Sulla spiaggia
di
Inchiostro&Miele
genere
gay
Sulla spiaggia, la mattina, faccio lunghe nuotate; parto da riva ed arrivo fino alla boa, per poi dopo tornare indietro. Quando mi stanco faccio il morto, e guardo il cielo, alienandomi in un altra dimensione. L'acqua nelle orecchie, oltre ad ottundermi l'udito, mi da una sensazione di eternità, tanto da farmi dimenticare dello scorrere del tempo.
Un giorno che ero in acqua già da un bel pezzo, il nuovo bagnino, un ragazzo bello, appena assunto, che non conosceva questa mia abitudine, uscì con il pedalò venendomi in soccorso.
Mi allungò una mano, ed io l'afferrai, uscendo dall'acqua. Dopo averlo fatto partire da riva ed arrivare fin qui, mi sembrava scortese rimandarlo indietro, così decisi di accettare un passaggio.
Gli raccontai della mia abitudine a rimanere ore ed ore nell'acqua. Gli parlai del vecchio bagnino, dal momento che lui mi pose qualche domanda a riguardo, ed in poco fummo a riva.
Obliqui, i raggi del sole colpivano il suo petto abbronzato e virile, i suoi bicipiti gonfi, il suo addome duro bagnato da goccioline d'acqua. Ebbi un erezione, ma, fortunatamente, il bagnino non s'accorse di niente.
Mi aveva detto il suo nome, si chiamava Fernando ed era d'origini sudamericane. A casa, nel bagno, ripetendomi nella mente la parola Fernando, come un mantra, steso sul tappetino della doccia, mi masturbai con un dildo rosa, gommoso, che avevo comprato qualche anno prima.
Chiusi gli occhi e pensai a Fernando. Cercai di immaginare che suoni emettesse durante il rapporto, la posizione delle sue mani sul mio corpo, la velocità della penetrazione... cercavo di immaginare ogni più piccolo dettaglio, sperando che così la mia fantasia divenisse più reale.
Prima di scendere in spiaggia, la mattina seguente, trascorsi davvero tanto tempo a prepararmi. Mi assicurai che il costume mi facesse un bel culo, mettendo in risalto la sinuosità del mio corpo. Mi assicurai che i miei capelli fossero in ordine, ma non troppo, non volevo apparirgli troppo "preparato". E mi assicurai di troppe altre cose, che se volessi elencarle tutte questo racconto dovrebbe diventare un romanzo, così tralasceremo.
Lo salutai con un bel sorriso e mi fermai sotto l'ombrellone. Da dietro il mio libro, un romanzetto rosa così e così, gettavo continuamente occhiate verso il bagnino. Avevo paura, ogniqualvolta gli si avvicinava una ragazza, di scoprire che fosse etero. Ad un tratto, mi chiese:
- Oggi niente bagno?
Era vero! L'idea di bagnarmi (nel mare) m'era completamente passata di mente!
- L'acqua è troppo fredda - mentii.
Con un sorriso lungo, sul volto, egli tornò al suo lavoro, ed io al mio (ovvero spiarlo).
Trascorsi giorni ad osservarlo. Volevo capire se potesse essere interessato agli uomini. Pensai che è più difficile, per un passivo, riuscire a rendersi conto se il ragazzo che gli piace sia etero o meno. Molti attivi sono davvero virili!
Quando si guarda uno di noi, generalmente, si pensa subito "quello è frocio" oppure "a quello gli piace il cazzo". Cosa che non succede, appunto, guardando gli attivi, dal momento che sanno essere davvero virili, davvero simili a maschi eterosessuali.
Una mattina, però, mi decisi. Lo invitai ad uscire. Lui accettò.
Mi passò a prendere sotto casa, verso le 20:30, e mi portò a mangiare fuori, "in un pub che conosceva lui". La serata trascorse velocemente, in modo piacevole, e mentre mi riportava a casa, disse:
- Ti dispiace se salgo un po' da te? Forse ho bevuto troppo, vorrei riposarmi un attimo, prima di riprendere a guidare.
Era palesemente una scusa!
- Certo, sali pure, mica disturbi.
Eravamo nudi, sotto un leggero lenzuolo estivo, lui sopra io sotto. Era tra le mie gambe; i nostri uccelli arrapati si sfregavano tra loro, le nostre bocche, unite, faticavano a separarsi, e le sue labbra, la sua lingua, sapevano di birra. Prese a baciarmi il collo, muovendosi sopra di me come se mi stesse penetrando, mentre io emettevo gemiti dolci, fragili. Mi sentivo debole e volevo che fosse lui, con il corpo virile e doppio che Dio gli aveva concesso, a farmi forza, a rendermi sicuro di me stesso. Stavo già quasi per eiaculare, quando lui si alzò e mi girò di schiena. Si stese sopra di me ed il suo cazzo affondò nelle mie carni delicate.
- Ti faccio male?
- No, tranquillo - risposi.
Come poteva farmi male? Era così dolce, ed era tutto quello che avevo sempre voluto.
Mi possedeva lentamente, con delicatezza, ed ogni tanto si allungava per scambiarci un bacio, sulle labbra. Avrebbe potuto approfittare di me, farmi male, scoparmi con violenza; io ero completamente indifeso. Ed invece lui era attento a cosa provassi, delicato a non spingersi mai troppo oltre, se non quando glielo chiedevo io. Mi avvertì che stava per eiaculare, ed io gli chiesi di uscire, volevo che mi venisse in bocca.
