Incontri - Flashback 3
di
Flavia1988
genere
saffico
Aprile 2012
Dal balcone della stanza si vede l'azzurro del mare, oltre un prato, i campi da tennis e la piscina. Appoggiata alla ringhiera, penso che vorrei essere più lì in spiaggia che qui. Il sole è forte, il vento porta salsedine e tranquillità. Tu sei tornata in reception per vedere se riescono a cambiarci stanza o trovarne un'altra per una di noi due. Mi giro verso l'interno della stanza e vedo le nostre valigie ai piedi del grande letto. Matrimoniale. Come in un misero film, il destino ha fatto questo meraviglioso scherzo. "Meraviglioso." Proprio così hai detto entrando. Io non capivo. Ma dalla tua aria scocciata ho detotto fosse più un'iperbole che una parola di gioia. Poi ho visto e, lasciando zaino e trolley, ho convenuto. "Meraviglioso." "Non preoccuparti. Ora scendo e sistemo tutto io. Tu intanto prepara il PC, così controlliamo un'ultima volta la presentazione: ormai mancano poche ore. E poi, se vedi che inizia a farsi tardi, comincia a vestirti e preparati: vorrà dire che il cambio stanza lo faremo dopo." Dall'aeroporto una navetta ci aveva subito portate al villaggio dove si tiene il congresso. Lasciate le nostre cose in un angolo avevamo fatto un veloce pranzo al buffet prima di andare a ritirare le chiavi. E ora, con quello spicchio di mare alle spalle, guardo una camera matrimoniale per una coppia che non è una coppia, il PC acceso sulla scrivania con una presentazione che conosco a memoria e che so essere perfetta e con impazienza guardo l'orologio per capire cosa fare. Manca un'ora all'inizio dei lavori. E poi probabilmente un'altra ora prima del nostro intervento: inizierà lei, poi passerà la parola a me per la parte centrale e nuovamente lei per le conclusioni e le eventuali domande. "Applausi. Applausi. Brave brave. Bene bene. Bis bis. Siiiiiiii!!" Faccio la claque di me stessa. Intanto qui non succede nulla e di te non ho notizie. Controllo anche il telefono per vedere se non mi avessi scritto qualcosa e io, presa dall'adorazione del mio pubblico fantasma, me lo fossi perso. Nulla. "Ok. Dai. Muoviamoci." Apro il trolley. Tiro fuori il tailleur e lo stendo sul letto. E faccio lo stesso per l'abito per la cena. Forse avresti dovuto farlo anche tu. Sono indecisa se aprire anche il tuo e farlo io per te, quando il telefono squilla. Sei tu. "Niente stanze, almeno per stanotte. Domani forse si libera una singola. Quindi per una notte tocca scalciarci a vicenda." Impreco sotto voce. "Ma...stai salendo?" Silenzio. "Maria? Ci sei?" "Scusami, pensavo. Facciamo così: ti sistemi tu e poi quando hai finito mi chiami e salgo. Ok? Ti chiedo solo un favore: mi apri la valigia e mi tiri fuori la giacca per l'intervento e il vestito per la cena? Tanto non ho segreti!" Ridiamo. Mi ringrazi. Ci salutiamo. E ora ho i tuoi vestiti fra le mani. Li annuso delicatamente e li appoggio sul letto. Sospiro. Mi spoglio e vado a lavarmi. Riconosco i brividi che mi arrivano mentre sono sul bidet e lentamente decido di assecondarli. La tua mano nella mia. Il tuo sospirare nel mio orecchio. Soprattutto quel bacio mancato alla fine del volo. Tutto della mattina mi fa fantasticare su di noi. Su di te. E il piacere che mi sto dando repentino sale lungo la mia pelle e nel mio fiato. Sussurro il tuo nome. Da fuori arrivano voci indistinte di persone che ridono e scherzano. Dentro solo io, il mio ansimare e la fantasia di averti qui e di godere con te. Anche oggi. Sogno, ansimo, mi tocco velocemente, non resisto. Anche oggi. Per te.
"Vai ad un matrimonio?" Mi guardi sorridendo. Io mi riguardo allo specchio: camicia bianca, giacca nera, pantalone nero. A me verrebbe da dire più ad un funerale che ad un matrimonio, ma glisso sull'ironia e chiedo semplicemente: "Troppo?" "Per parlare davanti a degli uomini con la camicia pezzata sotto le ascelle e dalle vecchie professoresse alla soglia della pensione? No. Figurati. Sei perfetta." "Ok. Messaggio ricevuto. Niente giacca?" "Così poi guardano solo le tette e non sentono nulla. Resta così. A me piaci. Quindi resta così. Già io sono fin troppo informale, almeno tu alzi la media." Sei vicino a me. Ci guardiamo allo specchio. "Sorridi Flavia. Non è un patibolo. È semplicemente il riconoscimento di un lavoro di settimane. La nostra bravura e la nostra autostima se lo meritano." "Auto...che?" Mi prendi per la spalle e mi fissi negli occhi. Poi mi fai girare di nuovo verso lo specchio e mi prendi la mano. "Fallo per me. Per i nostri respiri." E inizi a stringere ritmicamente le tue dita fra le mie. Faccio un lungo sospiro e annuisco. "Brava Flavia. E ora andiamo e spacchiamo tutto."
