Pigmei – nuovamente schiava (parte 8)
di
Kugher
genere
sadomaso
Le umiliazioni di Chanel e gli speculari divertimenti dei Padroni assunsero forme sempre diverse.
La ragazza apprese che avevano avuto altre schiave. Una volta anche una coppia di fratelli acquistati assieme.
Sicuramente lei era la prima nobile. Nemmeno ebbe mai modo di sapere il costo del suo acquisto.
Questa novità portò i Padroni a divertirsi con lei in maniera sempre tale da aumentare la sua umiliazione e ricordare che ai loro piedi vi era una nobile, con la quale avevano condiviso molte cene e balli.
Addirittura avevano parlato di unire le due famiglie con il matrimonio di Chanel e di loro figlio che, dopo la cattura di Chanel, si concentrò su un'altra famiglia.
Era cosa normale che dovesse strisciare sul ventre, sempre nuda, inseguendo le loro scarpe da leccare.
La Padrona adorava lasciarla a 4 zampe. Aveva fatto realizzare dallo stalliere una sella apposita e personalizzata in modo da potergliela mettere sulla schiena dopo averla fatta sistemare a 4 zampe.
Le piaceva troppo girare per il castello in quel modo e la utilizzava fino allo sfinimento oltre il quale, per punirla di avere fatto terminare la sua eccitazione, la frustava, sostituendo così una eccitazione con un’altra fino a raggiungere l’orgasmo grazie alla lingua di quella schiava che, dopo averla soddisfatta, o veniva incatenata in qualche angolo del castello, oppure veniva portata nelle celle sotterranee da uno dei servi.
Accadde, qualche mese dopo, che per più giorni non vide nessuno dei suoi proprietari
Chanel non si spiegò, nell’immediato, il motivo per cui restò alcuni giorni inutilizzata nella cella. Aveva sempre la catena al collo che le veniva apposta più per divertimento dei Padroni che per impedire una improbabile fuga.
Inizialmente pensò che i Padroni si fossero allontanati dalla residenza.
Le lasciava però qualche sospetto l’irregolarità dei pasti portati dal servo che, invece di manifestare la solita lascivia, si mostrava sempre teso e preoccupato.
Ebbe la risposta quando sentì urla e passi frettolosi di più persone scendere le scale.
Le voci erano eccitate e chiaro era il rumore delle porte aperte senza l’uso delle chiavi, perché sfondate.
Pensò anche che la sua famiglia, venuta a conoscenza della prigionia, avesse mandato qualcuno a liberarla, anche ricorrendo alla forza.
Tuttavia la natura delle frasi e l’eccitazione nelle voci la portò a pensare che non stavano cercando lei.
Arrivarono alla sua porta che, come le altre, venne sfondata.
Lo sguardo di Chanel dovette manifestare tutto il suo sbigottimento nell’osservare persone appartenenti al popolo entrare impunemente nella residenza di un nobile al punto da sfondare la sua proprietà.
Gli uomini restarono basiti, invece, nel vedere una donna nuda e incatenata.
Dopo i primi momenti, i popolani restarono indifferenti alla richiesta di aiuto di Chanel e fecero ciò che erano venuti a fare in quel castello, cioè il saccheggio.
Chanel faceva parte del saccheggio.
Mentre inneggiavano alla rivoluzione e alla liberazione dalla tirannia dei nobili, eccitati si soddisfarono sul corpo di Chanel.
Inizialmente lei ebbe paura anche perché era una nobile. Solo dopo realizzò che loro non potevano essere in possesso di questa informazione e che l’avevano trovata per caso.
La usarono o, anzi, saccheggiarono al pari di altra proprietà, abbandonandola dopo essersi soddisfatti.
Qualche ora dopo ne arrivò un altro. Quest’ultimo era da solo, come se fosse arrivato tardi perché impegnato a saccheggiare un'altra ala del castello e poi, informato dai compagni di rivoluzione, fosse venuto a saccheggiare anche quella parte di proprietà.
Il numero delle persone porta a ragionare come branco, mentre la persona sola conserva intelletto e sentimento di uomo, ma solo dopo avere soddisfatto le sue voglie su quella bella ragazza nuda e disponibile, con l’auto assoluzione dettata dal fatto che essendo cosa di nobile era legittimo per il popolo appropriarsene.
