La mia storia con Giulia Conclusioni ed Epilogo (Capitolo dieci)

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La mia storia con Giulia Conclusioni ed Epilogo (Capitolo dieci)
Dopo i concitati giorni di risoluzione del dramma familiare, Giulia ed i cugini erano pronti a partire con un programma di vita tutto nuovo. C’era serenità adesso nei nostri incontri; la presenza in spiaggia di Giulia era diventata una costante ed il sorriso accompagnato dall’esuberanza della sua personalità, offriva alla compagnia sempre nuovi spunti per programmi di gioco e serate di divertimento. In molti si chiedevano cosa potesse mai essere successo per stimolare un cambiamento così radicale. L’inseparabile Lucia chiamata spesso a rispondere sul tema, attribuiva la metamorfosi alla ritrovata serenità dopo aver deciso il percorso di studi universitari; scelta condivisa a pieni voti dalla famiglia che le aveva assegnato risorse necessarie all’autonomia senza dover chiedere per ogni necessità. Per questo talvolta veniva invidiata; di fatto Giulia sembrava veramente un’altra persona.
Anche tra noi le cose erano cambiate molto, adesso i nostri incontri si erano fatti più radi, (non ci trovavamo più tutti i giorni per un approccio veloce, quasi rubato alla quotidianità), gli appuntamenti minimo settimanali godevano del tempo di un pomeriggio o di una notte intera. La gravidanza di Mara procedeva a gonfie vele, la nostra “Principessa” cresceva bene e la mamma era tranquilla. A volte l’insonnia la colpiva e rimaneva sveglia tutta la notte. Preferiva dormire nella stanza degli ospiti per leggere indisturbata. Il calore estivo iniziava ad infastidirla e trascorrere qualche notte a casa le sembrava la soluzione idonea. Abitavamo in una cittadina vicino al capoluogo dove lavoravo. Questo mi consentiva di stare con Giulia intere notti, senza che nessuno potesse immaginare nulla del nostro rapporto.
Oramai avevo nella vita e nel letto un’amante che era anche una donna vera! Consapevole di ciò che voleva dentro e fuori dal letto. Disarmante la lucidità con cui analizzava il rapporto emotivo nei confronti del fratello e del cugino, del padre e della madre, nonché dell’amica Lucia. Solo nei miei confronti non aveva cambiato opinione, anzi, si consolidava sempre più il rapporto di fiducia e di sincero affetto (preferisco chiamarlo così, anche se potremmo chiamarlo serenamente amore). Non eravamo “scopamici”. Io ne conoscevo di ragazze con le quali intrattenevo questo rapporto, e non c’era alcuna similitudine con ciò che stavo vivendo con lei.
Uscivamo a cena in locali affollati la sera del nostro convivio, oppure cucinavamo qualcosa insieme nel bungalow. Chiacchieravamo senza fretta di ogni cosa avesse influenzato la nostra quotidianità, rendendola degna di essere raccontata. Talvolta chiedeva il mio parere su cose che interessavano le scelte da compiere nel suo percorso di vita (rimanevo un punto fisso per lei anche fuori dal letto e questo mi inorgogliva). Poi c’erano sempre le parentesi di coccole e tenerezze preliminari che avevamo introdotto ogni volta che ci trovavamo soli. I baci e le carezze ci accompagnavano al letto o ci arrivavamo dopo aver sostato sul divanetto o sul tappeto, o trascinandosi in piedi davanti agli specchi per bearci dei nostri corpi ancora splendenti di gioventù. (Così mi definiva lei), mai nessuna delle mie amanti aveva elargito tanti apprezzamenti nei miei confronti.
