Pink rabbitt

di
genere
voyeur

DOTT.SSA CÉLINE ROUX
Psicoterapeuta transazionale
Sessuologa
Tel. 01 76 788 789

Questo recitava la targa posta all’entrata del numero 110 di Rue Oberkampf.
Quel sabato pomeriggio di agosto, nella capitale francese faceva piuttosto caldo e la dottoressa Roux era sul terrazzo.
Nonostante il suo palazzo fosse uno dei più bassi della zona, la dottoressa amava prendere il sole nuda, esponendo il corpo cinquantenne alla visione di qualche curioso e fortunato abitante degli attici adiacenti.
A qualche metro di distanza dal gazebo, sistemava una chaise longue, corredata di un morbido materassino arancione, sulla quale si abbandonava vestita solo da un cappello di paglia a falde larghe, che la riparava dal sole bollente del primo pomeriggio.
La dottoressa Roux era nubile e senza figli, non aveva mai voluto contrarre quello che riteneva, alla luce della sua esperienza, un inganno sociale, dettato da circostanze a volte contraddittorie.
Si sentiva uno spirito libero, aveva avuto esperienze sessuali di vario genere, delle quali, solo una considerava anche sentimentale.
Per eventi che non amava ricordare, se non nelle serate malinconiche che ogni tanto si concedeva, si era interrotta bruscamente, lasciando una ferita che non si era più rimarginata.
Nel suo ambiente era considerata una stimata professionista e nonostante i suoi pazienti fossero di estrazione sociale medio alta, di tanto in tanto, aveva offerto la sua opera anche pro bono.
Si considerava una donna generosa ma rigorosa, che selezionava le conoscenze, così come i pazienti, secondo una precisa logica.
Sapeva che il maturo abitante dell’attico di fronte al suo, aspettava il sabato pomeriggio come un bambino attende il giro sulle giostre al Luna park, ma era felice di concedersi alla sua visione, sentiva le lenti del binocolo sulla sua pelle e si beava dell’eccitazione che evidentemente procurava a quell’uomo, solo e distante.
Stesa con le gambe appena piegate e leggermente aperte, le braccia sollevate sopra la testa, i seni accoccolati sul petto, dalle areole rosa e larghe, la pancia morbida e le cosce sode, si concedeva ai raggi solari. La pelle d’avorio diventava di bronzo dopo poche esposizioni.
Spanky, il bastardino di tredici anni, era seduto sotto la sdraio, quando la mano destra di Céline scese a carezzargli la testa, lui chiuse gli occhi godendosi la leggera pressione che il palmo esercitava sul pelo.
Aveva deciso di diventare psichiatra dopo un’adolescenza difficile, con eventi drammatici e traumatici che l’avevano segnata per sempre. La terapia l’aveva salvata prima come paziente e poi come professionista.
Il sesso era stato un passaggio necessario attraverso il quale riappropriarsi del proprio corpo, conoscerlo, renderlo strumento di piacere.
Si alzò a sedere e allungando la mano verso il tavolino, versò in un bicchiere azzurro del tè nero, poi tornò a sdraiarsi con lo schienale leggermente reclinato, sorseggiando la bevanda. Lo sguardo verde rivolto alla terrazza di fronte, dove il vicino, completamente allo scoperto la fissava col suo binocolo. Allargò le gambe, permettendogli di vedere meglio il fiore umido che celava tra le cosce, posò il bicchiere per terra e prese da una pochette un grazioso aggeggio rosa, con delle perline sopra e delle enormi orecchie, lo fissò per qualche istante, poi, stando ben attenta che il suo vicino la guardasse, portò il giocattolo alla bocca, lo leccò con esasperante lentezza e infine lo adagiò all’entrata umida della sua fica, cominciando a farlo vibrare.
Non poteva vedere cosa stesse facendo l’uomo sul terrazzo di fronte, ma immaginava cosa pensasse; l’esibizionismo era tra i casi che trattava con maggiore frequenza e lei stessa ne era affetta consapevolmente.
Aveva cominciato a spiarla da quando un sabato pomeriggio, si era imbattuto nella sua nudità integrale passeggiando sul terrazzo, la cosa che lo fece insistere nelle settimane successive fu l’assoluta disponibilità da parte della dottoressa a lasciarsi guardare, come ne traesse lei stessa piacere.
Potendo godere di una posizione privilegiata, aveva deciso di affacciarsi indossando solo una camicia di lino a maniche corte e mentre con la mano destra teneva il binocolo, con la sinistra massaggiava l’arnese tra un folto cespuglio scuro, fino a renderlo duro come il legno.
Avrebbe potuto scoprire agevolmente chi fosse quella donna che davanti a lui si prestava ad interpretare quel gioco di sensi, ma aveva scelto di non farlo, voleva che esistesse solo su quel terrazzo, in quei pomeriggi, come uno spettacolo teatrale.
La dottoressa Roux affondava con mano sicura il sibilante coniglietto rosa sul clitoride congestionato, le gambe tremanti, i gemiti sempre più lunghi e simili a sommessi ululati, che spaventavano il suo bastardino appiattito sotto la chaise longue.
Lo sguardo fisso davanti a sè, alla ricerca del suo spettatore, che col binocolo continuava ad esplorare la scena, fino a quando scomparve dentro casa.
Céline non riuscì a portare a termine l’orgasmo, senza il suo osservatore l’eccitazione esibizionista non trovava soddisfazione, avrebbe dovuto conoscere a fondo le dinamiche di un simile gesto ma ne rimase comunque sorpresa.
Ripose delusa il suo giochino e si abbandonò ad un breve sonno, interrotto dallo squillo del telefono. [agosto 2019]

amanuense@blu.it
scritto il
2024-08-02
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