Pigmei - commercio di schiave (parte 12)

di
genere
sadomaso

Antonio e Chanel si erano diretti verso il campo dei pigmei.
Monique e gli uomini di scorta erano rimasti un poco lontani e, con loro, avevano tenuto le schiave.
Si erano accampati in una radura con acqua e alberi.
Avevano valutato, prima di partire, il rischio cagionato dalla loro inferiorità numerica, benché, rispetto a loro, gli uomini erano più grossi e bene armati.
Era un rischio enorme ma, se fosse andata bene, avrebbero avuto un ottima fonte di approvvigionamento delle schiave, schiave vere, la cui volontà era stata abbattuta per essere rese al servizio dei Padroni.
Le due donne ricordavano bene l’impatto psicologico nell’essersi trovare praticamente fuori dal mondo in una situazione di schiavitù totale, dove dipendevano esclusivamente dal capriccio dei Padroni, equiparate ad animali e trattate al pari delle altre bestie utilizzate dai pigmei, con la sola differenza, di non poco conto, che queste potevano anche soddisfare le esigenze erotiche e sessuali dei Padroni.
Coloro che erano rimasti al campo avevano studiato il territorio e individuato una via per l’eventuale fuga, non sapendo cosa avrebbero trovato Antonio e Chanel.
Il carro era stato già messo in direzione tale da potersi allontanare in fretta.
Le schiave rimasero incatenate ma in modo tale da essere liberate tutte in fretta e legate al carro. Quindi dovevano stare sempre con l'imbracatura.
Il carro era stato svuotato di tutte le cose inutili in modo da lasciarlo leggero, così le schiave, attaccate alle stanghe, avrebbero potuto correre più velocemente.
Gli uomini e Monique sarebbero stati a cavallo e, se eventuali inseguitori li avessero raggiunti, avrebbero abbandonato il carro con le schiave e sarebbero scappati.
Con buone probabilità gli inseguitori si sarebbero fermati per catturare le schiave e loro avrebbero potuto scappare.
Gli uomini rimasti all’accampamento montavano di guardia a turni. Un paio di schiave venivano liberate solo per preparare il pranzo e, una volta servito, venivano nuovamente incatenate.
Per fare calare la tensione, spesso gli uomini usavano le schiave per godere. Non era insolito nel campo di emergenza, vedere un uomo che prendeva piacere dalla bocca di una schiava, fatta mettere in ginocchio poco dopo che aveva finito il suo turno di guardia. Per non essere presi alla sprovvista, restavano vestiti ed aprivano solo i pantaloni.
Antonio e Chanel si erano portati una sola schiava, nuda, tenuta al guinzaglio. L’uomo era allibito per lo spettacolo che gli si parò davanti quando arrivarono al campo. Benchè avvisato, la realtà superò decisamente l’immaginazione.
Ciò che videro suscitò sensazioni contrastanti.
Chanel ritrovò quello stile di vita cui era stata abituata quando era schiava della tribù.
Antonio, invece, era allibito mentre la schiava che si erano portati era terrorizzata. Non era solo ciò che vedevano ma, bensì, la normalità della schiavitù che si percepiva.
Le schiave, per come erano tenute, erano davvero delle bestie, degli animali, degli oggetti di proprietà.
Alcuni pigmei erano a cavallo di schiave bianche che li portavano sulla schiena. I cavalieri erano seduti sulle imbracature che Chanel ben conosceva. L'uomo era seduto appena sopra i fianchi e teneva in mano le briglie collegate al morso in bocca alla cavalla umana.
Qualcuno, mentre cavalcava la schiava, aveva in mano una corda legata al collo di un'altra schiava bianca che lo seguiva docilmente.
Altri giravano come se andassero da qualche parte a loro nota.
C’erano schiave, da sole, che portavano legna, dirette con sicurezza verso una destinazione, come se eseguissero un ordine impartito dai Padroni.
Qualcuna, col suo pesante carico sotto il quale barcollava per la fatica, entrava in una capanna.
Altra depositava una notevole quantità di legna accanto all’entrata ai piedi di una donna pigmea che la osservava con noncuranza. I suoi gesti indicarono alla bestia da soma di tornare indietro, probabilmente per approvvigionarsi di altra legna da portare. La schiava da soma apparve sollevata dalla fatica alla quale era costretta per il compito affidatale. Probabilmente avrebbe dovuto portarne altra ma, almeno per il momento avrebbe potuto riprendere un po' di fiato.
Un uomo ed una donna, anch’essi pigmei, erano fuori dalla loro capanna e stavano seduti su due schiave bianche rannicchiate a terra, usandole come sedie mentre bevevano qualcosa, in tranquillità.
In mezzo al percorso, esposta al sole, vi era un schiava bianca legata a terra, sulla schiena, immobilizzata, sulla quale camminavano i pigmei che si trovavano sulla sua traiettoria. Le due donne sapevano che quella era una punizione per qualche comportamento contrario alle regole della tribù.
Le violazioni ai comandi dei singoli Padroni o Padrone venivano invece punite direttamente con frustate o altri strumenti di dolore.
Chanel notò che, contrariamente a quanto ricordava, vi erano più pigmei a cavallo di schiave e muniti di arco e frecce, rispetto a quelli che era abituata a vedere quando viveva al campo. Si muovevano con indifferenza ma ebbe la sensazione che fossero lì appositamente.
Sicuramente li avevano visti arrivare.
Quando era schiava aveva avuto l’idea che ai margini dell’accampamento vi fossero delle sentinelle e, con buone probabilità, l'informazione che aveva desunto era veritiera e quei pigmei erano lì per controllarli.
Sicuramente li avevano visti arrivare col carro trainato da schiave bianche.
La loro carovana, benché con la scorta di alcuni uomini armati, non trasmetteva una minaccia ma unicamente un gruppo di persone che si muoveva cercando sicurezza.
Probabilmente per questo motivo non erano stati attaccati, in quanto non era stato percepito alcun pericolo, benché gli uomini robusti e le armi li avessero dissuasi dall’appropriarsi delle schiave.
Non aveva mai avuto chiaro cosa pensassero delle schiave altrui. Probabilmente quella tribù rapiva le donne libere da rendere schiave e non coloro che già erano schiave di altri, dimostrando così una sorta di rispetto verso la proprietà altrui.
di
scritto il
2024-05-30
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