Il letto era poi il culmine di ogni nostro incontro. Le variabili erano infinite; facevamo l’amore in tutte le posizioni che ci venivano in mente, con passione sempre rinnovata. Il profumo della sua pelle era come una droga della quale mi inebriavo ogni volta che ne venivo a contatto; era liscia, setosa e calda. I muscoli che la animavano reagivano ad ogni carezza, sussurro o bacio trasmettendomi una forza inimmaginabile. Sapevo che potevo contare su di lei qualsiasi fosse la fantasia sessuale che stavamo mettendo in cantiere. E anche dopo l’amore avremmo potuto parlarne, riderne o progettarne nuove varianti, con l’entusiasmo di due anime che si cercano per ritrovarsi pronte e sempre nuove. Il tutto, senza pretendere nulla di diverso della fedeltà di sentirsi liberi di crescere nella propria autonomia. Entrambi sapevamo che la storia avrebbe potuto finire in qualsiasi momento.
Giulia mi faceva sentire “desiderato”, sottolineava la mia potenza maschile e l’inesauribile energia con la quale facevamo l’amore. Era lei a dover cedere, indipendentemente dal progetto che avesse fatto. Tante volte mi confessava di aver pensato di fare l’amore fino a ridurre il cazzo ad un pugno di carne impossibile da utilizzare per la penetrazione, ma ogni volta capitolava o perché aveva esaurito qualsiasi energia o perché ogni suo “ingresso” era stato messo fuori servizio, (per dirla con parole sue). E questo la rendeva soddisfatta, io dal canto mio dovevo renderle merito che nessuna delle mie amanti era mai riuscita a darmi quello che mi stava dando lei.
Facevamo l’amore “a pelle”, avevamo stabilito fosse così finché non arrivava l’amore della sua vita e quindi si fosse concessa in quel modo, solo a lui. La penetrazione anale era diventata occasionale, fino a farla divenire rara, limitata a soddisfare un desiderio infrenabile intervenuto durante il periodo del ciclo mestruale. Ma io non ne facevo mai menzione perché con il trascorrere del tempo, (stiamo già parlando del dopo estate), mi resi conto che lo faceva soprattutto per la mia libidine, lei preferiva essere mia con la fighetta che oramai era ben rodata ed aveva perso la proprietà costrittiva dei primi mesi, a vantaggio di altre doti, come la resistenza e la capacità di contrarsi, pulsare, dilatarsi e secernere grossi quantitativi di secrezioni e umori che facilitavano enormemente le nostre cavalcate.
Continuava a parlare mentre facevamo l’amore, aveva imparato ad aumentare la mia eccitazione con coloriture verbali sempre più audaci che talvolta chiedeva le rivolgessi a mia volta con voci a volte sommesse ed altre a volume crescente, il tutto per aumentare il piacere e l’eccitazione. Diventava sempre più femmina che sa come soddisfare il suo uomo senza paure o preconcetti. Ogni volta che ci vedevamo era una festa e quando arrivava il momento di lasciarci, nel darci l’appuntamento successivo, avevamo appreso cose nuove assieme alla consapevolezza di essere cresciuti come uomo/donna ed ulteriormente affinati come amanti.
Il “credo” praticato, tuttavia, è rimasto sempre fedele ai nostri corpi nudi, senza fare mai ricorso a protesi cinghie, feticci di altro tipo. Eravamo noi e solo noi capaci di eccitarci e mantenere tale eccitazione, rinnovandola ogni volta. La contraccezione ci permetteva di godere fino in fondo dei nostri corpi, senza interruzioni o paure e questo dopo i primi periodi fu un motivo di stress per me. Senza rendermi conto mi stavo innamorando della ninfa, non potendo limitarmi semplicemente ad amarla. L’innamoramento nasceva portando con se la gelosia per chi la guardava o avrebbe potuto toccarla. Lavorai molto per bloccare la cosa sul nascere. Troppo bello quello che era nato tra noi, e doveva continuare così finché fosse durato. A questo punto, per evitare di ripetermi, arrivo alle conclusioni di ciò che è stata la narrazione della storia.