Siamo andate alla grande. Applausi. Tutti in piedi. Pensavo per noi. Ma era per la pausa di metà pomeriggio. Meglio così. "Tutto bene direi, no?" Chiesto mestamente. Perchè so benissimo che ad un certo punto mi stavo perdendo e un tuo sguardo mi ha tranquillizzato. E poi la tua mano. Da sotto il tavolo mi hai sfiorato il ginocchio stringendolo delicatamente. Ho trattenuto e poi ripreso il respiro, al tuo ritmo. E ho ricominciato senza problemi. "Scherzi? Siamo state bravissime. Visto che non c'era motivo per essere preoccupata?" "Mi spiace aver avuto quell'incertezza all'inizio..." "Ci può stare, non preoccuparti. E comunque hai recuperato alla grande!" "Grazie a te..." Mi accarezzi la guancia. Abbasso lo sguardo in imbarazzo. "Respirare al ritmo giusto è ormai il nostro segreto." Sorrido. "E ora?" "E ora spiaggia fino al tramonto e poi cena. E poi nanna presto perchè domani sarà una giornata ancora peggiore." "Io mi sa che rinuncio alla prima parte e passo direttamente alla cena. Sono distrutta e ho bisogno di rilassarmi un attimo in camera. Ti spiace?" Arricci il naso. Fai finta di pensarci. E mi sorridi. "Allora cambio proposta." E mi prendi sotto braccio. "Torniamo in camera, ci liberiamo di questi vestiti, ci mettiamo comode, apriamo una delle mezze bottiglie presenti nel bar, patatine, arachidi e ci godiamo il tramonto dal balcone. Che ne dici?" Sei bellissima. "Come faccio a dirti di no?"
Come due adolescenti in gita, ci lanciamo cuscini addosso, mentre ci liberiamo dei vestiti. Ormai la tensione è completamente passata e per riflesso ci stiamo sfogando ridendo e giocando. "Pigiama? Ma come pigiama, Flavia? Sono le 6 di pomeriggio!! Poi dopo cosa vorrai fare? Guardare la Signora in giallo in TV?" Ridiamo. "Ok...scherzavo, come non detto. Metto il pantalone e la cannottiera che mi ero portata per andare a correre domattina." "Aspetta. Fammi capire. Domattina avevi intenzione di alzarti alle 6 per andare a correre?" "Era un'idea. Ma..." "Ecco, brava. Ma...anche no!" Ridiamo. E intanto ti ammiro. Come se niente fosse resti in mutande e reggiseno davanti a me. Hai un corpo fantastico. La tua quarta di seno è soda, stupenda. Il ventre piatto. I fianchi forse leggermente larghi ma io li trovo perfetti per il tuo fisico. Devo avere una faccia imbambolata perchè mi chiedi se sto bene. "Si Maria. È che...è che sei bellissima..." "Sei stupita che anche le professoresse possano avere un fisico sotto la loro algida sovrastruttura accademica?" Ci fissiamo negli occhi. Vorrei divorarti. Mi sento tremare dentro. "No...in verità l'ho sempre pensato. Che sei...che hai un bellissimo fisico. Solo che ora...niente, volevo dirtelo. Tutto qua." Ti metti addosso un camicione che ti copre appena i fianchi. "Mia piccola Flavia. Grazie." Ti avvicini e mi dai un altro bacio sul naso. "Dai finisci di sistemarti. Io comincio a prendere le cose e a portarle fuori."
