Puttanella fuorisede 3
di
Deadpool80
genere
trans
L'accordo prevedeva che io potevo vestirmi da uomo per entrare e uscire da casa, e che nella mia stanza potessi fare quello che volevo, vestito come volevo.
Ma quando restavo in casa negli spazi comuni dovevo vestire da donna, più curata possibile e quando ero al femminile dovevo essere disponibile a qualsiasi tipo di rapporto.
Il risultato era che quando avevo tempo libero mi preparavo per uscire già eccitato al pensiero che sarebbe potuto qualsiasi cosa.
Mi depilavo, mi mettevo perizomi, calze, reggiseni e gonne, già con la mente a quello che sarebbe successo una volta aperta la porta. Era come andare in scena.
Imparai a camminare bene sui tacchi, a essere provocante, timida o sfacciata.
La prima volta che uscii dopo l'accordo, non era ancora rientrato a casa. Girai per casa, cercando di abituarmi.
Rientrò che ero seduta sul divano, si rivolse a me parlandomi al femminile.
Mi fece alzare e mi guardó. Si disse felice che volevo rispettare l'accordo.
Mi fece girare e appoggiare le mani sul tavolo.
Mi fece allargare le gambe e mi accarezzó l'interno delle gambe partendo dalle caviglie. Percorse le calze, e quando arrivò alla pelle era sotto il culo. Sollevó la gonna. Inarcai la schiena come riflesso, immaginando cosa volesse.
Mi spostó il perizoma e mi allargó le natiche. Si mise a leccarmi il buco del culo, era la prima volta ed era veramente eccitante.
Sentivo la lingua dietro e sentivo il bagnato sul buco. Poi lo sentii allontarsi appena per calarsi i pantaloni.
Sentii il suo cazzo duro appoggiarsi al culo, e mi sussurrò che adesso mi avrebbe inculato.
E così fece. Come sentii la cappella spingere contro il buco mi sforzai per farlo entrare. Entrò piano poi mi cominciò a spingere sempre più a fondo. Lo aiutavo coi movimenti del bacino, lo volevo tutto dentro. Avevo cercato vestiti e mi ero preparato solo per quello.
Una volta entrato si mise a pompare ritmicamente. Scoprii che i tacchi mi aiutavano a tenere alto il culo e a prenderlo meglio.
Mi lasciai usare, godetti di quella inculata in piedi, piegato a novanta sul tavolo.
I suoi colpi erano sempre più profondi e forti finché non mi sborró dentro.
Quando uscì fuori, mi disse di andare a cambiarmi e a lavarmi, poi si scendere che avremmo cenato insieme.
Fu eccitato e lusingato da quella specie di ordine.
Salii le scale, sentivo che mi stava colando fuori tutto.
Mi feci una doccia veloce e mi rivestii, stavolta scelsi un abito più lungo.
Scesi giù di nuovo, mi fece ancora i complimenti.
Cenammo chiacchierando del più e del meno.
Poi ci accomodammo sul divano.
Lui si mise a telefonare a un amico, inviare mail sul cellulare, ecc. Io mi sentivo esclusa, ero convinta ci sarebbe stato un dopo cena ma lui stava facendo altro.
Decisi di prendere l'iniziativa: gli aprii i pantaloni e glieli tolsi, lo feci stendere e mi posizionai comoda tra le sue gambe.
Mi presi tutto il tempo che volevo, prima leccai le palle per bene, tutto attorno, provai a prenderle in bocca ma riuscii solo una alla volta.
Poi le sollevai e leccai sotto, scesi fino al suo buco ma capii che non gradiva. Così tornai sull'asta, che leccai per tutta la lunghezza girandoci attorno. Quando arrivai in cima, mi misi a giocare con il prepuzio, esplorando piano quella pelle.
Cominciavo a sentire il liquido con cui si stava bagnando e quando scoprii del tutto la cappella era lucida e bagnata. Assaporai a fondo quella prelibatezza prima di farla sparire nella mia bocca.
Scesi giù piano cercando di farlo entrare il più possibile. Non riuscivo a prenderlo tutto, mi serviva allenamento e mi ci sarei dedicato nei prossimi mesi.
Fu un pompino lungo e lento, mi eccitavo nel sentirlo mugolare e soffrire dolcemente per ogni affondo.
Non so quanto tempo durò ma lo feci venire in bocca, sentii che erano diversi fiotti, lunghi e molto liquidi.
Mi tirai su asciugandomi la bocca, lui si rivestí. Come lo guardai capii che aveva altro per la testa.
Mi disse di restare seduto, mi fece abbassare il vestito per controllare il reggiseno. Mi disse che dovevo andare a comprare due piccole protesi da mettere nel reggiseno, che era molto importante.
Mi fece sollevare il vestito.
Il mio cazzo era mezzo duro, avevo bagnato le mutandine di liquido.
Il quel momento mi resi conto che tutta la sera mi ero disinteressato alla mia sessualità maschile.
Lo tirò fuori e iniziò a segarmi. Diventó duro in attimo.
Mentre lo aveva in mano mi impose una nuova regola: non potevo masturbarmi se non in sua presenza o se non lo faceva lui. In quella casa esisteva un solo maschio e io ero la femmina. Tra l'altro il confronto tra le dimensioni mie e due definivano esattamente il concetto.
Accettai subito, il suo controllo su di me mi faceva impazzire.
Durai pochissimo, mi vergognai quasi.
Raccolse con cura la mia sborrata tra le sue mani. Poi mi fece aprire la bocca e mi fece bere tutto il mio sperma, succhiandolo via dalle sue dita.
