La società segreta terza parte
di
AngelicaBella
genere
dominazione
Appena entrati Mario mi sbottona il mantello lasciandomi nuda.
Mi dice che devo restare bendata ancora per un po' di tempo. Sento le sue labbra bollenti appoggiarsi sulla mia spalla nuda. Ho un brivido di piacere. Mi prende per mano e mi guida. L’aria è calda e profumata. Sento l’aroma del tabacco e del sandalo entrarmi prepotentemente nelle narici. Ne sono inebriata. Molti anni prima avevo avuto una lunga relazione con un uomo molto più grande di me che mi aveva insegnato a fare l’amore per dare e ricevere piacere. Lui aveva quel profumo e il ricordo mi fa fremere di piacere. Mario si ferma ed io con lui. Sento che bussa ad una porta e sento la voce di un uomo che ci invita ad entrare. Il profumo di tabacco e sandalo si fa più persistente. Sento la voce di un uomo che ci invita a sederci. Mario mi guida e mi fa accomodare su una poltrona. Sento la pelle aderire alla mia. Istintivamente accavallo le gambe, ma la voce sconosciuta mi chiede di non farlo, anzi mi invita a tenerle aperte in modo da mostrare meglio il mio fiore. La voce mi ricorda qualcuno ma non riesco ad associarla ad un viso. Mario racconta allo sconosciuto che sono sua cognata, che sono una imprenditrice e che voglio entrare nel Club. Lo sconosciuto mi porge alcune domande sul mio lavoro ed io rispondo con tono professionale. Sorrido. L’uomo mi chiede il motivo del mio sorriso e con semplicità rispondo che è la prima volta che affronto un colloquio di lavoro completamente nuda, bendata e con uno sconosciuto. L’uomo scoppia in una risata cordiale.
“Hai proprio ragione, Mara. È una situazione surreale ma presto vi porremo rimedio. Posso darti del tu vero?”. La voce è roca e intuisco che la confidenza non potrà essere reciproca.
“ Certo, Signore”, rispondo inarcando la schiena.
“Bene, credo che andremo molto d’accordo io e te. Mario grazie mille. Adesso puoi andare.”
“Certo Signore”, risponde Mario. Il tono è di esplicita sottomissione.
“Ti farò chiamare quando avremo finito”, dice ancora lo sconosciuto.
Sento i passi di Mario, una porta che si apre e poi che si richiude.
“Alzati Mara”, ordina la voce.
Eseguo l’ordine. Non ho paura. La sua voce mi ispira fiducia.
“Vedo che non sei per niente cambiata”, dice la voce, “ sei sempre una bella figa”.
Sento il profumo avvicinarsi e poi le mani dello sconosciuto si posano sulle mie tette.
“Girati”, mi ordina la voce. Mi sforzo di ricordare a chi possa appartenere quella voce.
Appena mi volto le mani dell’uomo mi spingono in avanti e mi ritrovo con il busto piegato a formare un angolo di novanta gradi.
“Appoggia le mani sulla spalliera della poltrona” dice lo sconosciuto.
Porto le mani in avanti e a tentoni la trovo.
“Allarga le gambe”, prosegue l’altro.
“Certo Signore”, rispondo.
Uno schiaffo secco mi arriva sulla natica cogliendomi di sorpresa.
“Zitta, parlerai quando te lo ordinerò”, dice con voce roca.
Non oso dire nulla, faccio solo cenno con il capo in segno di approvazione.
Le mani dell’uomo sono sulle mie natiche. Le stringono come delle morse. Non sento dolore.
“Hai ancora il culo sodo come vent’anni fa” dice la voce con tono soddisfatto.
Vent’anni fa, penso. Vent’anni fa ero all’università. Di colpo comprendo e riconosco la voce.
“Maestro”, dico con gioia, “ che bello ritrovarvi”.
“Sai che dovrò punirti vero?”, risponde con un tono allegro la voce che adesso non mi è più sconosciuta, “ ma sono contento che tu abbia indovinato”.
Il maestro mi prende per la coda e mi costringe a sollevarmi. Sento le sue labbra appoggiarsi sulla mia nuca. Provo un brivido di piacere.
“Togli la benda e girati”, mi ordina.
Io eseguo e finalmente ritrovo i suoi occhi grigi e profondi. Il maestro è completamente nudo. Il suo corpo non sembra essere cambiato e il suo cazzo è duro davanti a me. Subito mi inginocchio e gli bacio i piedi.
