Nicola e Alberto Cap: IX Alberto

di
genere
sadomaso

Alberto

“Nicola, … il Direttore ti desidera nel suo ufficio!” In quel momento stava steso sulla rena della spiaggia a deliziarsi e godere del sole e degli effetti che l’astro cagionava e stimolava sugli ospiti. Su preghiera del padre e dei padrini era rimasto lontano dall’acqua alcuni giorni per ritemprarsi, riprendersi e per non essere oggetto di attenzioni particolari, briose, bizzarre e probabilmente incontrollate. Il canide, A3, dopo averlo informato, guaendo, lo accompagnò in direzione, dove vi trovò suo padre con il presidente del centro.
“Entra. Vieni avanti Nico! Noto che la spiaggia ti conferisce e di regala un po’ di colorito. Su quel tuo fisico bisognerebbe rifinire e arricchire l’opera intrapresa dai vacanzieri, nostri ospiti.”
“Che significa, Signore?”
“Sul tuo corpo alcuni bagnanti, da quel che vedo, hanno versato i loro unguenti, probabilmente per impedirti di avere una scottatura. È stato un magnifico, fine, gentile pensiero. Immagino che pisolassi, quando hanno utilizzato il tuo fisico, come una tela, su cui fare un dripping.”
“Quando A3 mi ha chiamato, riposavo; per cui non ho visto chi mi ha omaggiato, ma, destatomi, ho avuto piacere, nel sentirmi cosparso di essenze maschili; dato che il loro profumo inebria, eccita e risveglia desideri, bisogni, passioni. Ora quelle tracce si sono essiccate, ma permangono nelle narici, tanto che il mio anello è umido, sudaticcio e sta un po' male, come se avesse un malessere.”
“So che ti rimangono ancora un po' di giorni da trascorrere in questo nostro club, per cui … dimmi ti sei divertito? Hai suggerimenti o desideri per il tuo prossimo futuro soggiorno? In questo posto, difficile da avvicinare e conoscere, si può entrare per presentazione e amicizia, come è successo per te, o per pressione di qualche iscritto, a cui preme dare un indirizzo a qualche suo conoscente, poco incline a rispettare norme di buona condotta. Oggi, nel primo pomeriggio, assisterai e parteciperai alla fustigazione e alla sodomizzazione di un giovane insubordinato, indisciplinato, difficile, tramite fuk machine, poiché non deve essere sfiorato, toccato, inculato da persone ma solo da sex toys e sarai tu a determinarne la durezza, l’intensità, il tempo. Per la richiesta da te fatta a tuo padre di provare la schiavitù, questa deve essere sottoscritta da una prova da fare domani con la presenza del nuovo ospite. Non ti accenno in cosa consiste, perché deve essere una sorpresa. Ora, dimmi che accetti il programma.” Nicolò non rispose, ma si inginocchiò davanti al superiore per omaggiargli il socio, aspirandone le calde, conturbanti, sensuali esalazioni e poi, presolo fra le mani, per percepirne le emozioni di crescita, di allungamento, di dilatazione e per vederne le suppliche, i primi riverberi luminosi, collosi, provocanti, richiedenti coccole, baci, tocchi salivari, frusci, carezze di lingua.
“Ehhhnnfff, insalivalo, umettagli la corona e scendi sulla bisaccia, soffia, sfioralo con il naso, bagna; colpisci e sferzalo con l’organo del gusto; aspira tra le tue labbra e scalda quelle ghiandole che bramano, aspirano, desiderano di essere svuotate.” Il volto del ragazzo brillava, luccicava di essenze trasparenti, di bave riconsegnategli dallo strumento venerato. Se lo aspirava sino all’imboccatura dell’esofago per mungerlo stringendolo tra lingua e palato e poi pigiato, compresso, lo lasciava fuoriuscire per riprenderlo a suggere. Gustava e gioiva dei sapori che riusciva a far defluire, mentre i primi vocaboli erotici uscivano dalle labbra del dirigente.
