A più voci. 16.Rejna
di
AngelicaBella
genere
sentimentali
16. Rejna
L’alba mi trova sveglia.
La notte è passata tra le braccia di Maria, ma non ho preso sonno.
La mia piccola Maria dorme ancora al mio fianco.
Approfitto delle prime luci del giorno per osservarla ed ammirarla.
Il suo corpo giovane ed elastico, si concede a me senza riserve.
Passiamo le notti abbracciate dopo esserci fatte scopare dai giovani servi.
Lei accetta ogni mia iniziativa senza discutere e mi dedica corpo e anima senza riserve.
L’altra persona a cui dona tutto il suo amore è la piccola Elisabetta.
Ormai vive con noi.
Due bambinaie si occupano di lei, ma Maria mentre io mi occupo dei miei affari, si dedica alla sua piccola.
Questi giorni sono stati complicati.
Mio fratello Jorge è malato.
Il mal francese l’ha preso.
La sua continua ricerca di uomini che potessero soddisfare la sua brama di lussuria lo ha portato alla rovina fisica.
Ormai è l’ombra di sé stesso.
Vive nella casa accanto alla mia.
Solo, non ha mai preso moglie e non ha figli.
Ha ereditato, come figlio maschio, tutta la fortuna della mia famiglia e ho il timore che la nostra ricchezza possa essere dispersa alla miriade di cugini.
Le grandi proprietà della mia famiglia fatte di terre, di aziende agricole e di azioni della banca che porta il nostro nome potrebbero essere definitivamente perse.
Se avesse avuto una moglie e meglio ancora un figlio.
Maria si desta.
Mi sorride e poggia le sue labbra sulle mie.
Scorge la preoccupazione nel mio sguardo e mi chiede se può essermi d’aiuto.
Pur non credendola in grado di aiutarmi, le confido i miei crucci.
Lei mi sorride.
Sembra non aver nulla da dire.
Poi esprime il suo pensiero.
“Potresti chiedere a Charlotte di sposare tuo fratello. Se non ho capito male aspetta anche un figlio”.
Rimango muta alle sue parole, appoggio la mia testa sul suo seno e rifletto.
La piccola Maria ha cervello.
Quello che ha detto è fattibile.
Se Charlotte fosse d’accordo.
Abbandono il seno di Maria e mi alzo di scatto.
Suono il campanello con forza, affinché chi lo ascolta comprenda il mio ordine.
Infatti, pochi secondi dopo la mia cameriera entra, saluta e si dirige nella sala da bagno.
Senza perdere troppo tempo mi lavo.
Maria è ancora tra le lenzuola.
Immersa nella vasca posso vedere il suo corpo stupendo che si mostra ai miei occhi.
Maria quanto ti amo, mi trovo a pensare.
Con un fil di voce la chiamo.
Le chiedo di raggiungermi.
Non è un ordine ma una preghiera.
Lei si solleva dal letto.
I capelli che le cadono sulle spalle fino quasi ai glutei.
Il corpo sinuoso si muove elegante verso di me.
La bramosia mi prende, ma la domino.
Devo prima fare scrivere a Charlotte.
Poi mi dedicherò a Maria.
Lei arriva al bordo della vasca.
La serva l’aiuta a raccogliere i capelli per non bagnarli.
Si immerge.
Il suo corpo splendido davanti a me.
Mi prende dalle mani la spugna e inizia a lavarmi.
Senza sfregare, tampona il mio corpo.
L’acqua scivola con il sapone.
Appoggio le labbra sulle sue.
Risponde al mio bacio aprendole e facendo entrare la mia lingua a cercare la sua.
So che non devo cedere.
Resisto.
Mi alzo ed esco.
Intuisco la delusione sul suo volto.
Mi piego in avanti e raggiungo il suo volto e le sussurro:
“Tra poco, piccola, tra poco”.
Le stampo un bacio sulla fronte e mi allontano da lei.
Mi sorride.
Ha compreso.
Ancora in accappatoio mi siedo allo scrittoio della camera e scrivo una lettera alla amica Charlotte, pregandola di venire a trovarmi con urgenza.
Per non allarmarla aggiungo che non si tratta di Maria o della piccola Elisabetta ma di una importante questione d’affari.
Metto tutto in una busta, la sigillo e la porgo alla cameriera ordinandole di farla pervenire immediatamente.
