Quattro donne. 4. Ancora Charlotte

di
genere
etero

4. Charlotte
È mattino.
La luce del giorno entra dalla finestra e rende tutto visibile.
Sono nel grande letto della stanza da letto di mamma. Al mio fianco Bastiano dorme nudo. Mamma non c’è. Immagino si sia alzata presto.
La notte è stata movimentata. Prima le due assatanate poi Bastiano che mi riempita di sperma prima davanti, poi dietro e infine in bocca.
Il suo seme dolce di ragazzone di campagna è sempre più buono.
Alla vista di quel bel uccello, che anche a riposo fa la sua figura, mi fa tornare la voglia ma devo trattenerla.
Rejna vuole parlarmi ed io devo alzarmi e prepararmi.
Esco dalla camera di mamma e torno nella mia.
I servi hanno obbedito e nella stanza non c’è traccia di quanto accaduto la sera prima.
Bussano alla porta.
È Evita con il bambino. Ha la faccia stravolta ed evita di guardarmi.
Mi porge il piccolo ed io lo porto al seno. Bussano ancora.
Stavolta è Dolores. Quando entra mi trovo davanti una donna sfatta.
Gli occhi gonfi per le lacrime. Anche lei non mi guarda negli occhi.
Mentre finisco di allattare il bambino le chiedo di prepararmi un bagno caldo.
Quando il piccolo Jorge è sazio, lo restituisco ad Evita.
“Portalo in camera sua”, le ordino “ e poi torna immediatamente qua”.
Il bagno è pronto ed entro nella grande vasca di ceramica che ho fatto installare quando ho preso possesso della casa.
“Spogliati”, ordino a Dolores, “e vieni dentro a lavarmi”.
La ragazza tremante per la vergogna si spoglia e quando appare nuda ai miei occhi posso vedere i segni che le ho lasciato la sera prima.
Nel frattempo, anche Evita è tornata.
Anche a lei ordino di spogliarsi.
Su di lei le mie frustate hanno lasciato segni diversi a causa della diversa carnagione della pelle.
Ordino ad entrambe di entrare e di lavarmi.
Le loro mani prendono le spugne e dopo aver emulsionato un po’ di sapone delicato cominciano a strofinare dolcemente il mio corpo.
Dolores è la prima ad avvicinarsi al mio sesso.
Sento la spugna toccare la mia intimità.
“Lavami dentro, e senza spugna” le ordino.
Lei appoggia la spugna sul bordo della vasca e immerge nuovamente la mano sott’acqua.
Quando giunge vicino a mio sesso la vedo esitare.
La guardo con durezza e le ripeto l’ordine di lavarmi in mezzo alle cosce. Lei ritrae la mano. La mia mano aperta si abbatte con violenza sul suo viso. Un vistoso segno rosso appare immediatamente sulla guancia. Mi sollevò appoggiando le mie natiche al bordo della vasca.
Allargo le cosce e scopro il mio sesso.
Le prendo la testa e la spingo contro il mio pube.
“Lecca, troia” le dico con rabbia.
Evita sembra voler intervenire ma la fermo con la mano.
“Ferma tu, puttana”.
Dolores inizia a leccarmi di malavoglia.
Le prendo i capelli e la stacco di pochi centimetri.
“Apri la bocca”, le ordino.
Lei obbedisce e il mio getto la colpisce prima sul viso poi direttamente nel cavo orale.
Lei vorrebbe chiudere la bocca, ma le tiro i capelli e rinuncia al suo intento.
Intanto il mio piscio finisce prima in bocca poi nell’acqua.
Interrompo il flusso.
“Devi bere il mio piscio, puttana” le urlo in faccia.
Di nuovo il mio getto la colpisce e stavolta obbedisce trattenendo in bocca il mio liquido ed ingoiandolo.
Evita mi guarda terrorizzata.
Si aspetta la mia punizione e non vedendola arrivare la sua paura cresce.