Aperitivo fai da te. Tramonto. Quell'enorme palla giallo arancio che scende così lentamente. Quattro palme al limite del villaggio. Dietro le quali inizia la spiaggia bianca e il mare cristallino. Lo stesso che ho visto dall'aereo arrivando e che ora immagino. Abbiamo passato l'ultima ora commentando e ridendo di chi ci passava sotto il balcone: il costume più ridicolo, la coppia triste, il bagnino che tornava verso la stanza dopo la chiusura della piscina, un paio di ragazze che entrambe abbiamo trovato molto belle. E poi qualche gossip universitario e qualche confessione. "Ma davvero mi chiamano la stronza lesbica?" Rido. "Eh...si...qualcuno lo fa..." "Di sicuro uno sarà quel tuo amico...come si chiama...ecco, Nencioni! Vero?" "Non avrai nulla da me!!" Ridiamo, sporgendoci una verso l'altra. "Ok. Mi basta come conferma!" Ridi. Felice. Io mimo il gesto di una zip sulle mie labbra. Tu mi schiaffeggi una coscia. "Sai cosa pensavo Flavia? Che, tornando a quanto dicevamo in aereo..." Tremo. "...oggi è la prima volta in cui ancora non ti ho vista incazzata!" Sospiro di sollievo. O forse no. "Avevo troppe altre cose a cui pensare." Mi sporgo per riprendere il bicchiere e una nocciolina. Riappoggiandomi alla spalliera sento la tua mano vicino. Ferma. La casualità. Sperata da me? Cercata da te? È improvviso il silenzio. Ed è condiviso. Entrambe guardiamo davanti a noi. Nella mia testa sento il tuo respiro. Al ritmo del mio. Nelle tempie il tuo cuore. Al ritmo, concitato, del mio. Il sole. La nostra pelle ambrata. Gli occhi semichiusi per godersi ogni istante di quest'attimo di pace e immobilità. E poi la tua mano. Mi tocchi sulla spalla. Non è un tocco qualsiasi. Non stai richiamando la mia attenzione su qualcosa. Come abbiamo fatto finora. La tua mano sulla mia pelle, con solo il pollice che mi lascia una carezza delicata. E sensuale. "Sei piena di brividi." "L'aria è fresca." E sempre quelle dita che giocano sulla mia pelle. Guardo l'orizzonte e sento il tuo sguardo su di me. "Maria..." "Si?" "A proposito di quanto detto in aereo..." "Si?" Ora stai facendo salire e scendere il dorso della tua mano lungo il mio braccio. Mi giro verso di te. Occhi negli occhi. Una tua mano che mi sfiora. L'altra che sfiora la tua coscia. Ti avvicini. Sussurri quello che sto pensando e che non oso dire. "Entriamo. Inizia a fare freddo."
Forse il prosecco non dovevo berlo. Forse dovevo berne meno. Forse sarebbe cambiato nulla. Forse doveva accadere e basta. Forse. Ora è mattina. Ti guardo mentre dormi. Sento ancora dentro di me tutto l'amore che ci siamo date. Le tue labbra che mi cercano. Io che timidamente rispondo. Accetto la tua lingua. Accetto le tue carezze. Accetto i sospiri che mi provocano e con essi la bellezza di sentirmi tua. Finalmente. Accetto di scoprire il tuo corpo e con esso la bellezza di sentirlo mio. Finalmente. Abbiamo entrambe fatto uscire la voglia che avevamo dentro da tanto. La dolcezza della prima volta. Tu che mi porti all'orgasmo, tenendomi in tensione così tanto da farmelo invocare. Io che scopro gioie e attimi e baci mai provati. Maria e Flavia. Flavia e Maria. "Tua..." È l'unica parola che riesco a dire godendo grazie alla tua bocca. "Mia..." È l'unica cosa che mi dici baciandomi, facendomi assaggiare il mio piacere per la prima volta sulle tue labbra. E mischiandolo con il tuo, mettendo un tuo dito fra le nostre labbra. Un sorriso fra noi. La scoperta del tuo corpo. Tutto sotto le mie labbra. Del tuo sesso. Sulla mia lingua. Scoprire quanto l'ho atteso e desiderato. Scoprire come ansimi, tremi, desideri. E come godi. Ora ti guardo nel tuo dormiveglia che ti fa agitare. Hai gli occhi chiusi. La bocca semi aperta. Non è vero che scalci di notte. Sorrido da sola a questo pensiero fuori contesto. "Perchè sorridi?" Il tuo biascicare assonnato mi riporta alla realtà. "Nulla. Pensavo che non è vero che di notte scalci." Sorridi. Ci baciamo delicatamente, dandoci il buongiorno. Ti chiedo cos'hai sognato. Rispondi che non sogni, ma che ti piacerebbe. Sorrido. Sorridi. I soliti brividi. "Forse sogni già abbastanza ad occhi aperti." "Forse, Flavia, ma di certo non è colpa mia." Un piccolo bacio. Un sorriso. Uno sguardo di troppo. "Forse la colpa è di entrambe." Un altro sguardo di troppo. Un altro sorriso. Un altro piccolo bacio. "Forse..." Sei piena di brividi. Li vorrei seguire, uno per uno, mentre il mio dubbio muore nel mio sussurro. Questo letto che abbiamo dovuto condividere stanotte profuma di noi. L'aria anche. Non sai da quanto aspettavo questo momento. Mi leggi negli occhi tutta l'attesa repressa degli ultimi mesi. "Da quanto lo sognavi?". Un sorriso. Uno sguardo di troppo. Un piccolo bacio. "Mesi e mesi a parlarti e ad aver paura di non scusarmi mai abbastanza. E poi..." "E poi siamo qui, vere." "E poi è bastato uno sorriso, uno sguardo di troppo e un piccolo bacio."
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