La lode
di
MJ90
genere
etero
Al paesello il tempo scorre lento e monotono nelle calde giornate estive quando la calura agostana rende l’aria densa e umida.
Viki ed io continuavamo la nostra relazione clandestina ormai da alcuni mesi quando un giorno mi confidò di essere in ritardo con il ciclo. Come venni a sapere dopo poco, si era fatta ingravidare da Due Schizzi ed ora si ritrovava ancora più affamata di cazzo perché a quello scemo gli faceva effetto di trombarla col pancino.
Quando decise di sospendere il lavoro, le nostre frequentazioni divennero sempre più assidue complice il fatto che abitiamo vicini e che il cornuto stava spesso fuori più giorni per portare a casa la pagnotta.
Nel borgo abitavano anche quattro ragazzini sui quindici anni. Come tutti a quell’età si trovavano in piena tempesta ormonale; le ragazze scarseggiavano e, non avendo ancora la patente, si davano da fare nella sana arte della masturbazione e dei discorsi che sembravano loro audaci.
“Fede e Mauri l’hanno fatto…Che culo che c’ha avuto lui!”
“Anche lei eh, tu vedessi che pisello c’ha, l’ho visto in palestra, aveccelo io…”
Si stava avvicinando la settimana di festa nel borgo ma Viki non se la sentiva di uscire e l’umore non era al massimo. Da tempo fantasticavamo su una bella ammucchiata ma lei arrossiva più per timore che vero e proprio pudore.
I giorni passavano e, con un arrapamento crescente, comprai tutto il necessario per il mio progetto; convincere i piccoletti fu facile.
Il sabato pomeriggio lo passai in nel rustico-cantina di Viki fingendo di mettere a posto il vino liquoroso di loro produzione. I recenti lavori che Due-Schizzi aveva fatto nell’ambiente avevano aggiunto un bagnetto di servizio e la sabbiatura generale della volta a botte in mattoni attraversata da un rinforzo in ferro tra gli architravi, dove aveva messo un anello.
Fissai le corde fino all’altezza da terra di Viki, con due polsini in cuoio marrone, accesi le candele per fare atmosfera spegnendo la lampada. Dalla piccola finestra filtrava un alone di luce dove svolazzava il pulviscolo della cantina.
I ragazzi, nudi e depilati e con ognuno una maschera sul volto, li feci posizionare tra le corde ed il muro, rivolti verso quest’ultimo.
La loro eccitazione era al massimo, i piselli belli barsotti, il respiro ansimante.
“Vieni amore, adesso puoi scendere”
Il suono secco dei tacchi da dodici di Viki risuonarono nell’ambiente per poi cessare di colpo:
“Ma che cazz…Sei un pervertito!” sibilò girandosi di scatto verso di me, nudo come lei e tranquillo al suo fianco.
“Buon compleanno amore” aggiunsi prendendola per mano e accompagnandola verso il centro della scena.
A passo lento ci avvicinammo alle corde dove le ammanettai i polsi, facendo in modo che grazie ai tacchi riuscisse a mantenere il busto in avanti con il delizioso culetto all’indietro. La schiena curva, accarezzata dalle lame di luce, brillava dell’olio profumato che il mio tesoro si era spalmata su tutto il suo corpicino. Il pancino appena accennato, era fantastico.
“Cominciate ragazzi, fate come vi ho detto”
Il primo dei fanciulli, tenendosi il pisello turgido con la mano destra si avvicinò, da dietro, alle grandi labbra della passera. Titubante mise la capocchia viola all’ingresso e accompagnò la spinta aiutandosi con le mani sui fianchi.
I compagni si trastullavano gli uccellini e notai, avvicinandomi a Viki, che avevano lo sguardo rapito dal suo fascino, dalla goduria del suo corpo e della sua voce.
“Ti piace questa fregna, ragazzo?”
“O…ddio sii, che fica che fica…Sto per…Cazzo cazzo” rantolò mentre prendeva un ritmo frenetico
“Non preoccuparti, basta che ti svuoti per bene”
“Vengo!...io cane…Prendi troia!...Che maiala che sei!!!” sbuffò fermandosi con l’uccello tutto dentro mentre i guizzi involontari dell’inguine gli svuotavano i coglioni. La posizione di Viki impediva al seme di uscire dalla vagina.
“Da quanto non sborravi, verginello da mai?!”
Il secondo ragazzino le mise il cazzetto in bocca; purtroppo per lui lo aveva davvero piccolo. Viki, ormai arrapata, lo ciucciò come un idrovora.