“Mi piacerebbe …”
“No, no; continua così, con…ti…nuaaaaaaaaaaaa! Sto sboo…randoooo! Bevi cagnetta assetata, avida, bramosa di linfa maschile. Pensavo di resisterti di più, ma il tuo desiderio di dissetarti, di impregnarti, di sfamarti di sperma ha prevalso sulle mie capacità di opposizione, di negarti il miele che tu tanto brami. Voglio segnarti il viso con un po' della mia crema. Uhmm, fai risuscitare anche i morti con quell’espressione ingenua, di ragazzo integerrimo, virtuoso, probo.” Si sorrisero ricambiandosi affettuosità, accompagnandosi verso la sala ristorante, dove Nico incontrò nuovamente i testimoni con il padre.
“Vi siete parlati, avete …”
“Sono un po' perplesso del desiderio di suo figlio. Tra poco potrà vedere una fustigazione, pratica da sempre inserita in questo centro nel programma di correzione, di punizione, di asservimento, di schiavizzazione sino all’annullamento del proprio io. Probabilmente è sprovveduto. Mi sembra sventatezza la sua, vista la sua disponibilità, il suo entusiasmo, la sua felicità a concedersi e a dare appagamento ai partner, a partecipare a festini o a orge bizzarre, insolite, focose.”

“Lei ha ragione, ma si deve fare i conti con la sua cocciutaggine, con la sua disarmante insistenza, con il suo desiderio di provare.”
“Va bene, Francesco. Ho in mente una prova che assomiglia ai suoi sogni, in cui ci sono serpi, pesciolini, alghe che frustano, che banchettano, che pizzicano, introducendosi per mordere e brucare le sue sensibilissime mucose.”
“Se mi vorrà rendere edotto, Presidente, altrimenti attenderò con nervosa, estenuante trepidazione il momento della prova, con l’iguana allarmato, allertato, orgoglioso, gonfio, pronto ad azzannare, a colpire.”
“Mi aggregherò a lei, suo padre, per fargli ritornare il sorriso e il desiderio di concludere l’esperienza voluta nell’intraprendere un tirocinio di schiavitù per un appagamento totale e pieno.”
“Ho ascoltato con piacere che, se supererò la verifica, dopo, assieme mi tromberete. Non so in cosa consista, ma …”
“Abbiamo pranzato bene e preso, anche, un delizioso sorbetto. Andiamo ora a deliziare la nostra vista con lo spettacolo che uno stupido ragazzo ci offrirà. Costui, insolente sino a rasentare la maleducazione, fannullone, ozioso, lazzarone, infingardo, altezzoso in famiglia e coniglio in società, incapace di prendere posizione e decisioni, ma sempre pronto a chiedere assistenza economica ai suoi, anche per futilità, ora su richiesta di un nostro affiliato, suo zio, riceverà una dura lezione educativa, per fargli comprendere che si deve rispetto a tutti, specialmente a chi si è prodigato sin dal primo giorno per la sua crescita umana.”
“Signore! Signor Direttore, noi con il responsabile infermiere siamo pronti!” Un canide aveva raggiunto i nostri per avvisarli che era tutto predisposto allo svolgimento della manifestazione e che il giovane vi era stato condotto vestito, con gorgiera e catene.
“Stronziiii, liberatemiiii! Che vi ho fatto, perché mi avete portato qui tra checche, invertiti, froci, omosessuali? Ah, ecco l’infame, il bastardo che comanda! Vi denuncio tutti, tuttiiiiii, compreso quello scemo di mio zio e la puttana, la vacca di mia madre.” Un secco, repentino, seguito dall’attorcigliarsi attorno alle reni del giovane della corda di una frusta, a cui seguì l’urlo violento, incontrollato, inumano dell’individuo.
“Come ti chiami?” con la frusta pronta a sibilare ancora.
“Liberami, figlio di cagna! Farabutto, stronzo, toglimi queste catene” e il sibilò nuovamente, seguito dall’attorcigliarsi del nervo di bue sul fisico e dal suono sordo del flagello sulla carne.
“Huuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu” Dalla gola del ragazzo usci uno strillo bestiale, di dolore intenso, pungente, lancinante.