E P I L O G O
La storia di Giulia, (per rispondere a Ievis 48 ed a Gio, unici a fare commenti ad uno dei dieci capitoli), è realmente accaduta e vissuta; è vera in ogni singolo dettaglio temporale ed anagrafico. (Anagrafico inteso come età e sesso dei personaggi. Sono assolutamente di fantasia i nomi propri delle persone ed i riferimenti alle località geografiche). La mia vita avventurosa è stata spesso oggetto di storie durevoli, talvolta contemporaneamente ad altre ed ora, pur continuando ad essere impenitente ho deciso di raccontarne una. (Il mio modo di scrivere non soddisfa la curiosità dei lettori di questo sito, come dimostrano i numeri - sempre rispondendo a Ievis 48 - per questo non ho molti stimoli a pubblicare).
Nata all’inizio della stagione estiva al villaggio, come narrato nei vari capitoli, si è evoluta nel corso dell’estate protraendosi anche negli anni successivi come di seguito descritto. Una volta terminate le vacanze estive, continuammo a recarci nel nostro bungalow durante i fine settimana sino a metà settembre. Ogni tanto riuscivo a prendermi qualche weekend lungo e talvolta da solo se mia moglie preferiva rimanere a casa tranquilla. Talvolta, se ero solo, Giulia trascorreva con me l’intera notte o tutto il pomeriggio. Tuttavia, se non ci si poteva incontrare al villaggio, avevamo già collaudato un piano che ci consentiva di vederci almeno una volta la settimana, da me o da lei.
Con l’inizio dei corsi universitari, le cose vennero facilitate al massimo, in quanto lei disponeva di un piccolo ma confortevole monolocale nei pressi dell’università. Come ho scritto non aveva ancora incontrato nessuno capace di catturare il suo cuore. D’altro canto, la batosta affettiva vissuta in famiglia l’aveva temprata e l’uomo della sua vita, avrebbe dovuto essere un vero uomo (come continuava a dire ogni volta che affrontavamo il discorso).
Oramai ero diventato il suo amante ed avevo preso (moralmente) il posto di suo padre come punto di riferimento per ogni cosa, dalla gestione economica del piccolo tesoretto che andava accumulando, (considerando la parsimonia con la quale conduceva la sua vita), fino alle pratiche nella gestione della quotidianità. Dava esami a raffica e studiava con impegno. A volte nel cambio di ruolo, quando iniziavamo a fare l’amore, ero io a faticare nel togliermi la giacca del tutore/confidente per immergermi nel turbinio di emozioni che mi procurava. Continuammo così per cinque anni, pochi giorni prima della discussione della tesi, conobbe un giovane ricercatore inglese e fu subito amore, ne parlammo per ore di persona ed al telefono, e una volta ottenuta la laurea, impiegò una decina di giorni nei preparativi e partì per l’Inghilterra. Ci siamo sentiti e visti su Skipe per molto tempo ancora, si è sposata ed ha due bimbi bellissimi come lei.
Due parole su cosa successe dopo la scenata con suo padre. Non lo videro mai più, impiegò pochi giorni ad andarsene. Erano anni che avevano richiesto la sua presenza nella sede tedesca dell’azienda per la quale lavorava, offrendogli un avanzamento di carriera estremamente vantaggioso su tutti i fronti, soprattutto in quello economico. Ne aveva approfittato ed il giorno che Giulia tornò a casa, (ed io incontrai Alberto), la madre d’ordine del padre avviò per ognuno dei figli un conto corrente dove mensilmente venivano depositati circa millecinquecento euro e saltuariamente ne riceveranno altri. In pratica entrambi hanno soldi più che sufficienti per vivere e studiare ed una vita veramente indipendente vista la perenne latitanza della madre che transita per casa solo qualche notte durante la settimana (giusto per rifare la valigia).
