Guardami 2° Capitolo
di
AngelicaBella
genere
esibizionismo
**Capitolo 2: Il Gioco del Desiderio**
La mattina seguente, Renata si svegliò con una nuova consapevolezza che le pulsava sotto la pelle. Il ricordo dello sguardo di quello sconosciuto non l'aveva abbandonata, e anzi, durante la notte, si era insinuato nei suoi sogni, mescolandosi ai suoi desideri più profondi. Quando aprì gli occhi, avvertì un fremito nel corpo, una sensazione che non provava da tempo.
Alzandosi dal letto, Renata si sentiva elettrizzata, come se avesse scoperto un segreto che solo lei conosceva. Andò verso l'armadio con una determinazione nuova, diversa. Non cercò i soliti vestiti discreti, quelli che Umberto era abituato a vedere, ma qualcosa di diverso, di più audace. Scegliere gli abiti quella mattina non fu un semplice atto di routine: fu un rito, una celebrazione del suo risveglio.
Optò per un vestito aderente, di un rosso acceso, che sottolineava ogni curva del suo corpo. Lo indossò con lentezza, assaporando la sensazione della stoffa sulla pelle, come se quel gesto potesse prepararla al gioco che stava per iniziare. Aggiustò i capelli, truccò le labbra di un rosso intenso e si guardò allo specchio. Il suo riflesso le restituì l’immagine di una donna che finalmente si sentiva viva, pronta a esplorare il potere che aveva appena scoperto.
Quando scese in cucina, Umberto la guardò con un misto di sorpresa e ammirazione. “Sei bellissima oggi,” le disse, avvicinandosi per darle un bacio. Renata gli sorrise, ma sentì che quel complimento non era abbastanza. Non era quello che desiderava. Voleva di più, voleva sentire su di sé lo stesso sguardo di desiderio che aveva assaporato il giorno prima.
Sul treno per il lavoro, Renata si sedette accanto al finestrino, consapevole degli sguardi che le venivano lanciati dagli altri passeggeri. Ogni occhiata rapida, ogni movimento degli occhi verso di lei la faceva sentire un po' più potente, un po' più viva. Era come se il suo corpo rispondesse a quei sguardi, come se ogni fibra del suo essere si risvegliasse sotto quella luce invisibile.
Si accorse che gli uomini la guardavano in un modo diverso, con un’attenzione più intensa, e questo la eccitava. Le faceva battere il cuore più velocemente, le faceva sentire il sangue scorrere più caldo nelle vene. Ogni volta che percepiva uno sguardo su di sé, il suo corpo reagiva con una scarica di piacere sottile, ma inconfondibile.
In ufficio, l’effetto fu ancora più evidente. I colleghi, abituati a una Renata più riservata, la osservavano con curiosità e sorpresa. Ogni sguardo maschile era come un invito, un tacito riconoscimento del suo potere. Le donne la guardavano con interesse, forse con una punta di invidia, chiedendosi cosa fosse cambiato. E Renata, invece di sentirsi a disagio, si crogiolava in quella nuova attenzione. Era come un elisir che la faceva sentire desiderata, apprezzata, viva.
Durante la pausa pranzo, decise di uscire dall'ufficio e camminare per le vie del centro. Ogni passo era calcolato, ogni movimento studiato per attirare gli sguardi che bramava. Scelse un caffè all'aperto, sapendo che sarebbe stata esposta a tutti quelli che passavano. Si sedette con grazia, incrociando le gambe in un modo che sapeva essere provocante, e si godette l’attenzione che attirava.
Un uomo che passava la guardò senza pudore, e Renata sentì una scarica di eccitazione attraversarle il corpo. Gli occhi di lui si soffermarono sul suo décolleté, sul modo in cui il vestito abbracciava le sue curve, e quel semplice gesto bastò a farla sentire potente, quasi invincibile. Era un gioco, un gioco di sguardi e desideri non detti, e lei era la protagonista indiscussa.
Renata si rese conto che la sensazione che provava era simile a quella di un’onda che si innalzava dentro di lei, un piacere crescente che si intensificava con ogni sguardo che catturava. Era come se ogni occhiata fosse una carezza invisibile sulla pelle, un tocco delicato ma insistente che la faceva vibrare.
Quando tornò a casa quella sera, si sentiva ancora avvolta da quell'aura di desiderio che aveva creato durante il giorno. Umberto la accolse con il solito calore, ma Renata si accorse che non era abbastanza. Ora sapeva cosa voleva davvero, e quel bisogno era diventato insaziabile.
Sdraiata accanto a lui nel letto, ripensò a tutti quegli sguardi, a come il suo corpo aveva risposto, a quel piacere sottile ma costante che aveva provato per tutta la giornata. Era un piacere diverso da quello che aveva mai conosciuto, più profondo, più avvolgente. Era il piacere di essere desiderata, di sapere di avere il potere di accendere il desiderio negli altri.
E così, mentre chiudeva gli occhi e si lasciava andare al sonno, Renata decise che avrebbe continuato quel gioco. Aveva scoperto un lato di sé che non poteva più ignorare, e quel lato chiedeva di essere nutrito, giorno dopo giorno, sguardo dopo sguardo.