Quando ho finito avvicino di nuovo la sua bocca al mio sesso.
“Adesso leccami come si deve” dico con finta rabbia.
Punire queste due puttanelle mi sta dando un po’ di soddisfazione.
La lingua di Dolores ora tocca i punti giusti e potrei anche farla continuare ed arrivare all’orgasmo, ma mi aspetta una lunga giornata e ora non voglio godere.
L’allontano e mi alzo.
“Fuori”, ordino a entrambe.
Loro escono, prendono il telo e quando sono fuori dalla vasca mi asciugano.
Gli occhi di Evita sono lucidi.
Sta per scoppiare in lacrime.
Le sue labbra tremano.
La sua pelle ambrata è bagnata e trema dal freddo e dalla paura.
Il mio silenzio le fa paura.
Le ordino di uscire e di tornare più tardi.
Lei obbedisce.
Dolores senza che io dica nulla comincia a preparare la mia biancheria intima e l’abito che devo indossare.

Arrivo a casa di Rejna che sono già le nove.
Ines e Maria sono a tavola e stanno facendo colazione.
Le saluto con un lieve bacio sulle labbra e chiedo loro notizie di Rejna.
“Ti aspetta in studio”, mi risponde Maria.
Busso alla porta e la voce di Rejna mi invita ad entrare.
Con lei c’è suo marito.
Saluto entrambi.
“Torno dopo se sei occupata?”, mormoro.
“No, entra mia cara”, risponde con tono gentile Rejna, “quello che ho da dire riguarda anche te”.
L’uomo è seduto sulla sedia davanti alla scrivania.
Fino a qualche mese prima i ruoli erano invertiti, ma la vicenda della rapina e tutte le conseguenze che ne sono derivate ha cambiato il corso delle loro vite.
Sul tavolo le foto di lui in atteggiamenti intimi con alcuni giovani ragazzi.
“Questo porco”, esordisce Rejna rivolgendosi a me, “ si diverte a metterlo e a prenderlo nel culo da giovani minorenni. Se lo scoprono lo mettono in galera e sai la festa per gli altri galeotti”.
Dice queste parole con sarcasmo.
Sappiamo entrambe dove vuole arrivare, ma capisco dalle sue parole che intende umiliare il marito.
“Adesso, firmerai questo documento con il quale donerai le tue azioni della banca a nostra figlia Ines e ti dimetterai dal consiglio di amministrazione”.
L’uomo vorrebbe balbettare qualcosa, ma sa di non avere scelta e presa la penna che Rejna le porge appone la sua firma al documento che ha davanti.
“Bene”, dice Rejna prendendo in mano il documento e controllando che tutte le firme siano state apposte correttamente.
“Charlotte, per piacere, apponi anche tu la firma come testimone ed io farò lo stesso” mi dice porgendomi la penna.
Senza nemmeno leggere appongo la mia firma in calce all’ultimo foglio e le restituisco la penna.
Rejna completa con la sua firma il documento dopodiché lo piega in due e lo infila in una busta bianca che provvede a mettere nel cassetto della sua scrivania.
“Adesso brutto porco, puoi andare”, dice rivolta al marito.
L’uomo si alza mesto ed esce senza proferire una parola.
Quando si la porta si chiude, Rejna si alza e si avvicina a me.
Mi abbraccia e scoppia in lacrime.
La stringo forte.
“Ben fatto, sorella”, le sussurro all’orecchio.
Lei solleva il volto e mi sorride dolcemente.
Le sue guance sono rigate dalle lacrime ed io vi appoggio istintivamente le labbra per asciugarle.
Il sapore salato mischiato al profumo della sua pelle mi inebria il palato.
Le nostre labbra si sfiorano leggere.
L’attimo di tenerezza dura pochi istanti e Rejna torna ad essere la donna forte e risoluta di sempre.
Bussano alla porta. Sono Ines e Maria.
Entrano e Maria si accorge degli occhi lucidi di Rejna e la abbraccia stringendola a sé con forza e passione.