Matteo, il cugino, l’ho incontrato più volte assieme a Giulia, a pranzo o a cena insieme, ma non abbiamo mai più toccato il tasto del sesso. Per i cinque anni successivi ho potuto constatare la sua crescita fisica e morale. Solido come un pilastro, aveva già iniziato gli studi come ingegnere meccanico e bruciando gli esami si è laureato in tempi record con il massimo dei voti. E un “insospettabile”. Molto elegante, un vero fusto, viene visto come un maschio libertino. E accaduto in qualche occasione che gli si rivolgesse l’appellativo di sciupa femmine mentre stavamo assieme alla cugina ed altri amici e, ridendo abbiamo incontrato i nostri sguardi. Anche lui si è trasferito nello stesso periodo di Giulia, in Inghilterra.
Un discorso a parte merita Alberto, il fratello di Giulia. Abbiamo continuato a frequentarci per poco più di dieci anni. Non volle mai provare ad avere rapporti con coetanei o altri uomini e noi ci trovavamo quasi tutte le settimane, magari per una sola ora, ma sembrava caricasse le pile ogni volta. Con me discuteva di tutto ed il confronto con lui mi dava sempre una grande carica, cresceva moralmente e fisicamente. La frequentazione del nuoto e di un gruppo di atletica gli consentiva di avere un fisico sempre più performante. Cresceva in tutti i sensi ed era notevole la sua bellezza estetica. Studente modello, si è laureato, (come il cugino Matteo), in ingegneria meccanica ed ha ottenuto un ottimo posto di lavoro presso una multinazionale con sede a Bruxelles. Si reca nella sede un paio di giorni ogni due/tre mesi e per il resto abita a dieci minuti da casa mia.
Terminate le vacanze estive con una delle mie amiche abbiamo concordato la sua prima esperienza etero. Lei ne fu entusiasta (di noi non sapeva nulla), lui ne uscì positivamente influenzato e ripeté le frequentazioni più volte per la massima soddisfazione di entrambi. Negli anni dell’università ebbe un paio di storie con compagne di corso, terminate per incompatibilità caratteriali, (esigeva il massimo da se stesso e chiedeva lo stesso a tutte le persone del suo entourage). Con loro il sesso lo ha sempre considerato soddisfacente. Dopo la laurea si è fidanzato con una ragazza che aveva un anno più di lui e tre anni dopo si sono sposati. Abbiamo smesso di fare l’amore con la nascita del suo primo bimbo, l’attenzione che gli dedicava era tale che tutte le sue attività ne furono sconvolte. Non abbiamo mai smesso di incontrarci, seppur saltuariamente con rispettive mogli e figli/e. Ovviamente continuo ad essere il suo amico e confidente intimo e spesso ricordiamo i nostri momenti di intimità fisica oltre che morale, ma nessuno dei due presenta l’esigenza di andare oltre.
L’inseparabile amica comune Lucia e sua madre Gianna. La madre di Lucia è apparsa raramente nel racconto. Gianna con la sua pacatezza era rammaricata che la figlia non avesse una vita sentimentale che le garantisse di diventare nonna, ma tant’è, non ci poteva fare nulla, se ne era fatta una ragione. Continuava a fare compagnia silenziosa a Mara nei lunghi pomeriggi all’ombra dei capanni allestiti nella spiaggia del villaggio. Mia moglie con la sua gravidanza era serena e leggeva volentieri per ore e Gianna le stava vicino, le andava a prendere il gelato, era sempre disponibile e mai invadente. Lucia, inizialmente sembrava un intralcio, poi , una volta che mi resi conto di come stavano andando le cose, compresi che voleva veramente tutelarmi.
