La mia storia con Giulia: Il fratello di Gilia - Capitolo otto
di
Trozzai Gotusva
genere
gay
La mia storia con Giulia: Il fratello di Giulia (Capitolo otto)
Nota: questo racconto fa parte de “La mia storia con Giulia”; continua dal capitolo sette pubblicato nelle pagine del genere “Trio” di questo sito.
Serata memorabile per come era nata e come si è conclusa. Ovviamente tutto quello che c’è stato nel mezzo ha fatto una grande differenza. Finalmente capivo cosa c’era dietro la personalità di Giulia; quello che credevo fosse spregiudicatezza e apertura mentale dovuta ad una maturità sessuale capace di scelte degne di una navigata persona adulta che ha sperimentato molto, era in realtà tutt’altro. Ma anche così la ragazza aveva per me un’attrazione magica. Continuava a catalizzare l’interesse e addirittura, la sua visione degli affetti riusciva a coinvolgermi al punto che mi trovai veramente disponibile ad assecondarla senza nessuna remora. Da considerare che io remore non ne ho mai avute e solo il rapporto con Mara mi ha tenuto morigerato negli ultimi anni. Adesso c’era la novità Giulia e la gravidanza che mi avrebbe tenuto a secco di rapporti.
Ci siamo tornati più volte sul tema con Mara, ma anche dopo la visita ostetrica, per quanto fosse stata rassicurata dal terapeuta che non c’era alcun impedimento all’attività sessuale, lei evitava l’argomento facendo finta di niente e se messa alle strette si lamentava della mia ossessione arrivando a dire che se le volevo veramente bene non gliel’avrei chiesto finché non fosse stata lei a manifestare nuovamente il desiderio. Posto il problema all’ostetrico, venni rassicurato circa la normalità del fenomeno; alcune donne reagiscono così alla gravidanza e a volte, il disinteresse nei confronti del sesso si protrae anche dopo la gravidanza se la neomadre allatta al seno. In quei casi, potrebbe continuare l’astensione fino allo svezzamento del piccolo.
Visto il responso dello specialista, smisi di insistere e lei ne parve sollevata. Mi sembrava anormale non ricordasse che era arrivata a mettermi a letto con le amiche pur di saziare la mia fame. Dalla fatidica serata di rivelazione dei segreti di Giulia erano trascorsi poco più di dieci giorni, ci trovavamo con regolarità quasi tutti i pomeriggi subito dopo pranzo al nostro appuntamento nei garage delle palazzine in costruzione per una mezz’oretta di coccole e sesso. Ad ogni incontro vivevamo nuove esperienze ed emozioni; era come se fosse sempre la prima volta ed al contempo il feeling che ci univa consentiva al nostro rapporto di vivere con la serenità di una vera coppia. A volte dopo il mio orgasmo, (che continuava ad esserci solo su sua richiesta), ci fermavamo a fare due chiacchiere. Altre volte tornavamo alle nostre occupazioni per ritrovarci il giorno dopo a soddisfare il nostro bisogno.
Non potevo certo affermare di conoscere perfettamente quale bisogno Giulia soddisfasse con me. Supponevo trattarsi di una situazione molto articolata e non avevo interesse effettuare una diagnosi. Nel fine settimana successivo alla serata a tre, tornò ad invitare il cugino a condividere la nostra seduta amorosa, ma non gli lasciò molto spazio, e soprattutto non creò alcuna situazione che consentisse al ragazzo di toccarmi sopra la linea dell’ombelico, dettandogli anche i tempi e le manovre che avrebbe potuto compiere. Ero tentato quella sera di chiederle perché lo avesse invitato e se per caso fosse accaduto qualcosa tra loro.
L’esperienza mi aveva insegnato a non indagare per non suscitare reazioni difficilmente controllabili. Non erano ancora indipendenti ed anche se Matteo era uscito dalle grinfie dello zio, continuava a soffrire per le problematiche che inevitabilmente i cugini gli comunicavano ogni volta che si incontravano. A volte le conoscevo subito, in qualche caso Giulia aveva occasione di parlarmene prima (se erano cose prevedibili), oppure, me ne parlava giorni dopo, appena lo stress emotivo veniva almeno in parte metabolizzato. Cercavo quindi di comprendere quale fosse la cosa migliore da fare e in ogni caso la mia posizione di ascolto attivo mi era di grande aiuto.
Così arrivò il momento che oramai attendavamo (io Giulia e da quello che avevo potuto intuire, anche Matteo). Quindici giorni dopo, esattamente di venerdì, durante il nostro consueto incontro ai garage delle villette in costruzione nel villaggio, Giulia si presenta in condizioni pietose. Ci eravamo visti alla partita di beach volley al mattino ed era serena e gioiosa; soliti sguardi di intesa e appena qualche cenno di ammiccamento facendo maniacalmente attenzione a non essere nel raggio degli sguardi di nessuno. Adesso anche il cugino Matteo aveva iniziato a partecipare a qualche partita in spiaggia e ad alcune delle nostre attività, soprattutto alle partitine serali di soft ball. Tutto nella norma quindi, niente che lasciasse presagire qualcosa che adombrasse in quel modo lo sguardo della mia ninfa.
Si avvicina a capo chino, l’abbraccio in silenzio e dopo pochi attimi, con il tono che purtroppo orami ben conosco, inizia a raccontare. A pranzo erano soli con il babbo, lei e suo fratello Alberto. Il progetto iniziale era quello di preparare la pasta carbonara che piace a tutti e tre quando suo padre inizia con la tiritera. Continua ad accusarla di essersi concessa ad un uomo sposato come una puttanella che verrà dimenticata alla fine dell’estate e che a quel punto tanto valeva si fosse concessa in famiglia, (a chi poi). Mi accusò con questo tono per una mezz’ora, continua la ragazza ed anche Alberto prese la parola per cercare di difendere il mio sacrosanto diritto di decidere con chi fare l’amore al di fuori delle costrizioni. Si, proseguì la ragazza, mio fratello utilizzò proprio quel termine “al di fuori delle costrizioni”Al ché, mio padre andò su tutte le furie e si avvicinò ad Alberto misurandogli un pugno che per fortuna non sferrò (sarebbe stato il colmo, mio fratello non sarebbe stato in grado di difendersi).
Fa una lunga pausa di silenzio poi riprende la descrizione di quello che definisce “lo scontro”. Mio fratello abbassa la testa avvilito ed io aggredisco il mostro urlandogli che sono stufa dei suoi soprusi! Avevo sempre desiderato di essere toccata da un uomo vero e non da un mostro come oramai vedevo lui e che era ora di finirla con queste storie, adesso che mio cugino era uscito da casa aveva capito tante cose e unendo le esperienze risultava chiaro quanto e cosa non funzionava nella famiglia. Al che “lui” per qualche minuto, a capo chino rimase in silenzio, in piedi davanti a lei, poi, puntandole il dito contro le disse che questa sera, visto che saremmo solo noi tre in casa fino a domani, voleva vedermi per chiarire alcune cose. In fin dei conti (continua il mostro), vi mantengo e come si gioca lo decido io, le pedine vincenti del gioco continuo ad averle io, anche nei confronti del tuo principe azzurro.
Lei piange di un pianto sommesso scossa di tanto in tanto da un susseguirsi di singhiozzi. La lascio sfogare per un po’ ma non trovo giusto debba piangere per una situazione dove è la vittima e non il contrario. Quell’uomo è un carnefice e anche se in questo gioco non mi sento per nulla ne il principe azzurro ne l’uomo senza macchia, mi convinco sempre più che se le cose si dovessero mettere male, per come la conosco io, mia moglie Mara sarebbe in grado di comprendere il motivo per il quale ho agito così. Certamente non sarebbe una storia indolore, ma non mi tratterebbe come un fedifrago qualunque. Inoltre, avevo già elaborato le mie teorie d’azione pronte per il caso, i copioni delle quali avevo oramai più volte analizzati durante quei giorni.
La stringo rassicurandole che l’incontro non sarà un problema, anzi, costituirà una svolta importante nei rapporti con me e con lui. Non mi sembra convinta, c’è dell’altro! Riprende, Alberto è terrorizzato e non ce la fa più a sopportarlo, mi ha raccontato che l’assenza di Matteo ha spinto il padre a chiedergli un rapporto completo senza limitarsi ai soliti giochi, visto che oramai è diventato maggiorenne e continua a dargli soldi per gli studi, la piscina, le vacanze, ecc. ecc……. Non so che dire, se non che lo eviti, non glielo permetta. Penso che si sia preso già molto più di quanto gli spetti. Rivolto a lei, una riflessione voglio condividere: Matteo è chiaramente gay da come l’ho visto esprimersi con noi; ma Alberto ha espresso la sua scelta o non si è ancora espresso?
La ragazza ci pensa un attimo poi sostiene che secondo quanto ha potuto capire discutendo con il ragazzo sia lei da sola sia confrontandosi con Matteo che a sua volta aveva avuto parecchi scambi al proposito, suo fratello non avrebbe ancora deciso completamente anche se risultava sempre molto preso nei giochi con il cugino, pur trovandosi inibito alla presenza del padre. Giulia continua: dovrebbe avere la possibilità di vivere un rapporto onesto con un uomo vero. Ahia! Capisco l’antifona, dopo il cugino, mi sa che ha pensato di dividermi anche con il fratello. Non me la sarei certo immaginata una storia così, con quel bel “pater familiae” che era pure responsabile amministrativo del gruppo di lavoro dove opera mia moglie. In quel momento mi è proprio andata via completamente la voglia di fare l’amore per concentrarmi sul caso che mi si stava prospettando. Cosa avrei dovuto affrontare quella sera?
Oramai non mi rimaneva altro che aspettare, da lì a poche ore avrei toccato con mano la realtà che mi attendeva. Rimanemmo ancora appartati per un’oretta anche se Giulia non se la sentiva di mollarmi per non rimanere sola con l’angoscia dell’incontro. La esortai ad avere fiducia in me, qualcosa avrei sicuramente escogitato. Le parlai dei miei vari piani già minuziosamente architettati da applicare al verificarsi degli eventi, (anche se non avevo minimamente previsto l’ultimo risvolto relativo alla condizione del fratello. Comunque il mio punto di forza rimaneva la salvaguardia della posizione di mia moglie e in merito a questo, sapevo del tipo quanto bastava per metterlo a tacere con molte più ragioni di quante potesse avanzarne lui nei miei confronti. Come due automi partecipammo a tutte le solite attività. Chiacchierai senza destare sospetti con mia moglie e con Lucia badando anche di evitare condizioni che potessero richiedere la nostra presenza la sera.
Arrivammo al fatidico appuntamento. L’esordio fu tranquillo, mi accolse come se potessi non sapere nulla dei suoi giochi con i figli ed il nipote, mentre ci tenne a sottolineare che era diventato il responsabile amministrativo del gruppo di lavoro dove opera mia moglie. Sottolineò subito che si trattava di un problema serio il fatto che fosse rimasta in cinta, lei risultava indispensabile all’Azienda in quanto l’unica a possedere determinate competenze. Sembrava ci si dovesse fermare a quei convenevoli, mi offrì il caffè senza aggiungere altro. Giulia stava seduta su una poltroncina, di fronte al fratello Alberto che, confesso, non avevo ancora visto quest’anno, io ricordavo il ragazzino piegato su se stesso, ma non era più così. Adesso era un Giovanotto dallo sguardo sveglio, somigliava parecchio alla sorella e se non fosse per i capelli cortissimi, i volti erano identici. Non aveva neanche un filo di abbronzatura, sul volto diafano spiccavano i due grandi occhi azzurri e non si vedeva un solo pelo, a parte i capelli, corti e biondi.
Si sentiva solo il rumore delle tazzine animate dai cucchiaini. Terminai di bere e appoggiando il tutto sul tavolo, ruppi gli indugi, chiedendo il motivo di quella convocazione visto che non avevamo mai avuto contatti da quando ci trovavamo al villaggio. Sembrò preso in contropiede e dopo una pausa di silenzio dalla quale non sapevo cosa aspettarmi, si alzò di scatto assumendo un atteggiamento ed un tono aggressivo utilizzando direttamente il “Tu”: sei un uomo sposato, tua moglie è in cinta ed in procinto di perdere il suo ruolo lavorativo e tu ti scopi la puttanella di mia figlia che è parecchio più giovane di te. Ti pare sia abbastanza perché un padre prima ed un dirigente poi, non debba chiamarti per chiederne conto? Inoltre, vorrei proprio vedere cosa sapresti fare, visto che mia figlia mi ha insultato dicendo che finalmente ha visto com’è fatto un vero uomo. Mentre pronunciava le ultime parole, sghignazzava massaggi osi la patta.
Di tutte le strategie studiate non me ne andava bene nessuna! Dovevo capire se era pazzo o sprovveduto o entrambi. Abbassai il capo e sentii il suo sguardo vittorioso su di me. Poi con un tono di voce pacato sciorinai il più bel monologo della mia vita. Esordii: vede signor Oscar, forse lei non ha mica fatto bene i conti perché io non ho nulla da perdere, con mia moglie ci stavamo già per lasciare prima della gravidanza e adesso lei ha deciso che terrà il piccolo comunque; quindi, ci accorderemo. Non voglio impegnare Giulia per la differenza di età ma se a lei andrà bene non avrò problemi a regolarizzare la relazione, in fin dei conti è maggiorenne. Per quanto riguarda le tresche che da anni intrattiene con tre minorenni invece, temo che i direttori della aziende da cui dipende lei e quella dove lavora sua moglie, potrebbero avere molto da ridire. Conosco la storia di tutti e tre i ragazzi e le assicuro che il tribunale dovrà calcarlo per un bel po’ se dovessi far conoscere i fatti.
Aveva perso la sicurezza fin dalle prime battute, adesso era cinereo. Guardava Alberto e Giulia. Il primo non alzava lo sguardo la ragazza prese la parola per testimoniare come lei e il cugino mi avessero raccontato tutto. Dopo cinque minuti di silenzio, con un filo di voce disse che sarebbe tornato a casa mentre loro avrebbero potuto rimanere qui con la madre, quando c’era, ed i nonni. Non avrebbero dovuto preoccuparsi di nulla e non sarebbero più stati infastiditi. Ero convinto di farvi contenti azzardò, poi scomparve in camera. Nessuno disse nulla, rimanemmo li mezz’oretta quando stavamo per muoverci, uscì dalla stanza con una valigia, salutò augurando di star bene e trascorrere bene le vacanze; domattina arriveranno i nonni disse e partì. I fratelli si abbracciarono e piansero per un po’ poi lei si strinse a me ringraziandomi e rivolta al fratello: adesso proviamo a rilassarci e dormire.
Non poteva essere un automatismo, non si dorme a comando. Decisi di andare in spiaggia e mi sedetti sull’ultima sdraia vicina al bagnasciuga a guardare il mare ed a metabolizzare le parole che mi erano salite alle labbra quando quell’uomo aveva dato sfogo alla sua follia. Sia così sprovveduto da pensare che i ragazzi fossero contenti di quel giogo non riuscivo a crederci, ma se non fosse così non avrebbe capitolato. Beh, comunque avremmo visto gli sviluppi, intanto se ne era andato. Stavo li da un quarto d’ora quando vedo arrivare Alberto. Mi chiede se può sedere sulla sdraia vicina informandomi che Giulia sa che è venuto a cercarmi in spiaggia, lei era sicura; mi avrebbe trovato li. Sorrido, non ha perso tempo la ragazzina. Ok dico, fammi compagnia se ti va, si accomoda e segna la sabbia con un dito finché esordisce con: so che conosci già tutto di noi, sei stato con Giulia che ami, ma ti sei dato anche a Matteo seppur con lei presente; confermo.
È vero che vorrei provare con un uomo come ti ha detto mia sorella, e dio sa se vorrei che quell’uomo fossi tu. Avrei dovuto ascoltarlo e resistere, invece, a quell’affermazione chiedo subito perché. Infatti si blocca e si sfrega le mani imbarazzato. Riprendo subito scusandomi per la domanda di getto e continuo: immagino per te sia difficile, ma sono qui ad ascoltare qualsiasi cosa ti senta di dirmi. Sentiti libero, presentami quello che hai nella mente e nel cuore partendo dalle aspettative, fino a dubbi e paure. Lo vedo riprendersi e riparte con: mia sorella mi raccontava sempre tutto di voi, spero non ti dispiaccia, conosco ogni respiro del suo sogno che viene realizzandosi ogni volta che vi incontrate. Appena può viene in camera mia e mi ragguaglia su tutto riempiendomi di gioia. Parla pacatamente misurando le parole, si sente che ci mette l’anima.