Il ragazzo, recuperò un momento di lucidità e tirò fuori il pisellino dalle labbra di Viki che, allungando il collo tentò inutilmente di riafferrarlo. Le girò attorno e, menandosi furiosamente, le sborrò anche lui dentro.
Il terzo durò ancora meno, tempo due spintarelle e sbrodolò.
Durante tutta questa operazione, le ero girato attorno ammaliato dalle espressioni di serenità quando godeva con la bocca aperta, il respiro trattenuto, gli occhi chiusi.
-Dammelo, dammelo ti prego- mormorò con un filo di voce mentre la sua pelle era ancora percorsa dai brividi dell’orgasmo e dagli involontari guizzi dei suoi reni all’indietro, per spremere tutto il suo piacere.
“Vedete ragazzi, madre natura mi ha fornito un cazzo di tutto rispetto e non lo dico per vantarmi. Sapete come si dice no…Non lungo che sfondi, non largo che sturi ma duro che duri. Qui beh…siamo nel secondo caso. Le passere non sono tutte uguali, dipende dal prurito-
Mi stavo lentamente spostando verso il culo della mia topina, accarezzandole i fianchi e appoggiando il glande sulle labbra: la mia bella sussultò.
“Dal prurito?”
-Si ad alcune la fica prude così tanto che devono sentirsi sempre sollevate da questo fastidio. Altre invece non sentono questo bisogno. Il pisello deve essere perciò usato con cognizione di causa; una topa poco usata dovrà essere riempita poco per volta, viceversa una zoccola la troverete spesso già bagnata e spalancata. Comunque la prima regola è leccarla, specie se è poco avvezza. Una volta venuta e se siete bravi lei vi verrà in faccia, ve la darà senza problemi-
“E il preservativo?”
-Si…Viki ed io non lo usiamo ma è bene farlo sempre a meno di non aver fatto esami contro le malattie o che la vostra fregna prenda la pillola, altrimenti ve la ritrovate pregna. Detto ciò, venire dentro non ha prezzo, sentite le terminazioni della vagina che vi mungono il cazzo e lei…-
-La vostra lei sente il caldo del seme che le riempie l’utero e l’odore dei fluidi che si uniscono…Dio cane scopami stronzo! Non ce la fo’ più- esalò tra le risate di tutti.
-Oggi, ragazzi, Viki prenderà la lode. So che si è preparata molto, ha abituato i muscoli e lavato accuratamente l’ambiente, come le avevo indicato-. Spostai le mani verso l’ano, girando intorno al plug e solleticandolo. La ragazza, ormai un lago, spingeva come un automa sul cazzo, bagnandolo degli umori.
-Adesso togliamo questo dildo, fondamentale per preparare i muscoli del culo ma al contrario di ogni fica, qui non c’è lubrificazione. Direi di prenderla dalla figa tanto ce n’è abbastanza- conclusi mettendoglielo dentro poco per volta fino alla radice tenendole le mani incrociate sul ventre ed i polpastrelli sui capezzoli. Tolsi il plug e ritirato il cazzo pieno di sperma glielo abboccai al culo.
-Fammelo fammelo dai dai dai! Uarghh-
-Zitta zoccola, zittatela, mettetele qualcosa in bocca, i vostri cazzi vanno bene. No…non così- I verginelli facevano decidere a lei.
-Mani dietro la nuca e pedalare forza!- Il primo conato di Viki arrivò pochi secondi dopo
-Bravi così, quando state per sborrare entrate tutto dentro e venitele in gola-
Alla fine l’ammucchiata l’avevamo fatta; una massa di testosterone su una giovane vacca gravida.
Il suo culo era una favola, quasi come la fica. Persi presto ogni forma di delicatezza, e tirai fuori tutto l’animale che era in me, un verro ingrifato.
Le corde scorrevano nell’anello, Viki si inerpicava verso di me per prendere fiato ma ricadeva sempre in avanti sbavando e tossendo con una cacofonia di gemiti, urli, mugugni e parolacce.
Ad un certo punto mi accorsi che il suo corpo era in affanno, si contorceva e tremava tutto mentre un liquido caldo mi bagnava i coglioni…Aveva squirtato!
Per me fu troppo. Spinsi come un indemoniato e, con un rantolo le farcii il culo.
Mi accasciai esausto sulla sua schiena, il cazzo ancora dentro con gli ultimi spasmi, i ragazzi a terra o appoggiati a riprendere fiato.
