Elisabetta e il prof: Il naufragar cì è dolce in questo nuovo amore -3episodio-
di
Idea Clito
genere
dominazione
Terzo episodio
ELISABETTA
Alzo gli occhi al cielo. Accidenti il tempo sta di nuovo cambiando e se quella nuvola nera si scarica ora affogheremo. Devo convincere i bambini ad andare via prima del solito
" Fabio, Dario dobbiamo andare a casa. Tra poco pioverà, guardate che nuvola nera". Il più piccolo, Dario di quattro anni però non sembra affatto d’accordo
" No! Voglio andare via quando va via Martina". Anche il grande, Fabio, sembra per una volta tanto essere d’accordo con il fratello
“ Ha ragione Dario. Perché noi dobbiamo andare via e Martina invece può restare?” Li guardo piena d’amore
" Chi è Martina?". Vedo che indicano una deliziosa bambina in mezzo al gruppetto con cui stavano giocando. Ho un lieve sussulto. Quella bambina è la nipotina di quell'uomo così affascinante. Lo cerco con lo sguardo e vedo che parla amabilmente con una coppia. Probabilmente si è distratto e non si è accorto del nuvolone nero. Mi avvicino pertanto al gruppetto di bambini e sorrido a Martina
" Tesoro, con chi sei al parco?" Sto mentendo. So perfettamente che è qui insieme a quell’uomo avendoli visti più volte insieme
“ Con mio nonno ". risponde comunque la bimba indicandomelo. Guardo i miei nipotini
" Bambini, perché non cerchiamo il nonno di Martina? Sicuramente non si è accorto del tempo. Lo avvertiamo così anche lui andrà via se non vuole prendersi un acquazzone" Non è facile convincere due bambini piccoli ma con la scusa del gioco riesco a coinvolgerli. Naturalmente non ci mettono molto e si avvicinano tutti a tre verso la panchina dove l’uomo sta salutando la coppia con la quale stava parlando. Mi avvicino anche io
" Mi scusi se ho portato via la sua nipotina dai giochi ma si sta avvicinando un temporale e credo che anche lei vorrà portare la bambina al sicuro". Mi guarda come fossi un'aliena per poi alzare gli occhi al cielo
“ Oh mio Dio, non me ne ero accorto. Se faccio prendere un malanno alla bimba mia figlia mi uccide” Conclude biascicando un flebile grazie per poi prendere la piccola ma nel farlo mi sfiora la mano. Mi sembra di sentire una scarica di elettricità che attraversa il mio corpo. Ma che diavolo sta succedendo? Possibile che mi stia facendo suggestionare in questo modo da un perfetto sconosciuto? Non sono una ragazzina e quelle sono sensazioni che possono accadere da adolescenti e non certo alla mia età. Faccio in tempo a guardarlo mentre lui comincia ad affrettarsi per evitare di prendersi la pioggia che sembra sempre più vicina. E’ una persona curata nel vestire, con un completo grigio e una camicia celeste senza cravatta. Scommetto che fa un lavoro di una certa responsabilità e la cravatta se l’è tolta prima di venire al parco per non dare un’immagine troppo seriosa. Poi però distolgo lo sguardo perché anche io devo affrettarmi. Non prima di averlo salutato per darci un ipotetico appuntamento
“ Beh, è probabile che ci si riveda qui” gli dico infatti
“ Senz’altro” mi risponde. Ed è una bella voce profonda. Ma poi ognuno per la sua strada. Faccio in tempo ad arrivare alla macchina quando le prime gocce iniziano a cadere. Spero solo che quello sconosciuto abbia fatto anche lui in tempo ad evitare la pioggia. Metto in moto e la mia mente prosegue a fantasticare. Mi ha spesso osservata e penso di piacergli ma come fare? Bah, mi sto lasciando prendere la mano. E chissà per quale motivo mi vengono in mente alcuni ricordi del passato. Tornavo a casa dopo un allenamento di molte ore, con tutte le fibre del mio corpo stanche ma nello stesso tempo avevo un'eccitazione alle stelle. Avrei tanto voluto che mio marito mi leccasse i piedi e le gambe per pulirle dal sudore e dalle tracce di fango. Non mi facevo nemmeno la doccia al campo, forse vista un po’ con sospetto da tutte le altre compagne. Adoravo restare sporca e puzzolente dopo gli allenamenti. Mi eccitava perché mi immaginavo qualcuno che si inebriasse del mio odore, qualcuno che mi ripulisse, delicatamente, devotamente, con la sua lingua su tutto il mio corpo fino a penetrare nei miei anfratti e a togliermi ogni residuo di sudore e di sporcizia. Fosse dipeso da me, avrei fatto sesso anche lì se mio marito fosse mai venuto a vedermi. Ma forse ero io a pretendere troppo da uno come lui, sempre perfettino, pignolo, sempre con le mani pulite. Già si chiedeva come fosse possibile che una donna potesse fare uno sport del genere. Per lui era inaccettabile mentre per me era la grande passione della mia vita. Già, ricordi del mio passato. Sospiro e sorrido mentre la pioggia comincia a scendere sempre più insistente.