La serva esce dalla stanza.
Maria è dietro di me.
È ancora nuda.
Mi alzo e le vado incontro.
Lei mi poggia le labbra sul petto scoperto e con le mani allenta la cintura dell’ accappatoio e lo fa scivolare a terra.
I nostri corpi si uniscono in un abbraccio caldo e sensuale.
La bocca, il seno, il ventre siamo una cosa sola.
Ci avviciniamo senza staccarci al letto e ci buttiamo sopra.
Nel farlo le nostre bocche per un istante si separano.
Scoppiamo a ridere.
I suoi occhi sono pieni di felicità, amore e desiderio.
Lucidi come stessero per lacrimare esprimono un sentimento forte ed intenso che mai nessuno aveva provato per me.
Anche io penso di provare lo stesso per lei.
Restiamo abbracciati, immobili per un tempo indefinito.
Sentiamo bussare alla porta.
La piccola testa di Elisabetta fa capolino.
“Siete sveglie?”, domanda con una vocina gentile la bimba.
“Vieni amore” dice Maria e la bimba entra.
È ancora in camicia da notte.
La bimba corre verso di noi e si lancia sul letto.
La prendiamo al volo e la mettiamo fra noi.
La piccola abbraccia la madre appoggiandole la testa sul seno.
Le accarezzo la piccola testa.
I miei occhi incontrano quelli di Maria.
Ora esprimono anche gratitudine, gioia e amore.
Ricambio con un breve sussurro: “ti amo anch’io “.
Restiamo abbracciati con la piccola in mezzo.
Vorrebbe un cagnolino.
Io e Maria ridiamo.
“Forse un gatto”, rispondo.
La bimba si solleva gioiosa ed eccitata.
Mi abbraccia e mi stringe forte.
“Grazie, zia” dice la piccola che si solleva, scende dal letto e scappa via chiamando una delle sue bambinaie.
Scoppiamo a ridere.
La risata cristallina di Maria, i piccoli denti bianchi ben allineati, gli occhi socchiusi accendono di nuovo il mio desiderio.
Lei lo comprende.
“Devi prepararti”, mi dice, “tra poco Charlotte sarà qui”.
Ha ragione.
La mia saggia Maria.
Continua
L’alba mi trova sveglia.
La notte è passata tra le braccia di Maria, ma non ho preso sonno.
La mia piccola Maria dorme ancora al mio fianco.
Approfitto delle prime luci del giorno per osservarla ed ammirarla.
Il suo corpo giovane ed elastico, si concede a me senza riserve.
Passiamo le notti abbracciate dopo esserci fatte scopare dai giovani servi.
Lei accetta ogni mia iniziativa senza discutere e mi dedica corpo e anima senza riserve.
L’altra persona a cui dona tutto il suo amore è la piccola Elisabetta.
Ormai vive con noi.
Due bambinaie si occupano di lei, ma Maria mentre io mi occupo dei miei affari, si dedica alla sua piccola.
Questi giorni sono stati complicati.
Mio fratello Jorge è malato.
Il mal francese l’ha preso.
La sua continua ricerca di uomini che potessero soddisfare la sua brama di lussuria lo ha portato alla rovina fisica.
Ormai è l’ombra di sé stesso.
Vive nella casa accanto alla mia.
Solo, non ha mai preso moglie e non ha figli.
Ha ereditato, come figlio maschio, tutta la fortuna della mia famiglia e ho il timore che la nostra ricchezza possa essere dispersa alla miriade di cugini.
Le grandi proprietà della mia famiglia fatte di terre, di aziende agricole e di azioni della banca che porta il nostro nome potrebbero essere definitivamente perse.
Se avesse avuto una moglie e meglio ancora un figlio.
Maria si desta.
Mi sorride e poggia le sue labbra sulle mie.
Scorge la preoccupazione nel mio sguardo e mi chiede se può essermi d’aiuto.
Pur non credendola in grado di aiutarmi, le confido i miei crucci.
Lei mi sorride.
Sembra non aver nulla da dire.
Poi esprime il suo pensiero.
“Potresti chiedere a Charlotte di sposare tuo fratello. Se non ho capito male aspetta anche un figlio”.
Rimango muta alle sue parole, appoggio la mia testa sul suo seno e rifletto.
La piccola Maria ha cervello.
Quello che ha detto è fattibile.