Ovviamente il suo desiderio di condividere qualcosa con mia moglie, per ovvie ragioni non è mai andato a buon fine. Anche il rapporto con Giulia, inizialmente aveva uno scopo, ma con la dipartita del padre, tutto si tramutò in affetto e nessun approccio sessuale. Lucia ne soffrì moltissimo, ma Giulia non ne volle più sapere. Trascorrevano ancora del tempo insieme, e si fecero (anche con me, Mara, il fratello ed i cugini), molte gite con il suo motoscafo. Lucia fece prestissimo a rifarsi, anche se era praticamente impossibile trovare creature della bellezza di Giulia, al villaggio continuavano ad arrivare adolescenti in vacanza, che cercavano esperienze ed emozioni e, tra loro, il passaparola funzionava sempre. Lucia aveva il suo bel da fare a raffreddare i bollori delle ragazze impaurite da gravidanze indesiderate e bisognose di mantenersi calme e lei sapeva bene come fare.
Lucia non era mai a secco, aveva sempre qualcuna che le abbelliva la giornata o la serata o, come spesso accadeva, tutti gli spazi. Io continuavo ad essere sempre al corrente di tutte le sue conquiste, si compiaceva di raccontarmi ogni dettaglio delle sue avventure, precisando però che non me le avrebbe più presentate. Ovviamente ne ridevamo, entrambi coscienti che non saremmo stati certamente noi a decidere se l’amichetta di turno avrebbe accettato o meno l’invito a condividere esperienze.
Anche le amiche di mia moglie meritano di essere citate in questo epilogo. Di fatto non fu più possibile fare esperienze con loro perché la condizione necessaria era la compresenza di Mara e lei di sesso non ne volle sentire più parlare fino alla fine dello svezzamento della piccola “Luna”. Solo allora, come se si fosse svegliata all’improvviso, un pomeriggio che continuavamo a farci le coccole in tre (Luna era sempre in mezzo a noi), appena la piccola si addormentò, la depose nel suo lettino e tornò a letto infilandomi la mano sotto i pantaloni e da lì, si tornò al sesso una volta la settimana. Continuammo così per anni, e chiedere o provare ad avere di più (oltre alle continue coccole), significava prendermi l’appellativo di maniaco sessuale, mai sazio!
Infine, per questo periodo, con la coppia che mi aveva regalato quell’avventurosa scopata alle foci del fiume durante una corsa serale, ho avuto solo una seconda esperienza a casa loro. Ero da quelle parti (Padova) per un congresso, mi trovavo solo e stanco per il lavoro e, dopo una cena frugale consumata con i colleghi relatori, nel tentativo di distrarmi dalla pressione dei lavori, mi staccai dal gruppo che eravamo appena all’imbrunire. Mi sovvenne che il biglietto da visita indicava la città del Santo come loro domicilio e preso dal telefono il memo con numero e nomi, chiamai. Subito dall’altra parte mi rispose Elia, erano a casa. Mi invitarono a prendere qualcosa ed il resto potete immaginarlo.
Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggere il racconto fino in fondo e ancora di più se qualcuno dovesse spingersi a lasciarmi un commento. Grazie ancora Trozzai Gotusva
INDICE DEI CAPITOLI:
1) La mia storia con Giulia: Una novità pericolosa (capitolo uno pubblicato sul genere Trio)
2) La mia storia con Giulia: Il delirio dei sensi (capitolo due pubblicato sul genere Trio)
3) La mia storia con Giulia: Aspettando l’estate capitolo tre pubblicato sul genere Trio)
4) La mia storia con Giulia: i primi lunghi weekend (capitolo quattro pubblicato sul gen. Trio)
5) La mia storia con Giulia: Giulia finalmente mia (capitolo cinque pubblicato sul genere Trio)
6) La mia storia con Giulia: Giulia ed i retroscena (capitolo sei pubblicato sul genere Trio)
7) La mia storia con Giulia: I segreti di Giulia (capitolo sette pubblicato sul genere Trio)
8) La mia storia con Giulia: Il fratello di Giulia (capitolo otto pubblicato sul genere Gay)
9) La mia storia con Giulia: Matteo, il cugino di Giulia (capitolo nove pubblicato sul gen. Gay)
10) La mia storia con Giulia: Conclusioni ed Epilogo (capitolo dieci pubblicato sul genere Trio)
scritto il
2021-05-02
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