In ogni caso, separato dal branco, ricordandosi, dopo l’orgasmo, che quella era comunque una parte del popolo, decise di liberarla.
L’uomo corse via portandosi la sacca piena di oggetti.
Le lanciò uno sguardo quasi rammaricato per non poter portare via quella schiava, ma le esigenze della rivoluzione lo portavano a ben altri saccheggi in altri castelli.
Chanel riuscì a recuperare un misero indumento e, con quello addosso, venne scambiata per una rivoluzionaria e, così, se ne poté andare con la conquistata libertà.
Vagò nel villaggio cercando di trovare la via per la residenza della sua famiglia, a questo punto spaventata e preoccupata per ciò che avrebbe potuto trovare.
Strada facendo raccolse informazioni sugli accadimenti di fine anni 80 del secolo 1700.
Impiegò giorni a raggiungere il suo castello.
Non ebbe difficoltà a trovare cibo e vestiti lungo la strada. Evitò di rubare oggetti di valore, in quanto aveva paura di essere assalita da altre persone del popolo attratti dalla sacca pesante.
Trovò il suo castello depredato e dei suoi genitori nessuna traccia.
Sicura di non essere riconosciuta a seguito del cambiamento del suo stato fisico nonché dal disordine e dalla sua trascuratezza, cercò di assumere informazioni, ma ottenne solo di sapere che “finalmente giustizia era stata fatta ed erano stati portati via”.
Tornò a Parigi, sperando di avere informazioni.
Cercò anche di avere notizie dei Duchi D’Amboise ma non venne a sapere nulla. Solo più tardi scoprì che erano stati ghigliottinati. Le spiacque solo di non essere riuscita ad assistere a quell’atto di giustizia che, però, fu comune all’atto di ingiustizia che portò alla stessa fine anche i suoi genitori.
La sorte la portò a ritrovare Monique, la sua compagna di fuga dai pigmei.
Anche questa schiava era finita sulla stessa nave che le aveva portate sul continente.
La schiava, venduta ad altri nobili francesi, aveva riconquistato la libertà nello stesso modo di Chanel.
Troppe cose le univa e ciò che avevano vissuto assieme costituì un legame fortissimo, indissolubile.
“Andiamocene da Parigi”.
La decisione fu unanime ed allontanarsi da quella città dove imperava il terrore era una priorità.
Monique sapeva che Chanel era una nobile e se si fosse venuto a sapere anche lei sarebbe stata in pericolo.
Mentre camminavano per le strade avevano sempre il timore che Chanel venisse riconosciuta.
Solo Monique entrava a cercare qualcosa da mangiare.
Rubarono anche della frutta e corsero anche oltre il necessario dopo la raggiunta sicurezza, spaventate dall’inseguimento del bottegaio che urlava affermando di sapere chi fossero.
Con ogni probabilità stava mentendo al solo scopo di indurle a lasciare la merce per evitare la denuncia. Non potevano permettersi di restare senza cibo.
La maggior distanza tra loro e la città le portò a rallentare il passo. Dormirono in qualche fienile con la cura di andarsene prima dell’alba.
“Come possiamo campare? Tu non hai più nulla ed io non ho mai avuto nulla. Finiremo a fare le contadine”.
La preoccupazione di Monique trovò la risposta pronta da parte dell’amica che, evidentemente, aveva affrontato lo stesso problema cercando anche la soluzione.
“In realtà siamo in possesso di informazioni che non tutti hanno. La caduta della nobiltà genererà nuovi ricchi disposti a spendere. In altri stati, dove la Rivoluzione non c’è stata, pur senza titoli nobiliari, ci sono famiglie con ingenti disponibilità economiche”.
Monique non capiva.
“Vuoi cercare lavoro da loro? Cosa possiamo fare?”.
“Ti ho detto che abbiamo informazioni non note a molti e, oltre a ciò, conosciamo, per esperienza diretta, un ambiente nel quale, evidentemente, girano molti soldi”.
“Cioè?”.
“Conosciamo il mondo della schiavitù, sappiamo dove trovare la merce e chi la può vendere. Noi non potremo andare a comprare schiave e schiavi in Africa, ma li possiamo acquistare dai mercanti come Harry e rivenderli qui in Europa. Io conosco il mondo dei ricchi, molti li ho frequentati e sono sicura che troveremo tra di essi molti clienti”.