DANIELE
Cazzo! Ma che figura di merda ho fatto! Quando quella donna è venuta ad avvertirmi che stava per piovere a momenti mi mettevo a balbettare per la vergogna. Per fortuna che mi ha avvertito in tempo altrimenti rischiavo di far diventare fradicia la bimba. Dovevo andarmene prima, quando avevo detto a Martina che era meglio andare. E adesso? Tornerà al parco? E se anche dovesse tornare che faccio? Ci provo come un adolescente in calore? Ma dai, alla mia età. Beh oddio, non sono ancora decrepito ma… Tanto forse non tornerà ed è stato un caso che sia venuta a portare i bambini in questo parco per qualche giorno. Peccato perché è davvero una donna attraente. Quando l’ho avuta di fronte me ne sono reso conto. Forse è pure sposata e invece io sto qui fantasticare su di lei. Se ha due nipotini è chiaro che ha un figlio o una figlia che l’ha resa nonna e con qualcuno li deve aver fatti.
Porto la bimba a casa di mia figlia Sara che mi guarda storto
“ Possibile che non ti sia accorto che stava per scatenarsi un temporale?” Sto per discolparmi quando lei riprende la parola e insiste “Hai la testa sempre tra le nuvole e stavolta sarebbe servito in modo che almeno ti accorgevi che quelle nuvole erano cariche di pioggia” Allargo le braccia sconsolato
“ Va beh, è sana e salva e completamente asciutta. Non sono un incosciente e infatti me ne sono accorto in tempo” mento spudoratamente. Se quella bella signora non mi avesse avvertito, saremmo entrambi fradici. Poco male per me ma se Martina si prendeva anche solo un raffreddore mi sarei sentito tremendamente in colpa
“ Ok papà. Domani che fai? La prendi all’asilo tu?”
“ Sì certo. Tanto lo sai che lavoro solo di mattina. E poi la porto al parco pure domani. Ha preso amicizia con diversi bambini e sarebbe un peccato non continuare a farglieli frequentare”
“ D’accordo. Fammi una telefonata quando la prendi all’asilo” Annuisco. Vado a dare un’occhiata al piccolissimo neo arrivato che però dorme placidamente. Troppo piccolo! Con Martina ho iniziato a sentirmi nonno quando ha compiuto due anni. Forse noi uomini siamo diversi dalle donne. Il loro istinto materno le porta da subito ad accudire il bambino mentre noi uomini, quando sono così piccoli, ci sentiamo come degli elefanti in un negozio di cristalleria. Gli mando un bacio e poi abbraccio la mia principessina per poi tornarmene a casa. Non è bello rientrare a casa e non vedere nessuno. E tutto per colpa mia. Laura avrebbe anche continuato il nostro matrimonio. Solo che io inconsciamente le davo la colpa della mia infelicità. Io ero infelice perché Laura non riusciva a comprendermi. O forse faceva finta. Fatto sta che quelle mie sensazioni rimanevano perennemente inespresse. Ma come avrei potuto dirglielo direttamente? “Cara, sai avrei voglia di farmi sottomettere da te. Vorrei che tu diventassi la mia padrona, vorrei obbedirti, vorrei che tu fossi una specie di dea per me, vorrei strisciare ai tuoi piedi, adorarti e fare tutto ciò che desideri. Anche picchiarmi se ne hai voglia” Immagino la faccia di Laura. Sarebbe diventata come quella di Stefania, la mia fidanzatina che mi guardò con disprezzo, quel disprezzo che non volevo più vedere.
Certo, avrei potuto andare da qualcuna a pagamento. Ma per fare cosa? Io una padrona la vorrei dentro casa, vorrei amarla come donna e come entità dominante, mescolando le situazioni e…Al diavolo! Maledette ossessioni! Ho fantasticato su ogni donna che ho incontrato nella mia vita. Mi chiedevo se lei in privato potesse essere dominante. Tutte. Anche con quell’emerita sconosciuta. Quando ci siamo sfiorati le mani ho avvertito qualcosa che… No, non sto bene. Forse avrei bisogno di un po’ di riposo. O forse dovrei abbandonare per sempre questo mio desiderio che mi ha rovinato la vita. Ma intanto mi metto a pensare che domani forse la rivedrò. E la cosa mi rende incredibilmente felice.
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