La società segreta prima parte

di
genere
dominazione

La società segreta
Mi chiamo Mara e mio marito era un imprenditore edile di successo. Grazie agli incentivi fiscali la sua società ha guadagnato milioni di euro. Quando però le agevolazioni sono finite, il fatturato della società è crollato, portandoci quasi alla rovina finanziaria. Mio marito è caduto in depressione e non esce più di casa. Ho dovuto prendere io il comando dell’azienda anche perché è intestata a me. Quello che non capisco è come mai mia sorella e suo marito vanno invece a gonfie vele. Continuano a prendere appalti milionari e ad assumere dipendenti. Hanno preso anche alcuni dei miei uomini migliori.
Quando per Pasqua ci incontriamo cerco di capire con mia sorella Ilaria il motivo di tanto successo e lei mi risponde candidamente che suo marito è entrato in una società segreta e che il capo di questa l’ha preso a ben volere e gli passa gli appalti migliori. Le chiedo cosa vuole in cambio questo “capo”. Lei mi sorride e mi sussurra all’orecchio che oltre ad una percentuale sul fatturato vuole che lei sia a sua disposizione notte e giorno. Io sono inorridita e le chiedo come può accettare una cosa del genere. Lei si mette a ridere e mi risponde che per lei è un piacere visto che il “capo” ha un cazzo di tutto rispetto e a letto ci sa fare davvero. La cosa mi intriga, anche perché da quando mio marito è caduto in depressione non mi fornisce più la razione quotidiana di cazzo a cui mi ha abituata e mi tocca darmi piacere da sola. Senza pensarci troppo le chiedo di farmi entrare nella società segreta.
«Sapevo che l’avresti chiesto», dice con un sorriso beffardo.
Il giorno dopo ricevo la telefonata di mio cognato Mario che mi comunica che sono stata ammessa al colloquio conoscitivo per entrare a far parte della società. Lui l’ha chiamato Club, credo perché ha paura delle intercettazioni. L’appuntamento è fissato per la sera stessa e quindi corro subito dall’estetista per una depilazione Total body, la ricostruzione delle unghie e infine vado dalla parrucchiera per una messa in piega veloce. Passo il resto della giornata davanti all’armadio a scegliere l’abbigliamento da indossare. Sono rimasta d’accordo con mio cognato che passerà a prendermi alle otto e come al solito è in anticipo di almeno un’ora. Quando suona il citofono lo invito a salire. Io sono già pronta e vado ad aprirgli alla porta per vedere l’effetto che gli faccio quando mi vede. Appena spalanco la porta lui rimane letteralmente a bocca aperta. Io sono una donna di quarantacinque anni, bionda, quinta di seno, snella e con due natiche dure come il marmo e fortunatamente senza ombra di cellulite. Mio cognato ha sempre avuto un debole per me. Anche quando era fidanzato con mia sorella, ogni tanto cercava di toccarmi ma io l’avevo sempre respinto.
Adesso è davanti a me e non posso fare a meno di notare il bozzo che ha in mezzo alle gambe. Si avvicina a me e mi mette una mano sul seno. Io lo respingo e lui per tutta risposta mette anche l’altra.
«Cosa fai», gli dico indignata, «c’è mio marito di là».
Lui si mette a ridere e dopo aver definito mio marito un inebetito senza palle mi porge un'ampia mantella bianca e mi dice che devo togliere tutto, intimo compreso , ed indossarla.
Io vorrei rifiutare, ma so che è importante per la mia azienda e prendo dalle mani di mio cognato la mantella e vado verso la camera.
Mario mi ferma e con un tono di voce fermo e deciso mi ordina di farlo davanti a lui. Non l’avevo mai sentito parlare in quel modo e ne sono quasi affascinata ma anche impaurita e obbedisco. Tolgo l’abito di cotone leggero che avevo indossato e rimango in mutandine e reggiseno. Sento le guance diventarmi rosse dalla vergogna. Mario mi vede titubante e dopo aver guardato l’orologio mi intima di fare presto perché abbiamo un po’ di strada da fare e il viaggio è lungo. Io mi giro dandogli la schiena e dopo aver tolto l’intimo cerco di indossare la mantella che mi ha dato Mario. Lui mi ferma e mi dice di girarmi. Vuole essere sicuro che sia tutto in ordine. Mi volto e lui sorride compiaciuto.
«Brava», mi dice compiaciuto, «hai fatto un ottimo lavoro. Ora allarga le gambe e fammi vedere la figa».
Io ormai sono priva di ogni resistenza ed eseguo il suo ordine senza fiatare. La mia figa ora è esposta al suo sguardo. Si abbassa per osservarla da vicino, poi allunga una mano e tocca le grandi labbra. Io ho un brivido di piacere. Tutta la situazione mi sta eccitando da morire. Le allarga con il pollice e il medio e inserisce l’indice dentro la mia figa ormai bagnata. Lo spinge fino in fondo procurandomi un gemito, poi lo estrae, lo annusa e lo mette in bocca. Soddisfatto si solleva, mi prende la mantella e con gentilezza l’appoggia sulle mie spalle. Quando si avvicina a me per abbottonarla mi sussurra che ho un buon sapore e che il capo sarà sicuramente ben disposto. La sua voce ora è roca, eccitata e senza pensare alle conseguenze appoggio una mano sul suo pacco.
«Grazie», dico con una voce da troia che non ho mai avuto, «saprò sdebitarmi».
Lui sorride, apre la porta di casa e da vero gentiluomo mi cede il passaggio.


scritto il
2024-08-07
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