Le loro bocche si incontrano ed il loro bacio non è casto.
Io sorrido benevola ad Ines.
“Sto andando a trovare il tuo futuro suocero”, le dico “vuoi venire con me?”.
Ines cerca lo sguardo della madre che deve aver sentito la mia proposta.
“Vai anche tu, amore mio”, le dice “impara da zia”.
Io ed Ines lasciamo la stanza e dopo qualche minuto la ragazza è pronta per uscire.
Decidiamo di andare con l’autovettura.
La Cadillac Type 51 verde attende fuori già in moto.
Al volante Alberto sembra essersi ripreso dalla brutta avventura della sera precedente.
Io ed Ines ci accomodiamo nei sedili posteriori e l’uomo ingrana la marcia e l’automobile si muove.
Restiamo in silenzio durante tutto il tragitto.
Al momento di scendere, Alberto nel porgermi la mano mi sussurra di perdonare la moglie per quanto accaduto.
Lo guardo in volto e vedo un uomo innamorato.
“Tranquillo Alberto, stasera dopo cena passate da me e mettiamo a posto le cose” gli dico con voce serena.
Alle mie parole il volto dell’uomo s’illumina e traspare nei suoi occhi la gratitudine.
Credo di avere appena ottenuto la sua fedeltà incondizionata.
Stasera la metterò alla prova.

Nella Hall dell’albergo c’è un gran movimento di persone.
Ci avviamo alla reception e chiediamo alla reception del Sig. Whitman. Martin e gli altri alloggiano nella suite presidenziale all’ultimo piano.
Un inserviente ci accompagna fino al piano.
Quando le porte dell’ascensore si aprono una sola porta appare ai nostri occhi. La suite occupa l’intero piano dell’Hotel.
Bussiamo alla porta e subito ci viene aprire Mayumi.
Indossa un kimono bianco con molteplici disegni di uccelli colorati stampati. Ci sorride e ci invita ad entrare.
Il breve corridoio apre su una grande sala in fondo alla quale una vetrata mostra come panorama il deserto.
Martin e Robert sono seduti uno di fronte all’altro su grandi divani al centro della stanza.
Appena ci vedono si alzano e ci vengono incontro.
Robert abbraccia e bacia sulle guance Ines e Martin riserva a me lo stesso trattamento.
Robert chiede il permesso al padre di allontanarsi con Ines.
Il padre acconsente con un gesto del capo e i due giovani escono dalla grande sala.
Mayumi mi aiuta a togliere la mantella ed il cappello.
Indosso un abito aderente che mette in risalto le mie forme senza però apparire volgare.
Ci sediamo tutti e tre sul divano.
Martin mi chiede come procedono le questioni interne alla banca ed io così come mi ha suggerito Rejna rimango sul vago.
Mia cognata vuole fondere le due banche ed ottenere per noi la maggioranza del capitale.
Questo Martin non lo sa ed io ovviamente non devo dire nulla.
Martin abbozza un sorriso.
Credo abbia intuito la mia riluttanza a raccontare gli affari di famiglia e ne comprende anche i motivi.
È Mayumi a far prendere all’incontro la piega che tutti e tre ci aspettiamo. Si sposta a fianco a me e senza proferire parola appoggia le sue labbra sulle mie.
Io rispondo aprendo leggermente la bocca e consentendo alla sua lingua di entrare a cercare la mia.
Martin ci osserva e intravedo nei suoi occhi l’eccitazione.
Mayumi si stacca da me, si alza e mi prende per mano.
Martin rimane seduto e ci osserva mentre entriamo nella loro camera da letto.
Un grande letto a baldacchino bianco troneggia in mezzo alla stanza.
Una grande vetrata oscurata da tendaggi trasparenti che fanno entrare la luce copre una intera parete della stanza.
Mayumi, mi aiuta a togliere l’abito e pochi secondi dopo sono nuda davanti a lei.