Monique restò basita, ma solo per un attimo, poi sorrise.
La ragazza apprese che avevano avuto altre schiave. Una volta anche una coppia di fratelli acquistati assieme.
Sicuramente lei era la prima nobile. Nemmeno ebbe mai modo di sapere il costo del suo acquisto.
Questa novità portò i Padroni a divertirsi con lei in maniera sempre tale da aumentare la sua umiliazione e ricordare che ai loro piedi vi era una nobile, con la quale avevano condiviso molte cene e balli.
Addirittura avevano parlato di unire le due famiglie con il matrimonio di Chanel e di loro figlio che, dopo la cattura di Chanel, si concentrò su un'altra famiglia.
Era cosa normale che dovesse strisciare sul ventre, sempre nuda, inseguendo le loro scarpe da leccare.
La Padrona adorava lasciarla a 4 zampe. Aveva fatto realizzare dallo stalliere una sella apposita e personalizzata in modo da potergliela mettere sulla schiena dopo averla fatta sistemare a 4 zampe.
Le piaceva troppo girare per il castello in quel modo e la utilizzava fino allo sfinimento oltre il quale, per punirla di avere fatto terminare la sua eccitazione, la frustava, sostituendo così una eccitazione con un’altra fino a raggiungere l’orgasmo grazie alla lingua di quella schiava che, dopo averla soddisfatta, o veniva incatenata in qualche angolo del castello, oppure veniva portata nelle celle sotterranee da uno dei servi.
Accadde, qualche mese dopo, che per più giorni non vide nessuno dei suoi proprietari
Chanel non si spiegò, nell’immediato, il motivo per cui restò alcuni giorni inutilizzata nella cella. Aveva sempre la catena al collo che le veniva apposta più per divertimento dei Padroni che per impedire una improbabile fuga.
Inizialmente pensò che i Padroni si fossero allontanati dalla residenza.
Le lasciava però qualche sospetto l’irregolarità dei pasti portati dal servo che, invece di manifestare la solita lascivia, si mostrava sempre teso e preoccupato.
Ebbe la risposta quando sentì urla e passi frettolosi di più persone scendere le scale.
Le voci erano eccitate e chiaro era il rumore delle porte aperte senza l’uso delle chiavi, perché sfondate.
Pensò anche che la sua famiglia, venuta a conoscenza della prigionia, avesse mandato qualcuno a liberarla, anche ricorrendo alla forza.
Tuttavia la natura delle frasi e l’eccitazione nelle voci la portò a pensare che non stavano cercando lei.
Arrivarono alla sua porta che, come le altre, venne sfondata.
Lo sguardo di Chanel dovette manifestare tutto il suo sbigottimento nell’osservare persone appartenenti al popolo entrare impunemente nella residenza di un nobile al punto da sfondare la sua proprietà.
Gli uomini restarono basiti, invece, nel vedere una donna nuda e incatenata.
Dopo i primi momenti, i popolani restarono indifferenti alla richiesta di aiuto di Chanel e fecero ciò che erano venuti a fare in quel castello, cioè il saccheggio.
Chanel faceva parte del saccheggio.
Mentre inneggiavano alla rivoluzione e alla liberazione dalla tirannia dei nobili, eccitati si soddisfarono sul corpo di Chanel.
Inizialmente lei ebbe paura anche perché era una nobile. Solo dopo realizzò che loro non potevano essere in possesso di questa informazione e che l’avevano trovata per caso.
La usarono o, anzi, saccheggiarono al pari di altra proprietà, abbandonandola dopo essersi soddisfatti.
Qualche ora dopo ne arrivò un altro. Quest’ultimo era da solo, come se fosse arrivato tardi perché impegnato a saccheggiare un'altra ala del castello e poi, informato dai compagni di rivoluzione, fosse venuto a saccheggiare anche quella parte di proprietà.
Il numero delle persone porta a ragionare come branco, mentre la persona sola conserva intelletto e sentimento di uomo, ma solo dopo avere soddisfatto le sue voglie su quella bella ragazza nuda e disponibile, con l’auto assoluzione dettata dal fatto che essendo cosa di nobile era legittimo per il popolo appropriarsene.
