Dodici esperienze 4° capitolo

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genere
prime esperienze

Capitolo 4: La Maschera della Festa
La notte è una veste di velluto nero che avvolge la villa, nascosta tra gli alberi come un gioiello prezioso custodito dalla natura. Ogni angolo di questo luogo sembra respirare lussuria, un invito silenzioso a lasciarsi andare, a dissolvere ogni inibizione nella calda luce delle candele che danzano sulle pareti ricoperte di specchi. Questa è una notte per maschere, per identità perdute e ritrovate, una notte in cui i confini tra il possibile e l’impossibile si confondono fino a scomparire.
Indosso la mia maschera, un volto di seta nera decorato con piume sottili e perle, e subito mi sento trasformata, come se una parte di me fosse stata liberata dalle catene del quotidiano. Gli occhi, che brillano attraverso i fori della maschera, non sono più quelli della Mara di tutti i giorni, ma di una creatura nuova, rinata in questa notte di mistero e seduzione. Qui, nessuno conosce il mio nome, e io non desidero conoscere il loro. Esistiamo solo come corpi, come anime alla deriva nel mare del desiderio.
Mentre attraverso la grande sala, il suono della musica è un richiamo languido che mi guida, un battito lento e ipnotico che si spande come una carezza invisibile. Intorno a me, figure mascherate danzano, si sfiorano, si cercano con una passione contenuta solo dalle regole non dette di questo gioco raffinato. Ogni movimento, ogni sguardo è un preludio, una promessa che si realizzerà più tardi, quando le maschere cadranno e il vero volto del desiderio sarà rivelato.
Sento su di me lo sguardo di uno sconosciuto. È alto, elegante, avvolto in un mantello scuro che riflette appena la luce delle candele. La sua maschera è di un oro antico, intagliata con motivi che richiamano fiamme e fuoco, e dietro di essa, gli occhi ardono di una luce che riconosco subito: è la fiamma del desiderio, della bramosia che consuma, e che cerca un rifugio in cui esplodere.
Non servono parole tra noi. Con un cenno impercettibile, mi invita a seguirlo, e io lo faccio, il cuore che batte al ritmo della musica, mentre il calore del mio corpo cresce ad ogni passo. Attraversiamo corridoi ombrosi, passiamo sotto archi scolpiti con scene di antichi amori, finché non raggiungiamo una stanza appartata, nascosta agli occhi di chiunque altro. È un luogo sacro, riservato solo a chi è pronto a perdere tutto per un momento di pura estasi.
La stanza è decorata con tessuti preziosi, cuscini di seta sparsi sul pavimento, e candelabri dorati che emanano una luce calda e soffusa. Lui si avvicina, e io sento il suo respiro avvolgermi, un sospiro profondo che fa eco al mio. Le sue mani, guantate di seta, mi sfiorano con la leggerezza di un sogno, e in quel tocco sento tutta la promessa di ciò che sta per accadere. Ogni dito che scivola sulla mia pelle è una parola non detta, una preghiera sussurrata ai piedi di un altare che abbiamo appena costruito.
Con movimenti lenti, quasi rituali, mi spoglia, lasciando cadere il mio abito a terra come un velo di nebbia dissolto dal sole. La mia pelle nuda brilla alla luce delle candele, e il suo sguardo la percorre come un amante che esplora per la prima volta il corpo desiderato. Ogni centimetro, ogni curva è oggetto di adorazione, e io mi abbandono completamente a quella devozione, sentendo il calore che si diffonde da me a lui, e ritorno.
Lui si libera del mantello, e la sua figura è quella di un dio antico, scolpito nel marmo, ma pulsante di vita e passione. Le sue mani, ora prive di guanti, si posano sulla mia pelle con una fermezza che non lascia spazio a dubbi: questa è una celebrazione, un rito di passaggio, e io sono la sacerdotessa di un culto antico quanto il mondo stesso. Le sue labbra, morbide come seta, tracciano un sentiero lungo il mio collo, scendendo verso i seni, che accoglie con una carezza quasi sacra.
La mia mente si dissolve, e tutto ciò che rimane è il mio corpo, il suo corpo, uniti in un intreccio che trascende il semplice piacere. Ogni bacio, ogni tocco è un invito a dimenticare, a perdersi completamente nell'atto che stiamo compiendo. I nostri corpi si cercano, si trovano, si fondono in un'unica entità, un'unica fiamma che brucia senza controllo, alimentata solo dal desiderio e dalla passione che ci consumano entrambi.
Le sue mani mi guidano, mi posano sui cuscini soffici, e io lo accolgo dentro di me con un gemito che è tanto un grido di piacere quanto una supplica. Il movimento è lento, quasi esasperante, ma ogni spinta è una promessa mantenuta, ogni affondo una dichiarazione di appartenenza. Siamo l'uno dell'altra in questo momento, e nulla al di fuori di questa stanza, di questo letto, ha più importanza.
Il piacere cresce, si espande come un'onda che minaccia di travolgere tutto, e io lo sento montare dentro di me, impossibile da contenere, impossibile da fermare. E quando finalmente l'onda si abbatte su di me, è come un'esplosione di luce, una liberazione che mi fa tremare e gridare, e che mi lascia esausta, vuota, ma completa.
Rimango lì, con lui ancora sopra di me, il nostro respiro che si mescola, i nostri corpi che pulsano all'unisono. La maschera cade dal suo volto, rivelando tratti che non avevo immaginato, ma che ora riconosco come parte di me. Ci guardiamo, e in quel momento, non c'è più mistero, non c'è più maschera. Solo due anime che si sono trovate, almeno per una notte, almeno in questo gioco.
Quando alla fine ci separiamo, so che questo è solo un altro passo nel mio viaggio. La notte è ancora giovane, e altri segreti attendono di essere scoperti, altre maschere di essere tolte. Ma so anche che ogni incontro mi porta più vicino a me stessa, a quella verità che non posso più ignorare.
Esco dalla stanza, indosso di nuovo la mia maschera, e mi perdo nella folla, pronta per il prossimo gioco, per il prossimo volto dietro cui scoprire chi sono veramente. La notte è mia, e io sono pronta a viverla fino in fondo.
scritto il
2024-08-09
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