Viki aveva finalmente avuto la sua lode.
Viki ed io continuavamo la nostra relazione clandestina ormai da alcuni mesi quando un giorno mi confidò di essere in ritardo con il ciclo. Come venni a sapere dopo poco, si era fatta ingravidare da Due Schizzi ed ora si ritrovava ancora più affamata di cazzo perché a quello scemo gli faceva effetto di trombarla col pancino.
Quando decise di sospendere il lavoro, le nostre frequentazioni divennero sempre più assidue complice il fatto che abitiamo vicini e che il cornuto stava spesso fuori più giorni per portare a casa la pagnotta.
Nel borgo abitavano anche quattro ragazzini sui quindici anni. Come tutti a quell’età si trovavano in piena tempesta ormonale; le ragazze scarseggiavano e, non avendo ancora la patente, si davano da fare nella sana arte della masturbazione e dei discorsi che sembravano loro audaci.
“Fede e Mauri l’hanno fatto…Che culo che c’ha avuto lui!”
“Anche lei eh, tu vedessi che pisello c’ha, l’ho visto in palestra, aveccelo io…”
Si stava avvicinando la settimana di festa nel borgo ma Viki non se la sentiva di uscire e l’umore non era al massimo. Da tempo fantasticavamo su una bella ammucchiata ma lei arrossiva più per timore che vero e proprio pudore.
I giorni passavano e, con un arrapamento crescente, comprai tutto il necessario per il mio progetto; convincere i piccoletti fu facile.
Il sabato pomeriggio lo passai in nel rustico-cantina di Viki fingendo di mettere a posto il vino liquoroso di loro produzione. I recenti lavori che Due-Schizzi aveva fatto nell’ambiente avevano aggiunto un bagnetto di servizio e la sabbiatura generale della volta a botte in mattoni attraversata da un rinforzo in ferro tra gli architravi, dove aveva messo un anello.
Fissai le corde fino all’altezza da terra di Viki, con due polsini in cuoio marrone, accesi le candele per fare atmosfera spegnendo la lampada. Dalla piccola finestra filtrava un alone di luce dove svolazzava il pulviscolo della cantina.
I ragazzi, nudi e depilati e con ognuno una maschera sul volto, li feci posizionare tra le corde ed il muro, rivolti verso quest’ultimo.
La loro eccitazione era al massimo, i piselli belli barsotti, il respiro ansimante.
“Vieni amore, adesso puoi scendere”
Il suono secco dei tacchi da dodici di Viki risuonarono nell’ambiente per poi cessare di colpo:
“Ma che cazz…Sei un pervertito!” sibilò girandosi di scatto verso di me, nudo come lei e tranquillo al suo fianco.
“Buon compleanno amore” aggiunsi prendendola per mano e accompagnandola verso il centro della scena.
A passo lento ci avvicinammo alle corde dove le ammanettai i polsi, facendo in modo che grazie ai tacchi riuscisse a mantenere il busto in avanti con il delizioso culetto all’indietro. La schiena curva, accarezzata dalle lame di luce, brillava dell’olio profumato che il mio tesoro si era spalmata su tutto il suo corpicino. Il pancino appena accennato, era fantastico.
“Cominciate ragazzi, fate come vi ho detto”
Il primo dei fanciulli, tenendosi il pisello turgido con la mano destra si avvicinò, da dietro, alle grandi labbra della passera. Titubante mise la capocchia viola all’ingresso e accompagnò la spinta aiutandosi con le mani sui fianchi.
I compagni si trastullavano gli uccellini e notai, avvicinandomi a Viki, che avevano lo sguardo rapito dal suo fascino, dalla goduria del suo corpo e della sua voce.
“Ti piace questa fregna, ragazzo?”
“O…ddio sii, che fica che fica…Sto per…Cazzo cazzo” rantolò mentre prendeva un ritmo frenetico
“Non preoccuparti, basta che ti svuoti per bene”
“Vengo!...io cane…Prendi troia!...Che maiala che sei!!!” sbuffò fermandosi con l’uccello tutto dentro mentre i guizzi involontari dell’inguine gli svuotavano i coglioni. La posizione di Viki impediva al seme di uscire dalla vagina.
“Da quanto non sborravi, verginello da mai?!”
Il secondo ragazzino le mise il cazzetto in bocca; purtroppo per lui lo aveva davvero piccolo. Viki, ormai arrapata, lo ciucciò come un idrovora.