Io slaccio la cintura che tiene chiuso il suo kimono e lo faccio cadere a terra lasciandola nuda.
La sua pelle è chiara ma tendente all’olivastro.
Il seno è piccolo ma sodo e ben sollevato dal busto.
I suoi capezzoli sono già irti come i miei del resto.
I nostri corpi si uniscono e la pelle calda e morbida al contatto con la mia mi procura un brivido di piacere lungo la schiena.
Le nostre bocche si allacciano e senza staccarci ci stendiamo sul letto. Le nostre mani si esplorano reciprocamente. Il suo sesso come il mio è già bagnato.
Martin entra nella stanza.
Mayumi gli sorride.
Lui si spoglia lentamente e quando è completamente nudo non posso fare a meno di ammirare il suo stupendo cazzo.
È lungo e grosso e la circoncisione aumenta la dimensione della sua cappella. Inoltre, è leggermente curvo verso l’alto.
Nella mia precedente vita di prostituta ho potuto vedere molti membri curvi e per esperienza so che quelli curvati verso l’alto concedono alla donna un godimento maggiore in quanto la cappella va a toccare proprio nel punto di maggior piacere.
Martin si pone dietro Mayumi e, mentre noi continuiamo a baciarci, la penetra da dietro.
Un leggero verso gutturale esce dalla bocca della giapponese che assorbe il pene del suo compagno senza mostrare alcun dolore.
Mi abbasso verso il suo sesso e mentre il cazzo di lui le allarga l’orifizio anale io lecco la sua figa piena di umori.
La punta della mia lingua entra nella sua fessura rosa e trova il dolce sapore del piacere.
Un rivolo continuo di umori mi cola in bocca ed io non posso fare altro che assaporarlo ed ingoiarlo.
Martin raggiunge presto il suo orgasmo.
Sono un po’ delusa dalla sua rapidità, ma noto con piacere che quando scivola fuori dall’ano di Mayumi, il suo cazzo è ancora duro e pronto.
Mi posiziono supina e lo invito ad entrare dentro di me.
Preferisco che utilizzi il canale tradizionale, lasciando per dopo la penetrazione anale.
Il suo cazzo entra facilmente dentro di me favorito dai miei abbondanti umori.
Come previsto la punta del suo cazzo struscia all’interno del mio utero, raggiungendo il punto di maggiore godimento.
Lui spinge fino in fondo il suo membro fino a far sbattere i suoi testicoli contro il mio perineo.
Mayumi, nel frattempo, si sta masturbando mentre succhia uno dei miei seni.
Sento il cazzo ingrossarsi e, intuendo l’arrivo dell’orgasmo, punto i gomiti sul materasso e mi sollevo facendolo scivolare fuori.
Il cazzo di Martin è effettivamente pronto per spruzzare il suo seme.
Si muove duro colpendo l’aria.
Dalla cappella rossa e umida esce il chiaro liquido pre-seminale.
Una goccia scorre verso il basso e prima che possa cadere la lingua di Mayumi passa sulla cappella e l’assorbe.
Il movimento del cazzo si placa.
Chiedo a Martin di mettersi supino.
“Guido io”, mormoro.
Lui obbedisce ed io allargo le gambe e mi infilo il suo bel cazzo dentro la figa ancora bagnata.
Quando arrivo in fondo il piacere mi percorre tutto il corpo provocandomi un brivido per tutta la schiena.
Mayumi si posiziona con il sesso sopra la bocca del suo uomo che comincia a leccarla.
Sento il rumore della lingua che lappa le grandi labbra della donna.
Mayumi si protende verso di me e le nostre bocche si uniscono lascive.
La sua saliva mi riempie la bocca ed io ricambio lasciando la mia nella sua.
Il mio sesso tocca il pube di Martin ed io comincio a strusciarlo avanti e indietro.
I mugolii dell’uomo sono soffocati dal sesso di Mayumi.
Sento di nuovo il cazzo gonfiarsi dentro di me ed ancora una volta interrompo la sua eiaculazione sollevandomi e facendo uscire il cazzo per intero.