Mi dice che devo restare bendata ancora per un po' di tempo. Sento le sue labbra bollenti appoggiarsi sulla mia spalla nuda. Ho un brivido di piacere. Mi prende per mano e mi guida. L’aria è calda e profumata. Sento l’aroma del tabacco e del sandalo entrarmi prepotentemente nelle narici. Ne sono inebriata. Molti anni prima avevo avuto una lunga relazione con un uomo molto più grande di me che mi aveva insegnato a fare l’amore per dare e ricevere piacere. Lui aveva quel profumo e il ricordo mi fa fremere di piacere. Mario si ferma ed io con lui. Sento che bussa ad una porta e sento la voce di un uomo che ci invita ad entrare. Il profumo di tabacco e sandalo si fa più persistente. Sento la voce di un uomo che ci invita a sederci. Mario mi guida e mi fa accomodare su una poltrona. Sento la pelle aderire alla mia. Istintivamente accavallo le gambe, ma la voce sconosciuta mi chiede di non farlo, anzi mi invita a tenerle aperte in modo da mostrare meglio il mio fiore. La voce mi ricorda qualcuno ma non riesco ad associarla ad un viso. Mario racconta allo sconosciuto che sono sua cognata, che sono una imprenditrice e che voglio entrare nel Club. Lo sconosciuto mi porge alcune domande sul mio lavoro ed io rispondo con tono professionale. Sorrido. L’uomo mi chiede il motivo del mio sorriso e con semplicità rispondo che è la prima volta che affronto un colloquio di lavoro completamente nuda, bendata e con uno sconosciuto. L’uomo scoppia in una risata cordiale.
“Hai proprio ragione, Mara. È una situazione surreale ma presto vi porremo rimedio. Posso darti del tu vero?”. La voce è roca e intuisco che la confidenza non potrà essere reciproca.
“ Certo, Signore”, rispondo inarcando la schiena.
“Bene, credo che andremo molto d’accordo io e te. Mario grazie mille. Adesso puoi andare.”
“Certo Signore”, risponde Mario. Il tono è di esplicita sottomissione.
“Ti farò chiamare quando avremo finito”, dice ancora lo sconosciuto.
Sento i passi di Mario, una porta che si apre e poi che si richiude.
“Alzati Mara”, ordina la voce.
Eseguo l’ordine. Non ho paura. La sua voce mi ispira fiducia.
“Vedo che non sei per niente cambiata”, dice la voce, “ sei sempre una bella figa”.
Sento il profumo avvicinarsi e poi le mani dello sconosciuto si posano sulle mie tette.
“Girati”, mi ordina la voce. Mi sforzo di ricordare a chi possa appartenere quella voce.
Appena mi volto le mani dell’uomo mi spingono in avanti e mi ritrovo con il busto piegato a formare un angolo di novanta gradi.
“Appoggia le mani sulla spalliera della poltrona” dice lo sconosciuto.
Porto le mani in avanti e a tentoni la trovo.
“Allarga le gambe”, prosegue l’altro.
“Certo Signore”, rispondo.
Uno schiaffo secco mi arriva sulla natica cogliendomi di sorpresa.
“Zitta, parlerai quando te lo ordinerò”, dice con voce roca.
Non oso dire nulla, faccio solo cenno con il capo in segno di approvazione.
Le mani dell’uomo sono sulle mie natiche. Le stringono come delle morse. Non sento dolore.
“Hai ancora il culo sodo come vent’anni fa” dice la voce con tono soddisfatto.
Vent’anni fa, penso. Vent’anni fa ero all’università. Di colpo comprendo e riconosco la voce.
“Maestro”, dico con gioia, “ che bello ritrovarvi”.
“Sai che dovrò punirti vero?”, risponde con un tono allegro la voce che adesso non mi è più sconosciuta, “ ma sono contento che tu abbia indovinato”.
Il maestro mi prende per la coda e mi costringe a sollevarmi. Sento le sue labbra appoggiarsi sulla mia nuca. Provo un brivido di piacere.
“Togli la benda e girati”, mi ordina.
Io eseguo e finalmente ritrovo i suoi occhi grigi e profondi. Il maestro è completamente nudo. Il suo corpo non sembra essere cambiato e il suo cazzo è duro davanti a me. Subito mi inginocchio e gli bacio i piedi.
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