Dodici esperienze 1° capitolo
di
AngelicaBella
genere
prime esperienze
Capitolo 1: La Biblioteca Proibita
Il sole è alto, troppo alto, quasi mi brucia le palpebre mentre lo fisso dalla panchina di legno, lercia di anni di pioggia e sole, ma io resto qui, immobile. C'è una pulsazione nel mio petto che si irradia giù, tra le gambe, un fremito sordo che mi accompagna da giorni, settimane, forse da tutta una vita. Sono qui per placarla, questa fame, questo tormento che si agita sotto la pelle come un serpente.
La biblioteca mi guarda dall'altra parte della strada, un vecchio edificio con le rughe della sua età incise tra i mattoni rossi, e io sento che lì dentro c'è qualcosa che mi aspetta. Non un libro, non una storia, ma un pezzo di me stessa che ho lasciato marcire per troppo tempo, intrappolato tra le pagine di un passato che ora mi sembra così distante, quasi irreale.
Entro. L'odore di carta stantia mi colpisce come un pugno nello stomaco, un richiamo a quel tempo in cui la curiosità era una condanna e non una liberazione. Cammino tra gli scaffali, ogni passo è una fitta, un richiamo a qualcosa di perduto, qualcosa che ora è pronto a essere ritrovato. La sezione più remota della biblioteca mi chiama come una sirena, il suo canto è dolce, ipnotico, e io lo seguo senza esitare.
Prendo un libro, un vecchio volume dimenticato, la copertina consunta dal tempo e dalle mani sporche che l'hanno toccata prima di me. Le parole danzano davanti ai miei occhi, un ballo macabro di carne e desiderio, e io mi perdo in esse, in quelle storie che parlano di corpi intrecciati, di bocche affamate, di vite vissute sul filo del rasoio del piacere.
E poi sento un respiro, un soffio caldo che mi accarezza la nuca. Mi volto e lo vedo, lì, tra le ombre degli scaffali, gli occhi che brillano come quelli di un predatore che ha appena trovato la sua preda. Non so chi sia, non mi interessa. Quello che importa è che c'è, e che sa. Sa perché sono qui, sa cosa sto cercando.
Non dice nulla, non ce n'è bisogno. Le parole sono inutili in momenti come questi. Si avvicina, e sento il calore del suo corpo, l'elettricità che scorre tra noi come un fiume in piena. Prende il libro dalle mie mani, lo posa su una mensola, e poi mi guarda, con quegli occhi che scavano dentro di me, che aprono porte che avevo chiuso anni fa.
Mi tocca, e il mondo intorno a noi si dissolve. La biblioteca scompare, i libri, le pagine, tutto diventa nebbia mentre le sue mani tracciano percorsi sul mio corpo, un'esplorazione che non ha nulla di tenero, nulla di delicato. È una presa di possesso, un marchio che lascia il segno.
Mi spinge contro uno scaffale, i libri tremano, cadono, ma non mi importa. Mi bacia, e il suo sapore è quello del peccato, della perdizione, del fango in cui sono pronta a sprofondare. Non c'è dolcezza nei suoi gesti, solo una fame che rispecchia la mia, una voracità che mi strappa ogni resistenza, ogni pudore.
Lo lascio fare, lo lascio prendere quello che vuole, perché so che è quello che voglio anche io. I suoi tocchi diventano sempre più audaci, le sue mani si insinuano ovunque, mi scoprono, mi svelano, e io mi apro a lui, come un libro che non ha paura di mostrare le sue pagine più oscure.
L'odore di polvere e sudore si mescola nell'aria, mentre i suoi movimenti diventano più rapidi, più disperati. E io lo seguo, in questo vortice di sensazioni che mi travolge, che mi fa dimenticare chi sono, dove sono. In questo momento, non esisto altro che per il piacere che si sprigiona dai nostri corpi, per questa danza selvaggia che ci consuma entrambi.
E poi, quando tutto è finito, quando il silenzio torna a regnare sovrano, lui si allontana, mi lascia lì, in piedi, nuda e vulnerabile, ma con una nuova consapevolezza. So che questo è solo l'inizio. Un inizio che mi porterà lontano, molto lontano, in luoghi che non avrei mai immaginato di poter esplorare.
Rimango lì, per un attimo, a respirare, a cercare di ricomporre i pezzi di me stessa, ma so che nulla sarà più come prima. Ho aperto una porta che non si può più chiudere, e ora devo affrontare quello che c'è dall'altra parte. Con un ultimo sguardo al libro che avevo scelto, mi avvio verso l'uscita, pronta a continuare il mio viaggio, a scoprire cosa mi riserva il prossimo segreto che attende di essere svelato.