Per questo ho iniziato a desiderare anch’io la mia prima vera esperienza con un uomo come te e quando Giulia mi ha detto che avresti potuto accettare se lo avessi voluto, ogni volta che mi parlava di voi, mi sentivo attratto da questa ipotesi. Ero terrorizzato da mio padre e spero vivamente abbia capito il mio dramma. Mi sono immedesimato nel ruolo di Matteo ma non riesco a concepire una cosa del genere. Non vorrei condividere con mia sorella come quando mio padre ci faceva fare i giochi assieme con i dildo. Si ferma un attimo e sento la voce incrinarsi per il pianto. Io desidererei la mia prima volta da solo con il tempo che serve e la possibilità di scambiare attenzioni in maniera esclusiva; so che è chiedere molto, ma sin dalla prima volta Giulia mi ha portato la gioia piena di ogni cosa decisa e realizzata come l’aveva sognata. Sembrava una favola, ma le settimane sono trascorse e quello di stasera è veramente un miracolo.
Continua: forse chiedo troppo, mi piacerebbe potessi stare con me per quello che sono e non perché sono il fratello di Giulia. Si ferma per un tempo che sembra infinito ad entrambi. Credo di dover prendere la parola ma non saprei cosa dire al momento, ed è bene così perché Alberto riprende: tu sai già come ti vedo e quali aspettative nutro nei tuoi confronti ma sapresti dirmi come mi vedi e che possibilità reali avrei di stare con te? Ecco, adesso era il mio momento. Non avevo avuto il tempo di pensarci molto, il ragazzo era giovane ma la dura prova cui era stato sottoposto, come i suoi compagni di ventura, lo aveva reso determinato. Così iniziai: a mente aperta ed a cuore caldo posso dirti che ad oggi non ho mai avuto problemi ad avere rapporti a tre, così come sai già tutto da tua sorella. La mia esperienza è sempre stata più o meno ferma a questo, nel senso che anche se mi è stato più volte proposto, non ho mai dato seguito ad esperienze con un partner del mio stesso sesso.
Faccio una pausa di qualche minuto per sottolineare il concetto più che per vedere la sua reazione che tuttavia è dignitosa nel senso che si limita a sorridere alzando il capo come per chi sta per riprendere la parola. Lo fermo con un cenno della mano e riprendo: questa è una situazione nella quale non esiste un evento che possa essere slegato ad un altro. Non ho fatto sesso con tua sorella; l’ho amata dal primo momento che l’ho vista! Come non ho fatto sesso con tuo cugino, è sempre stato un momento accessorio che ha insaporito la gioia già sublime del rapporto con Giulia. Tutte cose mai sperimentate prima e che per un eclettico qual io sono, hanno rappresentato e rappresentano momenti di grande crescita personale. Tu mi stai chiedendo come ti vedo in questa storia? La mente già ti ha disegnato ed il cuore accettato come una perla rara da coltivare per la serietà e la trasparenza con la quale ti sei presentato. La genuinità dell’offerta ti rende prezioso ai miei occhi soprattutto in questo momento. La vita mi mette alla prova con mia moglie che non se la sente di fare sesso per la gravidanza, ma sto per diventare padre, ed ho il vostro preziosissimo dono. Mi sento fortunato, ed in quanto credente, benedetto.
I nostri sguardi si incrociano, io gli sorrido ma il suo viso è illuminato da un sorriso radioso, mi chiede se mi può abbracciare e mi stampa un bacio sulla guancia che ricambio. Torniamo sulle nostre posizioni ma oramai sembra chiaro come ci muoveremo. Lo invito a pensare tempi e modi da parte sua e propongo di incontrarci da soli anche per fare quattro chiacchiere di sera, dopo cena, in spiaggia. Gli fornisco il numero di telefono per accordarci. Lo trova un’ottima idea e mi avverte che come Giulia fece con lui, avrebbe riferito sempre tutto alla sorella, ameno ché io non avessi obiezioni al proposito. Ovviamente acconsentii, non poteva che essere così, mi toglieva dall’impiccio di trovare tempi e spazi per l’una o per l’altro; il resto, ne ero convinto, sarebbe venuto da se.
Non trascorse molto tempo prima che ricevessi il suo invito con un messaggio. Il pomeriggio successivo ci vedemmo con Giulia per il nostro solito incontro di carezze baci e sessione erotica da mezz’oretta. Piccola parentesi solo per ringraziarmi del mio contributo per la svolta con il padre. Nessuna notizia ulteriore aveva portato al mattino la madre. Il messaggio di Alberto mi invitava per il dopocena in spiaggia solito posto, chi primo arriva aspetta. Giulia non me ne aveva parlato ovviamente, ma era chiaro che i due si erano già accordati e questo mi esortava ad essere ancora più sereno. Con Mara le cose sembravano già rodate, lei pensava solo a specchiarsi e ad accarezzarsi la pancia, (perfettamente piatta), dove però sapevamo esserci il nostro erede. Soliti giochi in spiaggia ed incontri con i gruppi estivi. Mi sembrava di vivere gioiosamente in due mondi paralleli.
E arrivò il dopocena, mia moglie si mise a letto a guardare la TV e come sempre, dopo dieci minuti si sarebbe addormentata pertanto programmai lo spegnimento automatico e le stetti vicino pochi minuti prima di uscire. Percorrendo un giro largo per evitare incontri con conoscenti, mi recai all’appuntamento con uno strano sentimento, questa volta ad attendermi c’era un uomo. Mi fermai nell’ombra a meditare sul dato; in verità continuavo a pensarlo come il fratello di Giulia, nient’altro occupava la mia mente. Serenità totale, non mi ero mai sorpreso a meditare sul particolare. Avevo veramente fatto mia la riflessione della sera prima? Razionale come sono, sicuramente si! Con quello stato d’animo coprii la poca distanza dal luogo dove mi attendeva il ragazzo.
Lo vidi seduto sulla sdraia che avevo occupato con i suoi consanguinei, era chiaro come avessero condiviso ogni dettaglio. Sedetti vicino, gomito a gomito, perché sprecare ancora tempo in preamboli. Alberto parve apprezzare stringendomi la mano e sussurrandomi un ciao accompagnato da un bacetto sulla guancia. Non osava lui per primo, dovevo immaginarlo perciò passato un braccio attorno al collo, ci trovammo guancia a guancia. Hai un profumo delizioso gli dissi, ed una pelle di seta; si sente molto la mia barba? Ho fatto anche il contropelo ma so che può essere fastidiosa. Senza spostarsi di un millimetro rispose: no, non si sente molto e poi, va bene così; anche a me piace molto il tuo profumo, ma non solo come essenza, proprio nell’insieme ti trovo semplicemente eccitante. Girando leggermente il viso sentii le sue labbra cercare le mie.
Erano morbide e delicate, ma nello stesso tempo forti e decise. Si appoggiò insistendo qualche secondo quasi a prenderne la forma poi la lingua iniziò a bussare ed a cercare consenso. Aderii immediatamente innescando una danza fatta di piccoli morsi e succhiate mentre disegnavo con le mani quella testolina perfetta, coperta da una spazzolina di capelli che sapevo biondi. Di tanto in tanto aprivo gli occhi per sincerarmi di chi fosse l’essere che stavo baciando. Mi sentivo bene, aspiravo il suo profumo e ascoltavo il respiro calmo di quel corpo, nel frattempo salito a cavalluccio sulle mie gambe. I baci continuavano perpetuando quel dolce piacere che mischiava eccitazione a serenità e la sensazione che il tempo potesse fermarsi per continuare a godere.
Nessuno dei due azzardava carezze al di sotto dell’ombelico anche se oramai la mia erezione era allo spasimo e sentivo una massa dura di tanto in tanto appoggiarsi sull’addome. Mi piaci molto gli dissi tra un respiro e l’altro e lui rispose; non vorrei smettere mai, dimmi che non sto sognando. (Che dichiarazione impressionante pensai), iniziai ad accarezzargli le gambe, snelle e muscolose, non lo avevo mai visto in costume, per me era tutta una sorpresa. A quell’invito reagì appoggiando una mano sulla mia, accompagnandola piano sopra la patta dei suoi pantaloncini corti. Lì mi lasciò libero, continuando a baciarmi. Accarezzai l’intera zona prima di assaggiare l’attrezzo misurandolo a mano piena. La reazione fu immediata!
Pulsava al tatto come un secondo cuore ed il respiro di Alberto si fece subito affannoso staccandosi dalla bocca che sentendosi orfana , lo cercò immediatamente. Lo tenni con l’altra mano accarezzandogli la nuca, mi piaceva veramente tanto e credo lo comprendesse pienamente da come lo sentivo rilassato. Ripresi la carezza su quel cazzo ancora adolescente mettendo una mano entro l’elastico degli slip per accarezzarlo a pelle. Era duro come la roccia e liberato dal giogo degli slip aderenti svettò subito verso l’ombelico. La pelle del prepuzio scendeva completamente lasciando esplodere la cappella che apprezzavo dai contorni forti sopra l’asta pulsante. Con due dita iniziai ad accarezzarla spalmandola con il liquido precoitale che eruttava da quel gioiello di gioventù.
Avevo quasi il doppio dei suoi anni ma ricordavo ancora l’irruenza di quell’età, anche se ai suoi anni ero stato addestrato come “animale da letto”già da tempo. Il fanciullo mi fermò la mano precedendomi di poco nel pensiero. Spostandosi verso le ginocchia si impossessò del mio membro con entrambe le mani. Si inginocchiò appoggiando il viso sul pube e baciandolo per la parte che usciva dagli indumenti. Ci alzammo in piedi per liberarci in un baleno degli abiti poi mi chiese di sedermi ed iniziò quel gioco tipico di Giulia, fatto di prese soppesamenti, carezze e succhiotti, leccamenti e baci. Il rituale era lo stesso, la forza e la sensazione, completamente diversa. Le mani e la bocca si muovevano esercitando pressioni e trazioni che tradivano la presa maschile, seppur con una grazia che mai sperimentata.
Lo attirai ancora a me per ritrovare quella bocca saporita conosciuta da poco. Volevo fosse lui a decidere ma la sensazione del bacio mi attizzava molto più che farmi manipolare il cazzo. Alberto acconsentì all’invito affiancando una sdraia ci stendemmo. Iniziò ad accarezzarmi e senza farmi pregare feci altrettanto. Aveva un corpo snello, l’addome ed il torace disegnati dai fasci muscolari come in una tabella anatomica. Intanto mi dilettavo ad accarezzarli percorrendo in tutta lunghezza la linea alba perfettamente scavata. Con un pennello ideale sui polpastrelli delle dita coloravo ogni fascio degli addominali che si irrigidivano al passaggio delle mani, strappandogli un lamento di piacere.
Mi stava segando sussurrandomi all’orecchio qualcosa che adesso iniziavo a decifrare come “Tesoro hai un cazzo stupendo”. Appena compreso il testo mordicchiandogli l’orecchio sperando che percepisse qualcosa, ma non tutto il senso, gli risposi: Adesso è solo tuo e puoi farne tutto ciò che vuoi. Dal piccolo ringhio di consenso capii che aveva compreso perfettamente. Scendendo di poco sotto l’ombelico incontrai la punta del suo cazzo. Ben formato, dritto e tornito, addossato alla parete addominale da un muscolo erettore ancora tesissimo, fortemente reattivo ad ogni carezza e sicuramente vicinissimo al primo orgasmo. Lo lasciai subito per tornare a godermi la lascivia di quel bacio infinito e la carezza/sega esplorativa che quelle mani avevano innescato nei confronti del mio corpo.
Con una manovra repentina mi salì sopra e sentii il turgore del suo membro contro gli addominali mi accarezzava il viso ed il collo sgranando gli occhi alla ricerca del mio sguardo. Una volta messo a fuoco mi sussurrò: adesso io sono arrivato alla prima fermata, ma proseguiremo il viaggio mio caro. Detto questo si passò il mio cazzo tra le cosce stringendolo. Fu chiaro l’intento, dimenando leggermente il bacino sembrava volesse perforarmi la pancia con quel durissimo salsicciotto. Mi guardava con intenzione di pretendere da me un commento a ciò che sapevo sarebbe avvenuto a momenti. Gli accarezzai il viso e la testa perfetta dicendogli: stai per scoppiare sul mio corpo la prima ondata di piacere, fai come desideri mio caro cucciolo. Rispose: sento il tuo palpitare ma non resisto oltre, voglio godere per gustarmi ancora le tue preziose attenzioni. Detto questo, appoggiando le labbra sul collo iniziò ad ansimare accompagnando ogni sospiro con un getto di sperma caldissimo che si faceva strada fra i nostri corpi sudati.
Sembrava non finire mai ne contai sei o sette, ma lunghi e distanziati. Rimanemmo uniti con il liquido che correva giù per la mia schiena. Alzò la testa per tornare a guardarmi e chiedere se la cosa mi avesse infastidito. Cercai la sua bocca per rispondergli con un dolce bacio. Quello che avevo provato era una infinita tenerezza e nessun fastidio. Mi sembrava di essere tornato ragazzino, quando non sapendo ancora cosa volesse dire eiaculare e cosa fosse lo sperma, raggiungevo l’apice della prestazione con la zietta o lo zietto di turno, e venivo stimolato a continuare più volte, finché non avessero deciso che erano soddisfatti. Memore di quei fatti, lo invitai ad appoggiare nuovamente la testa sul mio collo o sulla spalla, e lo accarezzai cingendogli la vita. Scoprii così che aveva un vitino veramente da ragazzino. Se avessi stretto allo stremo le mani, i pollici e gli indici si sarebbero potuti toccare.
Se ne accorse e disse: sono troppo magro vero? Risposi: non lo so, a me piaci, sei giovane e ti formerai crescendo, seguendo la tua strada. Quello che provo ora è un grande piacere assaporando il calore del tuo corpo, il profumo del respiro ed il guizzo dei tuoi muscoli. Un piccolo bacio suggellò quel momento e sceso ad afferrare l’erezione che troneggiava tra le mie cosce, mi chiese come avessi voluto venire. Non mi interessa risposi, fai quello che ti piace fare come lo hai pensato tu. Esordì con un: ci facciamo una sega insieme? Io a te e tu a me? Però vorrei che mi venissi sul viso quindi quando sarà il momento mi sdraierò. Trovai la cosa singolare ed iniziai a masturbare il suo virgulto che non era sceso di un millimetro, concentrandomi sulla mia eccitazione per cercare di godere nello stesso momento.
Non durò tantissimo, e le sue mani misero tutta l’energia possibile per sbattere il mio cazzo con commenti tipo: ma è enorme, mi sembra di sprecarlo così, riesci a godere? Quando il respiro si fece nuovamente affannoso lo invitai a sdraiarsi; continuò lui a masturbarsi dosando i colpi, al primo suo getto dissi vengo! Aprì la bocca avvicinandola agli schizzi ed assecondai ogni suo movimento. Si alzò e cercò la mia bocca per condividere ciò che gli era rimasto. Raccolse con l’indice un po’ del suo per propormelo. Leccai voluttuosamente quell’indice umido sapeva di dolce salato, molto liquido. Un piccolo bacio e poi infilati i pantaloncini, andammo di corsa verso la placida distesa del mare.
Quattro bracciate vigorose poi mi alzo in piedi per guardarlo, in effetti non l’ho ancora visto bene. Nuota con un ottimo stile mettendo tutto quel vigore adolescenziale che amo tanto maschi o femmine che siano. Si sente guardato e si ferma, stropiccia gli occhi e con due bracciate si avvicina. Mi abbraccia e mi cinge i fianchi con le gambe. Ora lo vedo bene in faccia; mi ripeto, è Giulia con i capelli cortissimi. Ma adesso conosco odori forme e sapori completamente diversi seppur ugualmente eccitanti. Sembra leggermi nel pensiero, cerca la mia bocca, la mordicchia, vuole la lingua da succhiare, mi lecca gli occhi e sussurra; mi piaci! Non volevo essere banale gli rispondo sei eccitante, hai risvegliato in me pulsioni e sentimenti che non conoscevo. Se lo vorrai ancora, sarò tuo, anche se non so se riuscirei a darti tutto il mio corpo; e sottolineo l’ultima frase con una risatina.
