Dodici esperienze 3° capitolo

di
genere
prime esperienze

Capitolo 3: Il Primo Amore
Il cielo sopra di me è un mare di grigio increspato, come una coperta pesante che minaccia di soffocare la città sottostante. Le strade sono umide e brillanti per la pioggia appena caduta, e il mio riflesso nei vetri appannati delle finestre dei caffè è quello di una donna diversa, una creatura rinata dal piacere e dal desiderio. Cammino con passo sicuro, con una sorta di febbre nelle vene che mi spinge avanti, verso quella tappa successiva, verso quella vecchia ferita mai completamente rimarginata.
Mi fermo davanti al bar, lo stesso di anni fa, quando ero una ragazza timida e incerta, prigioniera dei suoi stessi sogni. Eppure oggi, mentre spingo la porta ed entro, non sono più quella ragazza. Il mio cuore batte forte, ma non è per l'emozione ingenua di un tempo, bensì per un altro tipo di bramosia, più oscura, più consapevole.
L'interno del bar è avvolto in una penombra calda, un rifugio dal mondo esterno. Mi siedo a un tavolo in un angolo, lo stesso dove mi sedevo allora, e aspetto. I ricordi mi assalgono, e con essi, il pensiero di lui. Il ragazzo che non ho mai avuto il coraggio di avvicinare, il desiderio inconfessato che mi ha tormentato per anni. Oggi, però, non sono qui per rimpiangere il passato. Sono qui per rimediare, per rivivere, per consumare quello che non ho mai potuto avere.
Non devo attendere molto. Lui entra, come se il tempo non fosse mai passato, come se fosse uscito direttamente dalle pagine ingiallite di un diario segreto. Gli anni hanno cambiato il suo aspetto, sì, ma nei suoi occhi c'è ancora quel bagliore, quella scintilla che mi aveva stregata. Non mi riconosce subito, ma io lo osservo, con un sorriso nascosto che cresce in me come un veleno dolce.
Lo invito a sedersi con un cenno della mano, e lui, senza esitazione, accetta. Ci scambiamo poche parole, frasi di circostanza che si dissolvono nell'aria come fumo, mentre i nostri sguardi parlano un linguaggio più antico, più crudo. C'è una tensione tra noi, una corda tesa pronta a spezzarsi, e io sono lì, pronta a lasciarla andare.
Ordino un bicchiere di vino rosso, il suo colore è come sangue denso, e lo bevo lentamente, le labbra che si tingono di rosso come le sue guance, arrossate dal calore improvviso. Ogni sorso è un preludio, ogni movimento un invito, che non può essere frainteso. Le mie gambe si accavallano sotto il tavolo, e lo sguardo di lui scivola verso il punto dove la gonna si alza leggermente, rivelando la pelle nuda. Lo vedo deglutire, il suo respiro che si fa più pesante.
Non c'è bisogno di parole, solo di azione. Mi alzo, senza dire nulla, e mi avvio verso il retro del bar, dove so che c'è una porta che conduce a un piccolo cortile abbandonato, nascosto alla vista dei passanti. Lui mi segue, come un animale spinto dalla sete, e io sento la sua presenza dietro di me, quel calore che si irradia come un fuoco pronto a divampare.
Appena fuori, lo afferro per la cravatta e lo spingo contro il muro ruvido, il mio corpo che si schiaccia contro il suo con una forza che non pensavo di possedere. Il vino nel suo respiro si mescola al mio, e il suo sapore è quello del frutto proibito che ho bramato per così tanto tempo. Le nostre bocche si trovano, e non c'è nulla di dolce in quel bacio, solo il bisogno disperato di riempire un vuoto, di strappare via ogni residuo di innocenza.
Le sue mani sono ovunque, fameliche, e io le guido dove voglio che siano, dove devono essere. Mi solleva la gonna con un gesto rapido, e io sento la pietra fredda contro la schiena, un contrasto perfetto con il calore che mi brucia dentro. I suoi movimenti sono bruschi, quasi disperati, e io li accolgo con una gioia feroce, un riso amaro che si mescola ai suoi gemiti. Non c'è delicatezza, non c'è amore. Solo il crudele piacere di possedere e di essere posseduti.
Il tempo si distorce, si allunga e si contrae, finché l'onda del piacere non ci travolge entrambi, spezzandoci e ricomponendoci in un unico istante. I suoi gemiti si fondono con i miei, e il cortile abbandonato diventa il nostro mondo, il palcoscenico di un dramma che si consuma in pochi, intensi minuti.
Quando tutto è finito, rimango lì, il corpo ancora tremante, la mente avvolta in una nebbia di sensazioni contrastanti. Lui si allontana lentamente, senza una parola, senza uno sguardo, lasciandomi sola con i miei pensieri, con il sapore amaro della soddisfazione che sa di sconfitta.
Ricomposta, mi sistemo la gonna, mi passo una mano tra i capelli e faccio un respiro profondo. Non c'è rimpianto, solo una sensazione di completezza, come se un pezzo del puzzle fosse finalmente andato al suo posto. Sono pronta per ciò che verrà, per gli altri segreti che attendono di essere svelati. Ma so anche che ogni incontro mi cambia, mi trasforma, mi porta più vicina a quella verità che sto cercando.
Esco dal cortile, torno nel bar e attraverso la porta senza guardare indietro. La città mi accoglie di nuovo, e io la affronto con la stessa determinazione di sempre, sapendo che il mio viaggio è tutt'altro che finito. Il prossimo segreto mi attende, e io sono pronta a rivelarlo, a viverlo, a consumarlo fino all'ultimo respiro.
scritto il
2024-08-09
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