Fantasie

di
genere
confessioni

Ci sono giornate nelle quali mi piace allontanarmi col pensiero, e l'immaginazione prende il sopravvento, rispetto alla realtà.
Allora mi prendo del tempo, per immergermi in quegli attimi; spengo il cellulare, stacco il telefono, accendo le luci soffuse del salotto e mi sdraio sul divano di pelle nera, che ho scelto con molta cura e mi perdo nelle mie fantasie.
Una di quelle più ricorrenti, mi vede castellana in epoca medievale, un signore assente, sempre in viaggio per le sue terre o in guerra ed io sola nelle tetre stanze del castello, cedo alle lusinghe degli stallieri.
Oppure immagino di essere una bibliotecaria, vestita austeramente, coi capelli raccolti in uno chignon, un paio di occhiali con montatura nera, un sorriso concesso con mestizia, che si lascia sedurre nel bagno da un filosofo che mi riempie di attenzioni e sfiora con diabolica sensibilità.
Le fantasie sono come quei frutti proibiti, che una volta assaggiati diventano indispensabili; a volte si fantastica per allontanarci da una realtà che non ci soddisfa, altre per realizzare dei desideri difficilmente raggiungibili, o semplicemente, perchè la natura umana è composta anche di speranza.
La speranza è una bambina che teniamo per mano tutta la vita, è la nostra innocenza, non dobbiamo mai perderla.
Ci sono persone che sperano in una vita migliore, oppure che la propria squadra vinca il campionato.
Io spero che l'amore bussi alla mia porta, di nuovo.
Ho incontrato diversi uomini e con alcuni di loro ho vissuto momenti di grande trasporto emotivo e fisico, ma alla lunga non si sono rivelati l'altra metà di quello, che il simposio di Platone declamava.
Ho pensato che forse dipendeva da me, con l'età si diventa più consapevoli e quindi più esigenti, soprattutto per chi vive sola da tempo, abituata a scegliere in funzione di se stessa, si sviluppa quello che io chiamo un sano egoismo, che spesso tiene conto prima della propria esigenza, senza scadere nel cinismo. So essere generosa.
Tornando alle fantasie che mi concedo sul divano di pelle nere, detto di quelle più estemporanee ce n'è una che m'intriga molto ed in genere riservo a quando ho più tempo; seguo una preparazione intima fatta di gesti e riti, prima di abbandonarmi al piacere.
Siamo negli anni '20-'30, sono una prostituta di una rinomata casa chiusa, sono l'eletta, quando un cliente chiede la ragazza migliore, la maitress e lo affida a me.
Questo non esclude completamente l'aver a che fare con uomini sgradevoli, ma mi evita molta della feccia, che questo luogo può raccogliere.
Sono brava nel mio lavoro, so cosa piace agli uomini e se necessario so come scoprirlo; ho letto molti libri, anche erotici ed ho visto stampe d'epoca che riproducono varie posizioni, questo ha aiutata a migliorarmi.
Ho scelto questo mestiere dopo aver tentato di essere una brava segretaria, senza venire apprezzata per le mie qualità intellettuali, così ho pensato che un’attività come questa, mi avrebbe dato più possibilità, in questo mondo profondamente maschilista; non ero vergine, per questo decisi di cambiare città, per evitare chiacchiere.
All'inizio, essendo nuova ho dovuto prendere tutto, ma col tempo e scaltrezza sono salita nella considerazione della tenutaria ed eccomi qui; vi racconto questo perchè la speranza non mi ha mai abbandonata ed alla fine l'ho avuta vinta.
Lui è arrivato nella mia camera da letto circa un anno fa, un uomo distinto, elegante ma semplice, abbiamo trovato un filo rosso nel corso dei nostri incontri, all'inizio veniva una volta al mese, poi ha cominciato a intensificare le visite fino ad una volta alla settimana; nel mentre ci siamo conosciuti, abbiamo parlato, fatto sesso, ci siamo innamorati.
Adesso quando facciamo l'amore, ci prendiamo almeno due ore, cominciamo baciandoci nudi sul letto, fino a quando le mani non disegnano mappe sui nostri corpi, le nostre estremità più intime si lambiscono con sempre maggiore frequenza, fino ad esplodere in fiammeggianti orgasmi, che non riesco a trattenere per la loro forza.
Mi ha promesso che mi porterà via da qui ed io aspetto che bussi alla mia porta, ancora una volta.
Dopo avere portato a termine la mia fantasia di solito sono nuda e abbandonata sul mio divano di pelle nera, tra la penombra delle mie veneziane annusando il raggio di sole che filtra, fino ad accarezzare le mie cosce.
[ottobre 2013]

amanuense@blu.it


scritto il
2024-07-16
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