Elisabetta e il prof: Il naufragar ci è dolce in questo nuovo amore
di
Idea Clito
genere
dominazione
Secondo episodio
ELISABETTA
Che bello avere 4 e 6 anni. L’età più bella della vita, senza pensieri scolastici o altri problemi. Un’età del tutto spensierata dove l’unico problema è quello di non mangiare troppi dolci. Mi ricordo quando anch'io e mio fratello più grande passavamo le estati dai nonni al mare mentre i nostri genitori lavoravano.
Adoravamo passare le estati nella loro cascina con le galline a cui davamo la caccia e poi con i nonni raccoglievamo le uova appena sfornate dalle galline e in cucina ci divertivamo a impastare e impiastricciare tutto.
E poi i primi baci e le carezze languide di Mariolino, il mio primo e grande amico. Mi ricordo che restavo sempre sorpresa da quei baci rubati e dalle sue carezze languide ma non lo ricambiavo come lui avrebbe desiderato. Gli volevo bene e glie ne voglio tutt'ora ma non lo amavo anche se lui sarebbe stato il compagno perfetto per le mie pulsioni che però allora non erano ancora evidenti in me. Iniziavo ad interrogarmi ma erano ancora delle sensazioni embrionali.
Malgrado Mariolino sapesse benissimo che non lo amavo, lui non ci restava male anzi. Aveva sempre un gran sorriso stampato in faccia nonostante la sua vita fosse tutt'altro che spensierata. Un padre avvezzo all'alcool ma non al lavoro e tutto era sulle spalle della sua mamma che faceva tanti lavori faticosi perché senza studi alle spalle non poteva fare altrimenti per mandare avanti la casa e mantenere suo figlio. Voleva a tutti i costi mettere da parte i soldi per far entrare il figlio all'università. Mariolino voleva fare giurisprudenza per diventare avvocato e magari giudice per aiutare i più deboli e le donne maltrattate specialmente in famiglia ma il padre riusciva a rubare parte dei guadagni per buttarli nell'alcool. E non solo nell’alcool. Si diceva che quei soldi che rubava alla moglie se li andasse anche a mangiare con certe prostitute. E non erano dicerie considerando poi il prosieguo.
Comunque, io e Mariolino siamo rimasti sempre in contatto anche quando i nostri matrimoni ci hanno indirizzato in diverse città lontane tra loro. Per me era come una persona di famiglia e tornai di corsa al paese quando mi scrisse che il padre era morto, trovato in un vicolo completamente puzzolente di alcool e attaccato alle gonne di una donna che si trovava in condizioni simili alle sue. Con maggior fortuna perché almeno lei riuscì a cavarsela.
E finalmente la vita di Mario e mamma Maria cambiò. riuscirono a sistemare la casa e lui continuò il liceo e finalmente si iscrisse all'università. Era sempre stato uno studente modello e negli anni giusti arrivò a laurearsi ed ebbe la fortuna di essere assunto in un noto studio legale dove aveva fatto l’apprendistato. Finalmente la dea bendata si era ricordata di lui ma molto fu dovuto alle sue capacità e alla sua umanità. La stessa umanità che lo portarono in seguito a svolgere la sua professione anche pro bono in una struttura per donne maltrattate.
Invece, mio marito aveva alle spalle tutta un'altra storia. Era il figlio perfetto di una famiglia perfetta, grande oratore che sognava di entrare in politica, laureato in ingegneria come il padre che lo voleva a capo del suo studio. Feci subito colpo su di lui. D’altronde, ero bella e avevo solo l’imbarazzo della scelta perché di ragazzi che mi venivano dietro ce ne erano tanti. Scelsi lui perché… Per un insieme di motivi. Mi aveva colpito con la sua loquacità più che con il suo fascino e in poco tempo, senza neanche accorgermene, mi ritrovai innamorata persa e con un primo figlio in arrivo...
DANIELE
Eccola, tutta sudata il diavoletto. Se le prende un malanno mia figlia mi uccide. E poi chi la sente la mia ex… Già me l’immagino che mi dice che sono un incosciente. E invece per me la piccola Martina è più importante della mia stessa vita. L’afferro per un braccio
“ Basta adesso, amore. E’ l’ora di tornare a casa”
“ No, non è giusto” piagnucola “Dai nonno Daniele, ancora un po’, ti prego” E come faccio a dirle di no? Questa signorina mi rigira come vuole
“ Dieci minuti e basta, intesi”
“ Sì, evviva” Saltella ebbra di gioia ma prima di mandarla a giocare me la prendo in braccio
“ Prima però un bacio a nonno” Non si fa pregare e mi stampa un bacione sulla guancia
“ Ti voglio bene fino all’universo” mi dice prima di correre di nuovo in direzione degli scivoli
“ Io di più” le dico ma forse nemmeno mi ha sentito. Appoggio la schiena alla panchina. Di fronte a me la giovane e affascinante nonna è anche lei alle prese coi suoi nipotini. Beh, presumo che sia la nonna visto che i due pargoli l’hanno chiamata in tal modo altrimenti l’avrei anche potuta scambiare per una mamma non più giovanissima. In fondo non è più come ai miei tempi quando ci si sposava giovani e si cercava subito di avere figli. Adesso ci si sposa a oltre quarant’anni, se e quando ci si sposa, cosa sempre più rara, e ovviamente si mettono al mondo figli quando si è in età di fare i nonni.