La mattina seguente, Renata si svegliò con una nuova consapevolezza che le pulsava sotto la pelle. Il ricordo dello sguardo di quello sconosciuto non l'aveva abbandonata, e anzi, durante la notte, si era insinuato nei suoi sogni, mescolandosi ai suoi desideri più profondi. Quando aprì gli occhi, avvertì un fremito nel corpo, una sensazione che non provava da tempo.
Alzandosi dal letto, Renata si sentiva elettrizzata, come se avesse scoperto un segreto che solo lei conosceva. Andò verso l'armadio con una determinazione nuova, diversa. Non cercò i soliti vestiti discreti, quelli che Umberto era abituato a vedere, ma qualcosa di diverso, di più audace. Scegliere gli abiti quella mattina non fu un semplice atto di routine: fu un rito, una celebrazione del suo risveglio.
Optò per un vestito aderente, di un rosso acceso, che sottolineava ogni curva del suo corpo. Lo indossò con lentezza, assaporando la sensazione della stoffa sulla pelle, come se quel gesto potesse prepararla al gioco che stava per iniziare. Aggiustò i capelli, truccò le labbra di un rosso intenso e si guardò allo specchio. Il suo riflesso le restituì l’immagine di una donna che finalmente si sentiva viva, pronta a esplorare il potere che aveva appena scoperto.
Quando scese in cucina, Umberto la guardò con un misto di sorpresa e ammirazione. “Sei bellissima oggi,” le disse, avvicinandosi per darle un bacio. Renata gli sorrise, ma sentì che quel complimento non era abbastanza. Non era quello che desiderava. Voleva di più, voleva sentire su di sé lo stesso sguardo di desiderio che aveva assaporato il giorno prima.
Sul treno per il lavoro, Renata si sedette accanto al finestrino, consapevole degli sguardi che le venivano lanciati dagli altri passeggeri. Ogni occhiata rapida, ogni movimento degli occhi verso di lei la faceva sentire un po' più potente, un po' più viva. Era come se il suo corpo rispondesse a quei sguardi, come se ogni fibra del suo essere si risvegliasse sotto quella luce invisibile.
Si accorse che gli uomini la guardavano in un modo diverso, con un’attenzione più intensa, e questo la eccitava. Le faceva battere il cuore più velocemente, le faceva sentire il sangue scorrere più caldo nelle vene. Ogni volta che percepiva uno sguardo su di sé, il suo corpo reagiva con una scarica di piacere sottile, ma inconfondibile.
In ufficio, l’effetto fu ancora più evidente. I colleghi, abituati a una Renata più riservata, la osservavano con curiosità e sorpresa. Ogni sguardo maschile era come un invito, un tacito riconoscimento del suo potere. Le donne la guardavano con interesse, forse con una punta di invidia, chiedendosi cosa fosse cambiato. E Renata, invece di sentirsi a disagio, si crogiolava in quella nuova attenzione. Era come un elisir che la faceva sentire desiderata, apprezzata, viva.
Durante la pausa pranzo, decise di uscire dall'ufficio e camminare per le vie del centro. Ogni passo era calcolato, ogni movimento studiato per attirare gli sguardi che bramava. Scelse un caffè all'aperto, sapendo che sarebbe stata esposta a tutti quelli che passavano. Si sedette con grazia, incrociando le gambe in un modo che sapeva essere provocante, e si godette l’attenzione che attirava.
Un uomo che passava la guardò senza pudore, e Renata sentì una scarica di eccitazione attraversarle il corpo. Gli occhi di lui si soffermarono sul suo décolleté, sul modo in cui il vestito abbracciava le sue curve, e quel semplice gesto bastò a farla sentire potente, quasi invincibile. Era un gioco, un gioco di sguardi e desideri non detti, e lei era la protagonista indiscussa.
Renata si rese conto che la sensazione che provava era simile a quella di un’onda che si innalzava dentro di lei, un piacere crescente che si intensificava con ogni sguardo che catturava. Era come se ogni occhiata fosse una carezza invisibile sulla pelle, un tocco delicato ma insistente che la faceva vibrare.
Quando tornò a casa quella sera, si sentiva ancora avvolta da quell'aura di desiderio che aveva creato durante il giorno. Umberto la accolse con il solito calore, ma Renata si accorse che non era abbastanza. Ora sapeva cosa voleva davvero, e quel bisogno era diventato insaziabile.
Sdraiata accanto a lui nel letto, ripensò a tutti quegli sguardi, a come il suo corpo aveva risposto, a quel piacere sottile ma costante che aveva provato per tutta la giornata. Era un piacere diverso da quello che aveva mai conosciuto, più profondo, più avvolgente. Era il piacere di essere desiderata, di sapere di avere il potere di accendere il desiderio negli altri.
E così, mentre chiudeva gli occhi e si lasciava andare al sonno, Renata decise che avrebbe continuato quel gioco. Aveva scoperto un lato di sé che non poteva più ignorare, e quel lato chiedeva di essere nutrito, giorno dopo giorno, sguardo dopo sguardo.
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