“Come ti chiami, come ti chiami?” facendo sibilare a vuoto lo stockwihp con il cracker rimbalzante sul terreno sassoso dell’anfiteatro.
“Aaaaaaaaaalberto!” piangendo disperatamente
“Alberto, Signore! Questa è la risposta e per te sono il padrone. Compreso?” e il tornò a soffiare ancora, come un nuovo ululato.
“Ora il tuo nome, in questo luogo, sarà U21. Dimmi qual è il tuo nuovo nome?”
“U-u-u, U21, Signore!”
“Sei qui per essere rieducato: se non ti comporterai conforme alle regole che ti sono state date, la frusta sarà per te, ogni giorno, come una pioggia estiva.” e un nuovo sibilo, più forte, fece urlare e lacrimare il vessato.
“Hai fame, rispondi?” predisponendosi nuovamente a colpire
“Pietà Signore! Sì, ho fame.” singhiozzando e tirando su il muco nasale.
“Ti sembra di presentarti come si deve in questo luogo?” indicando con il manico della sferza l’abbigliamento. “Indosserai d’ora in poi solo il collare con la targhetta con inciso il tuo nome: U21 e voi fate a brandelli i tessuti che lo vestono. Non azzardarti a nascondere con le mani il tuo sesso.” Facendosi comprendere meglio con un sibilo a vuoto.
“Grrrrr!”
“Ho sentito bene? Forse stai già entrando nella parte assegnatati. I cani che digrignano, come a minacciare, vanno sferzati per ricordare loro che hanno dei padroni.” e uno schiocco sordo si abbatté sul giovane, non più arrogante bersaglio. “Riceverai, da loro, dieci bacchettate per natica, che numererai ad alta voce e alla fine ringrazierai per averti accettato di rieducarti; inoltre desidero avvertirti che qualsiasi tentativo di fuga sarà punito con la monta, come una cagna.” Trattenuto, era offerto alla destra del Direttore per essere vivisezionato, esaminato, sondato, valutato per comprendere se era un maschio o femmina con quel pisellino. “Ce l’hai talmente piccolo che neanche si nota; forse il tuo fare in casa dipendeva dal non accettarti, ma ora, in questo posto, conoscerai te stesso. La lingua sembra quella di una ragazzina: morbida, delicata, dolce! Piscia nella mia mano, se non vuoi altre nerbate. Voglio sentire la tua piscia. Bravo. È calda e profumata. È un peccato sprecarla, buttarla in questo dato modo, per terra. Puliscimi le dita con la lingua, avanti …” e una stretta ai testicoli gli fece aprire la bocca ed accettare che delle dita rovistassero, spulciassero la sua gola e poi … un cenno e subito U21 fu sistemato gattoni, per ricevere quello che era stato programmato. Urli, torsioni, preghiere, lacrime.
“Bastaaaaaaaaaa, che male!” e piangeva, gemeva, mugolava. Da tempo non conosceva frustrazioni, mortificazioni come questa, con impossibilità a difendersi. Subiva, umiliato … e botte nel fango … e il peggio …, ma la frusta colpiva, scatenando vampate di dolore in tutto il corpo. Non riusciva nemmeno ad urlare, tremava e in tutto il suo corpo esplodevano fuochi, come spilli, fino in gola. Ad ogni colpo sussultava, trasaliva, stringeva i pugni tanto che le unghie gli entravano nei palmi.
“Non ti è stato dato il permesso di chiedere, di implorare: altre dieci forti nerbate sulle piante dei piedi!” Ululati, pianti. Subiva. Svenne. Un secchio d’acqua, piedi sanguinanti, lamenti. “Noi siamo checche, froci, pervertiti! Mhhhhhhh, ora vediamo se sei dei nostri!”
“A secco, Maestro?”
“No, basta aprirlo! Non dobbiamo romperlo troppo!” Uno strumento sfiorava il suo anello, si muoveva lentamente roteando, forse cercando …
“Che mi fateeee?”