Se Charlotte fosse d’accordo.
Abbandono il seno di Maria e mi alzo di scatto.
Suono il campanello con forza, affinché chi lo ascolta comprenda il mio ordine.
Infatti, pochi secondi dopo la mia cameriera entra, saluta e si dirige nella sala da bagno.
Senza perdere troppo tempo mi lavo.
Maria è ancora tra le lenzuola.
Immersa nella vasca posso vedere il suo corpo stupendo che si mostra ai miei occhi.
Maria quanto ti amo, mi trovo a pensare.
Con un fil di voce la chiamo.
Le chiedo di raggiungermi.
Non è un ordine ma una preghiera.
Lei si solleva dal letto.
I capelli che le cadono sulle spalle fino quasi ai glutei.
Il corpo sinuoso si muove elegante verso di me.
La bramosia mi prende, ma la domino.
Devo prima fare scrivere a Charlotte.
Poi mi dedicherò a Maria.
Lei arriva al bordo della vasca.
La serva l’aiuta a raccogliere i capelli per non bagnarli.
Si immerge.
Il suo corpo splendido davanti a me.
Mi prende dalle mani la spugna e inizia a lavarmi.
Senza sfregare, tampona il mio corpo.
L’acqua scivola con il sapone.
Appoggio le labbra sulle sue.
Risponde al mio bacio aprendole e facendo entrare la mia lingua a cercare la sua.
So che non devo cedere.
Resisto.
Mi alzo ed esco.
Intuisco la delusione sul suo volto.
Mi piego in avanti e raggiungo il suo volto e le sussurro:
“Tra poco, piccola, tra poco”.
Le stampo un bacio sulla fronte e mi allontano da lei.
Mi sorride.
Ha compreso.
Ancora in accappatoio mi siedo allo scrittoio della camera e scrivo una lettera alla amica Charlotte, pregandola di venire a trovarmi con urgenza.
Per non allarmarla aggiungo che non si tratta di Maria o della piccola Elisabetta ma di una importante questione d’affari.
Metto tutto in una busta, la sigillo e la porgo alla cameriera ordinandole di farla pervenire immediatamente.
La serva esce dalla stanza.
Maria è dietro di me.
È ancora nuda.
Mi alzo e le vado incontro.
Lei mi poggia le labbra sul petto scoperto e con le mani allenta la cintura dell’ accappatoio e lo fa scivolare a terra.
I nostri corpi si uniscono in un abbraccio caldo e sensuale.
La bocca, il seno, il ventre siamo una cosa sola.
Ci avviciniamo senza staccarci al letto e ci buttiamo sopra.
Nel farlo le nostre bocche per un istante si separano.
Scoppiamo a ridere.
I suoi occhi sono pieni di felicità, amore e desiderio.
Lucidi come stessero per lacrimare esprimono un sentimento forte ed intenso che mai nessuno aveva provato per me.
Anche io penso di provare lo stesso per lei.
Restiamo abbracciati, immobili per un tempo indefinito.
Sentiamo bussare alla porta.
La piccola testa di Elisabetta fa capolino.
“Siete sveglie?”, domanda con una vocina gentile la bimba.
“Vieni amore” dice Maria e la bimba entra.
È ancora in camicia da notte.
La bimba corre verso di noi e si lancia sul letto.
La prendiamo al volo e la mettiamo fra noi.
La piccola abbraccia la madre appoggiandole la testa sul seno.
Le accarezzo la piccola testa.
I miei occhi incontrano quelli di Maria.
Ora esprimono anche gratitudine, gioia e amore.
Ricambio con un breve sussurro: “ti amo anch’io “.
Restiamo abbracciati con la piccola in mezzo.
Vorrebbe un cagnolino.
Io e Maria ridiamo.
“Forse un gatto”, rispondo.
La bimba si solleva gioiosa ed eccitata.
Mi abbraccia e mi stringe forte.
“Grazie, zia” dice la piccola che si solleva, scende dal letto e scappa via chiamando una delle sue bambinaie.
Scoppiamo a ridere.
La risata cristallina di Maria, i piccoli denti bianchi ben allineati, gli occhi socchiusi accendono di nuovo il mio desiderio.
Lei lo comprende.
“Devi prepararti”, mi dice, “tra poco Charlotte sarà qui”.
Ha ragione.
La mia saggia Maria.
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