Mi ricomposi meglio che potei e andai in camera mia.
Ma quando restavo in casa negli spazi comuni dovevo vestire da donna, più curata possibile e quando ero al femminile dovevo essere disponibile a qualsiasi tipo di rapporto.
Il risultato era che quando avevo tempo libero mi preparavo per uscire già eccitato al pensiero che sarebbe potuto qualsiasi cosa.
Mi depilavo, mi mettevo perizomi, calze, reggiseni e gonne, già con la mente a quello che sarebbe successo una volta aperta la porta. Era come andare in scena.
Imparai a camminare bene sui tacchi, a essere provocante, timida o sfacciata.
La prima volta che uscii dopo l'accordo, non era ancora rientrato a casa. Girai per casa, cercando di abituarmi.
Rientrò che ero seduta sul divano, si rivolse a me parlandomi al femminile.
Mi fece alzare e mi guardó. Si disse felice che volevo rispettare l'accordo.
Mi fece girare e appoggiare le mani sul tavolo.
Mi fece allargare le gambe e mi accarezzó l'interno delle gambe partendo dalle caviglie. Percorse le calze, e quando arrivò alla pelle era sotto il culo. Sollevó la gonna. Inarcai la schiena come riflesso, immaginando cosa volesse.
Mi spostó il perizoma e mi allargó le natiche. Si mise a leccarmi il buco del culo, era la prima volta ed era veramente eccitante.
Sentivo la lingua dietro e sentivo il bagnato sul buco. Poi lo sentii allontarsi appena per calarsi i pantaloni.
Sentii il suo cazzo duro appoggiarsi al culo, e mi sussurrò che adesso mi avrebbe inculato.
E così fece. Come sentii la cappella spingere contro il buco mi sforzai per farlo entrare. Entrò piano poi mi cominciò a spingere sempre più a fondo. Lo aiutavo coi movimenti del bacino, lo volevo tutto dentro. Avevo cercato vestiti e mi ero preparato solo per quello.
Una volta entrato si mise a pompare ritmicamente. Scoprii che i tacchi mi aiutavano a tenere alto il culo e a prenderlo meglio.
Mi lasciai usare, godetti di quella inculata in piedi, piegato a novanta sul tavolo.
I suoi colpi erano sempre più profondi e forti finché non mi sborró dentro.
Quando uscì fuori, mi disse di andare a cambiarmi e a lavarmi, poi si scendere che avremmo cenato insieme.
Fu eccitato e lusingato da quella specie di ordine.
Salii le scale, sentivo che mi stava colando fuori tutto.
Mi feci una doccia veloce e mi rivestii, stavolta scelsi un abito più lungo.
Scesi giù di nuovo, mi fece ancora i complimenti.
Cenammo chiacchierando del più e del meno.
Poi ci accomodammo sul divano.
Lui si mise a telefonare a un amico, inviare mail sul cellulare, ecc. Io mi sentivo esclusa, ero convinta ci sarebbe stato un dopo cena ma lui stava facendo altro.
Decisi di prendere l'iniziativa: gli aprii i pantaloni e glieli tolsi, lo feci stendere e mi posizionai comoda tra le sue gambe.
Mi presi tutto il tempo che volevo, prima leccai le palle per bene, tutto attorno, provai a prenderle in bocca ma riuscii solo una alla volta.
Poi le sollevai e leccai sotto, scesi fino al suo buco ma capii che non gradiva. Così tornai sull'asta, che leccai per tutta la lunghezza girandoci attorno. Quando arrivai in cima, mi misi a giocare con il prepuzio, esplorando piano quella pelle.
Cominciavo a sentire il liquido con cui si stava bagnando e quando scoprii del tutto la cappella era lucida e bagnata. Assaporai a fondo quella prelibatezza prima di farla sparire nella mia bocca.
Scesi giù piano cercando di farlo entrare il più possibile. Non riuscivo a prenderlo tutto, mi serviva allenamento e mi ci sarei dedicato nei prossimi mesi.
Fu un pompino lungo e lento, mi eccitavo nel sentirlo mugolare e soffrire dolcemente per ogni affondo.
Non so quanto tempo durò ma lo feci venire in bocca, sentii che erano diversi fiotti, lunghi e molto liquidi.
Mi tirai su asciugandomi la bocca, lui si rivestí. Come lo guardai capii che aveva altro per la testa.
Mi disse di restare seduto, mi fece abbassare il vestito per controllare il reggiseno. Mi disse che dovevo andare a comprare due piccole protesi da mettere nel reggiseno, che era molto importante.
Mi fece sollevare il vestito.
Il mio cazzo era mezzo duro, avevo bagnato le mutandine di liquido.
Il quel momento mi resi conto che tutta la sera mi ero disinteressato alla mia sessualità maschile.
Lo tirò fuori e iniziò a segarmi. Diventó duro in attimo.
Mentre lo aveva in mano mi impose una nuova regola: non potevo masturbarmi se non in sua presenza o se non lo faceva lui. In quella casa esisteva un solo maschio e io ero la femmina. Tra l'altro il confronto tra le dimensioni mie e due definivano esattamente il concetto.
Accettai subito, il suo controllo su di me mi faceva impazzire.
Durai pochissimo, mi vergognai quasi.
Raccolse con cura la mia sborrata tra le sue mani. Poi mi fece aprire la bocca e mi fece bere tutto il mio sperma, succhiandolo via dalle sue dita.
Mi ricomposi meglio che potei e andai in camera mia.
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