Mi stringe con tutta la forza che ha baciandomi sul collo. Ricambio, ma dosando la mia stretta perché mi prega di non romperlo. Ne ridiamo assieme e ci apprestiamo al ritorno. Alberto espone il piano per l’indomani: Giulia e sua madre devono tornare in città per andare da un notaio, non sa perché, ma verranno nuovamente al villaggio il giorno dopo; mi chiede di trascorrere insieme l’intero pomeriggio per fare finalmente l’amore come lo voleva sperimentare da troppo tempo ormai. Incredibile, non poteva essere un caso, anche mia moglie doveva accompagnare sua madre ad una visita nel pomeriggio; sarebbe partita nella tarda mattinata per rientrare il giorno dopo. Perfetto disse il ragazzo; ci vedremo da me subito dopo pranzo conclusi. Eravamo a riva e rientrammo ognuno per strade diverse.
Mezz’ora dopo arrivò il messaggio di Giulia che mi aggiornava circa la sua assenza per l’indomani. Mi salì spontaneo un sorriso; accanto a Mara che dormiva come un angelo, ripensavo all’esperienza vissuta con il ragazzo e sicuramente Giulia aveva inviato il messaggio dopo che il fratello le aveva raccontato nei minimi particolari il nostro incontro corredato delle mie parole e di tutte le sue emozioni. Riuscii a dormire con difficoltà troppo coinvolto in un turbinio di emozioni, mi sembrava di sentire ancora sulla pelle il suo profumo di maschio adolescente; si trattava ovviamente di una sensazione. Confrontavo le emozioni provate la prima volta con Giulia, che occupava gran parte delle mie fantasie erotiche, ma lo sentivo vicinissimo a lei seppur terribilmente diverso.
Al mattino come spesso facevo portai la colazione a letto a Mara, con cappuccino e croissant appena sfornati dal bar, poi lei a leggere sull’amaca ed io in spiaggia a giocare con i ragazzi, speravo di vedere Giulia ma era partita prima del previsto. Informai il gruppo che se non mi vedevano nel pomeriggio era perché accompagnavo a casa mia moglie. Mara parte come previsto appena terminato il pranzo, riordino e mi rendo conto di essere impaziente ed emozionato. Continuo con frequenza crescente a spiare dall’angolo della finestra, il vialetto assolato dove dovrei vederlo arrivare. Finalmente appare avanzando con quel passo leggermente dinocolato tipico della sua età, ma a testa alta con la sua carnagione chiara senza l’ombra di abbronzatura. Indossa un paio di pantaloncini ed una canotta a muscolo che sottolineano il giovane corpo guizzante, tonico e ben proporzionato.
Sale i pochi gradini e bussa. Apro la porta e non resisto, lo cingo con un abbraccio che dice tutta la mia attesa, ricambia con slancio e ci baciamo come se fosse l’unica cosa da fare. Voglio capisca che lo stavo aspettando e veda quanto lo desidero perciò inizio ad accarezzarlo e lo spoglio dei succinti abiti. Gli accarezzo il membro già tesissimo e lo attiro baciandolo, riempiendomi le mani per la prima volta con i glutei marmorei. Come appoggio le mani sul culetto lo irrigidisce e lancia un mugolio di piacere che mi attizza come un mandrillo. Preme il bacino contro il mio, raddrizza il mio cazzo e lo preme contro il suo strusciando vigorosamente. Pochi secondi dopo anche le mie braghette sono alle caviglie e la canotta è salita sopra i pettorali, oggetto delle attenzioni di Alberto. Pochi secondi dopo sparisce anche quella e continuiamo a baciarci ed accarezzarci a piene mani esplorando ogni centimetro dei nostri corpi.
Mi sembra soppesi ogni fascio muscolare ma mi rendo contro di fare altrettanto, inoltre, ci annusiamo e baciamo abbassandoci a vicenda sui nostri corpi senza soffermarsi mai sui sessi. Gli propongo di coricarci e subito acconsente, precisando però di non utilizzare il salotto trasformato a letto che celebrò la prima volta per la sorella. Sorridendo lo presi per mano accompagnandolo in camera da letto. Vidi riflessa la schiena ed i glutei sul grande specchio e mi venne una stretta al cuore. Era terribilmente eccitante e si trovava lì per me! Lo accarezzai osservando le mie mani in quelle carezze. Mi lasciò fare poi disse: grazie caro, ho capito che sono io a piacerti per quello che sono, adesso lasciami gioire di te e con te realizzare il mio sogno.
Come opporsi ad un tale progetto? Sono qui, risposi e seguii le sue aspettative. Mi stesi e si sedette tra le mie gambe allargandole con dolcezza. Iniziò ad accarezzarmi partendo dalle ginocchia, esplorando ogni parte come se non l’avesse mai vista. Carezze e baci fino l collo, poi, ridiscese e riprendendo il gioco del palpo lecco, succhio e soppeso - (secondo me condiviso con la sorella tanto era uguale, non fosse per la maggiore forza esercitata). Iniziò un pompino che mi fece letteralmente impazzire. Guardavo quel viso efebico bellissimo, quella bocca carnosa che del maschio aveva solo un lontano sentore, forse nella forza impressa ad ogni movimento; decisa e potente senza eccedere mai nella violenza. Gli chiesi di tenere gli occhi aperti e di guardarmi quando gli fosse possibile. Mi stava portando al settimo cielo, e stavo pensando di farmi regalare un orgasmo così. Sembrò comprenderlo, anche visto il livello altissimo di eccitazione. Il glande era quasi violaceo, teso e pulsante che sembrava potesse esplodere da un momento all’altro.
Sospese quel gioco e sdraiandosi a sessantanove al mio fianco, riprese a succhiarmi tenendo il cazzo a due mani e avvicinandosi con il bacino alla mia faccia, sembrava invitarmi a ricambiare. Osservai da vicino l’insieme del bacino, testicoli e membro del giovane, perfettamente depilati, cazzo ben scappellato con il fungo del glande bello pieno, teso e pulsante per l’eccitazione. L’erezione lo teneva così vicino all’addome da sembrarne incollato. La pelle bianca dell’asta ne denunciava lo scarsissimo utilizzo (il mio alla sua età sembrava l’uccello di un africano); per fortuna non si è consumato ahaha! Mi alzai sui gomiti per continuare a bearmi alla vista del suo viso e di quella bocca impegnati in quel pompino che mi stava eccitando alla follia. Devo tenermi per non riempirgli la bocca. Gli accarezzo la testa ed il viso, gli infilo un dito in bocca insieme al cazzo e subito la sua lingua lo lecca, estraendo un bel po’ di uccello dalla calda coccola.
Gli sussurro: sei meraviglioso Alberto; e stendendomi attiro a me quel magnifico corpo, mi inebrio del profumo che emana il triangolo del pube, affondando la faccia sul cazzo e sotto, abboccandomi il piccolo scroto completamente contratto. Me lo infilo in bocca esercitando una piccola trazione, lo lecco e sento il ragazzo mugolare. Lo accarezzo e lo tendo ora con una mano mentre cercando di tirarlo verso di me, avvicino il cazzo alla bocca e lo ingoio. Alberto emette un lungo sonoro gemito ed il membro sembra scoppiarmi tra le mandibole. Mi blocco, ma non accade nulla, si riprende e continua il suo meraviglioso gioco di pompa ed io inizio la mia nuova esplorazione. Non ho mai succhiato un cazzo, ma a me lo hanno succhiato da sempre, o quantomeno diciamo da quando mi sono reso conto che era sufficientemente grande da poter essere succhiato (lo chiamavano succhiotto i miei zietti e ziette; e le prime eiaculazioni a dodici tredici anni lo chiamavano latte, sic!).
Aveva un buon sapore ed emetteva delle gocce di liquido denso dolcissimo. Quando me ne resi conto, lo toglievo dalla bocca per spremerlo prelevando la goccia con una leccata da quell’insolente boccuccia. La manovra rompeva la continuità del pompino ed il cucciolo così riusciva a rimandare l’eiaculazione che sentivo comunque incipiente. Continuai a succhiare quel profumato e potente piuolo, reattivo ad ogni succhiata appena più vigorosa, accompagnata da mugolii ed affermazioni monosillabi del mio splendido amante. Seppur tra i rumori generati dallo sfregamento della testa tra la pelle dell’amante ed i tessuti del letto, riuscivo ad identificare apprezzamenti che il ragazzo faceva nei confronti dell’oggetto delle sue attenzioni, tipo: che cazzo mi sto succhiando, dai, lo voglio, ancora, voglio farti godere, non ti mollo più, ecc.
Le mani cercavano comunque per quanto possibile di accarezzare quel corpo, quasi ad appropriarmene, senza alcun ritegno, come se avessi paura improvvisamente di perderlo e fosse quella l’unica occasione per poterne godere. Stesso sentimento che avevo ogni volta che facevo l’amore con la sorella, anche se oramai lo facevamo quasi tutti i giorni, ogni volta avevo paura potesse essere l’ultima. Alberto continuando a tenere le mani sul mio corpo, si gira e torna a baciarmi, coricandosi sopra di me, spingendo prepotentemente il cazzo sulla mia pancia e stringendosi il mio tra le cosce. Ritorna a baciarmi, mordicchiando e leccando le labbra, il viso ed il collo; frullando con la lingua gli orecchi; mi sento avvolto dal suo sapore e calore. Sei meraviglioso gli dico e lui di rimando: anche tu!
Continua rimettendosi a sessantanove però mi alza le gambe ed inizia a leccarmi i testicoli ed il perineo fino alla rosa del culo. Sente che mi irrigidisco, anche se non ho nessuna intenzione di negargli nulla. Alza la testa e mi rassicura: voglio solo leccarti, non ti farei mai male, so che non lo hai mai fatto e mi interessa solo esplorarti anche qui. Mi abbassa le gambe e continua con la fellatio magistralis, mentre mi offre di leccargli il suo.
Devo dire finalmente, lo aspettavo. Mi beo di poter vedere così da vicino quelle due tette stupende, prive di capezzolo. Sode, con la pelle tesa e profumata di gioventù. Ne accarezzo la pienezza e cerco ci baciarle tutte per quanto l’incomoda posizione mi permetta. È troppo. Il desiderio di leccare e baciare ogni centimetro di quella meraviglia, la posizione inclemente non mi consente altro che leccare la rosea boccuccia dello sfintere che sembra rispondere al tentativo della lingua di penetrarla, aprendosi leggermente, quasi un respiro di sollievo ad ogni energica leccata e proposta di penetrazione con la punta della lingua arricciata. Anche il ragazzo prova a spingere quasi ad agevolare l’ingresso del muscolo insolente nello sfintere impaziente.
Sembra comprendere il mio desiderio di possesso, si affianca a me sdraiandosi bocconi e mi offre la pista di atterraggio della sua schiena bianca, appena frastagliata dai fasci muscolari del gran dorsale, e la superbia di quel culo adolescente, orgoglio e dannazione di un’epoca che scappa troppe volte senza poter essere colta e assaporata. Non sarà così per lui; mi corico su quella schiena, centellinando su nuca e collo una miriade di piccoli baci, il mio cazzo si intrufola nel solco tra le natiche. Lui se lo coccola manifestando chiaramente l’intenzione di proseguire nel gioco. Si gira e mi offre ancora la meravigliosa bocca a suggellare l’intesa del viaggio nel nostro piccolo paradiso. Torno alla pista d’atterraggio dei miei baci sulla schiena, tra le scapole, scendendo per la colonna vertebrale fino ai due meravigliosi emisferi dei glutei.
E lì mi soffermo un attimo, lui lo sente, e ruota il bacino in avanti, spingendo in alto quello spettacolo. Non ho mai affrontato una cosa simile, anche nella donna , la figa ruba sempre la scena e non sono mai sceso ad ammirare quel piccolo cuore pulsante, inoltre, la piena potenza di quei glutei riporta alla mente la descrizione degli atleti che esibivano le loro doti fisiche negli stadi dell’ellade. Aggrappato a quel culo mi sentivo rapito da un misterioso misticismo. Dovevo forse motivare moralmente quella situazione? So solo che iniziai a morderlo e baciarlo, leccare e strusciare il cazzo su quella carne bianca. Alberto sembrava appagato e si lasciava fare girando il capo e scambiando qualche sguardo di approvazione. Mi avventurai aprendo il solco tra gli emisferi, a baciare e leccare ed avvertii lo sfintere aprirsi e chiudersi ritmicamente, sentivo chiaramente il profumo del gel lubrificante, segno che si era preparato alla schermaglia amorosa.
Mi venne comunque spontaneo dargli una leccata, senza pensarci troppo (mai avrei pensato di poterlo fare, ma Alberto era sicuramente una cosa a parte). Il ragazzo reagì immediatamente con un lamento prolungato a quel semplice contatto. Non avevo avvertito sapori o odori particolari,(a parte il gel), per cui mi impegnai a ripetere l’operazione preoccupandomi di ascoltare le reazioni di piacere che le mie esplorazioni procuravano all’amante. Si prodigava a porgere quel “vaso di pandora” assecondando le mie azioni, e con la mano cercava la mia nuca per indurla ad indugiare nelle attenzioni al pertugio amoroso, finché, la stessa mano non trasmise l’invito a salire verso l’alto. Scivolai su quel corpo fino all’invito della bocca del mio amante per suggellare con un bacio dolcissimo ed appassionato l’invito a concludere.
Adesso entra e fammi completamente tuo mio dolce amante fu il suo invito e presumendo la mia richiesta (uso il profilattico?), continuò, come fai con mia sorella, sono solo tuo quindi voglio la tua carne nella mia senza diaframmi. Lo trovai naturale perciò presi la bustina di lubrificante che mi mise in mano e senza staccarmi completamente, semplicemente girandomi di lato, spalmai il cazzo di gel (che aveva lo stesso profumo sentito prima esalare dal buchetto), passandone una parte anche sul buchetto. Introdussi un dito e mi sembrò terribilmente stretto. Appoggiai la punta sul pertugio ed attesi come oramai avevo ben appreso. Mi rilassai su quel corpo che coprivo interamente. Ascoltavo ogni respiro, ogni movimento e guizzo muscolare tra l’attenzione a non far male e lo stupore per il piacere quasi soprannaturale che quell’atto mi stava procurando. Il ragazzo respirava piano e dopo qualche momento di assoluta immobilità iniziò a muoversi dapprima quasi impercettibilmente, poi con maggiore decisione. Sentivo lo sfintere aprirsi e lasciar passare la punta e poi progressivamente parte dell’asta, fino ad ospitarne ben oltre la metà.
Mi chiedeva di attendere prima di muovermi. Dopo pochi minuti di immobilità, mentre ascoltavamo il ritmico pulsare del membro imprigionato tra quelle giovani carni, mi chiese di toglierlo per qualche secondo e rientrare nello stesso modo di prima. Così facendo, appena appoggiata allo sfintere, la cappella entrò comodamente ed alla prima manovra di rotazione e spinta, si introdusse una buona metà della verga. Ancora una piccola pausa, poi con piccoli movimenti rotatori e di spinta, accompagnati da mugolii di piacere e qualche lamento, Alberto si introdusse l’uccello fino a dove sentivo chiaramente un ostacolo. Continuammo così per una decina di minuti o forse più, ci baciammo ed il mio cazzo pulsava selvaggiamente per l’impazienza.
Misi una mano ad esplorare lo stato del suo membro, come lo toccai gemette vivacemente e l’asta sembrò avere un guizzo per quanto potei sentire, lo accarezzai ma Alberto mi pregò di lasciarlo per evitare una precoce eiaculazione. Lo disse ridendo a denti stretti, era impegnato nella penetrazione. Mi torturò con movimenti rotatori e spinte ancora per qualche minuto, poi, girandosi di lato di qualche grado, (giusto per non comprimere il suo pulsante uccello sulle coperte), mi pregò dicendo: e adesso scopami amore, fa attenzione, ma scopami. Iniziai a muovermi ritmicamente, cercando di baciarlo, ma osservando le posture che tendeva ad assumere. Mi resi conto che stava cercando di rilassarsi per concedersi completamente, andava allargando progressivamente le gambe, alzandosi con il bacino sino a rimanere praticamente inginocchiato con le spalle appoggiate sul letto e le braccia allineate a toccare le ginocchia.
