Cosa ci faccio io qui - Istantanee familiari

di
genere
etero

La cena dai genitori di Luca poteva andare onestamente molto peggio. Certo, avrei preferito fare altro. Ma a parte un paio di momenti un po' così non posso dire di avere passato una serata da tagliarsi le vene.

Uno è stato quando il padre di Luca, cui do del lei e che mi rifiuto ostinatamente di chiamare Claudio, mi ha fatto "bimba, dice Luca che giochi a tennis, e pure bene". No, un attimo, come "bimba"? Io sarei la dottoressa Annalisa M. ... Il secondo quando la mamma mi ha detto "Gesù, sei deliziosa, ma tu dovevi fare la modella", che è una cosa che non so perché mi ha sempre imbarazzata moltissimo. Poiché la Ferragni ha colpito da poco, non mi sarei nemmeno stupita se mi avesse dato della botticelliana. Perché i luoghi comuni, alla fine, sempre quelli sono.

La cena, in compenso, era ottima. Forse la mamma si era allontanata in anticipo proprio per prepararla. Io e Luca invece siamo rimasti in spiaggia fino all'happy hour dell'epoca Covid. Teoricamente distanziati. Io sono fobica eh?, ok, tutto quello che volete. Ma lì c'è troppa gente, non mi ci siedo. Così ho aspettato che Luca portasse i gin tonic ondeggiando lievemente al ritmo di Jerusalema (quinta riproposizione del pomeriggio), controllata a vista da un ragazzetto che aveva già rischiato di torcersi l'osso del collo quando ero uscita dalla doccia.

A proposito di doccia: quella della villetta, in giardino, è fantastica. In un box riparato e con l'acqua calda. Intravedo già la possibilità di lavarsi e sciacquare il costume prima ancora di entrare in casa, al ritorno dal mare. Luca vi ha intravisto invece un'altra possibilità: è entrato mentre mi stavo lavando e mi ha detto "e se ti stuprassi?". "Mi metterei a urlare e i vicini sentirebbero". "Per una volta potresti non fare tanto casino?". "E allora che cazzo di stupro è? Mi metto a sussurrare ehi, pssst... mi stanno violentando... ehi... ma esci e dammi l'asciugamano, buffone". Ok, cazzeggiavamo. Ma dal tipo di scherzo, e dalla mano sulle tette insaponate, ho capito che per questa vacanza Luca ha intenzioni bellicose. Non che la cosa mi dispiaccia, anzi.

Al ritorno dalla cena dai suoi siamo riusciti a strappare l'ultimo mojito del baretto del nostro comprensorio. Una schifezza assoluta, ma è stato comunque bello berselo sulla spiaggia, mentre mi prendeva in giro perché secondo lui mi ero messa troppo in tiro, con il vestito fico e lo smalto. Ho fatto un po' la gatta e ci siamo lasciati andare ad una limonata di intensità media. Dico media perché a un certo punto lui ha iniziato a torcermi il capezzolo che spuntava dal vestitino. Non è andato più in là, anche se avrei voluto. In fondo eravamo quasi soli.

Soli ma, evidentemente, non abbastanza sballati, visto che una volta a casa Luca si è sbracato sul letto facendo volare i suoi sandali e domandandomi:

- Limoni ne abbiamo?

- Uh? Non lo so, la spesa l'hai portata tu - rispondo.

- Perché un vodka lemon ci starebbe bene, adesso.

Gli sorrido, allo stronzetto. Cioè, dovrei scendere io in cucina e preparartelo? Pensarci prima, no? Poiché però mi sento particolarmente ben disposta nei suoi confronti, sapete com’è...

- Ok, la sua sexy-cameriera è ai suoi ordini, signore...

- Ahahahah... non ti ci vedo come cameriera...

- Scherzi? - reagisco - l'ho fatta due volte!

- Non me l'avevi detto - insiste.

- Non me l'hai mai chiesto...

- Ma perché sexy? - domanda.

Il vestito che indosso è nero, nemmeno tanto corto ma con uno spacco vertiginoso. La schiena completamente nuda, i lembi che mi coprono i seni si ricongiungono giusto sotto la nuca. Abbasso la corta zip posizionata appena sopra il sedere e sbottono l'unica cosa che c'è da sbottonare. Non ho nemmeno bisogno di muovermi, il vestito cade giù da solo rivelandomi come mamma mi ha fatta.

- Eri a cena così? Non me ne ero accorto...

- Potevi accorgertene sulla spiaggia - rido facendogli la linguaccia.

Ride anche lui dicendo "avrei dovuto" e cercando di allungare la mano tra le mie cosce, ma io mi sottraggo.

Quando mi domanda "facevi la cameriera così?" io mi sono già avviata verso le scale. Mentre le scendo gli rispondo "no, così solo per uno stronzetto che conosco io".

Il pensiero mi colpisce come un fulmine mentre la cucina è illuminata dalla luce del frigorifero e io sono lì con due bicchieri ancora vuoti in mano. Sarà il ricordo di quel "cara, torna quando vuoi" detto dalla mamma di Luca, o sarà il ricordo del suo bacetto. Oppure della promessa strappatami dal padre per una partita a tennis. O magari non sarà niente di tutto questo. Fatto sta che me ne resto per qualche secondo paralizzata, a rimuginare.

