Confidenze intime
di
amanuense
genere
confessioni
- Venga Giovanni, si accomodi - disse Paolo.
- Grazie ragazzo - rispose Giovanni.
Quasi accoccolati su due sedie di vimini, i due uomini si godevano il pomeriggio tiepido, indossando entrambi un berretto da baseball per ripararsi la testa calva.
- Ti sei sistemato bene qui - disse Giovanni.
- Si, sto bene, non sono troppo distante dal lavoro, respiro aria buona e soprattutto, sono circondato dalla tranquillità - rispose Paolo.
- Prendi la macchina per andare al lavoro? - domandò Giovanni.
- No. Di solito prendo la bici, ma qualche volta vado anche a piedi, dipende dagli orari -
Giovanni si voltò verso Paolo e lo incalzò.
- E dimmi, a donne, a donne, come andiamo? -
- Poca roba Giovanni, la mia vita sociale è ridottissima, stretta tra casa e lavoro e da quando non vivo più in città, le uscite sono esclusività del fine settimana -
- Al lavoro ti capiterà qualcuna interessante, o no? -
- Ma si, certo. Le potrei parlare di una badante moldava, una cinquantenne messa piuttosto bene, pensi che è pure nonna di due nipotini -
- Te la sei fatta? -
- Non abbia fretta, se vuole glielo racconto, la faccio ringalluzzire, visto che lei ormai vive solo di ricordi - disse Paolo ironico.
- Te possino…eh ai miei tempi anche io mi davo da fare -
- Viene spesso alla mia cassa, ci scambio qualche battuta, su come è vestita, sul tempo, niente d’impegnativo. Una mattina che c’era meno gente del solito, le ho chiesto quando saremmo usciti insieme -
- E lei, cosa ha risposto? -
- Mi ha risposto: “Mai. Perché tu sei impegnato”, così le ho spiegato che non lo ero più, che ero un uccello libero, sperando cogliesse il volgare doppio senso e dalla luce dei suoi occhi, credo che l’abbia colto -
- Quindi? -
- Ho aspettato qualche altra mattina e poi sono tornato alla carica - disse Paolo.
- Stavolta ti ha detto di si? - chiese Giovanni.
- Non proprio, ho dovuto insistere ancora per un paio di volte, alla fine sono riuscito ad ottenere una passeggiata di domenica pomeriggio -
- E dove l’hai portata? -
- Cola di Rienzo, una zona che conosco e nella quale mi muovo bene, tra vetrine e locali - disse Paolo.
- E poi? - Domandò Giovanni.
- Abbiamo passeggiato, parlato un po’ della figlia, che vive in Moldavia, dei nipotini che vede su skype, del lavoro, insomma tutte cose che non m’interessavano, io volevo capire il margine che esisteva tra quella passeggiata e una bella scopata -
- Te possino ammazzà, pensavi solo a ficcà eh - disse sorridendo Giovanni, mollando una pacca sul braccio di Paolo.
- Certo Giovanni, non me ne fregava un cazzo delle nipotine, della vecchia che accudisce o della Moldavia, che è un paese che fa geografia tra la Russia e la Romania, dove rimpiangono l’Unione Sovietica perché da quando è caduto il Muro, fanno la fame.
Io volevo fottermela, immaginavo come l’avrebbe succhiato, con le sue labbra sottili, come sarebbe stata succosa la sua fica bella aperta, magari con qualche ciuffo di peli neri e ricci, o ancora come le avrei rotto il culo, aggrappandomi ai suoi fianchi larghi - disse Paolo.
- Sei un gran maiale! - disse Giovanni.
- Non sa quanto, a me piace leccarla, succhiare le labbra, infilare le dita dentro e sentirle sguazzare negli umori, oh, il profumo della broda, salace, pungente, me lo spalmo sulla barba per poi leccarlo via, dopo, quando ho finito - disse Paolo, aggiungendo - Le spiace se mi accendo un sigaro? -
- Fumi pure il sigaro? Fuma, fuma pure - disse Giovanni.
- L’ho portata in un locale a Piazza Cola di Rienzo, ci siamo seduti, le ho offerto un aperitivo, all’inizio era titubante, ho dovuto faticare per convincerla, voleva ritornare presto, le ho detto che l’avrei riportata a casa per le nove, si è rilassata, ha preso un Aperol, io mi sono tenuto su un analcolico, sa com’è, queste donne dell’est, reggono meglio di noi l’alcol.
Non ricordo cosa le ho raccontato, credo un mucchio di balle, tanto per fare passare il tempo, ho fatto scivolare la mano sul ginocchio per vedere la reazione, c’è stata, così ho capito che dovevo accelerare le operazioni. Ho pagato e siamo tornati alla macchina, questa volta la tenevo sotto braccio, ogni tanto la stringevo, le facevo delle battute a sfondo sessuale - disse Paolo, tirando una boccata del suo sigaro.