Il ragazzo, recuperò un momento di lucidità e tirò fuori il pisellino dalle labbra di Viki che, allungando il collo tentò inutilmente di riafferrarlo. Le girò attorno e, menandosi furiosamente, le sborrò anche lui dentro.
Il terzo durò ancora meno, tempo due spintarelle e sbrodolò.
Durante tutta questa operazione, le ero girato attorno ammaliato dalle espressioni di serenità quando godeva con la bocca aperta, il respiro trattenuto, gli occhi chiusi.
-Dammelo, dammelo ti prego- mormorò con un filo di voce mentre la sua pelle era ancora percorsa dai brividi dell’orgasmo e dagli involontari guizzi dei suoi reni all’indietro, per spremere tutto il suo piacere.
“Vedete ragazzi, madre natura mi ha fornito un cazzo di tutto rispetto e non lo dico per vantarmi. Sapete come si dice no…Non lungo che sfondi, non largo che sturi ma duro che duri. Qui beh…siamo nel secondo caso. Le passere non sono tutte uguali, dipende dal prurito-
Mi stavo lentamente spostando verso il culo della mia topina, accarezzandole i fianchi e appoggiando il glande sulle labbra: la mia bella sussultò.
“Dal prurito?”
-Si ad alcune la fica prude così tanto che devono sentirsi sempre sollevate da questo fastidio. Altre invece non sentono questo bisogno. Il pisello deve essere perciò usato con cognizione di causa; una topa poco usata dovrà essere riempita poco per volta, viceversa una zoccola la troverete spesso già bagnata e spalancata. Comunque la prima regola è leccarla, specie se è poco avvezza. Una volta venuta e se siete bravi lei vi verrà in faccia, ve la darà senza problemi-
“E il preservativo?”
-Si…Viki ed io non lo usiamo ma è bene farlo sempre a meno di non aver fatto esami contro le malattie o che la vostra fregna prenda la pillola, altrimenti ve la ritrovate pregna. Detto ciò, venire dentro non ha prezzo, sentite le terminazioni della vagina che vi mungono il cazzo e lei…-
-La vostra lei sente il caldo del seme che le riempie l’utero e l’odore dei fluidi che si uniscono…Dio cane scopami stronzo! Non ce la fo’ più- esalò tra le risate di tutti.
-Oggi, ragazzi, Viki prenderà la lode. So che si è preparata molto, ha abituato i muscoli e lavato accuratamente l’ambiente, come le avevo indicato-. Spostai le mani verso l’ano, girando intorno al plug e solleticandolo. La ragazza, ormai un lago, spingeva come un automa sul cazzo, bagnandolo degli umori.
-Adesso togliamo questo dildo, fondamentale per preparare i muscoli del culo ma al contrario di ogni fica, qui non c’è lubrificazione. Direi di prenderla dalla figa tanto ce n’è abbastanza- conclusi mettendoglielo dentro poco per volta fino alla radice tenendole le mani incrociate sul ventre ed i polpastrelli sui capezzoli. Tolsi il plug e ritirato il cazzo pieno di sperma glielo abboccai al culo.
-Fammelo fammelo dai dai dai! Uarghh-
-Zitta zoccola, zittatela, mettetele qualcosa in bocca, i vostri cazzi vanno bene. No…non così- I verginelli facevano decidere a lei.
-Mani dietro la nuca e pedalare forza!- Il primo conato di Viki arrivò pochi secondi dopo
-Bravi così, quando state per sborrare entrate tutto dentro e venitele in gola-
Alla fine l’ammucchiata l’avevamo fatta; una massa di testosterone su una giovane vacca gravida.
Il suo culo era una favola, quasi come la fica. Persi presto ogni forma di delicatezza, e tirai fuori tutto l’animale che era in me, un verro ingrifato.
Le corde scorrevano nell’anello, Viki si inerpicava verso di me per prendere fiato ma ricadeva sempre in avanti sbavando e tossendo con una cacofonia di gemiti, urli, mugugni e parolacce.
Ad un certo punto mi accorsi che il suo corpo era in affanno, si contorceva e tremava tutto mentre un liquido caldo mi bagnava i coglioni…Aveva squirtato!
Per me fu troppo. Spinsi come un indemoniato e, con un rantolo le farcii il culo.
Mi accasciai esausto sulla sua schiena, il cazzo ancora dentro con gli ultimi spasmi, i ragazzi a terra o appoggiati a riprendere fiato.
Viki aveva finalmente avuto la sua lode.
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