Io ero inginocchiato dietro di lui con il cazzo saldamente impiantato su quel culo da urlo, ora era davanti ai miei occhi, e non potei fare altro che artigliare ai fianchi quel corpo apparentemente fragile e, come un animale ridotto a puro istinto, assestare a ritmo incalzante, poderose bordate in quello strettissimo sfintere, che, colpo dopo colpo diventava sempre più arrendevole ma pur sempre strettissimo e capace di insospettabili impulsi che si ripercuotevano per tutta l’asta. Esperienza mai vissuta in una posizione del genere e con una creatura capace di stimolare emozioni simili, alla sola visione. Alberto alternava gemiti a frasi spezzettate incomprensibili, mugolii di piacere e monosillabi modulati che da soli mi confondevano stimolandomi azioni di furore sessuale, (aumentavo il ritmo fino a far risuonare lo schiaffo generato dallo scontro del mio bacino sul suo corpo); seguivano attimi di sospensione per paura di avergli creato dolore o danno, per cui mi fermavo a guardare quel palo che sembrava fare corpo unico con il culetto adolescente.
Continuammo così fino a che si lasciò scivolare prono ed io a francobollo sulla schiena con la testa sulla sua. Le bocche si cercarono per un bacio ed il mio amante mi chiese di fermarmi così. Restando uniti per qualche minuto. Stringeva i glutei sulla mia asta pulsante e percepivo chiaramente la pressione di quel culo sodo tra l’inguine e l’addome. Facevamo a turno piccoli movimenti, quasi impercettibili ma terribilmente eccitanti. Trasmettendomi l’urgenza, Alberto disse: devo venire, non ce la faccio a durare ancora, l’eccitazione e la pressione delle coperte col mio cazzo in culo lo stavano facendo scoppiare. Mi girai per lasciarlo libero e subito si sedette sulla mia pancia, scivolando all’indietro per appropriarsi nuovamente dell’uccello. Entrò facilmente e mi sentii nuovamente stretto nella morsa mentre i gemiti emessi dal giovane dimostravano quanto gradisse la manovra.
Mi accarezzò il torace, il collo, la faccia, quasi dovesse vedermi con quelle candide mani da pianista. Ovviamente in automatico lo accarezzavo tutto, come esplorassi quel corpo che mi sembrava aver desiderato da sempre, senza conoscerne l’urgenza (vista la famelica brama con cui mi stavo nutrendo per ogni attimo di godimento condiviso). Mi guidò con le mani sul suo cazzo! Un cuore pulsante all’unisono con quello nel petto. Il ragazzo ansimava muovendosi impalato sopra la mia pancia piatta e muscolosa! Ogni carezza sembrava farlo esplodere, finché si staccò dal sedile appuntito per appoggiarlo sulla mia bocca. La aprii in automatico, mi guardava dritto negli occhi. Impugnai quella turgida salamella le detti dei colpi di sega e in pochi secondi, accompagnato da brividi, scuotimenti e lamenti di piacere , accarezzato freneticamente dalle mani del mio amante, bevvi per la prima volta la mia razione di sperma.
Era quasi liquido rispetto al mio, leggermente salato ma gradevolissimo, caldo e….. frutto del suo massimo godimento! Si abbassò subito a cercare di condividere quel sapore con quei baci che mi stavano stregando portandomi in un mondo che, oramai ne ero convinto (lo avevo sentito in un film), una volta provato, si imboccava una via senza ritorno. Era rilassante ed eccitante, avevo il cazzo duro da scoppiare, ma stavo lì, col suo dolce peso su di me, a baciare un uomo, per giovane e bello che fosse, era un cazzo quello che avevo tenuto in bocca ed ancora premeva forte strusciando sulla pelle della mia pancia. Scivolò di lato invitandomi a penetrarlo così, a gambe divaricate, riuscivo ad accarezzargli il bellissimo addome dove a tratti potevo apprezzare la punta del cazzo che aveva dentro.
Continuammo ancora per un po’ in questa posizione, poi sfilandosi, disse: adesso ti voglio sopra! Si sdraio supino divaricando spudoratamente le gambe. Mi trovai ad ammirare uno spettacolo, in piedi davanti a quel corpo; vidi la piccola sacca scrotale con il cazzo come guarnitura all’incrocio delle lunghe gambe atletiche divaricate che esponevano indifesa la rosetta pulsante del culetto. I glutei possenti e glabri mi invitavano nuovamente ad entrare per unirmi all’amante nella nuova schermaglia amorosa. Mi chinai per baciare e leccare, appropriarmi dei sapori e degli odori dell’inguine, del perineo che non volevo trascurare per essere testimoni con cazzo e culo del nostro amore.
Alla fine dell’esplorazione, cedendo all’insistenza dell’amato che mi esortava a riempire il vuoto che avevo lasciato, puntai la cappella sullo sfintere e insieme, con le manovre oramai note, iniziammo l’unione e la danza. Scopami, disse tenendo alzate le gambe artigliate con i gomiti. Gli occhi fissi sui miei, la bocca semiaperta a farmi percepire ogni anelito di godimento, ci trovammo a condividere le battute cazzo culo sempre più frequenti e profonde, fino a “sbatterci” rumorosamente, scandendo il tempo con parole e monosillabi altalenanti per l’intensità del volume. Un continuo miscuglio di sii, dai, spingi, sbatti, prendimi tutto, dammi tutto di te, non smettere, ti voglio, ancora e ancora, riempimi, non smettere………
E questo per un tempo non definito intervallato da baci sensualissimi rubati con pause improbabili dove non si sa come riuscissimo comunque a darci, ad accarezzarci, a scambiarci saliva e sguardi come se dovessimo comunicarci la grande gioia del dono e la disperazione di dover smettere. Il sublime momento del godimento e la dispersione vuota del dopo coito che avremmo dovuto affrontare. Una parte di me già lo sapeva, niente più avrebbe potuto essere come prima dopo un’esperienza del genere. Alberto raccoglie le gambe sul torace e mi abbraccia schiacciandomi su di lui impedendomi qualsiasi movimento. Il cazzo ancora saldamente impiantato, pronto ogni momento ad esplodere. Mi sento pieno e dilatato al massimo, sapere che sei tu, e ne ho la certezza perché ti sto guardando, mi fa impazzire e al contempo mi rasserena come mai nella mia vita. L’amante stava arrivando all’epilogo (anch’io ero al limite), voglio sentirti godere, decidi tu come, se vuoi puoi riempirmi della tua sborra che terrò dentro di me.
Fa come vuoi, gli passai la palla, ma Alberto voleva fossi io a decidere come concludere e lentamente lasciò cadere le gambe ai lati del mio corpo. Il cazzo si sfilò risalendo rudemente (seppur lubrificato) raspando il piccolo scroto del ragazzo, per mettersi al paio col suo bello teso e pulsante. Mi meravigliai di quello che uscì dalla mia bocca, ma era ciò che volevo! Accarezzando dolcemente quel corpo che avevo penetrato e battuto a suon di mazzate a cazzo duro proposi, guardandolo dritto negli occhi per coglierne anche la più piccola forma di dissenso: facciamo sessantanove e ci portiamo a casa entrambi una parte di noi! Quel viso quasi efebico, illuminato dalla bellezza dell’amato, si illuminò e ci trovammo accovacciati con i rispettivi cazzi in bocca.
Mi fa effetto scriverlo, viverlo è stato un evento fisiologico, lui nemmeno lo pulì con una salvietta, leccava e succhiava tenendolo a due mani, lambendo la cappella e scaldandola in bocca, segando e accarezzando le palle, poi smisi di sentirlo perché con un mano mi assicuravo di tenere il suo cazzo in bocca, cercando di darne e prendermi tutto il piacere che potevo e sentivo di poter fare, inebriarmi di quell’afrore giovanile, ascoltandone i battiti, i minimi movimenti che trasmettevano l’incipienza dell’orgasmo. Mi imponevo di smettere o rallentare per cercare di ritardare la fine di quella esaltante follia, ma poi riprendevo fino a portarlo all’esasperazione. E così finché mi resi conto che l’amante era pronto a darmi ancora una volta tutto il suo piacere. Un esercizio di concentrazione per esplodere all’unisono e l’ultimo ingoio portò all’urlo accompagnato dal fiotto caldo che mi riempì nuovamente la bocca, seguito dagli altri. Tenni tutto in bocca per assaporarlo.
Qualcosa inghiottii, ma una buona boccata rimase a condire anche di calore il rilassamento del cazzo dell’amato che stava diminuendo di tensione pur rimanendo rigido. Mi alzai a cercare la sua bocca, il gioco l’avevamo pensato entrambi, anche lui aveva in bocca un po’ di me. Fu come se da sempre fossimo abituati a quel rituale, si avvicinò cercando la mia bocca senza titubanza alcuna e come la schiusi, sentii il sapore aspro del mio sperma, mischiarsi con il dolce salato del suo. Tempo due secondi non era rimasto altro che il calore delle nostre lingue che si trovavano per perdersi, cercarsi e ritrovarsi subito con calma e rilassatezza in un gioco che oramai avevano appreso con destrezza. Mi lasciai andare supino chiudendo gli occhi. Alberto continuò ad accarezzarmi e leccarmi il viso ed il collo. Non c’era nulla da raccogliere, era chiaramente un omaggio a ciò che avevamo o forse stavamo ancora vivendo.
Sei stato meraviglioso esordì dopo un po’ che insieme alle leccate ed ai bacetti appoggiati sul viso e sul torace, mi stava accarezzando tutto il corpo stando inginocchiato sul letto al mio fianco. Aprii gli occhi. Il suo membro era ancora in tensione puntando orgogliosamente verso l’alto. Feci l’atto di accarezzarlo impugnandolo ma mi spostò con dolcezza la mano. Adesso basta, disse, ho una leggera dolenzia al culetto che si acuisce quando mi tocco il pisello. Mi fece sorridere l’idea di come chiamava quel grosso salsicciotto di carne. Poi guardò il mio, barzotto, soppesandolo sentenziò: il tuo è mostruoso anche così, ma mi sa che è meglio lasciarlo tranquillo sennò povero me! Ridemmo e lo attirai perché mi si coricasse vicino.
Si adagiò al mio fianco e gli passai un braccio dietro le spalle. Annusai la testa per fissarne il profumo, ne rise. Sei stato la prima volta più fantastica che avessi mai potuto sognare e spero che sia la prima di una lunga serie continuò di getto, come se avesse paura di non riuscire a dire tutto in un fiato. Poi il silenzio, voluto da parte mia. Continuò: ho azzardato troppo vero? Scusami, mi sono lasciato trasportare e non dovevo, Giulia mi aveva detto di prendere tutto quello che mi davi come un dono, ed io nella mia inesperienza magari ti ho offeso, comunque sei stato meraviglioso con me, mi sono sentito veramente “AMATO”! Alberto caro, gli risposi, sei stato la prima volta più sorprendente della mia vita sin dalle prime carezze di ieri sera mi sono reso conto che non avrei potuto fare altro che amarti, tanto ti ho percepito prezioso.
Ci siamo abbracciati con forza allentando la presa solo per guardarci e sorriderci. Rimanemmo così per un po’ ancora, e Alberto mi chiese se poteva farmi venire una seconda volta, lo guardai e mi resi conto che lo stava facendo solo per andare in pareggio perché lui era venuto due volte. Lo rassicurai, con me non avrebbe funzionato così. Gli dissi che ci saremmo rivisti e sul come avremmo trovato serenamente un accordo. Un breve silenzio ancora poi esordii quasi sghignazzando: quanto tempo passerà prima che tua sorella conosca ogni respiro di questo nostro lunghissimo pomeriggio. Le racconterò di essere stato anch’io in paradiso per la prima volta, così come ebbe a raccontarmi lei. Ne sorridemmo assieme; non mi dispiace, risposi, siete due persone ben distinte e vi amo ognuna per ciò che siete: un fulmine a ciel sereno nel mio placido universo.
Volli chiedere con precisione cosa si aspettasse da me in futuro. Mi sorprese la sua risposta: vorrei tutto quello che ti senti di darmi senza rubare un solo abbraccio a chi ti ama da sempre con il diritto di farlo. Lo abbracciai e lo tenni vicino con un bacetto sulla guancia, sussurrandogli all’orecchio che l’amore vero non ha confini e non si ferma ad una sola persona che possa avere l’esclusiva di utilizzarti come un calzino finché gli piace. L’amore è donarsi con la gioia di crescere e far crescere, disegnando ogni momento nuove mappe per reinventarsi il modo di trovarsi interessanti ed interessati all’altro. Sottolineo la gioia della mia prima volta con un angelo come te, e non poteva essere che così. Un ultimo bacio ed abbraccio prima che quell’angelo dai capelli biondi cortissimi e gli occhi azzurrissimi, con un sorriso celestiale, girasse la maniglia per uscire dalla casetta, ma non dalla mia vita.
Avevo detto che sarei partito con mia moglie e non avevo voglia di dare spiegazioni a nessuno. Decisi di rimanere nel bungalow in quell’aurea quasi mistica nella quale mi percepivo immerso. Presi il mio libro e tornai a sdraiarmi sul letto. Avrei dovuto arieggiare le lenzuola dove percepivo intenso il profumo personale del ragazzo. Me ne riempii i polmoni prima di immergermi nella lettura. Dovevo tornare spesso indietro a rileggere, alcuni fotogrammi del film appena vissuto tornavano prepotenti ad occupare la mente annebbiando la realtà. Me ne beavo e tornavo a leggere. Una cena frugale ed il pensiero altalenante si crogiolava nell’immagine del giovane amante e del tempo trascorso. Rispondo al telefono è mia moglie, mi racconta tutto il pomeriggio con sua madre; io, solite cose. Alle ventuno arriva un messaggio di Alberto: se ti va, visto che siamo ancora liberi, posso passare da te per qualche ora. Rispondo semplicemente: dammi dieci minuti che sparecchio e vado in bagno!
Quasi me ne vergogno, avrei potuto dire semplicemente “si”! Corro sotto la doccia mi lavo velocemente e mi rado per evitare di scorticarlo. Mi spalmo un po’ di crema e metto una goccia di profumo. Indosso un paio di jeans ed una camicia bianca. Trascorsi i dieci minuti sento la maniglia girare e lo vedo stagliarsi nello specchio della porta. Indossa un pantalone extra large ed una Tshirt candidi che fanno esplodere l’azzurro degli occhi lontano un miglio. Gli vado incontro sorridendo e come si chiude la porta alle spalle mi stringe con tutta la forza che ha. Buttiamola nello spiritoso penso, e lo stringo a mia volta con tutta la mia forza costringendolo a mollarmi: matto, mi spezzi così, ridiamo. Lo abbraccio dolcemente e lo bacio, mi trascina verso il letto, siamo già spogliati e ci accarezziamo come due adolescenti.
Le due ore con la sveglia puntata, le trascorriamo a baciarci ed accarezzarci. Ha voluto farmi venire succhiandomi e segandomi, spostandosi continuamente dalla bocca all’uccello, in una danza aggraziata dove io a fatica riuscivo ad assestargli qualche colpo di sega. L’epilogo alla fine lo aveva architettato prevedendo la mia esplosione perfettamente sincronizzata. Io gli riempivo la bocca senza che una goccia andasse perduta mentre lui svuotava il suo caldo nettare sulla mia pancia e dopo aver bevuto tutte le mie cellule, a piccole porzioni raccolse le sue, depositate sulla mia tartaruga; le condividemmo ridendo, leccata dopo leccata. Era meraviglioso stare con lui, me ne rendevo conto ogni minuto che passava e gliene parlai. Mi disse che anche per lui era così. Raccontò un po’ dei suoi dubbi, e fantasie con le donne; gli facevano paura ma sognava di toccarle, accarezzarle, godere sessualmente di quelle curve morbide; capire come quell’organo genitale così poco appariscente all’esterno, ma così invitante, potesse risultare soddisfacente. Ne discuteva con la sorella e con il cugino. Il secondo ne era assolutamente disinteressato; la prima gli aveva suggerito di parlarne con me. Ne riparleremo te lo garantisco gli dissi, e mi beavo di avere acquisito una confidenza così intensa ed emozionante che sicuramente avrà un seguito.
