurità, mi liberano il pisello e lentamente e dolcemente cominciano a farmi una sega.
Lenta, e dolce, e inesorabile.
E poi delle labbra che umide accolgono il mio glande, mentre la lingua carezza l’attaccatura del frenulo, mentre la presa morbida prosegue il massaggio delicato alla base del mio cazzo.
Con una mano sono costretto ad appoggiarmi alla parete lì accanto, l’altra scivola fino alla nuca della donna, ne accarezzo i capelli, mentre lei impercettibilmente aumenta il ritmo, ed una sensazione che sale dalla base del membro.
Non ci è voluto molto, le sono venuto in bocca.
Non mi era mai successo. Mai.
Ma di certo non sono andato a raccontarlo in giro prima.
Di certo non l’avrei raccontato ora.
Non avrei raccontato neanche di come le ginocchia mi abbiano ceduto, sotto le contrazioni dell’orgasmo;
Di come la donna mi abbia delicatamente invitato a chinarmi ed inginocchiarmi, guidando la mia testa in mezzo alle sue cosce nel buio, mentre lei evidentemente si lasciava andare sul letto, distesa, solo le gambe oltre la sponda, i piedi a terra, ed io con la mia faccia ad un millimetro dalla sua fica.
Le sue labbra più intime che emettono piccoli rumori di baci umidi, mentre ondeggia il bacino nell’oscurità, ed il suo odore un po’ acre raggiunge le mie narici. Mi sembra di impazzire.
“Assaggiami” mi sussurra la donna.
E io l’assaggio.
La mia lingua che si fa strada dove la sua carne si fa cedevole, i suoi peli che mi fanno solletico al naso, ed i suoi umori che invadono la mia bocca, mentre un lieve odore della sua pipì mi arriva dritto al cervello.
Ma è un secondo: senza neanche cercare il proprio piacere mi ordina di lasciare la stanza.
“Mi ha fatto un pompino e poi mi ha mandato via” mi limito a dire alla donna di fronte a me.
La receptionist non commenta: mi fissa con gli occhi spalancati.
“Quindi, Kitty, per favore: controlli se per sbaglio la stanza non sia stata affittata a qualcuno?”
Lei resta muta, si piega sul PC ed entra nell’applicativo.
Digita sulla tastiera.
Enter.
Alza lo sguardo e scuote la testa.
“Nessuno. Risulta bloccata. E nessuno può accedervi senza badge”
Fisso Kitty e l’alone di sesso che la circonda.
Ho lavorato in posti strani. Ma questo…
La receptionist e il violoncello, prima; la tipa in sauna che fa giochetti con i getti d’acqua come se nessuno la potesse vedere, poi; infine la coppia della 327 che ha quasi divelto un lavandino montandoci sopra per una scopata.
Ora il ricordo del sapore acidulo della 303 sulla mia lingua.
Ma in che cazzo d’albergo sono capitato stavolta?
“Boh… senti, chiedi anche a Tilde magari, ma non dirle nulla di quanto ti ho raccontato, per favore…già sono in imbarazzo per averlo detto a te.”
“Vale. Està bien” fa un cenno d’assenso con la testa.
“ok, ora torno giù alla sauna… ho come l’impressione che qualcosa ostruisca le tubazioni, laggiù. Mi toccherà infilarmi in un cazzo di intercapedine: un animale ci avrà fatto la tana o chissà cosa.
Se vedi Silvana dille che mi trova di sotto.”
Mi giro senza neanche salutarla.
Allontanandomi, incrocio Hermann e lo blocco per un braccio:
“Hermann, ma che cazzo è successo la settimana scorsa nella stanza 303?”
Il bartender aggrotta la fronte e mi guarda di sbieco.
“Nella 303? Eh…sapessi” si libera della mia presa e si allontana rapido, mentre mi grida a voce più alta di lontano “...SAPESSI!!!”
Vorrei inseguirlo e abbatterlo a colpi di chiave inglese, tanto sta cosa mi fa impazzire, ma è già sparito nell’ascensore.
“INSOMMA: QUALCUNO VUOL DIRMI COSA DIAVOLO E’ SUCCESSO NELLA 303?” grido nel mezzo della hall, senza paura d’esser licenziato.
Andrò a riparare la sauna.
Tanto… cosa può andare storto oggi?
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