- Che figlio di mignotta, così ci stava la moldava eh, so tutte zoccole ste badanti, tutte a cercà l’uomo italiano - disse Giovanni.
- Aspetti, mica è finita qua. Arriviamo alla macchina, saliamo, prendo la strada di casa, poi devio e arrivo in un posto appartato che conosco, lei mi guarda sorpresa e mi chiede dove siamo e cosa ci facciamo là. Dissimulo sorpresa, le dico che non avevo voglia di portarla subito a casa e volevo chiacchierare ancora un po’, nel mentre mi avvicino, col dito della mano sinistra le carezzo le labbra, lei sorride, ha un bel sorriso Giovanni, anche se a me era già venuto duro. Le prendo la mano e gliela metto sulla patta dei miei pantaloni, fa uno sguardo tra l’imbarazzato e il malizioso, capire quale dei due era quello giusto non è stato facile, io ho pensato al malizioso, ma lo schiaffo che mi ha dato quando l’ho tirato fuori e gliel’ho messo in mano, mi ha fatto capire che forse era più imbarazzata. Una figura di merda Giovanni, le ho chiesto scusa, ho acceso la macchina e sono filato a casa, per tutto il viaggio un silenzio pesante ci ha fatto compagnia. Lei composta sul sedile del passeggero, io con lo sguardo fisso sulla strada. Appena siamo arrivati, lei è scesa e senza dire nulla, ha chiuso lo sportello - concluse Paolo.
- Azzo! E poi? Nei giorni successivi? - Chiese Giovanni.
- Non è più venuta alla mia cassa - disse Paolo.
- Te la sei giocata, forse ci dovevi andare più piano -
- Si, ci ho pensato, ma non volevo tirarla troppo per le lunghe, mi aveva annoiato già il tira e molla delle settimane precedenti, per convincerla ad uscire, mi sono detto o la va o la spacca, è andata così, amen - disse Paolo, spegnendo il mozzicone del sigaro sul prato.
- Ma si, hai fatto bene e adesso? - Chiese Giovanni.
- C’è una studentessa di medicina che viene spesso da me, magari provo ad invitarla fuori - disse Paolo.
- Ci riprovi quindi - disse Giovanni.
- Si, sperando che questa sia meno permalosa, più sportiva -
- Che maiale! - disse Giovanni.
Paolo si alzò dalla sedia e andò dentro a prendere due birre, il sole stava calando dietro la casa, un leggero freddo avvolgeva l’aria. [aprile 2019]
amanuense@blu.it
- Grazie ragazzo - rispose Giovanni.
Quasi accoccolati su due sedie di vimini, i due uomini si godevano il pomeriggio tiepido, indossando entrambi un berretto da baseball per ripararsi la testa calva.
- Ti sei sistemato bene qui - disse Giovanni.
- Si, sto bene, non sono troppo distante dal lavoro, respiro aria buona e soprattutto, sono circondato dalla tranquillità - rispose Paolo.
- Prendi la macchina per andare al lavoro? - domandò Giovanni.
- No. Di solito prendo la bici, ma qualche volta vado anche a piedi, dipende dagli orari -
Giovanni si voltò verso Paolo e lo incalzò.
- E dimmi, a donne, a donne, come andiamo? -
- Poca roba Giovanni, la mia vita sociale è ridottissima, stretta tra casa e lavoro e da quando non vivo più in città, le uscite sono esclusività del fine settimana -
- Al lavoro ti capiterà qualcuna interessante, o no? -
- Ma si, certo. Le potrei parlare di una badante moldava, una cinquantenne messa piuttosto bene, pensi che è pure nonna di due nipotini -
- Te la sei fatta? -
- Non abbia fretta, se vuole glielo racconto, la faccio ringalluzzire, visto che lei ormai vive solo di ricordi - disse Paolo ironico.
- Te possino…eh ai miei tempi anche io mi davo da fare -
- Viene spesso alla mia cassa, ci scambio qualche battuta, su come è vestita, sul tempo, niente d’impegnativo. Una mattina che c’era meno gente del solito, le ho chiesto quando saremmo usciti insieme -
- E lei, cosa ha risposto? -
- Mi ha risposto: “Mai. Perché tu sei impegnato”, così le ho spiegato che non lo ero più, che ero un uccello libero, sperando cogliesse il volgare doppio senso e dalla luce dei suoi occhi, credo che l’abbia colto -
- Quindi? -
- Ho aspettato qualche altra mattina e poi sono tornato alla carica - disse Paolo.
- Stavolta ti ha detto di si? - chiese Giovanni.
- Non proprio, ho dovuto insistere ancora per un paio di volte, alla fine sono riuscito ad ottenere una passeggiata di domenica pomeriggio -
- E dove l’hai portata? -
- Cola di Rienzo, una zona che conosco e nella quale mi muovo bene, tra vetrine e locali - disse Paolo.