Nota: questo racconto fa parte de “La mia storia con Giulia”; continua dal capitolo sette pubblicato nelle pagine del genere “Trio” di questo sito.
Serata memorabile per come era nata e come si è conclusa. Ovviamente tutto quello che c’è stato nel mezzo ha fatto una grande differenza. Finalmente capivo cosa c’era dietro la personalità di Giulia; quello che credevo fosse spregiudicatezza e apertura mentale dovuta ad una maturità sessuale capace di scelte degne di una navigata persona adulta che ha sperimentato molto, era in realtà tutt’altro. Ma anche così la ragazza aveva per me un’attrazione magica. Continuava a catalizzare l’interesse e addirittura, la sua visione degli affetti riusciva a coinvolgermi al punto che mi trovai veramente disponibile ad assecondarla senza nessuna remora. Da considerare che io remore non ne ho mai avute e solo il rapporto con Mara mi ha tenuto morigerato negli ultimi anni. Adesso c’era la novità Giulia e la gravidanza che mi avrebbe tenuto a secco di rapporti.
Ci siamo tornati più volte sul tema con Mara, ma anche dopo la visita ostetrica, per quanto fosse stata rassicurata dal terapeuta che non c’era alcun impedimento all’attività sessuale, lei evitava l’argomento facendo finta di niente e se messa alle strette si lamentava della mia ossessione arrivando a dire che se le volevo veramente bene non gliel’avrei chiesto finché non fosse stata lei a manifestare nuovamente il desiderio. Posto il problema all’ostetrico, venni rassicurato circa la normalità del fenomeno; alcune donne reagiscono così alla gravidanza e a volte, il disinteresse nei confronti del sesso si protrae anche dopo la gravidanza se la neomadre allatta al seno. In quei casi, potrebbe continuare l’astensione fino allo svezzamento del piccolo.
Visto il responso dello specialista, smisi di insistere e lei ne parve sollevata. Mi sembrava anormale non ricordasse che era arrivata a mettermi a letto con le amiche pur di saziare la mia fame. Dalla fatidica serata di rivelazione dei segreti di Giulia erano trascorsi poco più di dieci giorni, ci trovavamo con regolarità quasi tutti i pomeriggi subito dopo pranzo al nostro appuntamento nei garage delle palazzine in costruzione per una mezz’oretta di coccole e sesso. Ad ogni incontro vivevamo nuove esperienze ed emozioni; era come se fosse sempre la prima volta ed al contempo il feeling che ci univa consentiva al nostro rapporto di vivere con la serenità di una vera coppia. A volte dopo il mio orgasmo, (che continuava ad esserci solo su sua richiesta), ci fermavamo a fare due chiacchiere. Altre volte tornavamo alle nostre occupazioni per ritrovarci il giorno dopo a soddisfare il nostro bisogno.
Non potevo certo affermare di conoscere perfettamente quale bisogno Giulia soddisfasse con me. Supponevo trattarsi di una situazione molto articolata e non avevo interesse effettuare una diagnosi. Nel fine settimana successivo alla serata a tre, tornò ad invitare il cugino a condividere la nostra seduta amorosa, ma non gli lasciò molto spazio, e soprattutto non creò alcuna situazione che consentisse al ragazzo di toccarmi sopra la linea dell’ombelico, dettandogli anche i tempi e le manovre che avrebbe potuto compiere. Ero tentato quella sera di chiederle perché lo avesse invitato e se per caso fosse accaduto qualcosa tra loro.
L’esperienza mi aveva insegnato a non indagare per non suscitare reazioni difficilmente controllabili. Non erano ancora indipendenti ed anche se Matteo era uscito dalle grinfie dello zio, continuava a soffrire per le problematiche che inevitabilmente i cugini gli comunicavano ogni volta che si incontravano. A volte le conoscevo subito, in qualche caso Giulia aveva occasione di parlarmene prima (se erano cose prevedibili), oppure, me ne parlava giorni dopo, appena lo stress emotivo veniva almeno in parte metabolizzato. Cercavo quindi di comprendere quale fosse la cosa migliore da fare e in ogni caso la mia posizione di ascolto attivo mi era di grande aiuto.
Così arrivò il momento che oramai attendavamo (io Giulia e da quello che avevo potuto intuire, anche Matteo). Quindici giorni dopo, esattamente di venerdì, durante il nostro consueto incontro ai garage delle villette in costruzione nel villaggio, Giulia si presenta in condizioni pietose. Ci eravamo visti alla partita di beach volley al mattino ed era serena e gioiosa; soliti sguardi di intesa e appena qualche cenno di ammiccamento facendo maniacalmente attenzione a non essere nel raggio degli sguardi di nessuno. Adesso anche il cugino Matteo aveva iniziato a partecipare a qualche partita in spiaggia e ad alcune delle nostre attività, soprattutto alle partitine serali di soft ball. Tutto nella norma quindi, niente che lasciasse presagire qualcosa che adombrasse in quel modo lo sguardo della mia ninfa.
Si avvicina a capo chino, l’abbraccio in silenzio e dopo pochi attimi, con il tono che purtroppo orami ben conosco, inizia a raccontare. A pranzo erano soli con il babbo, lei e suo fratello Alberto. Il progetto iniziale era quello di preparare la pasta carbonara che piace a tutti e tre quando suo padre inizia con la tiritera. Continua ad accusarla di essersi concessa ad un uomo sposato come una puttanella che verrà dimenticata alla fine dell’estate e che a quel punto tanto valeva si fosse concessa in famiglia, (a chi poi). Mi accusò con questo tono per una mezz’ora, continua la ragazza ed anche Alberto prese la parola per cercare di difendere il mio sacrosanto diritto di decidere con chi fare l’amore al di fuori delle costrizioni. Si, proseguì la ragazza, mio fratello utilizzò proprio quel termine “al di fuori delle costrizioni”Al ché, mio padre andò su tutte le furie e si avvicinò ad Alberto misurandogli un pugno che per fortuna non sferrò (sarebbe stato il colmo, mio fratello non sarebbe stato in grado di difendersi).
Fa una lunga pausa di silenzio poi riprende la descrizione di quello che definisce “lo scontro”. Mio fratello abbassa la testa avvilito ed io aggredisco il mostro urlandogli che sono stufa dei suoi soprusi! Avevo sempre desiderato di essere toccata da un uomo vero e non da un mostro come oramai vedevo lui e che era ora di finirla con queste storie, adesso che mio cugino era uscito da casa aveva capito tante cose e unendo le esperienze risultava chiaro quanto e cosa non funzionava nella famiglia. Al che “lui” per qualche minuto, a capo chino rimase in silenzio, in piedi davanti a lei, poi, puntandole il dito contro le disse che questa sera, visto che saremmo solo noi tre in casa fino a domani, voleva vedermi per chiarire alcune cose. In fin dei conti (continua il mostro), vi mantengo e come si gioca lo decido io, le pedine vincenti del gioco continuo ad averle io, anche nei confronti del tuo principe azzurro.
Lei piange di un pianto sommesso scossa di tanto in tanto da un susseguirsi di singhiozzi. La lascio sfogare per un po’ ma non trovo giusto debba piangere per una situazione dove è la vittima e non il contrario. Quell’uomo è un carnefice e anche se in questo gioco non mi sento per nulla ne il principe azzurro ne l’uomo senza macchia, mi convinco sempre più che se le cose si dovessero mettere male, per come la conosco io, mia moglie Mara sarebbe in grado di comprendere il motivo per il quale ho agito così. Certamente non sarebbe una storia indolore, ma non mi tratterebbe come un fedifrago qualunque. Inoltre, avevo già elaborato le mie teorie d’azione pronte per il caso, i copioni delle quali avevo oramai più volte analizzati durante quei giorni.
La stringo rassicurandole che l’incontro non sarà un problema, anzi, costituirà una svolta importante nei rapporti con me e con lui. Non mi sembra convinta, c’è dell’altro! Riprende, Alberto è terrorizzato e non ce la fa più a sopportarlo, mi ha raccontato che l’assenza di Matteo ha spinto il padre a chiedergli un rapporto completo senza limitarsi ai soliti giochi, visto che oramai è diventato maggiorenne e continua a dargli soldi per gli studi, la piscina, le vacanze, ecc. ecc……. Non so che dire, se non che lo eviti, non glielo permetta. Penso che si sia preso già molto più di quanto gli spetti. Rivolto a lei, una riflessione voglio condividere: Matteo è chiaramente gay da come l’ho visto esprimersi con noi; ma Alberto ha espresso la sua scelta o non si è ancora espresso?
La ragazza ci pensa un attimo poi sostiene che secondo quanto ha potuto capire discutendo con il ragazzo sia lei da sola sia confrontandosi con Matteo che a sua volta aveva avuto parecchi scambi al proposito, suo fratello non avrebbe ancora deciso completamente anche se risultava sempre molto preso nei giochi con il cugino, pur trovandosi inibito alla presenza del padre. Giulia continua: dovrebbe avere la possibilità di vivere un rapporto onesto con un uomo vero. Ahia! Capisco l’antifona, dopo il cugino, mi sa che ha pensato di dividermi anche con il fratello. Non me la sarei certo immaginata una storia così, con quel bel “pater familiae” che era pure responsabile amministrativo del gruppo di lavoro dove opera mia moglie. In quel momento mi è proprio andata via completamente la voglia di fare l’amore per concentrarmi sul caso che mi si stava prospettando. Cosa avrei dovuto affrontare quella sera?
Oramai non mi rimaneva altro che aspettare, da lì a poche ore avrei toccato con mano la realtà che mi attendeva. Rimanemmo ancora appartati per un’oretta anche se Giulia non se la sentiva di mollarmi per non rimanere sola con l’angoscia dell’incontro. La esortai ad avere fiducia in me, qualcosa avrei sicuramente escogitato. Le parlai dei miei vari piani già minuziosamente architettati da applicare al verificarsi degli eventi, (anche se non avevo minimamente previsto l’ultimo risvolto relativo alla condizione del fratello. Comunque il mio punto di forza rimaneva la salvaguardia della posizione di mia moglie e in merito a questo, sapevo del tipo quanto bastava per metterlo a tacere con molte più ragioni di quante potesse avanzarne lui nei miei confronti. Come due automi partecipammo a tutte le solite attività. Chiacchierai senza destare sospetti con mia moglie e con Lucia badando anche di evitare condizioni che potessero richiedere la nostra presenza la sera.
Arrivammo al fatidico appuntamento. L’esordio fu tranquillo, mi accolse come se potessi non sapere nulla dei suoi giochi con i figli ed il nipote, mentre ci tenne a sottolineare che era diventato il responsabile amministrativo del gruppo di lavoro dove opera mia moglie. Sottolineò subito che si trattava di un problema serio il fatto che fosse rimasta in cinta, lei risultava indispensabile all’Azienda in quanto l’unica a possedere determinate competenze. Sembrava ci si dovesse fermare a quei convenevoli, mi offrì il caffè senza aggiungere altro. Giulia stava seduta su una poltroncina, di fronte al fratello Alberto che, confesso, non avevo ancora visto quest’anno, io ricordavo il ragazzino piegato su se stesso, ma non era più così. Adesso era un Giovanotto dallo sguardo sveglio, somigliava parecchio alla sorella e se non fosse per i capelli cortissimi, i volti erano identici. Non aveva neanche un filo di abbronzatura, sul volto diafano spiccavano i due grandi occhi azzurri e non si vedeva un solo pelo, a parte i capelli, corti e biondi.
Si sentiva solo il rumore delle tazzine animate dai cucchiaini. Terminai di bere e appoggiando il tutto sul tavolo, ruppi gli indugi, chiedendo il motivo di quella convocazione visto che non avevamo mai avuto contatti da quando ci trovavamo al villaggio. Sembrò preso in contropiede e dopo una pausa di silenzio dalla quale non sapevo cosa aspettarmi, si alzò di scatto assumendo un atteggiamento ed un tono aggressivo utilizzando direttamente il “Tu”: sei un uomo sposato, tua moglie è in cinta ed in procinto di perdere il suo ruolo lavorativo e tu ti scopi la puttanella di mia figlia che è parecchio più giovane di te. Ti pare sia abbastanza perché un padre prima ed un dirigente poi, non debba chiamarti per chiederne conto? Inoltre, vorrei proprio vedere cosa sapresti fare, visto che mia figlia mi ha insultato dicendo che finalmente ha visto com’è fatto un vero uomo. Mentre pronunciava le ultime parole, sghignazzava massaggi osi la patta.
Di tutte le strategie studiate non me ne andava bene nessuna! Dovevo capire se era pazzo o sprovveduto o entrambi. Abbassai il capo e sentii il suo sguardo vittorioso su di me. Poi con un tono di voce pacato sciorinai il più bel monologo della mia vita. Esordii: vede signor Oscar, forse lei non ha mica fatto bene i conti perché io non ho nulla da perdere, con mia moglie ci stavamo già per lasciare prima della gravidanza e adesso lei ha deciso che terrà il piccolo comunque; quindi, ci accorderemo. Non voglio impegnare Giulia per la differenza di età ma se a lei andrà bene non avrò problemi a regolarizzare la relazione, in fin dei conti è maggiorenne. Per quanto riguarda le tresche che da anni intrattiene con tre minorenni invece, temo che i direttori della aziende da cui dipende lei e quella dove lavora sua moglie, potrebbero avere molto da ridire. Conosco la storia di tutti e tre i ragazzi e le assicuro che il tribunale dovrà calcarlo per un bel po’ se dovessi far conoscere i fatti.
Aveva perso la sicurezza fin dalle prime battute, adesso era cinereo. Guardava Alberto e Giulia. Il primo non alzava lo sguardo la ragazza prese la parola per testimoniare come lei e il cugino mi avessero raccontato tutto. Dopo cinque minuti di silenzio, con un filo di voce disse che sarebbe tornato a casa mentre loro avrebbero potuto rimanere qui con la madre, quando c’era, ed i nonni. Non avrebbero dovuto preoccuparsi di nulla e non sarebbero più stati infastiditi. Ero convinto di farvi contenti azzardò, poi scomparve in camera. Nessuno disse nulla, rimanemmo li mezz’oretta quando stavamo per muoverci, uscì dalla stanza con una valigia, salutò augurando di star bene e trascorrere bene le vacanze; domattina arriveranno i nonni disse e partì. I fratelli si abbracciarono e piansero per un po’ poi lei si strinse a me ringraziandomi e rivolta al fratello: adesso proviamo a rilassarci e dormire.
Non poteva essere un automatismo, non si dorme a comando. Decisi di andare in spiaggia e mi sedetti sull’ultima sdraia vicina al bagnasciuga a guardare il mare ed a metabolizzare le parole che mi erano salite alle labbra quando quell’uomo aveva dato sfogo alla sua follia. Sia così sprovveduto da pensare che i ragazzi fossero contenti di quel giogo non riuscivo a crederci, ma se non fosse così non avrebbe capitolato. Beh, comunque avremmo visto gli sviluppi, intanto se ne era andato. Stavo li da un quarto d’ora quando vedo arrivare Alberto. Mi chiede se può sedere sulla sdraia vicina informandomi che Giulia sa che è venuto a cercarmi in spiaggia, lei era sicura; mi avrebbe trovato li. Sorrido, non ha perso tempo la ragazzina. Ok dico, fammi compagnia se ti va, si accomoda e segna la sabbia con un dito finché esordisce con: so che conosci già tutto di noi, sei stato con Giulia che ami, ma ti sei dato anche a Matteo seppur con lei presente; confermo.
È vero che vorrei provare con un uomo come ti ha detto mia sorella, e dio sa se vorrei che quell’uomo fossi tu. Avrei dovuto ascoltarlo e resistere, invece, a quell’affermazione chiedo subito perché. Infatti si blocca e si sfrega le mani imbarazzato. Riprendo subito scusandomi per la domanda di getto e continuo: immagino per te sia difficile, ma sono qui ad ascoltare qualsiasi cosa ti senta di dirmi. Sentiti libero, presentami quello che hai nella mente e nel cuore partendo dalle aspettative, fino a dubbi e paure. Lo vedo riprendersi e riparte con: mia sorella mi raccontava sempre tutto di voi, spero non ti dispiaccia, conosco ogni respiro del suo sogno che viene realizzandosi ogni volta che vi incontrate. Appena può viene in camera mia e mi ragguaglia su tutto riempiendomi di gioia. Parla pacatamente misurando le parole, si sente che ci mette l’anima.
