Dai pied i in su atto XXI

di
genere
dominazione

Il padrone era dotato di una mente enciclopedica. Non a caso nel suo campo era considerato da tutti un vera autorità e un autentico “Specialista”, In argomento all'inizio io ero invece uno sprovveduto. Scandiva spesso questo adagio: “L'occhio del padrone ingrassa (e ingrossa) il cavallo (e anche l'asino)”, e aggiungeva che ne dilata gli orizzonti, ne dilata il culo, la bocca e le narici, fra fiumi di spermatozoi, lacrime, salive e muchi. Mi spiegava che il BDSM è un complesso di pratiche che si possono imparare solo sulla propria pelle, giorno dopo giorno, solo se animati da una buona dose di pazienza e di rassegnazione. Di fondamentale importanza era innanzitutto il possedere (dentro il cui verbo risuona la parola “sedere”) l'indole giusta e una mente che si lascia aprire e condurre dal dom nei meandri di questa esperienza, di reciproca intensissima intesa. In modo tale da sviluppare una complicità certa e forte, convinta, piena, senza ripensamenti o titubanze di sorta, senza tema di smentite, a prova di frusta. Sotto la guida del dom mi aggiravo negli spazi assurdi di quel mondo, ad esplorare i continenti e gli oceani e le leggi, del piacere perverso e della depravazione senza limiti. Stavo ai suoi piedi nudo e prono, nella carne come nello spirito, sempre più leale, svelto, schietto, sollecito, rispettoso e obbediente, mai pigro o infingardo o ipocrita, e chi più ne ha più ne metta. Secondo il giudizio del dom dovrei ingrassare, ma sto perdendo di peso e dimagrisco a vista d'occhio di continuo. Sono il suo servo e il suo schiavo, nel mio caso anche il suo sposo, legato, anzi incatenato a lui, per la vita e per la morte, fino a diventare una escrescenza, una sua appendice, niente di meno che un bravo soldato agli ordini del suo capitano, per fargli sempre e comunque da fedele attendente. Dopo aver ricevuto i primi rudimenti di questa scienza impura, con lezioni teoriche e sul campo, chiamate sessioni, al termine del mio apprendistato sono giunto fino alla conferma e, ben oltre, alla sospirata insindacabile sanzione di quel momento in cui il dom ti dice: sei pronto. Il simbolo di tutto ciò è il collare che mi è stato conferito ed imposto, dal quale penzola un guinzaglio che resta e resterà sempre a disposizione sua, unico arbitro del mio destino. Essere pronti non significa però essere fatti e finiti e rifiniti nella mente e nel corpo (anche un po' sfiniti sicuramente lo si è) e soprattutto segnati per sempre, ma si entra comunque in un territorio senza vie di fuga o marce indietro. Ormai il dom aveva ogni diritto su di me, alto e basso, dritto e storto, come lui stabiliva. Da quanto di cui sopra ne consegue che, nell'esercizio del suo potere, amministrava una consegna così ampia da doversi caricare sulle spalle la totale responsibilità di me stesso, come oggetto delle sue mire e delle sue cure. Mi accorgevo che cercava sapientemente di assecondare e di valorizzare il mio potenziale naturale, per innalzarmi (o secondo altri punti vista farmi sprofondare), in una bieca e inesorabile realizzazione di me, nello stato di abiezione e di turpitudine in cui venivo allevato e ridotto, a diventare il suo niente, il suo zero tondo, il suo doppiozero. Durante una pausa dei suoi insegnamenti il dom mi ha chiesto se avevo domande da porgli. Ho subito chiesto lumi sul significato di quella sigla, che mi suonava ancora oscura: il BDSM. Ben contento egli mi ha spiegato che si trattava di un acronimo da sciogliere e da scomporre in tre elementi costitutivi fusi fra loro, che designavano rispettivamente il BD, il DS e lo SM, uno per l'altro altrettanto essenziali per dare compiutezza al nostro rapporto. BD cioè BONDAGE e DISCIPLINA. DS cioè DOMINIO e SOTTOMISSIONE. SM cioè SADISMO e MASOCHISMO. Ho ringraziato per la risposta ricevuta e ho cominciato a capire meglio il significato della mia situazione e a sapermi regolare di conseguenza.
scritto il
2024-09-26
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