- E poi? - Domandò Giovanni.
- Abbiamo passeggiato, parlato un po’ della figlia, che vive in Moldavia, dei nipotini che vede su skype, del lavoro, insomma tutte cose che non m’interessavano, io volevo capire il margine che esisteva tra quella passeggiata e una bella scopata -
- Te possino ammazzà, pensavi solo a ficcà eh - disse sorridendo Giovanni, mollando una pacca sul braccio di Paolo.
- Certo Giovanni, non me ne fregava un cazzo delle nipotine, della vecchia che accudisce o della Moldavia, che è un paese che fa geografia tra la Russia e la Romania, dove rimpiangono l’Unione Sovietica perché da quando è caduto il Muro, fanno la fame.
Io volevo fottermela, immaginavo come l’avrebbe succhiato, con le sue labbra sottili, come sarebbe stata succosa la sua fica bella aperta, magari con qualche ciuffo di peli neri e ricci, o ancora come le avrei rotto il culo, aggrappandomi ai suoi fianchi larghi - disse Paolo.
- Sei un gran maiale! - disse Giovanni.
- Non sa quanto, a me piace leccarla, succhiare le labbra, infilare le dita dentro e sentirle sguazzare negli umori, oh, il profumo della broda, salace, pungente, me lo spalmo sulla barba per poi leccarlo via, dopo, quando ho finito - disse Paolo, aggiungendo - Le spiace se mi accendo un sigaro? -
- Fumi pure il sigaro? Fuma, fuma pure - disse Giovanni.
- L’ho portata in un locale a Piazza Cola di Rienzo, ci siamo seduti, le ho offerto un aperitivo, all’inizio era titubante, ho dovuto faticare per convincerla, voleva ritornare presto, le ho detto che l’avrei riportata a casa per le nove, si è rilassata, ha preso un Aperol, io mi sono tenuto su un analcolico, sa com’è, queste donne dell’est, reggono meglio di noi l’alcol.
Non ricordo cosa le ho raccontato, credo un mucchio di balle, tanto per fare passare il tempo, ho fatto scivolare la mano sul ginocchio per vedere la reazione, c’è stata, così ho capito che dovevo accelerare le operazioni. Ho pagato e siamo tornati alla macchina, questa volta la tenevo sotto braccio, ogni tanto la stringevo, le facevo delle battute a sfondo sessuale - disse Paolo, tirando una boccata del suo sigaro.
- Che figlio di mignotta, così ci stava la moldava eh, so tutte zoccole ste badanti, tutte a cercà l’uomo italiano - disse Giovanni.
- Aspetti, mica è finita qua. Arriviamo alla macchina, saliamo, prendo la strada di casa, poi devio e arrivo in un posto appartato che conosco, lei mi guarda sorpresa e mi chiede dove siamo e cosa ci facciamo là. Dissimulo sorpresa, le dico che non avevo voglia di portarla subito a casa e volevo chiacchierare ancora un po’, nel mentre mi avvicino, col dito della mano sinistra le carezzo le labbra, lei sorride, ha un bel sorriso Giovanni, anche se a me era già venuto duro. Le prendo la mano e gliela metto sulla patta dei miei pantaloni, fa uno sguardo tra l’imbarazzato e il malizioso, capire quale dei due era quello giusto non è stato facile, io ho pensato al malizioso, ma lo schiaffo che mi ha dato quando l’ho tirato fuori e gliel’ho messo in mano, mi ha fatto capire che forse era più imbarazzata. Una figura di merda Giovanni, le ho chiesto scusa, ho acceso la macchina e sono filato a casa, per tutto il viaggio un silenzio pesante ci ha fatto compagnia. Lei composta sul sedile del passeggero, io con lo sguardo fisso sulla strada. Appena siamo arrivati, lei è scesa e senza dire nulla, ha chiuso lo sportello - concluse Paolo.
- Azzo! E poi? Nei giorni successivi? - Chiese Giovanni.
- Non è più venuta alla mia cassa - disse Paolo.
- Te la sei giocata, forse ci dovevi andare più piano -
- Si, ci ho pensato, ma non volevo tirarla troppo per le lunghe, mi aveva annoiato già il tira e molla delle settimane precedenti, per convincerla ad uscire, mi sono detto o la va o la spacca, è andata così, amen - disse Paolo, spegnendo il mozzicone del sigaro sul prato.
- Ma si, hai fatto bene e adesso? - Chiese Giovanni.
- C’è una studentessa di medicina che viene spesso da me, magari provo ad invitarla fuori - disse Paolo.
- Ci riprovi quindi - disse Giovanni.
- Si, sperando che questa sia meno permalosa, più sportiva -
- Che maiale! - disse Giovanni.
Paolo si alzò dalla sedia e andò dentro a prendere due birre, il sole stava calando dietro la casa, un leggero freddo avvolgeva l’aria. [aprile 2019]
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