Ipotesi Uno. Adesso torno su, ci spariamo questi due vodka tonic. Mi stendo sul letto, apro le gambe e lui mi scopa (bene, eh? mai avuto nulla da ridire su come mi scopa), mi chiama amore mio e poi ci addormentiamo perché domani mattina tocca svegliarci presto, andare alla Conad, poi a prenotare le biciclette e sistemare la casa prima che arrivino Claudio e Margherita. Poi la spiaggia, con i genitori di Luca accanto. Posizione-tipo per dormire: io girata su un fianco che gli do le spalle e lui che mi stringe una tetta o, se fa troppo caldo, che mi tiene la mano sul sedere.

Ipotesi due, anche meno divertente. Lui che non mi scopa proprio perché domani mattina tocca svegliarci presto, andare alla Conad, poi a prenotare le biciclette e sistemare la casa prima che arrivino Claudio e Margherita. Poi la spiaggia, con i genitori di Luca accanto. Tanto abbiamo tutta una vita davanti per scopare, no?

Panico. So com'è un attacco di panico vero e proprio e questo secondo me non ci assomiglia moltissimo ma in qualcosa sì. Mi manca il respiro e, se non fossi completamente nuda, me ne uscirei in giardino a prendere un po' di aria e un po' di fresco. Il quadretto familiare mi sconvolge, mi fa uscire di testa. Mi vengono in mente le parole della suocera di mia sorella: "Martina, ma un nipotino quando ce lo fate?". La mamma di Luca sarebbe capace anche di peggio, mi dico. Mi scorrono davanti agli occhi le serate passate a fare la preda, ad accettare caramelle dagli sconosciuti. Ma mi sono davvero rotta il cazzo di quella vita?

Risalgo su con i due bicchieri e il cuore in tumulto. Luca è disteso sul letto, sfacciatamente nudo. Il che mi fa pensare che abbia in mente l'Ipotesi Uno.

- Sbrigati a bere... - ridacchia.

- Perché? - chiedo.

- Perché mi piacerebbe guardarti mentre bevo...

- Guardarmi eh? - ridacchio a mia volta sedendomi sul letto.

Do un primo, lungo, sorso. Poi faccio precipitare un po' di vodka tonic al centro del suo petto, tra i peli. Lecco, lecco anche i suoi capezzoli. Bevo ancora mentre lui, effettivamente, mi guarda con il bicchiere in mano. Tolgo un cubetto di ghiaccio dal bicchiere e glielo passo sui capezzoli, lui frigge un po'. Finisco il mio vodka tonic con un'ultima lunga sorsata e gli faccio scivolare il ghiaccio lungo l'addome, la mia lingua segue la scia acquosa. Arrivata lì dove lui sta fremendo che arrivi, mi ficco il cubetto di ghiaccio in bocca. Subito dopo in bocca ci finisce anche il suo cazzo, non ancora in piena forma. Mi viene in mente che feci la stessa cosa a Stefano una volta, facendolo impazzire, e dico a me stessa quanto sono troia. Ma non mi dà fastidio, tutt'altro. Perché penso che voglio fare impazzire anche Luca, sia pure in un modo completamente diverso.

Chissà che effetto gli fa il freddo del ghiaccio e il caldo della mia bocca. A me il contrasto del cubetto con il caldo del suo cazzo fa quasi sbroccare, ma devo stare calma.

- Volevi guardarmi mentre facevo questo, per caso? - domando sputando il cubetto dentro il mio bicchiere.

- Perché no? - fa lui.

- Lo sospettavo... - gli dico rituffandomi nel pompino, spingendomi in avanti fino a farlo arrivare in gola. Lui tira fuori qualcosa a metà tra uno sbuffo e una imprecazione.

Una volta, in una situazione analoga, mi disse "che bocchinara!" e, per quanto mi piaccia e anche molto essere insultata, lo gelai. Lo avevo da poco tradito con Stefano per la prima volta, pensavo al mio amante e certe parole le desideravo solo con il mio amante. Da allora certi pensieri se li tiene per lui. Quanto sono stata scema. E come vorrei che me lo dicesse adesso.

Lo succhio fino a un attimo prima che sia troppo tardi, almeno per me. Mi fermo, lo guardo negli occhi leccandoglielo e sorridendogli, è durissimo. Gli salgo sopra. Lo faccio come se volessi impalarmi, ma non è ciò che cerco. Mi posiziono un po' più avanti, lasciando scivolare il suo bastone praticamente tra le mie chiappe.

- Stanotte non si scopa - gli faccio poggiandogli le mani sul petto.

- Ah no?

- No, stanotte si parla.

Non è che abbia tutta sta esperienza personale, però l’effetto che possono fare su un ragazzo le parole “dobbiamo parlare” lo conosco. Ho un’amica che sadicamente, ogni tanto, lo fa al proprio fidanzato, anche se non hanno nulla da dirsi. Perciò il lampo di timore che attraversa gli occhi di Luca un po’ me lo aspetto. E un po’ è il mio trionfo.

CONTINUA

scritto il
2020-08-26
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