Per questo ho iniziato a desiderare anch’io la mia prima vera esperienza con un uomo come te e quando Giulia mi ha detto che avresti potuto accettare se lo avessi voluto, ogni volta che mi parlava di voi, mi sentivo attratto da questa ipotesi. Ero terrorizzato da mio padre e spero vivamente abbia capito il mio dramma. Mi sono immedesimato nel ruolo di Matteo ma non riesco a concepire una cosa del genere. Non vorrei condividere con mia sorella come quando mio padre ci faceva fare i giochi assieme con i dildo. Si ferma un attimo e sento la voce incrinarsi per il pianto. Io desidererei la mia prima volta da solo con il tempo che serve e la possibilità di scambiare attenzioni in maniera esclusiva; so che è chiedere molto, ma sin dalla prima volta Giulia mi ha portato la gioia piena di ogni cosa decisa e realizzata come l’aveva sognata. Sembrava una favola, ma le settimane sono trascorse e quello di stasera è veramente un miracolo.
Continua: forse chiedo troppo, mi piacerebbe potessi stare con me per quello che sono e non perché sono il fratello di Giulia. Si ferma per un tempo che sembra infinito ad entrambi. Credo di dover prendere la parola ma non saprei cosa dire al momento, ed è bene così perché Alberto riprende: tu sai già come ti vedo e quali aspettative nutro nei tuoi confronti ma sapresti dirmi come mi vedi e che possibilità reali avrei di stare con te? Ecco, adesso era il mio momento. Non avevo avuto il tempo di pensarci molto, il ragazzo era giovane ma la dura prova cui era stato sottoposto, come i suoi compagni di ventura, lo aveva reso determinato. Così iniziai: a mente aperta ed a cuore caldo posso dirti che ad oggi non ho mai avuto problemi ad avere rapporti a tre, così come sai già tutto da tua sorella. La mia esperienza è sempre stata più o meno ferma a questo, nel senso che anche se mi è stato più volte proposto, non ho mai dato seguito ad esperienze con un partner del mio stesso sesso.
Faccio una pausa di qualche minuto per sottolineare il concetto più che per vedere la sua reazione che tuttavia è dignitosa nel senso che si limita a sorridere alzando il capo come per chi sta per riprendere la parola. Lo fermo con un cenno della mano e riprendo: questa è una situazione nella quale non esiste un evento che possa essere slegato ad un altro. Non ho fatto sesso con tua sorella; l’ho amata dal primo momento che l’ho vista! Come non ho fatto sesso con tuo cugino, è sempre stato un momento accessorio che ha insaporito la gioia già sublime del rapporto con Giulia. Tutte cose mai sperimentate prima e che per un eclettico qual io sono, hanno rappresentato e rappresentano momenti di grande crescita personale. Tu mi stai chiedendo come ti vedo in questa storia? La mente già ti ha disegnato ed il cuore accettato come una perla rara da coltivare per la serietà e la trasparenza con la quale ti sei presentato. La genuinità dell’offerta ti rende prezioso ai miei occhi soprattutto in questo momento. La vita mi mette alla prova con mia moglie che non se la sente di fare sesso per la gravidanza, ma sto per diventare padre, ed ho il vostro preziosissimo dono. Mi sento fortunato, ed in quanto credente, benedetto.
I nostri sguardi si incrociano, io gli sorrido ma il suo viso è illuminato da un sorriso radioso, mi chiede se mi può abbracciare e mi stampa un bacio sulla guancia che ricambio. Torniamo sulle nostre posizioni ma oramai sembra chiaro come ci muoveremo. Lo invito a pensare tempi e modi da parte sua e propongo di incontrarci da soli anche per fare quattro chiacchiere di sera, dopo cena, in spiaggia. Gli fornisco il numero di telefono per accordarci. Lo trova un’ottima idea e mi avverte che come Giulia fece con lui, avrebbe riferito sempre tutto alla sorella, ameno ché io non avessi obiezioni al proposito. Ovviamente acconsentii, non poteva che essere così, mi toglieva dall’impiccio di trovare tempi e spazi per l’una o per l’altro; il resto, ne ero convinto, sarebbe venuto da se.
Non trascorse molto tempo prima che ricevessi il suo invito con un messaggio. Il pomeriggio successivo ci vedemmo con Giulia per il nostro solito incontro di carezze baci e sessione erotica da mezz’oretta. Piccola parentesi solo per ringraziarmi del mio contributo per la svolta con il padre. Nessuna notizia ulteriore aveva portato al mattino la madre. Il messaggio di Alberto mi invitava per il dopocena in spiaggia solito posto, chi primo arriva aspetta. Giulia non me ne aveva parlato ovviamente, ma era chiaro che i due si erano già accordati e questo mi esortava ad essere ancora più sereno. Con Mara le cose sembravano già rodate, lei pensava solo a specchiarsi e ad accarezzarsi la pancia, (perfettamente piatta), dove però sapevamo esserci il nostro erede. Soliti giochi in spiaggia ed incontri con i gruppi estivi. Mi sembrava di vivere gioiosamente in due mondi paralleli.
E arrivò il dopocena, mia moglie si mise a letto a guardare la TV e come sempre, dopo dieci minuti si sarebbe addormentata pertanto programmai lo spegnimento automatico e le stetti vicino pochi minuti prima di uscire. Percorrendo un giro largo per evitare incontri con conoscenti, mi recai all’appuntamento con uno strano sentimento, questa volta ad attendermi c’era un uomo. Mi fermai nell’ombra a meditare sul dato; in verità continuavo a pensarlo come il fratello di Giulia, nient’altro occupava la mia mente. Serenità totale, non mi ero mai sorpreso a meditare sul particolare. Avevo veramente fatto mia la riflessione della sera prima? Razionale come sono, sicuramente si! Con quello stato d’animo coprii la poca distanza dal luogo dove mi attendeva il ragazzo.
Lo vidi seduto sulla sdraia che avevo occupato con i suoi consanguinei, era chiaro come avessero condiviso ogni dettaglio. Sedetti vicino, gomito a gomito, perché sprecare ancora tempo in preamboli. Alberto parve apprezzare stringendomi la mano e sussurrandomi un ciao accompagnato da un bacetto sulla guancia. Non osava lui per primo, dovevo immaginarlo perciò passato un braccio attorno al collo, ci trovammo guancia a guancia. Hai un profumo delizioso gli dissi, ed una pelle di seta; si sente molto la mia barba? Ho fatto anche il contropelo ma so che può essere fastidiosa. Senza spostarsi di un millimetro rispose: no, non si sente molto e poi, va bene così; anche a me piace molto il tuo profumo, ma non solo come essenza, proprio nell’insieme ti trovo semplicemente eccitante. Girando leggermente il viso sentii le sue labbra cercare le mie.
Erano morbide e delicate, ma nello stesso tempo forti e decise. Si appoggiò insistendo qualche secondo quasi a prenderne la forma poi la lingua iniziò a bussare ed a cercare consenso. Aderii immediatamente innescando una danza fatta di piccoli morsi e succhiate mentre disegnavo con le mani quella testolina perfetta, coperta da una spazzolina di capelli che sapevo biondi. Di tanto in tanto aprivo gli occhi per sincerarmi di chi fosse l’essere che stavo baciando. Mi sentivo bene, aspiravo il suo profumo e ascoltavo il respiro calmo di quel corpo, nel frattempo salito a cavalluccio sulle mie gambe. I baci continuavano perpetuando quel dolce piacere che mischiava eccitazione a serenità e la sensazione che il tempo potesse fermarsi per continuare a godere.
Nessuno dei due azzardava carezze al di sotto dell’ombelico anche se oramai la mia erezione era allo spasimo e sentivo una massa dura di tanto in tanto appoggiarsi sull’addome. Mi piaci molto gli dissi tra un respiro e l’altro e lui rispose; non vorrei smettere mai, dimmi che non sto sognando. (Che dichiarazione impressionante pensai), iniziai ad accarezzargli le gambe, snelle e muscolose, non lo avevo mai visto in costume, per me era tutta una sorpresa. A quell’invito reagì appoggiando una mano sulla mia, accompagnandola piano sopra la patta dei suoi pantaloncini corti. Lì mi lasciò libero, continuando a baciarmi. Accarezzai l’intera zona prima di assaggiare l’attrezzo misurandolo a mano piena. La reazione fu immediata!
Pulsava al tatto come un secondo cuore ed il respiro di Alberto si fece subito affannoso staccandosi dalla bocca che sentendosi orfana , lo cercò immediatamente. Lo tenni con l’altra mano accarezzandogli la nuca, mi piaceva veramente tanto e credo lo comprendesse pienamente da come lo sentivo rilassato. Ripresi la carezza su quel cazzo ancora adolescente mettendo una mano entro l’elastico degli slip per accarezzarlo a pelle. Era duro come la roccia e liberato dal giogo degli slip aderenti svettò subito verso l’ombelico. La pelle del prepuzio scendeva completamente lasciando esplodere la cappella che apprezzavo dai contorni forti sopra l’asta pulsante. Con due dita iniziai ad accarezzarla spalmandola con il liquido precoitale che eruttava da quel gioiello di gioventù.
Avevo quasi il doppio dei suoi anni ma ricordavo ancora l’irruenza di quell’età, anche se ai suoi anni ero stato addestrato come “animale da letto”già da tempo. Il fanciullo mi fermò la mano precedendomi di poco nel pensiero. Spostandosi verso le ginocchia si impossessò del mio membro con entrambe le mani. Si inginocchiò appoggiando il viso sul pube e baciandolo per la parte che usciva dagli indumenti. Ci alzammo in piedi per liberarci in un baleno degli abiti poi mi chiese di sedermi ed iniziò quel gioco tipico di Giulia, fatto di prese soppesamenti, carezze e succhiotti, leccamenti e baci. Il rituale era lo stesso, la forza e la sensazione, completamente diversa. Le mani e la bocca si muovevano esercitando pressioni e trazioni che tradivano la presa maschile, seppur con una grazia che mai sperimentata.
Lo attirai ancora a me per ritrovare quella bocca saporita conosciuta da poco. Volevo fosse lui a decidere ma la sensazione del bacio mi attizzava molto più che farmi manipolare il cazzo. Alberto acconsentì all’invito affiancando una sdraia ci stendemmo. Iniziò ad accarezzarmi e senza farmi pregare feci altrettanto. Aveva un corpo snello, l’addome ed il torace disegnati dai fasci muscolari come in una tabella anatomica. Intanto mi dilettavo ad accarezzarli percorrendo in tutta lunghezza la linea alba perfettamente scavata. Con un pennello ideale sui polpastrelli delle dita coloravo ogni fascio degli addominali che si irrigidivano al passaggio delle mani, strappandogli un lamento di piacere.
Mi stava segando sussurrandomi all’orecchio qualcosa che adesso iniziavo a decifrare come “Tesoro hai un cazzo stupendo”. Appena compreso il testo mordicchiandogli l’orecchio sperando che percepisse qualcosa, ma non tutto il senso, gli risposi: Adesso è solo tuo e puoi farne tutto ciò che vuoi. Dal piccolo ringhio di consenso capii che aveva compreso perfettamente. Scendendo di poco sotto l’ombelico incontrai la punta del suo cazzo. Ben formato, dritto e tornito, addossato alla parete addominale da un muscolo erettore ancora tesissimo, fortemente reattivo ad ogni carezza e sicuramente vicinissimo al primo orgasmo. Lo lasciai subito per tornare a godermi la lascivia di quel bacio infinito e la carezza/sega esplorativa che quelle mani avevano innescato nei confronti del mio corpo.
Con una manovra repentina mi salì sopra e sentii il turgore del suo membro contro gli addominali mi accarezzava il viso ed il collo sgranando gli occhi alla ricerca del mio sguardo. Una volta messo a fuoco mi sussurrò: adesso io sono arrivato alla prima fermata, ma proseguiremo il viaggio mio caro. Detto questo si passò il mio cazzo tra le cosce stringendolo. Fu chiaro l’intento, dimenando leggermente il bacino sembrava volesse perforarmi la pancia con quel durissimo salsicciotto. Mi guardava con intenzione di pretendere da me un commento a ciò che sapevo sarebbe avvenuto a momenti. Gli accarezzai il viso e la testa perfetta dicendogli: stai per scoppiare sul mio corpo la prima ondata di piacere, fai come desideri mio caro cucciolo. Rispose: sento il tuo palpitare ma non resisto oltre, voglio godere per gustarmi ancora le tue preziose attenzioni. Detto questo, appoggiando le labbra sul collo iniziò ad ansimare accompagnando ogni sospiro con un getto di sperma caldissimo che si faceva strada fra i nostri corpi sudati.
Sembrava non finire mai ne contai sei o sette, ma lunghi e distanziati. Rimanemmo uniti con il liquido che correva giù per la mia schiena. Alzò la testa per tornare a guardarmi e chiedere se la cosa mi avesse infastidito. Cercai la sua bocca per rispondergli con un dolce bacio. Quello che avevo provato era una infinita tenerezza e nessun fastidio. Mi sembrava di essere tornato ragazzino, quando non sapendo ancora cosa volesse dire eiaculare e cosa fosse lo sperma, raggiungevo l’apice della prestazione con la zietta o lo zietto di turno, e venivo stimolato a continuare più volte, finché non avessero deciso che erano soddisfatti. Memore di quei fatti, lo invitai ad appoggiare nuovamente la testa sul mio collo o sulla spalla, e lo accarezzai cingendogli la vita. Scoprii così che aveva un vitino veramente da ragazzino. Se avessi stretto allo stremo le mani, i pollici e gli indici si sarebbero potuti toccare.
Se ne accorse e disse: sono troppo magro vero? Risposi: non lo so, a me piaci, sei giovane e ti formerai crescendo, seguendo la tua strada. Quello che provo ora è un grande piacere assaporando il calore del tuo corpo, il profumo del respiro ed il guizzo dei tuoi muscoli. Un piccolo bacio suggellò quel momento e sceso ad afferrare l’erezione che troneggiava tra le mie cosce, mi chiese come avessi voluto venire. Non mi interessa risposi, fai quello che ti piace fare come lo hai pensato tu. Esordì con un: ci facciamo una sega insieme? Io a te e tu a me? Però vorrei che mi venissi sul viso quindi quando sarà il momento mi sdraierò. Trovai la cosa singolare ed iniziai a masturbare il suo virgulto che non era sceso di un millimetro, concentrandomi sulla mia eccitazione per cercare di godere nello stesso momento.
Non durò tantissimo, e le sue mani misero tutta l’energia possibile per sbattere il mio cazzo con commenti tipo: ma è enorme, mi sembra di sprecarlo così, riesci a godere? Quando il respiro si fece nuovamente affannoso lo invitai a sdraiarsi; continuò lui a masturbarsi dosando i colpi, al primo suo getto dissi vengo! Aprì la bocca avvicinandola agli schizzi ed assecondai ogni suo movimento. Si alzò e cercò la mia bocca per condividere ciò che gli era rimasto. Raccolse con l’indice un po’ del suo per propormelo. Leccai voluttuosamente quell’indice umido sapeva di dolce salato, molto liquido. Un piccolo bacio e poi infilati i pantaloncini, andammo di corsa verso la placida distesa del mare.
Quattro bracciate vigorose poi mi alzo in piedi per guardarlo, in effetti non l’ho ancora visto bene. Nuota con un ottimo stile mettendo tutto quel vigore adolescenziale che amo tanto maschi o femmine che siano. Si sente guardato e si ferma, stropiccia gli occhi e con due bracciate si avvicina. Mi abbraccia e mi cinge i fianchi con le gambe. Ora lo vedo bene in faccia; mi ripeto, è Giulia con i capelli cortissimi. Ma adesso conosco odori forme e sapori completamente diversi seppur ugualmente eccitanti. Sembra leggermi nel pensiero, cerca la mia bocca, la mordicchia, vuole la lingua da succhiare, mi lecca gli occhi e sussurra; mi piaci! Non volevo essere banale gli rispondo sei eccitante, hai risvegliato in me pulsioni e sentimenti che non conoscevo. Se lo vorrai ancora, sarò tuo, anche se non so se riuscirei a darti tutto il mio corpo; e sottolineo l’ultima frase con una risatina.