In ogni caso, separato dal branco, ricordandosi, dopo l’orgasmo, che quella era comunque una parte del popolo, decise di liberarla.
L’uomo corse via portandosi la sacca piena di oggetti.
Le lanciò uno sguardo quasi rammaricato per non poter portare via quella schiava, ma le esigenze della rivoluzione lo portavano a ben altri saccheggi in altri castelli.
Chanel riuscì a recuperare un misero indumento e, con quello addosso, venne scambiata per una rivoluzionaria e, così, se ne poté andare con la conquistata libertà.
Vagò nel villaggio cercando di trovare la via per la residenza della sua famiglia, a questo punto spaventata e preoccupata per ciò che avrebbe potuto trovare.
Strada facendo raccolse informazioni sugli accadimenti di fine anni 80 del secolo 1700.
Impiegò giorni a raggiungere il suo castello.
Non ebbe difficoltà a trovare cibo e vestiti lungo la strada. Evitò di rubare oggetti di valore, in quanto aveva paura di essere assalita da altre persone del popolo attratti dalla sacca pesante.
Trovò il suo castello depredato e dei suoi genitori nessuna traccia.
Sicura di non essere riconosciuta a seguito del cambiamento del suo stato fisico nonché dal disordine e dalla sua trascuratezza, cercò di assumere informazioni, ma ottenne solo di sapere che “finalmente giustizia era stata fatta ed erano stati portati via”.
Tornò a Parigi, sperando di avere informazioni.
Cercò anche di avere notizie dei Duchi D’Amboise ma non venne a sapere nulla. Solo più tardi scoprì che erano stati ghigliottinati. Le spiacque solo di non essere riuscita ad assistere a quell’atto di giustizia che, però, fu comune all’atto di ingiustizia che portò alla stessa fine anche i suoi genitori.
La sorte la portò a ritrovare Monique, la sua compagna di fuga dai pigmei.
Anche questa schiava era finita sulla stessa nave che le aveva portate sul continente.
La schiava, venduta ad altri nobili francesi, aveva riconquistato la libertà nello stesso modo di Chanel.
Troppe cose le univa e ciò che avevano vissuto assieme costituì un legame fortissimo, indissolubile.
“Andiamocene da Parigi”.
La decisione fu unanime ed allontanarsi da quella città dove imperava il terrore era una priorità.
Monique sapeva che Chanel era una nobile e se si fosse venuto a sapere anche lei sarebbe stata in pericolo.
Mentre camminavano per le strade avevano sempre il timore che Chanel venisse riconosciuta.
Solo Monique entrava a cercare qualcosa da mangiare.
Rubarono anche della frutta e corsero anche oltre il necessario dopo la raggiunta sicurezza, spaventate dall’inseguimento del bottegaio che urlava affermando di sapere chi fossero.
Con ogni probabilità stava mentendo al solo scopo di indurle a lasciare la merce per evitare la denuncia. Non potevano permettersi di restare senza cibo.
La maggior distanza tra loro e la città le portò a rallentare il passo. Dormirono in qualche fienile con la cura di andarsene prima dell’alba.
“Come possiamo campare? Tu non hai più nulla ed io non ho mai avuto nulla. Finiremo a fare le contadine”.
La preoccupazione di Monique trovò la risposta pronta da parte dell’amica che, evidentemente, aveva affrontato lo stesso problema cercando anche la soluzione.
“In realtà siamo in possesso di informazioni che non tutti hanno. La caduta della nobiltà genererà nuovi ricchi disposti a spendere. In altri stati, dove la Rivoluzione non c’è stata, pur senza titoli nobiliari, ci sono famiglie con ingenti disponibilità economiche”.
Monique non capiva.
“Vuoi cercare lavoro da loro? Cosa possiamo fare?”.
“Ti ho detto che abbiamo informazioni non note a molti e, oltre a ciò, conosciamo, per esperienza diretta, un ambiente nel quale, evidentemente, girano molti soldi”.
“Cioè?”.
“Conosciamo il mondo della schiavitù, sappiamo dove trovare la merce e chi la può vendere. Noi non potremo andare a comprare schiave e schiavi in Africa, ma li possiamo acquistare dai mercanti come Harry e rivenderli qui in Europa. Io conosco il mondo dei ricchi, molti li ho frequentati e sono sicura che troveremo tra di essi molti clienti”.
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