“Non ti è permesso di chiedere e di avere spiegazioni.” E il fendete nuovamente l’aria abbattendosi sulle arrossate, striate, sanguinanti terga. Defecava e le feci liquide fluivano nervose, a balzi, giù per le cosce.
“Mangia!” Sotto il suo mento gli fu posto un piatto di crema brunastra. “La pietanza, che vedi e odori, sarà il tuo pasto sino a che non comprenderai qual è il tuo ruolo in questa maison. Mangerai merda, prima nella latrina degli schiavi e successivamente direttamente al mattino dalla fonte degli ospiti; per il pranzo e la cena i nostri stercorari te la prepareranno come una mousse o crema e ricordati di pulire bene il piatto con la lingua, come fanno i cani; se non vuoi riassaggiare questo nerbo. Pasteggia, assapora, assumi il piatto degno del tuo gusto e non vomitare, altrimenti te ne farò dare altre dieci per gluteo. Hai capito, brutto merdoso, arrogante, stupido ragazzo. Finocchi siamo noi, beh ora vedremo! Mangia: è cioccolata calda, morbida, cremosa!” e il braccio si era nuovamente alzato.
“Sì, ndsssssssì, sì mangio!” Meglio aprire la bocca a quella crema, che assaporare l’evoluzione del dolore della frustata: bruciore intenso istantaneo, bruciore che si espande fino al cervello, dolore sordo insopportabile, poi il friggere degli spilli sulla carne; meglio la merda al sangue, alle lacrime, alla vista annebbiata, alle bave, anche perché chi usa lo strumento di tortura non lesina la forza; meglio quel piatto al dolore intenso, irresistibile che ti fa impazzire, che svuota la tua mente. “Sì!”
“Nicola, U21 ha le stesse tue necessità di conoscere, ma mentre tu ti poni umile, aperto mentalmente, entusiasta di conoscere, lui rifiuta di essere quello che teme, come se l’essere omosessuale sia una condanna e non un privilegio. Nel suo ambiente nessuno l’ha capito e lui non ha fatto nulla per farsi comprendere, anzi, vestendosi di arroganza e di acredine, ha umiliato, offeso, percosso chi lo ha sempre amato e costoro, ormai sull’orlo del rifiuto, hanno pensato a noi per recuperarlo, perché si accetti per com’è. Con te tutti erano disposti a riempirti, a fotterti, a donarti i loro sughi; a farti godere ed appagare i tuoi sensi, mentre gioivano di te; lui, invece, offende, umilia, inveisce, ironizza e, allora, è corretto che sia preso per essere punito, umiliato, percosso sino a farlo sanguinare, sino a farlo pasteggiare con feci ed urine, sino a farlo accoppiare con animali, suoi simili. Tu bramavi essere aperto, iniziato; pregavi, supplicavi di essere preso, perché ti sei accorto che il membro maschile era ed è la tua vita, il tuo credo e a lui ti sei consacrato. Non hai visto nulla di male, nulla di immorale il vivere anche gli estremi della lussuria, come il copulare o l’amare su un letto di feci o persino cibartene se il piacere lo richiedeva. Per lui la gioia è umiliare, far soffrire chi lo ama: questo comportamento errato deve essere cambiato e noi useremo gli stessi metodi che usava lui, più spinti, forse molto erotici, addirittura per nostro piacere e agiremo in questo dato modo finché non si accetterà e allora sarà gioia, vita anche per lui. Osservalo: ha accettato di cibarsi di merda, resa crema con l’ausilio di urine, per paura della frusta. Sta accettando la mortificazione del corpo e della mente. Ha i crampi alle cosce, lo scroto infiammato, la schiena e i glutei irritati e arrossati per le scudisciate. Trema di paura perché non sa cosa subirà o che gli succederà con quella punta che si muove, che bussa al suo sfintere. Sa, capisce che lo si inculerà con quel congegno. Urla sfiancato, sfinito, dolorante, terrorizzato. È obbligato a star gattoni per essere sverginato da un paiolo freddo, metallico: umiliazione estrema di fronte a tutti, caro nostro Nico. Lo strumento che vedi, lo sfonderà lentamente, per poi procedere