Avvicinai le labbra al suo cazzo gonfio, violaceo e tremolante, e lo accolsi nella mia bocca. Lui mi teneva una mano tra i capelli, ma non per fare pressione, soltanto per accarezzarmi. Eiaculò ed io ingoiai tutto, e lo guardai negli occhi, e lui mi tirò su e mi baciò a stampo sulle labbra.
Un giorno che ero in acqua già da un bel pezzo, il nuovo bagnino, un ragazzo bello, appena assunto, che non conosceva questa mia abitudine, uscì con il pedalò venendomi in soccorso.
Mi allungò una mano, ed io l'afferrai, uscendo dall'acqua. Dopo averlo fatto partire da riva ed arrivare fin qui, mi sembrava scortese rimandarlo indietro, così decisi di accettare un passaggio.
Gli raccontai della mia abitudine a rimanere ore ed ore nell'acqua. Gli parlai del vecchio bagnino, dal momento che lui mi pose qualche domanda a riguardo, ed in poco fummo a riva.
Obliqui, i raggi del sole colpivano il suo petto abbronzato e virile, i suoi bicipiti gonfi, il suo addome duro bagnato da goccioline d'acqua. Ebbi un erezione, ma, fortunatamente, il bagnino non s'accorse di niente.
Mi aveva detto il suo nome, si chiamava Fernando ed era d'origini sudamericane. A casa, nel bagno, ripetendomi nella mente la parola Fernando, come un mantra, steso sul tappetino della doccia, mi masturbai con un dildo rosa, gommoso, che avevo comprato qualche anno prima.
Chiusi gli occhi e pensai a Fernando. Cercai di immaginare che suoni emettesse durante il rapporto, la posizione delle sue mani sul mio corpo, la velocità della penetrazione... cercavo di immaginare ogni più piccolo dettaglio, sperando che così la mia fantasia divenisse più reale.
Prima di scendere in spiaggia, la mattina seguente, trascorsi davvero tanto tempo a prepararmi. Mi assicurai che il costume mi facesse un bel culo, mettendo in risalto la sinuosità del mio corpo. Mi assicurai che i miei capelli fossero in ordine, ma non troppo, non volevo apparirgli troppo "preparato". E mi assicurai di troppe altre cose, che se volessi elencarle tutte questo racconto dovrebbe diventare un romanzo, così tralasceremo.
Lo salutai con un bel sorriso e mi fermai sotto l'ombrellone. Da dietro il mio libro, un romanzetto rosa così e così, gettavo continuamente occhiate verso il bagnino. Avevo paura, ogniqualvolta gli si avvicinava una ragazza, di scoprire che fosse etero. Ad un tratto, mi chiese:
- Oggi niente bagno?
Era vero! L'idea di bagnarmi (nel mare) m'era completamente passata di mente!
- L'acqua è troppo fredda - mentii.
Con un sorriso lungo, sul volto, egli tornò al suo lavoro, ed io al mio (ovvero spiarlo).
Trascorsi giorni ad osservarlo. Volevo capire se potesse essere interessato agli uomini. Pensai che è più difficile, per un passivo, riuscire a rendersi conto se il ragazzo che gli piace sia etero o meno. Molti attivi sono davvero virili!
Quando si guarda uno di noi, generalmente, si pensa subito "quello è frocio" oppure "a quello gli piace il cazzo". Cosa che non succede, appunto, guardando gli attivi, dal momento che sanno essere davvero virili, davvero simili a maschi eterosessuali.
Una mattina, però, mi decisi. Lo invitai ad uscire. Lui accettò.
Mi passò a prendere sotto casa, verso le 20:30, e mi portò a mangiare fuori, "in un pub che conosceva lui". La serata trascorse velocemente, in modo piacevole, e mentre mi riportava a casa, disse:
- Ti dispiace se salgo un po' da te? Forse ho bevuto troppo, vorrei riposarmi un attimo, prima di riprendere a guidare.
Era palesemente una scusa!
- Certo, sali pure, mica disturbi.
Eravamo nudi, sotto un leggero lenzuolo estivo, lui sopra io sotto. Era tra le mie gambe; i nostri uccelli arrapati si sfregavano tra loro, le nostre bocche, unite, faticavano a separarsi, e le sue labbra, la sua lingua, sapevano di birra. Prese a baciarmi il collo, muovendosi sopra di me come se mi stesse penetrando, mentre io emettevo gemiti dolci, fragili. Mi sentivo debole e volevo che fosse lui, con il corpo virile e doppio che Dio gli aveva concesso, a farmi forza, a rendermi sicuro di me stesso. Stavo già quasi per eiaculare, quando lui si alzò e mi girò di schiena. Si stese sopra di me ed il suo cazzo affondò nelle mie carni delicate.
- Ti faccio male?
- No, tranquillo - risposi.
Come poteva farmi male? Era così dolce, ed era tutto quello che avevo sempre voluto.
Mi possedeva lentamente, con delicatezza, ed ogni tanto si allungava per scambiarci un bacio, sulle labbra. Avrebbe potuto approfittare di me, farmi male, scoparmi con violenza; io ero completamente indifeso. Ed invece lui era attento a cosa provassi, delicato a non spingersi mai troppo oltre, se non quando glielo chiedevo io. Mi avvertì che stava per eiaculare, ed io gli chiesi di uscire, volevo che mi venisse in bocca.
Avvicinai le labbra al suo cazzo gonfio, violaceo e tremolante, e lo accolsi nella mia bocca. Lui mi teneva una mano tra i capelli, ma non per fare pressione, soltanto per accarezzarmi. Eiaculò ed io ingoiai tutto, e lo guardai negli occhi, e lui mi tirò su e mi baciò a stampo sulle labbra.
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