Mi stringe con tutta la forza che ha baciandomi sul collo. Ricambio, ma dosando la mia stretta perché mi prega di non romperlo. Ne ridiamo assieme e ci apprestiamo al ritorno. Alberto espone il piano per l’indomani: Giulia e sua madre devono tornare in città per andare da un notaio, non sa perché, ma verranno nuovamente al villaggio il giorno dopo; mi chiede di trascorrere insieme l’intero pomeriggio per fare finalmente l’amore come lo voleva sperimentare da troppo tempo ormai. Incredibile, non poteva essere un caso, anche mia moglie doveva accompagnare sua madre ad una visita nel pomeriggio; sarebbe partita nella tarda mattinata per rientrare il giorno dopo. Perfetto disse il ragazzo; ci vedremo da me subito dopo pranzo conclusi. Eravamo a riva e rientrammo ognuno per strade diverse.
Mezz’ora dopo arrivò il messaggio di Giulia che mi aggiornava circa la sua assenza per l’indomani. Mi salì spontaneo un sorriso; accanto a Mara che dormiva come un angelo, ripensavo all’esperienza vissuta con il ragazzo e sicuramente Giulia aveva inviato il messaggio dopo che il fratello le aveva raccontato nei minimi particolari il nostro incontro corredato delle mie parole e di tutte le sue emozioni. Riuscii a dormire con difficoltà troppo coinvolto in un turbinio di emozioni, mi sembrava di sentire ancora sulla pelle il suo profumo di maschio adolescente; si trattava ovviamente di una sensazione. Confrontavo le emozioni provate la prima volta con Giulia, che occupava gran parte delle mie fantasie erotiche, ma lo sentivo vicinissimo a lei seppur terribilmente diverso.
Al mattino come spesso facevo portai la colazione a letto a Mara, con cappuccino e croissant appena sfornati dal bar, poi lei a leggere sull’amaca ed io in spiaggia a giocare con i ragazzi, speravo di vedere Giulia ma era partita prima del previsto. Informai il gruppo che se non mi vedevano nel pomeriggio era perché accompagnavo a casa mia moglie. Mara parte come previsto appena terminato il pranzo, riordino e mi rendo conto di essere impaziente ed emozionato. Continuo con frequenza crescente a spiare dall’angolo della finestra, il vialetto assolato dove dovrei vederlo arrivare. Finalmente appare avanzando con quel passo leggermente dinocolato tipico della sua età, ma a testa alta con la sua carnagione chiara senza l’ombra di abbronzatura. Indossa un paio di pantaloncini ed una canotta a muscolo che sottolineano il giovane corpo guizzante, tonico e ben proporzionato.
Sale i pochi gradini e bussa. Apro la porta e non resisto, lo cingo con un abbraccio che dice tutta la mia attesa, ricambia con slancio e ci baciamo come se fosse l’unica cosa da fare. Voglio capisca che lo stavo aspettando e veda quanto lo desidero perciò inizio ad accarezzarlo e lo spoglio dei succinti abiti. Gli accarezzo il membro già tesissimo e lo attiro baciandolo, riempiendomi le mani per la prima volta con i glutei marmorei. Come appoggio le mani sul culetto lo irrigidisce e lancia un mugolio di piacere che mi attizza come un mandrillo. Preme il bacino contro il mio, raddrizza il mio cazzo e lo preme contro il suo strusciando vigorosamente. Pochi secondi dopo anche le mie braghette sono alle caviglie e la canotta è salita sopra i pettorali, oggetto delle attenzioni di Alberto. Pochi secondi dopo sparisce anche quella e continuiamo a baciarci ed accarezzarci a piene mani esplorando ogni centimetro dei nostri corpi.
Mi sembra soppesi ogni fascio muscolare ma mi rendo contro di fare altrettanto, inoltre, ci annusiamo e baciamo abbassandoci a vicenda sui nostri corpi senza soffermarsi mai sui sessi. Gli propongo di coricarci e subito acconsente, precisando però di non utilizzare il salotto trasformato a letto che celebrò la prima volta per la sorella. Sorridendo lo presi per mano accompagnandolo in camera da letto. Vidi riflessa la schiena ed i glutei sul grande specchio e mi venne una stretta al cuore. Era terribilmente eccitante e si trovava lì per me! Lo accarezzai osservando le mie mani in quelle carezze. Mi lasciò fare poi disse: grazie caro, ho capito che sono io a piacerti per quello che sono, adesso lasciami gioire di te e con te realizzare il mio sogno.
Come opporsi ad un tale progetto? Sono qui, risposi e seguii le sue aspettative. Mi stesi e si sedette tra le mie gambe allargandole con dolcezza. Iniziò ad accarezzarmi partendo dalle ginocchia, esplorando ogni parte come se non l’avesse mai vista. Carezze e baci fino l collo, poi, ridiscese e riprendendo il gioco del palpo lecco, succhio e soppeso - (secondo me condiviso con la sorella tanto era uguale, non fosse per la maggiore forza esercitata). Iniziò un pompino che mi fece letteralmente impazzire. Guardavo quel viso efebico bellissimo, quella bocca carnosa che del maschio aveva solo un lontano sentore, forse nella forza impressa ad ogni movimento; decisa e potente senza eccedere mai nella violenza. Gli chiesi di tenere gli occhi aperti e di guardarmi quando gli fosse possibile. Mi stava portando al settimo cielo, e stavo pensando di farmi regalare un orgasmo così. Sembrò comprenderlo, anche visto il livello altissimo di eccitazione. Il glande era quasi violaceo, teso e pulsante che sembrava potesse esplodere da un momento all’altro.
Sospese quel gioco e sdraiandosi a sessantanove al mio fianco, riprese a succhiarmi tenendo il cazzo a due mani e avvicinandosi con il bacino alla mia faccia, sembrava invitarmi a ricambiare. Osservai da vicino l’insieme del bacino, testicoli e membro del giovane, perfettamente depilati, cazzo ben scappellato con il fungo del glande bello pieno, teso e pulsante per l’eccitazione. L’erezione lo teneva così vicino all’addome da sembrarne incollato. La pelle bianca dell’asta ne denunciava lo scarsissimo utilizzo (il mio alla sua età sembrava l’uccello di un africano); per fortuna non si è consumato ahaha! Mi alzai sui gomiti per continuare a bearmi alla vista del suo viso e di quella bocca impegnati in quel pompino che mi stava eccitando alla follia. Devo tenermi per non riempirgli la bocca. Gli accarezzo la testa ed il viso, gli infilo un dito in bocca insieme al cazzo e subito la sua lingua lo lecca, estraendo un bel po’ di uccello dalla calda coccola.
Gli sussurro: sei meraviglioso Alberto; e stendendomi attiro a me quel magnifico corpo, mi inebrio del profumo che emana il triangolo del pube, affondando la faccia sul cazzo e sotto, abboccandomi il piccolo scroto completamente contratto. Me lo infilo in bocca esercitando una piccola trazione, lo lecco e sento il ragazzo mugolare. Lo accarezzo e lo tendo ora con una mano mentre cercando di tirarlo verso di me, avvicino il cazzo alla bocca e lo ingoio. Alberto emette un lungo sonoro gemito ed il membro sembra scoppiarmi tra le mandibole. Mi blocco, ma non accade nulla, si riprende e continua il suo meraviglioso gioco di pompa ed io inizio la mia nuova esplorazione. Non ho mai succhiato un cazzo, ma a me lo hanno succhiato da sempre, o quantomeno diciamo da quando mi sono reso conto che era sufficientemente grande da poter essere succhiato (lo chiamavano succhiotto i miei zietti e ziette; e le prime eiaculazioni a dodici tredici anni lo chiamavano latte, sic!).
Aveva un buon sapore ed emetteva delle gocce di liquido denso dolcissimo. Quando me ne resi conto, lo toglievo dalla bocca per spremerlo prelevando la goccia con una leccata da quell’insolente boccuccia. La manovra rompeva la continuità del pompino ed il cucciolo così riusciva a rimandare l’eiaculazione che sentivo comunque incipiente. Continuai a succhiare quel profumato e potente piuolo, reattivo ad ogni succhiata appena più vigorosa, accompagnata da mugolii ed affermazioni monosillabi del mio splendido amante. Seppur tra i rumori generati dallo sfregamento della testa tra la pelle dell’amante ed i tessuti del letto, riuscivo ad identificare apprezzamenti che il ragazzo faceva nei confronti dell’oggetto delle sue attenzioni, tipo: che cazzo mi sto succhiando, dai, lo voglio, ancora, voglio farti godere, non ti mollo più, ecc.
Le mani cercavano comunque per quanto possibile di accarezzare quel corpo, quasi ad appropriarmene, senza alcun ritegno, come se avessi paura improvvisamente di perderlo e fosse quella l’unica occasione per poterne godere. Stesso sentimento che avevo ogni volta che facevo l’amore con la sorella, anche se oramai lo facevamo quasi tutti i giorni, ogni volta avevo paura potesse essere l’ultima. Alberto continuando a tenere le mani sul mio corpo, si gira e torna a baciarmi, coricandosi sopra di me, spingendo prepotentemente il cazzo sulla mia pancia e stringendosi il mio tra le cosce. Ritorna a baciarmi, mordicchiando e leccando le labbra, il viso ed il collo; frullando con la lingua gli orecchi; mi sento avvolto dal suo sapore e calore. Sei meraviglioso gli dico e lui di rimando: anche tu!
Continua rimettendosi a sessantanove però mi alza le gambe ed inizia a leccarmi i testicoli ed il perineo fino alla rosa del culo. Sente che mi irrigidisco, anche se non ho nessuna intenzione di negargli nulla. Alza la testa e mi rassicura: voglio solo leccarti, non ti farei mai male, so che non lo hai mai fatto e mi interessa solo esplorarti anche qui. Mi abbassa le gambe e continua con la fellatio magistralis, mentre mi offre di leccargli il suo.
Devo dire finalmente, lo aspettavo. Mi beo di poter vedere così da vicino quelle due tette stupende, prive di capezzolo. Sode, con la pelle tesa e profumata di gioventù. Ne accarezzo la pienezza e cerco ci baciarle tutte per quanto l’incomoda posizione mi permetta. È troppo. Il desiderio di leccare e baciare ogni centimetro di quella meraviglia, la posizione inclemente non mi consente altro che leccare la rosea boccuccia dello sfintere che sembra rispondere al tentativo della lingua di penetrarla, aprendosi leggermente, quasi un respiro di sollievo ad ogni energica leccata e proposta di penetrazione con la punta della lingua arricciata. Anche il ragazzo prova a spingere quasi ad agevolare l’ingresso del muscolo insolente nello sfintere impaziente.
Sembra comprendere il mio desiderio di possesso, si affianca a me sdraiandosi bocconi e mi offre la pista di atterraggio della sua schiena bianca, appena frastagliata dai fasci muscolari del gran dorsale, e la superbia di quel culo adolescente, orgoglio e dannazione di un’epoca che scappa troppe volte senza poter essere colta e assaporata. Non sarà così per lui; mi corico su quella schiena, centellinando su nuca e collo una miriade di piccoli baci, il mio cazzo si intrufola nel solco tra le natiche. Lui se lo coccola manifestando chiaramente l’intenzione di proseguire nel gioco. Si gira e mi offre ancora la meravigliosa bocca a suggellare l’intesa del viaggio nel nostro piccolo paradiso. Torno alla pista d’atterraggio dei miei baci sulla schiena, tra le scapole, scendendo per la colonna vertebrale fino ai due meravigliosi emisferi dei glutei.
E lì mi soffermo un attimo, lui lo sente, e ruota il bacino in avanti, spingendo in alto quello spettacolo. Non ho mai affrontato una cosa simile, anche nella donna , la figa ruba sempre la scena e non sono mai sceso ad ammirare quel piccolo cuore pulsante, inoltre, la piena potenza di quei glutei riporta alla mente la descrizione degli atleti che esibivano le loro doti fisiche negli stadi dell’ellade. Aggrappato a quel culo mi sentivo rapito da un misterioso misticismo. Dovevo forse motivare moralmente quella situazione? So solo che iniziai a morderlo e baciarlo, leccare e strusciare il cazzo su quella carne bianca. Alberto sembrava appagato e si lasciava fare girando il capo e scambiando qualche sguardo di approvazione. Mi avventurai aprendo il solco tra gli emisferi, a baciare e leccare ed avvertii lo sfintere aprirsi e chiudersi ritmicamente, sentivo chiaramente il profumo del gel lubrificante, segno che si era preparato alla schermaglia amorosa.
Mi venne comunque spontaneo dargli una leccata, senza pensarci troppo (mai avrei pensato di poterlo fare, ma Alberto era sicuramente una cosa a parte). Il ragazzo reagì immediatamente con un lamento prolungato a quel semplice contatto. Non avevo avvertito sapori o odori particolari,(a parte il gel), per cui mi impegnai a ripetere l’operazione preoccupandomi di ascoltare le reazioni di piacere che le mie esplorazioni procuravano all’amante. Si prodigava a porgere quel “vaso di pandora” assecondando le mie azioni, e con la mano cercava la mia nuca per indurla ad indugiare nelle attenzioni al pertugio amoroso, finché, la stessa mano non trasmise l’invito a salire verso l’alto. Scivolai su quel corpo fino all’invito della bocca del mio amante per suggellare con un bacio dolcissimo ed appassionato l’invito a concludere.
Adesso entra e fammi completamente tuo mio dolce amante fu il suo invito e presumendo la mia richiesta (uso il profilattico?), continuò, come fai con mia sorella, sono solo tuo quindi voglio la tua carne nella mia senza diaframmi. Lo trovai naturale perciò presi la bustina di lubrificante che mi mise in mano e senza staccarmi completamente, semplicemente girandomi di lato, spalmai il cazzo di gel (che aveva lo stesso profumo sentito prima esalare dal buchetto), passandone una parte anche sul buchetto. Introdussi un dito e mi sembrò terribilmente stretto. Appoggiai la punta sul pertugio ed attesi come oramai avevo ben appreso. Mi rilassai su quel corpo che coprivo interamente. Ascoltavo ogni respiro, ogni movimento e guizzo muscolare tra l’attenzione a non far male e lo stupore per il piacere quasi soprannaturale che quell’atto mi stava procurando. Il ragazzo respirava piano e dopo qualche momento di assoluta immobilità iniziò a muoversi dapprima quasi impercettibilmente, poi con maggiore decisione. Sentivo lo sfintere aprirsi e lasciar passare la punta e poi progressivamente parte dell’asta, fino ad ospitarne ben oltre la metà.
Mi chiedeva di attendere prima di muovermi. Dopo pochi minuti di immobilità, mentre ascoltavamo il ritmico pulsare del membro imprigionato tra quelle giovani carni, mi chiese di toglierlo per qualche secondo e rientrare nello stesso modo di prima. Così facendo, appena appoggiata allo sfintere, la cappella entrò comodamente ed alla prima manovra di rotazione e spinta, si introdusse una buona metà della verga. Ancora una piccola pausa, poi con piccoli movimenti rotatori e di spinta, accompagnati da mugolii di piacere e qualche lamento, Alberto si introdusse l’uccello fino a dove sentivo chiaramente un ostacolo. Continuammo così per una decina di minuti o forse più, ci baciammo ed il mio cazzo pulsava selvaggiamente per l’impazienza.
Misi una mano ad esplorare lo stato del suo membro, come lo toccai gemette vivacemente e l’asta sembrò avere un guizzo per quanto potei sentire, lo accarezzai ma Alberto mi pregò di lasciarlo per evitare una precoce eiaculazione. Lo disse ridendo a denti stretti, era impegnato nella penetrazione. Mi torturò con movimenti rotatori e spinte ancora per qualche minuto, poi, girandosi di lato di qualche grado, (giusto per non comprimere il suo pulsante uccello sulle coperte), mi pregò dicendo: e adesso scopami amore, fa attenzione, ma scopami. Iniziai a muovermi ritmicamente, cercando di baciarlo, ma osservando le posture che tendeva ad assumere. Mi resi conto che stava cercando di rilassarsi per concedersi completamente, andava allargando progressivamente le gambe, alzandosi con il bacino sino a rimanere praticamente inginocchiato con le spalle appoggiate sul letto e le braccia allineate a toccare le ginocchia.