Attendo qualche secondo e poi mi impalo nuovamente.
Un gemito più forte esce dalla mia bocca.
Riprendo il movimento.
Mi muovo veloce avanti e indietro e raggiungo il mio primo orgasmo.
Rallentò per pochi secondi poi ricomincio la cavalcata spingendo il cazzo ancora più dentro.
Sento che Martin è pronto e stavolta lo lascio sfogare, facendomi riempire della sua sborra calda.
Mayumi si sposta dalla sua bocca concedendogli di urlare il suo piacere.
Io non smetto di muovermi e gli consento di svuotarmi completamente.
Mi lascio andare in avanti e mi appoggio sul suo petto.
Il suo cuore batte forte ed il respiro affannato a poco a poco torna regolare.
Sento la lingua di Mayumi che partendo dal mio ano lecca il tratto scoperto del bastone del suo uomo.
Il pene di Martin perde consistenza e scivola fuori.
Mayumi è pronta con la bocca a pulirlo.
Sento lo sperma caldo colare fuori dalla mia figa e subito dopo sussulto al tocco della lingua piatta e ruvida di Mayumi che lo recupera ed ingoia.
La donna riprende in bocca il cazzo di Martin ed io mi sollevo spostandomi supina accanto a lui.
La lingua della donna si muove in modo sapiente e controllato.
Le due mani stringono la base dell’asta che riprende vigore.
Mayumi continua fino a quando la verga non è di nuovo turgida e dura, poi si solleva dando le spalle al suo uomo.
Le sue mani dirigono il pene all’ingresso del suo sesso e spingendosi indietro lo fa penetrare dentro il lei.
Un gemito di piacere esce dalla bocca dei due.
Mi alzo dal letto e li lascio scopare.
Sono nella grande sala e curiosa mi dirigo verso la camera dove poco prima sono spariti Ines e Robert.
La porta è socchiusa e intravedo i corpi dei due ragazzi nudi sul letto. Le cose non sembrano andare bene.
I due entrambi supini fissano con gli occhi aperti il soffitto della stanza.
Decido di entrare.
Il mio ingresso fa arrossire entrambi.
“Cosa succede ragazzi?”, domando.
Ines mi guarda con gli occhi pieni di lacrime.
“Non riusciamo. Lui mi penetra ma io non provo piacere e gli si ammoscia subito”.
“Vediamo cosa posso fare”, dico avvicinandomi ai due.
Con una mano prendo il pene del ragazzo e comincio a segarlo facendogli raggiungere presto una discreta erezione.
Anche lui è circonciso come il padre, ma il suo cazzo è bello dritto.
“E’ proprio un bell’arnese, mia cara”, dico rivolta ad Ines.
“Vieni qui”, le sussurro.
Lei si alza. La faccio girare di spalle al ragazzo.
Posiziono il pene del Robert all’ingresso del sesso di Ines e poi la spingo indietro.
Lui geme quando il suo pene scivola dentro di lei.
Con entrambe le mani prendo i capezzoli di Ines e li stringo forte.
La scossa di dolore percorre il corpo della ragazza che emette un gemito di piacere.
Il corpo di Ines si solleva e si abbassa ritmicamente consentendo all’uccello del ragazzo di arrivare fino in fondo.
Le mie dita continuano a torturare i capezzoli della ragazza stringendo sempre più forte.
Lei si spinge sempre con maggiore forza contro il pube del ragazzo continuando a gemere di piacere.
Il giovane sente di essere pronto all’orgasmo e vorrebbe uscire per non ingravidare la sua promessa.
Ines non è dello stesso parere e si ferma con le sue natiche appoggiate sul pube del ragazzo ed inizia a muoversi avanti e indietro fino a quando non sente il calore dello sperma invadergli il ventre.
Io le stringo ancora più forte i capezzoli e finalmente anche per lei giunge l’orgasmo.
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2024-07-11
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