Il sole è alto, troppo alto, quasi mi brucia le palpebre mentre lo fisso dalla panchina di legno, lercia di anni di pioggia e sole, ma io resto qui, immobile. C'è una pulsazione nel mio petto che si irradia giù, tra le gambe, un fremito sordo che mi accompagna da giorni, settimane, forse da tutta una vita. Sono qui per placarla, questa fame, questo tormento che si agita sotto la pelle come un serpente.
La biblioteca mi guarda dall'altra parte della strada, un vecchio edificio con le rughe della sua età incise tra i mattoni rossi, e io sento che lì dentro c'è qualcosa che mi aspetta. Non un libro, non una storia, ma un pezzo di me stessa che ho lasciato marcire per troppo tempo, intrappolato tra le pagine di un passato che ora mi sembra così distante, quasi irreale.
Entro. L'odore di carta stantia mi colpisce come un pugno nello stomaco, un richiamo a quel tempo in cui la curiosità era una condanna e non una liberazione. Cammino tra gli scaffali, ogni passo è una fitta, un richiamo a qualcosa di perduto, qualcosa che ora è pronto a essere ritrovato. La sezione più remota della biblioteca mi chiama come una sirena, il suo canto è dolce, ipnotico, e io lo seguo senza esitare.
Prendo un libro, un vecchio volume dimenticato, la copertina consunta dal tempo e dalle mani sporche che l'hanno toccata prima di me. Le parole danzano davanti ai miei occhi, un ballo macabro di carne e desiderio, e io mi perdo in esse, in quelle storie che parlano di corpi intrecciati, di bocche affamate, di vite vissute sul filo del rasoio del piacere.
E poi sento un respiro, un soffio caldo che mi accarezza la nuca. Mi volto e lo vedo, lì, tra le ombre degli scaffali, gli occhi che brillano come quelli di un predatore che ha appena trovato la sua preda. Non so chi sia, non mi interessa. Quello che importa è che c'è, e che sa. Sa perché sono qui, sa cosa sto cercando.
Non dice nulla, non ce n'è bisogno. Le parole sono inutili in momenti come questi. Si avvicina, e sento il calore del suo corpo, l'elettricità che scorre tra noi come un fiume in piena. Prende il libro dalle mie mani, lo posa su una mensola, e poi mi guarda, con quegli occhi che scavano dentro di me, che aprono porte che avevo chiuso anni fa.
Mi tocca, e il mondo intorno a noi si dissolve. La biblioteca scompare, i libri, le pagine, tutto diventa nebbia mentre le sue mani tracciano percorsi sul mio corpo, un'esplorazione che non ha nulla di tenero, nulla di delicato. È una presa di possesso, un marchio che lascia il segno.
Mi spinge contro uno scaffale, i libri tremano, cadono, ma non mi importa. Mi bacia, e il suo sapore è quello del peccato, della perdizione, del fango in cui sono pronta a sprofondare. Non c'è dolcezza nei suoi gesti, solo una fame che rispecchia la mia, una voracità che mi strappa ogni resistenza, ogni pudore.
Lo lascio fare, lo lascio prendere quello che vuole, perché so che è quello che voglio anche io. I suoi tocchi diventano sempre più audaci, le sue mani si insinuano ovunque, mi scoprono, mi svelano, e io mi apro a lui, come un libro che non ha paura di mostrare le sue pagine più oscure.
L'odore di polvere e sudore si mescola nell'aria, mentre i suoi movimenti diventano più rapidi, più disperati. E io lo seguo, in questo vortice di sensazioni che mi travolge, che mi fa dimenticare chi sono, dove sono. In questo momento, non esisto altro che per il piacere che si sprigiona dai nostri corpi, per questa danza selvaggia che ci consuma entrambi.
E poi, quando tutto è finito, quando il silenzio torna a regnare sovrano, lui si allontana, mi lascia lì, in piedi, nuda e vulnerabile, ma con una nuova consapevolezza. So che questo è solo l'inizio. Un inizio che mi porterà lontano, molto lontano, in luoghi che non avrei mai immaginato di poter esplorare.
Rimango lì, per un attimo, a respirare, a cercare di ricomporre i pezzi di me stessa, ma so che nulla sarà più come prima. Ho aperto una porta che non si può più chiudere, e ora devo affrontare quello che c'è dall'altra parte. Con un ultimo sguardo al libro che avevo scelto, mi avvio verso l'uscita, pronta a continuare il mio viaggio, a scoprire cosa mi riserva il prossimo segreto che attende di essere svelato.
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