Io ero inginocchiato dietro di lui con il cazzo saldamente impiantato su quel culo da urlo, ora era davanti ai miei occhi, e non potei fare altro che artigliare ai fianchi quel corpo apparentemente fragile e, come un animale ridotto a puro istinto, assestare a ritmo incalzante, poderose bordate in quello strettissimo sfintere, che, colpo dopo colpo diventava sempre più arrendevole ma pur sempre strettissimo e capace di insospettabili impulsi che si ripercuotevano per tutta l’asta. Esperienza mai vissuta in una posizione del genere e con una creatura capace di stimolare emozioni simili, alla sola visione. Alberto alternava gemiti a frasi spezzettate incomprensibili, mugolii di piacere e monosillabi modulati che da soli mi confondevano stimolandomi azioni di furore sessuale, (aumentavo il ritmo fino a far risuonare lo schiaffo generato dallo scontro del mio bacino sul suo corpo); seguivano attimi di sospensione per paura di avergli creato dolore o danno, per cui mi fermavo a guardare quel palo che sembrava fare corpo unico con il culetto adolescente.
Continuammo così fino a che si lasciò scivolare prono ed io a francobollo sulla schiena con la testa sulla sua. Le bocche si cercarono per un bacio ed il mio amante mi chiese di fermarmi così. Restando uniti per qualche minuto. Stringeva i glutei sulla mia asta pulsante e percepivo chiaramente la pressione di quel culo sodo tra l’inguine e l’addome. Facevamo a turno piccoli movimenti, quasi impercettibili ma terribilmente eccitanti. Trasmettendomi l’urgenza, Alberto disse: devo venire, non ce la faccio a durare ancora, l’eccitazione e la pressione delle coperte col mio cazzo in culo lo stavano facendo scoppiare. Mi girai per lasciarlo libero e subito si sedette sulla mia pancia, scivolando all’indietro per appropriarsi nuovamente dell’uccello. Entrò facilmente e mi sentii nuovamente stretto nella morsa mentre i gemiti emessi dal giovane dimostravano quanto gradisse la manovra.
Mi accarezzò il torace, il collo, la faccia, quasi dovesse vedermi con quelle candide mani da pianista. Ovviamente in automatico lo accarezzavo tutto, come esplorassi quel corpo che mi sembrava aver desiderato da sempre, senza conoscerne l’urgenza (vista la famelica brama con cui mi stavo nutrendo per ogni attimo di godimento condiviso). Mi guidò con le mani sul suo cazzo! Un cuore pulsante all’unisono con quello nel petto. Il ragazzo ansimava muovendosi impalato sopra la mia pancia piatta e muscolosa! Ogni carezza sembrava farlo esplodere, finché si staccò dal sedile appuntito per appoggiarlo sulla mia bocca. La aprii in automatico, mi guardava dritto negli occhi. Impugnai quella turgida salamella le detti dei colpi di sega e in pochi secondi, accompagnato da brividi, scuotimenti e lamenti di piacere , accarezzato freneticamente dalle mani del mio amante, bevvi per la prima volta la mia razione di sperma.
Era quasi liquido rispetto al mio, leggermente salato ma gradevolissimo, caldo e….. frutto del suo massimo godimento! Si abbassò subito a cercare di condividere quel sapore con quei baci che mi stavano stregando portandomi in un mondo che, oramai ne ero convinto (lo avevo sentito in un film), una volta provato, si imboccava una via senza ritorno. Era rilassante ed eccitante, avevo il cazzo duro da scoppiare, ma stavo lì, col suo dolce peso su di me, a baciare un uomo, per giovane e bello che fosse, era un cazzo quello che avevo tenuto in bocca ed ancora premeva forte strusciando sulla pelle della mia pancia. Scivolò di lato invitandomi a penetrarlo così, a gambe divaricate, riuscivo ad accarezzargli il bellissimo addome dove a tratti potevo apprezzare la punta del cazzo che aveva dentro.
Continuammo ancora per un po’ in questa posizione, poi sfilandosi, disse: adesso ti voglio sopra! Si sdraio supino divaricando spudoratamente le gambe. Mi trovai ad ammirare uno spettacolo, in piedi davanti a quel corpo; vidi la piccola sacca scrotale con il cazzo come guarnitura all’incrocio delle lunghe gambe atletiche divaricate che esponevano indifesa la rosetta pulsante del culetto. I glutei possenti e glabri mi invitavano nuovamente ad entrare per unirmi all’amante nella nuova schermaglia amorosa. Mi chinai per baciare e leccare, appropriarmi dei sapori e degli odori dell’inguine, del perineo che non volevo trascurare per essere testimoni con cazzo e culo del nostro amore.
Alla fine dell’esplorazione, cedendo all’insistenza dell’amato che mi esortava a riempire il vuoto che avevo lasciato, puntai la cappella sullo sfintere e insieme, con le manovre oramai note, iniziammo l’unione e la danza. Scopami, disse tenendo alzate le gambe artigliate con i gomiti. Gli occhi fissi sui miei, la bocca semiaperta a farmi percepire ogni anelito di godimento, ci trovammo a condividere le battute cazzo culo sempre più frequenti e profonde, fino a “sbatterci” rumorosamente, scandendo il tempo con parole e monosillabi altalenanti per l’intensità del volume. Un continuo miscuglio di sii, dai, spingi, sbatti, prendimi tutto, dammi tutto di te, non smettere, ti voglio, ancora e ancora, riempimi, non smettere………
E questo per un tempo non definito intervallato da baci sensualissimi rubati con pause improbabili dove non si sa come riuscissimo comunque a darci, ad accarezzarci, a scambiarci saliva e sguardi come se dovessimo comunicarci la grande gioia del dono e la disperazione di dover smettere. Il sublime momento del godimento e la dispersione vuota del dopo coito che avremmo dovuto affrontare. Una parte di me già lo sapeva, niente più avrebbe potuto essere come prima dopo un’esperienza del genere. Alberto raccoglie le gambe sul torace e mi abbraccia schiacciandomi su di lui impedendomi qualsiasi movimento. Il cazzo ancora saldamente impiantato, pronto ogni momento ad esplodere. Mi sento pieno e dilatato al massimo, sapere che sei tu, e ne ho la certezza perché ti sto guardando, mi fa impazzire e al contempo mi rasserena come mai nella mia vita. L’amante stava arrivando all’epilogo (anch’io ero al limite), voglio sentirti godere, decidi tu come, se vuoi puoi riempirmi della tua sborra che terrò dentro di me.
Fa come vuoi, gli passai la palla, ma Alberto voleva fossi io a decidere come concludere e lentamente lasciò cadere le gambe ai lati del mio corpo. Il cazzo si sfilò risalendo rudemente (seppur lubrificato) raspando il piccolo scroto del ragazzo, per mettersi al paio col suo bello teso e pulsante. Mi meravigliai di quello che uscì dalla mia bocca, ma era ciò che volevo! Accarezzando dolcemente quel corpo che avevo penetrato e battuto a suon di mazzate a cazzo duro proposi, guardandolo dritto negli occhi per coglierne anche la più piccola forma di dissenso: facciamo sessantanove e ci portiamo a casa entrambi una parte di noi! Quel viso quasi efebico, illuminato dalla bellezza dell’amato, si illuminò e ci trovammo accovacciati con i rispettivi cazzi in bocca.
Mi fa effetto scriverlo, viverlo è stato un evento fisiologico, lui nemmeno lo pulì con una salvietta, leccava e succhiava tenendolo a due mani, lambendo la cappella e scaldandola in bocca, segando e accarezzando le palle, poi smisi di sentirlo perché con un mano mi assicuravo di tenere il suo cazzo in bocca, cercando di darne e prendermi tutto il piacere che potevo e sentivo di poter fare, inebriarmi di quell’afrore giovanile, ascoltandone i battiti, i minimi movimenti che trasmettevano l’incipienza dell’orgasmo. Mi imponevo di smettere o rallentare per cercare di ritardare la fine di quella esaltante follia, ma poi riprendevo fino a portarlo all’esasperazione. E così finché mi resi conto che l’amante era pronto a darmi ancora una volta tutto il suo piacere. Un esercizio di concentrazione per esplodere all’unisono e l’ultimo ingoio portò all’urlo accompagnato dal fiotto caldo che mi riempì nuovamente la bocca, seguito dagli altri. Tenni tutto in bocca per assaporarlo.
Qualcosa inghiottii, ma una buona boccata rimase a condire anche di calore il rilassamento del cazzo dell’amato che stava diminuendo di tensione pur rimanendo rigido. Mi alzai a cercare la sua bocca, il gioco l’avevamo pensato entrambi, anche lui aveva in bocca un po’ di me. Fu come se da sempre fossimo abituati a quel rituale, si avvicinò cercando la mia bocca senza titubanza alcuna e come la schiusi, sentii il sapore aspro del mio sperma, mischiarsi con il dolce salato del suo. Tempo due secondi non era rimasto altro che il calore delle nostre lingue che si trovavano per perdersi, cercarsi e ritrovarsi subito con calma e rilassatezza in un gioco che oramai avevano appreso con destrezza. Mi lasciai andare supino chiudendo gli occhi. Alberto continuò ad accarezzarmi e leccarmi il viso ed il collo. Non c’era nulla da raccogliere, era chiaramente un omaggio a ciò che avevamo o forse stavamo ancora vivendo.
Sei stato meraviglioso esordì dopo un po’ che insieme alle leccate ed ai bacetti appoggiati sul viso e sul torace, mi stava accarezzando tutto il corpo stando inginocchiato sul letto al mio fianco. Aprii gli occhi. Il suo membro era ancora in tensione puntando orgogliosamente verso l’alto. Feci l’atto di accarezzarlo impugnandolo ma mi spostò con dolcezza la mano. Adesso basta, disse, ho una leggera dolenzia al culetto che si acuisce quando mi tocco il pisello. Mi fece sorridere l’idea di come chiamava quel grosso salsicciotto di carne. Poi guardò il mio, barzotto, soppesandolo sentenziò: il tuo è mostruoso anche così, ma mi sa che è meglio lasciarlo tranquillo sennò povero me! Ridemmo e lo attirai perché mi si coricasse vicino.
Si adagiò al mio fianco e gli passai un braccio dietro le spalle. Annusai la testa per fissarne il profumo, ne rise. Sei stato la prima volta più fantastica che avessi mai potuto sognare e spero che sia la prima di una lunga serie continuò di getto, come se avesse paura di non riuscire a dire tutto in un fiato. Poi il silenzio, voluto da parte mia. Continuò: ho azzardato troppo vero? Scusami, mi sono lasciato trasportare e non dovevo, Giulia mi aveva detto di prendere tutto quello che mi davi come un dono, ed io nella mia inesperienza magari ti ho offeso, comunque sei stato meraviglioso con me, mi sono sentito veramente “AMATO”! Alberto caro, gli risposi, sei stato la prima volta più sorprendente della mia vita sin dalle prime carezze di ieri sera mi sono reso conto che non avrei potuto fare altro che amarti, tanto ti ho percepito prezioso.
Ci siamo abbracciati con forza allentando la presa solo per guardarci e sorriderci. Rimanemmo così per un po’ ancora, e Alberto mi chiese se poteva farmi venire una seconda volta, lo guardai e mi resi conto che lo stava facendo solo per andare in pareggio perché lui era venuto due volte. Lo rassicurai, con me non avrebbe funzionato così. Gli dissi che ci saremmo rivisti e sul come avremmo trovato serenamente un accordo. Un breve silenzio ancora poi esordii quasi sghignazzando: quanto tempo passerà prima che tua sorella conosca ogni respiro di questo nostro lunghissimo pomeriggio. Le racconterò di essere stato anch’io in paradiso per la prima volta, così come ebbe a raccontarmi lei. Ne sorridemmo assieme; non mi dispiace, risposi, siete due persone ben distinte e vi amo ognuna per ciò che siete: un fulmine a ciel sereno nel mio placido universo.
Volli chiedere con precisione cosa si aspettasse da me in futuro. Mi sorprese la sua risposta: vorrei tutto quello che ti senti di darmi senza rubare un solo abbraccio a chi ti ama da sempre con il diritto di farlo. Lo abbracciai e lo tenni vicino con un bacetto sulla guancia, sussurrandogli all’orecchio che l’amore vero non ha confini e non si ferma ad una sola persona che possa avere l’esclusiva di utilizzarti come un calzino finché gli piace. L’amore è donarsi con la gioia di crescere e far crescere, disegnando ogni momento nuove mappe per reinventarsi il modo di trovarsi interessanti ed interessati all’altro. Sottolineo la gioia della mia prima volta con un angelo come te, e non poteva essere che così. Un ultimo bacio ed abbraccio prima che quell’angelo dai capelli biondi cortissimi e gli occhi azzurrissimi, con un sorriso celestiale, girasse la maniglia per uscire dalla casetta, ma non dalla mia vita.
Avevo detto che sarei partito con mia moglie e non avevo voglia di dare spiegazioni a nessuno. Decisi di rimanere nel bungalow in quell’aurea quasi mistica nella quale mi percepivo immerso. Presi il mio libro e tornai a sdraiarmi sul letto. Avrei dovuto arieggiare le lenzuola dove percepivo intenso il profumo personale del ragazzo. Me ne riempii i polmoni prima di immergermi nella lettura. Dovevo tornare spesso indietro a rileggere, alcuni fotogrammi del film appena vissuto tornavano prepotenti ad occupare la mente annebbiando la realtà. Me ne beavo e tornavo a leggere. Una cena frugale ed il pensiero altalenante si crogiolava nell’immagine del giovane amante e del tempo trascorso. Rispondo al telefono è mia moglie, mi racconta tutto il pomeriggio con sua madre; io, solite cose. Alle ventuno arriva un messaggio di Alberto: se ti va, visto che siamo ancora liberi, posso passare da te per qualche ora. Rispondo semplicemente: dammi dieci minuti che sparecchio e vado in bagno!
Quasi me ne vergogno, avrei potuto dire semplicemente “si”! Corro sotto la doccia mi lavo velocemente e mi rado per evitare di scorticarlo. Mi spalmo un po’ di crema e metto una goccia di profumo. Indosso un paio di jeans ed una camicia bianca. Trascorsi i dieci minuti sento la maniglia girare e lo vedo stagliarsi nello specchio della porta. Indossa un pantalone extra large ed una Tshirt candidi che fanno esplodere l’azzurro degli occhi lontano un miglio. Gli vado incontro sorridendo e come si chiude la porta alle spalle mi stringe con tutta la forza che ha. Buttiamola nello spiritoso penso, e lo stringo a mia volta con tutta la mia forza costringendolo a mollarmi: matto, mi spezzi così, ridiamo. Lo abbraccio dolcemente e lo bacio, mi trascina verso il letto, siamo già spogliati e ci accarezziamo come due adolescenti.
Le due ore con la sveglia puntata, le trascorriamo a baciarci ed accarezzarci. Ha voluto farmi venire succhiandomi e segandomi, spostandosi continuamente dalla bocca all’uccello, in una danza aggraziata dove io a fatica riuscivo ad assestargli qualche colpo di sega. L’epilogo alla fine lo aveva architettato prevedendo la mia esplosione perfettamente sincronizzata. Io gli riempivo la bocca senza che una goccia andasse perduta mentre lui svuotava il suo caldo nettare sulla mia pancia e dopo aver bevuto tutte le mie cellule, a piccole porzioni raccolse le sue, depositate sulla mia tartaruga; le condividemmo ridendo, leccata dopo leccata. Era meraviglioso stare con lui, me ne rendevo conto ogni minuto che passava e gliene parlai. Mi disse che anche per lui era così. Raccontò un po’ dei suoi dubbi, e fantasie con le donne; gli facevano paura ma sognava di toccarle, accarezzarle, godere sessualmente di quelle curve morbide; capire come quell’organo genitale così poco appariscente all’esterno, ma così invitante, potesse risultare soddisfacente. Ne discuteva con la sorella e con il cugino. Il secondo ne era assolutamente disinteressato; la prima gli aveva suggerito di parlarne con me. Ne riparleremo te lo garantisco gli dissi, e mi beavo di avere acquisito una confidenza così intensa ed emozionante che sicuramente avrà un seguito.
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