Mah, forse sono un po’ arrugginito con le donne e non è il caso di fare delle avances ma quella donna mi intriga veramente. Non so esattamente cosa. I suoi gesti ad esempio. Hanno qualcosa di fascinoso che nemmeno mi so spiegare. Sembra sicura di sé stessa e d’altronde bella com’è è normale che lo sia. Ma che sto facendo? Come al solito mi metto a sognare come un ragazzino. Va beh, pazienza. Da giovane invece ci sapevo fare, eccome. Come con Laura, mia moglie. La conobbi a casa di amici comuni e non ci misi molto a chiederle di uscire io e lei da soli malgrado anche altri uomini la stessero corteggiando. D’altronde Laura era una bella ragazza e aveva diversi spasimanti. Ma, come ho detto, ci sapevo fare. E soprattutto, grazie alla mia professione, sapevo parlare e dire le cose giuste al momento giusto. Non ero ancora di ruolo ma ero già un prof stimato malgrado la mia giovane età e in fondo non ero nemmeno male fisicamente. Oddio, bello non sono mai stato ma nemmeno da scartare e un po’ di fortuna col gentil sesso l’ho sempre avuta. Peccato però per quelle… Quelle mie maledette ossessioni che hanno sempre caratterizzato la mia vita. Ci ho provato a tenerle dentro di me e per gran parte della mia vita ci sono riuscito. Ma appena pensavo di averle sconfitte, loro, bastarde, tornavano prepotentemente a galla. Col risultato che nessuna donna faceva al caso mio. Nemmeno una come Laura, bella e intelligente. Intelligente ma poco empatica. Quante volte ho cercato di farle comprendere cosa mi piaceva? Faceva orecchie da mercante e sistematicamente il giorno seguente era come se le avessero dato una pozione magica per farle dimenticare tutto. Oddio, chiarissimo a dir la verità non lo sono mai stato. Avevo paura delle reazioni. Perché una volta, prima di conoscere Laura, confessai tutto alla mia fidanzatina di allora. Potevo avere circa vent’anni, non di più, e studiavo ancora all’università, ovviamente. Lei era una ragazza come tante che frequentava il mio stesso corso e fu quasi normale iniziare a frequentarci. Finimmo a letto e pensai che lei potesse essere la ragazza giusta. Si chiamava Stefania ed ebbi la pessima idea di svelarle il mio segreto. Mi osservò seria. A distanza di tanti anni ancora me lo sento su di me quello sguardo
“ Daniele, forse è meglio non rivederci più” Non ebbi nemmeno la forza di replicare. Cosa avrei potuto dirle? La guardai uscire da casa dei miei genitori, assenti per lavoro, e mi gettai sul letto, quello stesso letto dove avevamo appena fatto l’amore e dove mi aveva detto che ero stato un amante fantastico perché avevo pensato prima di tutto a lei, tutto il contrario dei ragazzi che aveva avuto precedentemente, egoisti ai massimi livelli. Piansi. Sì, anche un uomo può piangere e a maggior ragione un ragazzo. Non perché fossi particolarmente addolorato per Stefania che mi lasciava ma perché quello sguardo evocava disprezzo. E io sapevo di non meritare quel disprezzo. Quando mi asciugai le lacrime, promisi a me stesso che mai più mi sarei confessato con altre donne. E così avvenne anche con mia moglie. Qualche segnale ma non fui mai chiaro. E forse, credo di aver preso la decisione giusta. Le donne non vogliono un uomo che si dedichi a loro così come io avrei voluto fare. Pazienza, forse il destino ha deciso che non debba essere felice in amore anche se mi riconsolo con l’immenso amore per Martina e per il nuovo arrivato, il maschietto che già adoro. Davanti a me la giovane nonna è intenta anche lei a stare appresso ai suoi frugoletti. E’ così materna ma nello stesso tempo ha qualcosa di particolare che non riesco a spiegarmi. Mah, sono un prof di latino e greco, non uno psicologo e forse le mie sono solo supposizioni. Beh, adesso richiamo la mia piccola principessa. E’ davvero il caso di tornare a casa.
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