con il movimento del va e vieni e, mentre batte, si gonfierà come quello di un cane per farlo urlare, ma con l’andirivieni. Chiederà di sospendere, di bloccargli la tortura, ma quegli schiavi che vedi, volendolo tra loro, per aumentare la sua sofferenza, useranno delle bacchette sulle natiche, mentre la macchina aumenterà la velocità. Dolore, paura e umiliazione ancora più grande, dovuta anche dal subire una masturbazione ad un pisello insignificante, da cui facilmente non sgorgherà sperma, ma solo piscio. Ora gli metteranno un collare con il suo nuovo nome, dei bracciali, delle cavigliere in metallo; sono oggetti freddi, rigidi, pesanti, decisamente terribili riposando prima nel vespasiano e poi nel box degli schiavi che, anche se libero nei movimenti, non lo lasceranno tanto tranquillo. Lo obbligheranno a pisciare e cagare, come un cane, lo vivisezioneranno puntigliosi, cocciuti con perfidia e brutalità dalla testa ai piedi per costringerlo a stare emarginato nella fogna delle loro e sue deiezioni. Si renderà conto, ripercorrendo i momenti dal suo arrivo, dalla sua consegna in quel posto sino al risveglio del giorno successivo che per lui le prossime ore, i prossimi giorni saranno cruenti e difficili da sopportare. Chiuderà gli occhi; cercherà di assopirsi; proverà a rilassare le membra nel freddo delle catene e della melma che ha per pagliericcio anche se cercherà di non percepire gli obblighi rigidi e duri che stringono e premono le sue ossa o il bruciore anale provocatogli dalle botte e dal pompaggio della sex machine o gli svuotamenti intestinali dei compagni di stabbio. Behhhh, gli sembrerà che il tempo si sia congelato, che non scorra mai, rendendogli anche gli attimi interminabili; se proseguirà nella ribellione e non fisserà il pensiero sui dolori del corpo, non imparerà a trarre piacere dalla sofferenza che gli verrà inflitta, ma se modificherà e cambierà l’approccio di socializzazione, facilmente trarrà piacere nell’accettarsi e nel concedersi e il ricordo che gli rimarrà di questo luogo non sarà negativo, ma positivo, come di essere entrato in silenzio in un tempio della lussuria, chiedendo di potervi far ritorno appena gli fosse concesso con lo zio. Sono certo, comunque, che sarà nuovamente e più atrocemente punito per parole, preghiere, bestemmie dette senza permesso, indotto dal dormire placido e profondo dei compagni. Verrà scoperto e deriso dagli altri schiavi che godranno per l’ulteriore punizione a cui sarà sottoposto. In questo luogo per gli ospiti da riprendere i mezzi educativi non pungeranno solo il fisico, ma anche lo spirito con l’umiliazione tramite toys e l’uso del proprio corpo da parte di qualche animale.”
“Ehhhh?”
“Sì, si può far sesso anche con degli animali: sovente e anche vicino a noi ci sono pastori che si uniscono con capre o femmine che si lasciano prendere da cani. Non c’è nulla di male, anzi! Lui è una cagna e …!”
“Uhmmmmm!”
“Non dirmi che vorresti provare? Mi guardi con un’espressione talmente dolce che …, ma tuo padre è d’accordo?”
“Maestro, quando mio figlio veste quell’espressione, non c’è nulla da fare, se non accondiscendere ai suoi desideri. Mi creda, Presidente, gli ospiti di questo club sarebbero entusiasti di far da spettatori ad una tal copula e poi non c’è nulla di male: un membro è sempre un membro! Può essere lungo, tozzo, nodoso, liscio, pulito, sporco, lubrificato, roseo, rosso, viola, implume o totalmente vestito, bagnato o sorridente, con il cappuccio da alpino o con l’occhio del prezioso branzino o il fiore esotico che prende, ghermisce, rapisce, una lancia che penetra o la testa di un serpente che entra, inghiotte, s’ingrossa come quello di un canide.”
“Nffffffffffff…”
scritto il
2024-07-30
1 K
visite
2
voti
valutazione
6
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.