La Contessa schiava (parte 3)

di
genere
sadomaso

“Spogliati, schiava”.
A François quella parola, appena dopo l’ordine, uscì spontaneamente. La trovò liberatoria, come se contenesse anni di privazioni a causa dei Padroni, privazioni sue e per sua moglie Annette, che avevano sempre vissuto di poco e con poco.
La pronuncia fu decisa, senza esitazioni.
Eloise era ancora a terra, semi stesa, appoggiata su un gomito e lo sguardo ancora sul pavimento non pulito.
Il vestito si era sporcato. Annette ebbe timore per questa cosa.
François era serio e deciso, cosa che venne percepita dalla Contessa. Era quello che voleva, un gioco duro, forte, eccitante, irripetibile, qualcosa che le scuotesse le giornate, la segnasse nell’anima, le facesse provare sensazioni forti, fortissime, col cuore a mille come era in quel momento, con la tentazione fortissima di far valere il suo ruolo che, però, era schiacciato dall’eccitazione di vivere l’altro ruolo, quello che lei aveva chiesto e nel quale François l’aveva gettata.
Era colta ancora dal turbinio delle sensazioni, delle emozioni, del battito cardiaco che sembrava volesse gettarle il cuore fuori dal petto, per l’eccitazione e per la paura di quello che avrebbe potuto succedere, senza che lei potesse decidere nulla ma costretta a subire.
L’uomo era vicinissimo a lei. Poteva vedergli le scarpe sporche sul pavimento sporco, coi pantaloni che, per quanto fossero stati scelti tra quelli belli, erano vecchi.
La eccitò questa enorme differenza sociale, la differenza dei vestiti e della cultura, trovarsi in mano a gente grezza, forte, che sarebbe andata al sodo.
Non si accorse del suo movimento fino a quando la scarpa dell’uomo la spinse di lato fino a farla stendere definitivamente a terra, consacrando quel bel vestito alla raccolta di ciò che stava sul pavimento.
Ebbe appena il tempo di ritrovarsi stesa a terra che subito l’uomo le pose la stessa scarpa sul petto, schiacciandola forte.
Lo vedeva dall’alto, grande, forte, robusto, muscoloso, contrariamente agli uomini sottili e senza tono muscolare oppure straripanti di ciccia molle che era abituata a frequentare e che non le trasmettevano erotismo.
“Ti ho detto di spogliarti”.
Il tono adesso era fermo, deciso. La calma con la quale la frase venne pronunciata ebbe l’effetto di dargli ancora più forza.
François tolse il piede e le diede un’altra spinta.
“Muoviti, puttana”.
La Contessa iniziò la svestizione. Restando a terra iniziò dai gioielli che pose su una sedia lì vicino, vecchia e scheggiata.
François si girò a guardare Annette. Aveva negli occhi uno sguardo di trionfo che contagiò anche la moglie, le cui riserve vennero abbandonate.
La contadina si allontanò e tornò con un frustino, quello che usavano per i cavalli.
Era visibilmente eccitata. Non poteva vederlo ma anche il cazzo di suo marito cominciava a reagire positivamente.
Senza nessun motivo se non il potere che sentiva di avere, colpì la Contessa. Le diede un colpo, abbastanza forte.
La Contessa, che non se lo aspettava, la osservò con odio. Poi si sentì bagnare tra le cosce per l’eccitazione dovuta alla sensazione di sottomissione forte, vera, energica.
Quei due la stavano trattando come voleva lei, come una schiava, facendole vivere quelle emozioni irripetibili, lontane dalla sua vita annoiata, che la gettavano in una realtà cruda che le faceva tremare la bocca dello stomaco.
La mancanza di reazione, al pari di quanto accaduto prima, ebbe l’effetto di dare forza e sicurezza ad Annette che le diede altra frustata.
Questa era più forte ed ebbe l’effetto di fare accasciare la donna a terra.
Annette le si avvicinò e le pose la scarpa sul collo, schiacciando forte. Non disse nulla, volendo solo assaporare le sensazioni che stava percependo e vivendo.
La Contessa, nuda, rivelò un corpo la cui bellezza era data dalla giovane età e dalle lunghe cavalcate cui era abituata. Donna energica e irrequieta, sempre alla ricerca di emozioni. L’esercizio fisico le piaceva, la faceva sentire forte, viva, adorava lanciare il cavallo al trotto e saltare le siepi per provare l’emozione del successo e del pericolo che comportava.
I due colpi di frustino erano stati dati sopra i vestiti e nulla avevano lasciato sulla pelle.
François, forte del fatto che i primi due colpi non avevano comportato alcuna reazione se non la sottomissione della donna a terra, prese lo strumento e la colpì sulle natiche, forte, con il desiderio di lasciare il segno, cosa che accadde.
La donna si lamentò ma quando François alzò il braccio per dare altra frustata, Eloise si rannicchiò a terra e chiese scusa.
Quell’uomo aveva il potere di farla sentire inerme e debole. Era una sensazione inaspettata, in quanto era più propensa ad attendersi comunque una certa reverenza.
Questa cosa la eccitò perché la fece sentire nelle sue mani, nelle loro mani.
Il forte contrasto dei loro vestiti e la sua nudità, ebbe l’effetto di evidenziare la sua perdita di potere, voluta, eccitante.
di
scritto il
2024-07-03
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